Impres(si)hornets

Siamo giunti a novembre dopo un ottobre più ricco di basket giocato ma anche colmo d’infortuni, in parte importanti, come quello shock occorso a Gordon Hayward, poi a quello grave dell’ex Jeremy Lin e anche il nostro Nicolas Batum ha patito un infortunio doloroso che lo terrà un mese e mezzo lontano dai parquet.

Tra le injury ambigue invece troviamo quella di Michael Carter-Williams che è stato parcheggiato nella squadra satellite dei Greensboro Swarm per farlo gradualmente riabituare al gioco e al contatto.

Una riabilitazione che è giunta inaspettata dopo aver letto il suo nome per la partita contro Memphis tra quelli in “Game Time Decision”.

Un piccolo passo indietro che Charlotte sta pagando, anche perché Julyan Stone, la terza PG prescelta è anch’esso entrato in lista infortunati.

Al loro posto stanno giocando Malik Monk ed eventualmente Marcus Paige, il quale ha messo piede sul parquet per uno scampolo di partita ma limitato dal two-way contract, non penso avrà molto spazio.

A livello contrattuale invece, il direttore generale Rich Cho ha annunciato che Charlotte ha esercitato l’opzione (per il quarto anno) che gli consente di legare ai propri destini Frank Kaminsky.

 

Kaminsky guadagnerà 3,6 milioni il prossimo anno che, se venisse riconfermato, potrebbero divenire 4,9 nella successiva.

Frank ha giocato 162 partite con Charlotte ed è entrato nel suo terzo anno (draftato nel 2015 alla nona posizione).

Dopo una gara a Detroit sulla falsa riga dello scorso campionato, ha trovato tre buone partite di fila, riuscendo a variare il suo gioco, senza incaponirsi e limitarsi a soluzioni da oltre l’arco, le quali sono richieste nel gioco NBA moderno anche ai lunghi, ma non sempre portano benefici, specialmente nel caso di un sophemore (lo scorso anno) che aveva bisogno d’affilar le armi e migliorare le percentuali da fuori e variegare il suo gioco integrandolo con azioni in entrata o da post basso vicino a canestro.

“Siamo felici di avere Frank come parte del progetto che stiamo sviluppando qui a Charlotte”, ha detto Cho, proseguendo con: “La sua etica del lavoro e l’impegno stanno mostrando miglioramenti in questa stagione e siamo ansiosi di vedere ciò che il futuro riserverà per Frank”.

Sicuramente Frank ha contribuito alla buona partenza di Charlotte (sopra i .500), così come un altro giocatore che sarebbe dovuto partire dalla panchina; l’ex OKC Jeremy Lamb.

 

La classifica a fine ottobre a Est.

 

Il nostro numero tre sta utilizzando lo spazio che Batum gli ha concesso in virtù dell’infortunio occorsogli, così Jeremy è riuscito a migliorare la dinamicità di un attacco che lo scorso anno si era dimostrato troppo statico e affidato unicamente a Walker.

Le sue incursioni spesso sono in grado di scardinare le difese avversarie. Un’altra chiave dei successi di Charlotte, battute le prime momentanee a Est e a Ovest (Orlando e Memphis), risiede ovviamente in Dwight Howard, centro che, a dispetto degli scettici, disfattisti, se non peggio degli hater che lo davano per finito, ha iniziato alla grande, mostrando qualche problema solo nell’ultima gara con Memphis, dove la pericolosità di Gasol da fuori l’ha un po’ allontanato dalla zona di competenza del pitturato, tuttavia Clifford mettendo in campo il suo sostituto ed ex centro titolare Cody Zeller, ha ovviato il problema con un giocatore affidabile in grado di attaccare e difendere.

Il jumper lungo da due di Cody è sicuramente migliorato, questo crea una minaccia in più contro le difese avversarie chiuse.

Se Zeller e Kaminsky si stanno rilanciando prepotentemente, presto potrebbero mettersi in luce (è proprio il caso di scriverlo visti i costumi) due nuovi super eroi: Lanterna Verde Bacon e Flash Monk.

 

In visita all’Hemby Children’s Hospital dei conosciuti supereroi…
Da sinistra a destra: Dwayne Bacon/Lanterna Verde, Malik Monk/Flash, Hugo, Cody Zeller/Superman e Frank Kaminsky/Batman.
Foto di Jon Strayhorn da hornets.com

 

I due non hanno certamente costantemente brillato, ma hanno portato lampi di luce con qualche giocata esaltante, soprattutto Monk, il quale per ora sta facendo peggio del compagno, ma ha più talento a livello offensivo, mentre Bacon mostra a ingenuità difensive tipiche da matricola, buoni momenti in marcatura e un open jumper affidabile, non ancora da marcato.

