Supernova Cho…

La notizia avrebbe potuto anche non sorprendere nessuno, ma è deflagrata durante la pausa dell’All-Star Game.
Oggi è scaturita, o meglio, si è rivelata al pubblico, la scelta della società di non rinnovare più il contratto a Rich Cho, GM attuale dei Calabroni.
Sicuramente non esattamente una scelta di stile tempisticamente parlando, ma la forza di gravità e la pressione esercitata intorno alla squadra ha finito per collassare e la stella di Cho è esplosa.

La notizia data da Woj…

In ciò forse avremo dei prodromi per l’accensione di nuove stelle future.
A proposito di stelle, faccio una digressione essendo nel break finale dopo lo svolgimento l’All-Star Game a Los Angeles, altro trait d’union con il futuro…
Era stato presentato qualche tempo fa il logo per il prossimo All-Star Game, riassegnato a Charlotte dopo che la città l’aveva perso per i noti problemi con l’amministrazione locale, la quale non pensò ad arretrare di un passo sulle proprie posizioni.
La corona, simbolo della Queen City, ancor prima della Buzz City, è posta in un esagono che ne sormonta altri due con dei simboli (pallone da basket e stella) che non hanno bisogno di ulteriori delucidazioni…
 
Jordan ha preso il testimone per il prossimo anno e Walker ha giocato nella gara All-Star finendo con un 5/10 dal campo, 11 punti e la vittoria (per quel che conta) del suo team, o meglio… quello targato LBJ, per 148-145…

L’intervista a Walker che ribadisce l’amore per la città ricambiato dalla stessa…

 
Non è andata benissimo nemmeno a Howard, il quale, come simpatico partecipante a una specie di Talent, ha dovuto fare i conti con il poco senso autoironico di Shaq. Pazienza…

Tornando al ruolo di GM ormai vacante…
Kupchak, proprio un ex LAL, sembra uno dei favoriti per prendere il posto del birmano che, negli ultimi 4 anni targati Hornets, pur avendo a che fare con un Est complessivamente meno attrezzato e ostile della controparte Ovest è riuscito a mettere in campo forze che ci hanno condotto solamente una volta ai playoffs, mentre due volte siamo stati esclusi e a stagione in corso si rischia fortemente la terza esclusione dalle magnifiche 16.
Sicuramente la sua strategia a lungo termine, a mio giudizio, è stata un’arma a doppio taglio.
Avrebbe potuto essere un’abilissima mossa per bloccare i salari in espansione in uno small market come Charlotte e se consideriamo che Walker, ancora oggi guadagni “solamente” 12 milioni, da questo punto di vista Cho è stato geniale.
Il problema tuttavia torna indietro come un boomerang (risultati a parte) quando si pensa a un contratto sontuoso fatto firmare a Batum, oggi sui 23 milioni, il quale sta intasando notevolmente il salary cap di Charlotte e, inutile dirselo, il francese non sta rendendo nemmeno per un quarto del suo lauto stipendio.
Certamente quando fu fatto firmare ci si trovava di fronte a una buonissima stagione del transalpino, il quale, coadiuvato da altri protagonisti, era stato un giocatore polifunzionale, molto importante per gli Hornets.
A tradire l’erede dell’antico Siam, anche il doppio infortunio a MKG che l’ha reso un giocatore molto meno esplosivo, gli errori poi commessi su scelte fatte di rinnovo a lungo termine come Marvin Williams, o a breve come i vari Sessions lo scorso anno e MCW quest’anno, PG in cerca di rilancio, sono stati rischi che non hanno pagato, anzi… probabilmente hanno avuto un peso specifico nella situazione.
Non era facile certamente portare qualcuno d’importante a Charlotte di questi tempi.
Ricordiamo Dwight Howard, il quale sta vivendo una seconda giovinezza ma ci è costato un tiratore come Belinelli, oltre che all’errore Miles Plumlee, commesso sempre dallo stesso GM il febbraio dell’anno precedente.
Il tutto gli si è ritorto contro…
In una situazione sempre più incandescente ha iniziato a produrre ferro, finendo per autodistruggersi dall’interno come una Supernova.
Dopo esattamente un anno, sono spuntate voci di una possibile cessione di Kemba, ma alla fine non si è mosso nulla, è stato ceduto JOB (O’Bryant) in cambio di un buon giocatore come Willy Hernangomez, il quale potrebbe anche divenire un giocatore sopra le aspettative di molti, ma tuttavia per ruolo e caratteristiche va ad affollare un settore nel quale avevamo meno bisogno.
La carenza in alcuni settori di buoni ricambi che hanno reso inconsistente anche uno dei marchi di fabbrica di Clifford, come la difesa ha finito per pesare molto.
A mio parere, sarà proprio Clifford a rischiare molto in questo finale di stagione.
Se non arriverà almeno l’ottavo posto, potrebbe salutare.
Oggettivamente il suo tipo di gioco si è impoverito e Walker a parte, pochi giocatori sono stati in grado di svilupparsi a Charlotte.
Blocchi alti e tiri da tre punti volanti, il risolutore Howard sotto canestro non bastano, la squadra per caratteristiche tende a non allargare il campo e fa fatica nelle spaziature, sia offensive che difensive.
L’arrivo di Howard avrebbe dovuto rimettere un po’ d’ordine sul perimetro, ma errori individuali a parte soffriamo ancora troppo e nemmeno il teismo degli irriducibili nei confronti di Jordan sembra porti a un regno del parquet per gli Hornets.
Una questione d’equilibri quindi, che proprio come nello spazio può creare e distruggere, aggregare o scomporsi… tutto potrebbe succedere quindi in estate, alla ricerca della formazione di un vortice capace di generare una nuova generazione di stelle lucenti che non baluginino nel buio ma che rimangano stabili…
Questo articolo è stato pubblicato in News da igor . Aggiungi il permalink ai segnalibri.

Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.