Dopo le due W in back to back contro le prime della classe, stanotte Charlotte affronterà i Bucks all’Alveare, cercando la rivincita e l’ennesima impresa, dopo aver lasciato la vittoria a Milwaukee sul loro campo nel “Game 3” della nostra annata, ma l’ambiente ricreato al The Hive (quasi boati per i liberi trasformati da un istrionico Howard) fa sì che per gli avversari sia più dura…

Game 4: Charlotte Hornets Vs Denver Nuggets 110-93

Frecce d’immaginazione contro scudi d’aprioristico scetticismo.
Traggo spunto, modificando il finale di una frase di A. Borsalino, poeta colto e colto da fervida immaginazione per descrivere uno scetticismo legittimo forse quello che avvolgeva Dwight a inizio stagione controllando numeri in calo.
Personalmente credevo in lui, motivato da Jordan sta giocando davvero bene.
Le motivazioni esulano dall’aspetto economico, ascoltare le persone, creare un ambiente confortevole sono elementi indispensabili per la buona armonia tra società e giocatore, questo trasuda anche in campo, dove Dwight dispensa sorrisi con i compagni e l’etichetta di “sfascia spogliatoi” sembra non appartenergli o essere lontana nel tempo. Anche stanotte Dwight ha trovato un’ottima prestazione che ha finito per far la differenza tra le due squadre, certamente aiutato d auna panchina con Monk e Kaminsky sugli scudi.
Charlotte più determinata, Denver più svogliata, quasi in gita.
Charlotte ha ritrovato MKG ma solo per una decina di minuti.
Il giocatore scelto da Charlotte alla numero 2 nel draft di Anthony Davis ha chiuso con due punti.
Gli Hornets hanno fatto loro la partita producendo ottime giocate con Kaminsky e Monk da segnalare oltre a Walker e Lamb a supportare le due liete novelle di serata.
Per quel che riguarda le statistiche 5 a 1 le stoppate per Charlotte.
47,5% dal campo e 43,3% da tre per Charlotte contro il 38,4% e il 25,8% di Denver nelle stesse statistiche dicono molto sulla bontà dei tiri presi e la bravura degli interpreti di Clifford nel finalizzare le varie azioni.
50-49 per Denver i rimbalzi così come i Nuggets sono finiti “avanti” di un turnover (perse Charlotte 14, Denver 13), statistiche che non sono servite alla squadra di M. Malone per arrivare almeno in un finale punto a punto.
 
Le squadre con i loro starting line-up:
 
Dwight Howard iniziava la sua partita mantenendo il curriculum immacolato nelle alzate:
Quattro su quattro palloni portati nella nostra metà campo, un giro a testa a vuoto per gli attacchi prima che si tornasse a giocar sotto il tabellone di Denver con MKG a provare il primo tiro della stagione, buono per il rimbalzo di Howard che in qualche maniera metteva dentro a due mani imitando una chela.
Dopo il 2-1 di Millsap dalla lunetta, Marvin raddoppiava il nostro punteggio da sotto, Denver, però carburava e trovava un mini parziale di sette punti partito con Murray e chiuso dallo stesso giocatore (4-8), Kemba, passando dietro un blocco di Howard sulla diagonale destra, arrestava il tambureggiante palleggio per salire velocemente a scagliare un dardo avvelenato da tre punti che ci riavvicinava a una sola distanza.
Offensivo era il fallo chiamato a Dwight in attacco ma anche in termini di giudizio; era Jokic a mettere una mano galeotta e gli arbitri a invertire la realtà.
Murray continuava a tentare penetrazioni e trovando altri due punti faceva toccare la doppia cifra ai suoi ma Howard da due e Williams da tre riportavano avanti la Buzz City prima del pareggio di Jokic dal pitturato centrale.
Sulla dozzina di punti a testa scattava avanti Charlotte, la quale beneficiava a 4:22 di una tripla di Lamb dopo una drive and kick smarcante di Kemba da sotto canestro per il 18-12.
Si arrivava sul +8 anche senza che la palla varcasse la soglia dell’anello, bastava M. Plumlee a inchiodare tardivamente la sfera alla tabella dopo che essa però avesse già impattato con il plexiglass sull’appoggio di Monk a 3:34.
Denver tentava di rimontare con un’azione di Barton da tre punti (penetrazione e FT) a 1:50 per il 23-17, poi era O’Bryant (già una tripla in precedenza) a incrementare il suo bottino alzando un fade-away dalla medio-lunga linea di fondo destra che vanificava il tentativo di difesa di Jokic. Saltando al finale di quarto da evidenziare un’entrata di Monk capace di rallentare i riflessi della difesa; a sei secondi e altrettanti decimi dalle parti del ferro si arrestava il tempo con Monk a depositare il 27-20, ma a fil di sirena le sorprese non erano finite perché Jokic infilava una bomba a metà distanza tra le linee di centrocampo e da tre.
Si andava dunque al primo break sul 27-23.

Jeremy Lamb al tiro superando Murray.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Il secondo quarto si sbloccava a 10:58 quando Monk graffiava con due punti dalla diagonale destra.
Frank aggiungeva 4 punti mostrando d’esser in buono stato di forma, Monk a 8:25 tornava a ruggire con la frecciata da tre punti per consolidare un vantaggio salito a 12 punti (38-26), a 7:27 quasi Frank, in una sfida interna per il top scorer di serata imitava Malik colpendo da tre con sicurezza…
Murray in area da due interrompeva il predominio dei bianchi di casa ma ancora il Tank entrava in azione con un giro e tiro aggraziato che bucava la retina mentre Frank levitava con sicurezza.
“Ah, sì?”, pensava probabilmente Malik… quando il pensiero malizioso di colpire dalla lunga non solo lo sfiorava ma lo percorreva a 6:27… un secondo dopo il sogno si tramutava in realtà portando il nostro numero uno a quota 12 punti. Denver collezionava ben 4 rimbalzi offensivi nella stessa azione approfittando dell’assenza di Howard sul parquet tenuto più a lungo a riposo da Clifford per qualche fallo di troppo speso nella prima parte (già 7 rimbalzi catturati) e Beasley alla fine finiva per segnare a mm dal canestro. Lamb a 4:26 compiva una prodezza segnando sulla continuazione di un’entrata che rischiava di decapitarlo per un passaggio a livello trovato sulla sua strada; per gli arbitri niente fallo ma la coordinazione di Jeremy permetteva agli Hornets di trovare un canestro con appoggio al vetro e un 48-32 insperato sul tabellone.
Howard a 3:51 interrompeva il digiuno dalla lunetta splittando, Harris infilava dalla dx un catch n’shoot da tre punti ma nel finale, partendo da uno step back di Kemba dal centro destra ravvicinato, il territorio si faceva conquistare dei Calabroni…
Lamb ci pensava un attimo liberato un passo dietro la linea dei tre punti (diag. Dx) prima di provare e segnar tre punti, Marvin da due con l’entrata da destra, Bacon dallo stesso lato ma dal corner oltre la linea da tre aumentava il divario che saliva sino al +25 quando Kaminsky faceva piovere un altro meteorite infuocato dallo spazio aperto per il 62-37… Harris al secondo tentativo puntellava lo score e si andava al riposo sul 62-39 con l’ottimo lavoro della difesa di Charlotte e Frank a 14 pt., tallonato da Malik con 12.
La bellezza salverà il mondo e la bellezza è inutile si dice… forse è più vera la seconda affermazione, ma intanto non guasta mai…
 
Charlotte nel terzo quarto aveva l’obiettivo di difendere il margine di vantaggio acquisito nella prima parte di partita; a 10:16 Lamb passando dietro un blocco di Howard continuava a far piovere piombo fuso da tre punti, lo stesso numero tre imbeccava Marvin lanciandolo a canestro per il 72-45 che sembrava essere buon viatico per difendere il +23 del primo tempo.
A 7:22 MKG trovava in jumper dalla destra il primo canestro della stagione, a 5:15 ancora una tripla di Lamb.
Questa volta era un air ball ma si tramutava in perfetto assist per Howard che raccoglieva al volo sotto canestro e salendo a schiacciare aggiornava il tabellone sul 76-52.
Nel finale un alley-oop probabilmente involontario tra Harris e Plumlee accorciava il divario ma una rubata di Lamb su una pericolosa transizione di Denver trasformatasi in un 2/2 ai liberi (bonus) più una tripla in ritmo di Monk a 2:55 rallentavano il processo di rimonta delle Pepite che nel finale trovavano un Harris in formato gigante con una drive e dunk da posterizzazione su Monk e due bombe, l’ultima a fil di sirena a regalare il -17 ai Nuggets (85-68).

Marvin Williams in area contro Mas. Plumlee sotto gli occhi di Howard.
2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Dopo quattro punti a zero in partenza, Clifford nell’ultimo quarto sceglieva di fermare il gioco per riordinare la squadra in campo ma la panchina non dava granché, ci pensava il rientrante Kemba con un jumper partito poco prima del tentativo di stoppata di Plumlee a far ripartire il punteggio di casa.
Una spallata laterale offensiva di Mason Plumlee (in possesso della sfera in avvicinamento a canestro) su O’Bryant era staccato preludio a una tripla semplice di Kemba che evidenziava lacune difensive dei Nuggets, colti dal mito della caverna di Platone, con la variante di cercar forse oro nel grottesco pitturato.
Ad ogni modo a 9:25 Il 90-73 era servito.
Un pick and roll tra Chandler e Plumlee illuminava l’attacco dei Nuggets che la quasi sacrale ascesa di Mason, iscriveva nel libro dei marcatori.
Dunk e libero per un tentativo di Kaminsky, modello koala di fermare il centro di riserva avversario.
Tre punti che pesavano ancora di più quelli di Chandler over Kaminsky, tutti in un colpo solo di tripla valevano il 90-79… Per fortuna il come back dei Nuggets terminava qui; Kaminsky prendeva area e contatto con Plumlee accontentandosi dei due punti, Monk intercettava un pallone in difesa e ripartendo, lungo dalla destra rilasciava un pullup vincente che faceva tornare Charlotte sul +15 (94-79). Kemba, sbilanciato da Barton nel ricadere dal tentativo di tripla accettava il regalo dell’avversario e arbitri portando a casa altri tre punti a gioco fermo, poi a conservare il risultato sull’alzata a canestro di Mudiay ci pensava l’aura dei polpastrelli di Howard.
A 4:20 alle porte del pitturato destro si presentava Frank, a sbarrargli la strada niente di meno che Millsap, scontro con tiro fuori equilibrio di destro, una specie di disperato colpo della gru per le movenze dell’arto di Frank che dava però l’effetto di portare a casa altri due punti fuori equilibrio. Ormai il vantaggio Hornets si dilatava sul 108-86 a 3:28 dalla fine grazie a Kemba che lasciava di lì a poco spazio al beniamino Paige.
In campo anche Mathiang, i due del two-way che collezionavano qualche rimbalzo mentre Denver accorciava per render meno amara la serata che in cifre si chiudeva sul 110-93 Hornets che si portavano sul 2-2 in classifica mentre Houston, prossima avversaria, nel finale sorpassava di un punto Phila, vincendo 95-94 con una tripla di Gordon allo scadere che beffava gli immaturi Sixers.
 
Pagelle
 
Walker: 7
19 pt., 4 rimbalzi, 5 assist. Tranquillo primo tempo con soli 5 punti a referto. Nell’ultimo quarto contribuisce a evitare finali con possibili sorprese. Non forza eccessivamente, fa cose semplici alla conclusione, in lunetta chiude con un 9/9. Concentrato e propositivo verso i compagni ai quali regala 5 assist.
 
Lamb: 7
16 pt., 2 rimbalzi, 5 assist, 1 rubata, 1 stoppata. La difesa non è sempre irreprensibile a livello d’efficacia ma l’impegno c’è e alterna molte cose buone come una steal che si trasformava da due punti subiti ipotetici a due punti reali segnati. Orrendi i tatuaggi che gli spuntano dalla canotta ma prezioso scorer che non fa mancar il suo apporto offensivo tirando con buone percentuali.
 
Kidd-Gilchrist: 5,5
Due punti (1/6) in due tranche nelle quali colleziona solo 10 minuti. Quasi da s.v., non benissimo al tiro, deve trovare il ritmo in tutto ma era alla prima.
 
M. Williams: 6,5
Buona partita difensiva di Marvin che aggiunge 9 punti oltre a due rubate in 21 minuti. Torna un po’ a livelli da NBA.
 
Howard: 7,5
15 pt., 19 rimbalzi, 2 stoppate e 7/11 dalla lunetta. Migliora sicuramente a gioco fermo, domina ancora sotto le plance facendo anche lamentare Jokic per dei contatti sotto canestro che ci sono e il buon Dwight non è sempre tenero, anche se spesso ha il sorriso sulle labbra. Qualche minuto in meno per problemi di falli iniziali e una doppia doppia con l’unica macchia: i 7 palloni persi in serata. Se ne perdesse qualcuno meno sarebbe decisamente meglio.
 
Bacon: 6
5 pt., 4 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata. Panchina per lui dopo tre gare da titolare, ruolo più confacente che gli permetterà di sviluppar il suo gioco con più tranquillità. Personalità nell’andare a prendersi i tiri ne ha, più che sufficiente in difesa.
 
Kaminsky: 7,5
20 pt., 4 rimbalzi, 3 assist e una stoppata. In stato di grazia o forse ci hanno mandato qualcun altro… Le doti le ha sempre avute, ha maturato esperienza e soprattutto ora varia il gioco. Non rimane più ancorato alla linea dei tre punti a sparar da tre. In difesa in un paio d’azioni nell’ultimo quarto forse avrebbe potuto far meglio ma, tornando al discorso sulla fase offensiva, le sue giocate che si sviluppano a prima vista selvaggiamente, sono supportate da coordinazione e talento. Giri e tiri con rilasci morbidi o entrate inventate spesso vanno a buon fine e con un 9/15 dal campo si notano…
 
Monk: 7
Il risveglio di Monk arriva alla quarta. Ingranata e preso velocità, sale sul podio dei top scorer di Charlotte con 17 punti. 7/14 dal campo e 3/9 da tre, limita a un pallone le perse, buone iniziative e più confidenza nel tiro, anche se un paio di forzature ci sono ma è in spolvero…
 
O’Bryant: 6
7 pt. 3 rimbalzi, 1 assist. Perde un paio di palloni in Avanti, dove comunque rimane un buon terminale offensivo. Si guadagna la sufficienza in attacco quando contribuisce a far scappare Charlotte con una tripla e un mezo fade-away da paura (per un lungo come lui) su Jokic. In difesa il paragone con Dwight non regge e Denver cattura troppi rimbalzi durante la sua presenza in campo.
 
Graham: 5,5
3 rimbalzi, 0/2 al tiro e chiusura a zero punti. Discreto in difesa, non benissimo in attacco. Impegno ma -7 come plus/minus.
 
Mathiang: s.v.
Saggia il parquet di Charlotte iniziando con il catturare un rimbalzo difensivo. Stesso tabellino di Paige ma rimbalzi catturati su entrambi i lembi del campo.
 
Paige: s.v.
Entra acclamato dal pubblico. Colleziona un paio di rimbalzi difensivi ma anche un paio di tentativi forzati che non portano a nulla per la voglia di mettersi in mostra. Un paio di minuti per lui sul parquet.
 
Coach Clifford: 6,5
Gli assist sono 18, ancora un po’ pochini, ma la squadra gira molto di più rispetto a Milwaukee. I palloni persi sono 14, qualcuno in più dello scorso anno, meno che nelle prime due giornate, la metà per “colpa” di Howard. La squadra mostra più equilibrio. Il rientro di MKG e la difesa di Howard limitano a lungo andare le penetrazioni e gli spazi per il tiro dei Nuggets che già dopo due quarti vanno in ambasce e fuori partita. Intensità, difesa e qualità devono essere le nostre armi, ancora di più in ambiente amico, dove la differenza rispetto alle on the road/away si sente.
Un paio di highlights, nel caso qualcuno dovesse esser cancellato alla fonte.

Game 3: Charlotte Hornets @ Milwaukee Bucks 94-103

 
Niente da fare per una Charlotte rimaneggiata che ha provato quasi sino all’ultimo a contendere una preziosa vittoria ai Bucks, i quali avevano il vantaggio del fattore campo.

Gli indisponibili per questa gara e i due two-way ripescati.

Poco da rimproverare a una squadra che ci ha provato, anche se non mi è piaciuta in certe azioni difensive con Antetokounmpo a galleggiare appena davanti al tabellone a segnare canestri troppo facili che hanno finito per esser decisivi.
A tal proposito, prendo spunto da un libro che s’intitola: “Odiavo Larry Bird” (nel quale l’autore poi dirà di non odiarlo più ma di ammirarlo), nel quale vi è una frase di Enrico Montefusco (ai tempi nel coaching staff dell’Olimpia Milano) e reca così: “Per difendere non ci vuole talento.
Per difendere ci vuole cuore”.
Gli Hornets ne hanno avuto abbastanza ma non in ogni momento.
Purtroppo questo ha fatto la differenza (unitamente ad altri aspetti) e Antetokounmpo ha finito con 32 punti e 14 rimbalzi aiutato da Middleton con 20, mentre negli Hornets da segnalare i 18 di Kaminsky e i 14 di O’Bryant dalla panchina oltre i 22 rimbalzi di Howard a -4 dal suo record di carriera.
Rimbalzi a favore degli Hornets (48-42), più assist per Milwaukee (17-24), più rubate e migliori percentuali, non che ci volesse molto a migliorare ad esempio il 26,9% da tre con i quali Charlotte ha finito la partita, decisivo il 21/36 ai liberi di Charlotte…
Un po’ di amarezza per il risultato ma la consapevolezza di potersela giocare contro un discreto team.
Da migliorare la concretezza in gare esterne nei finali…
Le formazioni oggi ve le do in grafica:
La partita
 
Hornets ancora in maglia teal che a Howard forse ricorda un po’ l’azzurro della tuta di Superman, infatti, forte di questo retaggio, vinceva la terza palla a due su tre tentativi.
L’inizio però era pro Bucks.
Marvin faticava a tenere l’atletismo di Antetokounmpo che andava a segno due volte, Kemba accorciava dalla diagonale sinistra con una bomba per il 3-4 ma ancora Antetokounmpo collideva in transizione con Lamb (a incrociare) e appoggiava segnando senza difficoltà, sfruttando anche il libero assegnato per la continuazione. Sul 3-7, Bacon dalla sinistra trovava Williams che in corsa nel mezzo dell’area realizzava il sottomano ma non il libero. Howard fronteggiava un paio di volte Antetokounmpo limitandone le possibilità mentre dall’altra parte Lamb alle pendici del pitturato sinistro trovava il pareggio con un “ponticello”. Dellavedova in area riportava sopra i Bucks, Marvin dalla lunetta splittando lasciava gli Hornets dietro di uno, situazione nelle distanze immutata dopo il canestro di Middleton (7:07) e Howard (6:18) in correzione dopo un appoggio facile mancato da Williams.
Lo stesso esperto giocatore degli Hornets rimediava dal corner destro con una tripla al clamoroso errore precedente e gli Hornets mettevano la testa avanti (13-13) prima che Monroe pareggiasse in gancio.
L’entrata di Kaminsky dopo il time out a 4:36 portava beneficio a Charlotte che sfruttava le qualità del neoentrato. Frank da tre, Kaminsky a rimbalzo difensivo e the Tank al giro e tiro dalla media destra su Teletovic (solo retina) completavano il tris di giocate che consentivano ai teal di salire sul 18-15, punteggio implementato da un pullup di Monk e un arresto e tiro frontale di Monk (aiutato da primo ferro e tabella) che lanciavano Charlotte sul 22-15.
I liberi avrebbero potuto regalarci un vantaggio più ampio ma Bacon andava splittando dandoci comunque un +8, poi era il turno di Graham mancare due occasioni a gioco fermo portando il bilancio dalla lunetta su un pessimo 2/9. O’Bryant stoppava Antetokounmpo e Graham chiudeva da sotto una transizione ma a 14.3 Teletovic da tre chiudeva il discorso nel punteggio dei primi 12 minuti sul 25-18.

Frank Kaminsky continua a fare bene. I 18 punti gli valgono la palma di miglior top scorer in serata per Charlotte.
2017 NBAE (Photo by Gary Dineen/NBAE via Getty Images)

 
Il secondo quarto iniziava bene per la panchina dei Bucks che surclassavano quella degli Hornets che si teneva a galla proprio grazie ai FT che continuavano a fluire ma contrariamente al primo quarto anche a esser sfruttati. Monroe in gancio mostrava una certa supremazia su O’Bryant segnando il 33-29, poi Lamb in entrata parallela alla linea pitturata destra subiva un tocco non rilevato dagli arbitri ma segnava ugualmente rilasciando il pallone in maniera perfetta.
Le distanze si assottigliavano comunque sempre di più nonostante a 8:17 Johnny (O’Bryant) infilasse i liberi del 37-33; Middleton e a 7:44 una dunk di Snell in transizione valevano il pareggio.
Mosè Monk dava ancora una volta il vantaggio a Charlotte inventandosi in mezzo al campo (spostato sulla destra) una partenza in diagonale con palleggio dietro la schiena che lasciava sui blocchi Dellavedova e apriva come il Mar Rosso la difesa di Kidd che rimaneva a guardare il layup vincente.
Monroe e Antetokounpo mettendo due punti a testa riaprivano la via del vantaggio ai biancoverdi di casa ma Walker (intercetto) sfruttava proprio un passaggio volante di Antetokounmpo volando, dopo uno spin a liberarsi del difensore nella nostra metà campo, in transizione a depositare il 43-44.
Kemba con due FT faceva passare avanti i nostri a 3:39 ma Maker (nomen omen) segnava da tre dall’angolo destro.
A ristabilire la parità e a stupire i fan nell’arena ci pensava Kaminsky, il quale veloce come il vento aveva una folata offensiva che lasciava appiedato Giannis, il quale provava sì a rientrare ma prendeva una posterizzazione da antologia quando Franksparando una cannonata, schiacciava fulmineamente e potentemente di destra.
Il punteggio tornava a volgere a favore di Milwaukee ma Howard a 1:03 in schiacciata metteva due punti, aggiungendone altri due di sinistra dopo una drive con passaggio alla mano di Kemba.
Il fallo del pivot Maker non era sfruttato sotto forma di libero da Dwight che chiudeva un buon primo tempo con un pessimo 0/5 a gioco fermo.
Charlotte al riposo andava sul +1: 54-53.

Kemba Walker nel secondo tempo attacca Antetokounmpo all’Harris Bradley Center.
(Photo by Stacy Revere/Getty Images)

 
Si riprendeva il secondo tempo con Middleton che, proveniente dalla linea di fondo destra, con un floater riportava sopra i padroni di casa, poi era Howard a continuare a litigare dalla lunetta con il canestro, tuttavia ci pensava Lamb da tre (diagonale sx) a dare il 57-55 pro Hornets.
Il vantaggio sfumava rapidamente per colpa di una tripla di Maker, Charlotte finiva sotto ritrovando il pari a quota 61, quando dalla sinistra uno step back di Walker con tiro solo cotone mieteva come vittima niente di meno che Antetokounmpo in marcatura.
Le folate di Lamb costringevano al 5° fallo Maker e al terzo Dellavedova, il suo 4/4 parziale dava anche il 65-63 a 7:01 dalla terza sirena.
Kaminsky sulla linea di fondo sinistra quasi, si girava all’interno facendo scivolare veloce il cingolo d’appoggio e lasciando partite un gancio senza esitazione nonostante Snell in marcatura, altro capolavoro tecnico della serata di The Tank valevole per il 69-67.
Charlotte però con la panchina gradualmente in campo iniziava a dare segni di cedimento; Liggins da tre per il 71-73 costringeva Clifford al time out a 3 minuti esatti dalla fine del terzo periodo.
Buona l’azione a 2:34 quando un passaggio volante verticale di Bacon (attirando su di se il raddoppio) liberava la dinamitarda e isolata slam di O’Bryant, ultimo lampo prima che i Bucks allungassero.
Johnny dalla lunetta provava a contenere l’allungo a 47.2 dal terzo riposo ma sulla sirena esplodeva la bomba frontale di Teletovic che ricacciava Charlotte sotto di 6 (77-83).
 
Antetokounpo, a inizio ultimo periodo, in due azioni differenti aggiungeva tre punti, gli Hornets precipitavano a -9, Clifford a più di 10 minuti dalla fine si decideva a rigettare in campo Kemba e i Calabroni accorciavano sul -5 (81-86) con Lamb al vetro.
Un goaltending di Howard su Middleton e gli Hornets tornavano al buio più completo sull’81-90, poi Frank a 7:35 iniziava una rimonta con due FT che passava per una tripla di Marvin (6:58 liberato nell’angolo destro dopo gli scambi incrocio Walker/Kaminsky realizzava l’86-90) e terminava con una kick and drive di Marvin la quale penetrazione da sinistra con cambio sul lato debole era colta al volo da Frank che con una tripla bella esteticamente da vedere (lo spezzare del polso giusto), infilava il canestro trovando l’equilibrio a quota 94.
Il finale era dominato dalle difese; Henson da sotto tergiversava troppo impaurito da Howard, da dietro Marvin sorgeva cercando di bloccare l’appoggio, dubbia l’assegnazione della stoppata data a Howard in tabellino (anche se a me era parso Marvin), poi Kemba forzava da tre ma Charlotte non rischiava nulla perché Lamb in raddoppio portava via un pallone portato via da Lamb in raddoppio sul tentativo di giro di Antetokounmpo.
Charlotte sbagliava; passaggio di Dwight a liberare Marvin che sulla linea di fondo sinistra andava su, ma Middleton trovava una stoppata colossale e dall’altra parte a 1:34 un fallo di Dwight sul greco mandava sul +2 la Kidd band.
A 45.3 si chiudeva poi con il gioco partita; era lo stesso Middleton a realizzare la tripla nonostante il braccio di Lamb alzato.
Sul -5 Charlotte non segnava più e a causa dei falli effettuati per bloccare il gioco, Milwaukee allungava di altri 4 vincendo 94-103.
Prossima contro Denver allo Spectrum Center per portarsi sul 2-2.
 
Pagelle
 
Walker: 6
15 pt. (6/15), 2 rimb., 6 assist, 3 turnover. Kemba in serata con un paio di step back mi fa venire i brividi, aggiunge una giocata nel finale nella quale rompe il raddoppio per andar ad attaccare il canestro sfidando e sfilando il greco. Forza nel finale e la percentuale non è il massimo, però la sufficienza se la guadagna con alcune giocate difensive come l’intercetto e lo sfondamento preso platealmente che anticipa il canestro invalidato di Antetokounmpo.
 
Lamb: 5,5
17 pt., 9 rimbalzi, 1 assist. Il 5/17 non è granché, anche se va detto che gli mancano almeno due fischi a favore (uno dei quali tra l’altro con canestro realizzato), in difesa strappa un pallone alla fine, anche qui non segnato nelle statistiche, buoni i 9 rimbalzi ma troppi turnover, anche in palleggio. Un -18 eloquente e una difesa che non sempre gli riesce bene, anche se sfiora la doppia doppia. Clifford a un certo punto entra in campo a spiegargli alcuni concetti.
 
M. Williams: 5,5
9 pt. (3/10), 1 assist, 2 rubate. Si mangia un paio di canestri facili, migliora alla distanza in difesa, dopo un inizio da pensionato, gioca più duramente, gli capita di colpire da tre per un importante -4, migliora, però siamo ancora lontani dal Marvin di due anni orsono.
 
Bacon: 6
5 pt., 4 rimbalzi, 2 assist. Nessun turnover ma uno 0/3 da fuori che aiuta il 2/6 complessivo. Si vede poco in attacco, cerca di lavorare in difesa occultamente. Il +6 di +/- è dalla sua parte.
 
D. Howard: 6
8 pt., 22 rimbalzi, 1 assist, 4 stoppate, 2 turnover, +3 di +/- e 0/9 ai liberi… Ditemi voi che voto dovrei assegnare a un giocatore dal tabellino così discordante. La media dell’8 in difesa e quella del 4 in attacco ai liberi… Non va in doppia doppia, eppure sarebbe bastato mettere un paio di liberi anziché mancarli tutti e 9, giusto i punti di distacco alla fine ma Howard si sapeva, è questo (un po’ meglio di così di solito dalla lunetta), prendere o lasciare. I “mazzolatori” di Milwaukee compiono qualche fallo strategico e il gioco è fatto. Predominio in area (anche per caratteristiche tecnico/tattiche di Milwaukee) che non si concretizza in punti. La presenza difensiva però c’è e si sente durante la gara. In sua assenza Milwaukee ha vita facile. Nella prossima gara avrà il suo da fare contro Denver ma potrà farsi nuovamente valere.
 
Graham: 6
4 pt., 3 assist. Come tutta la panchina nel plus/minus va sotto. Onesto lottatore, con un 2/3 dal campo e uno 0/2 ai liberi chiude la sua partita in attacco. In difesa commette 5 falli cercando di limitare Antetokounmpo o l’avversario di turno.
 
Kaminsky: 7
18 pt., 5 rimbalzi, 2 assist. Top scorer di Charlotte, inizia bene, si perde un po’ nel finale con qualche imprecisione e un passi (arbitri molto fiscali ma giusti con entrambi i team in serata per essere dela NBA) in un momento cruciale. Suoi comunque gli ultimi 4 punti degli Hornets. Nella prima parte fa vedere giocate sontuose per qualità appagando il mio senso estetico, la sensazione che ha tutto per poter far bene se ci crede.
 
Monk: 5
4 pt., 1 rimbalzo, 1 assist in 17 minuti. Va 6 volte alla conclusione e non trova mai la retina, però spero inizi a prender fiducia ma non a sparacchiare come stasera. Il capolavoro è l’azione descritta nell’articolo (con finta e palleggio dietro la schiena) nella quale saluta Dellavedova e appoggia il sottomano, poi poco altro.
 
O’Bryant: 6
14 pt., 4 rimbalzi, 1 stoppata. Probabilmente meriterebbe anche 6,5, buono il suo attacco e il fatto di non aver sprecato nulla nei liberi gli rende il mezzo voto in più, però su Monroe è un po’ troppo passivo e si fa battere da un paio di gancetti, inoltre si fa portar via la palla due volte nella stessa azione. Comunque gioca una partita discreta.
 
Coach S. Clifford: 5,5
La squadra gioca un po’ meglio ma non ancora benissimo. La spia sono i 17 assist, anche se qualche passaggio è stato rovinato con conclusioni inappropriate dai singoli, si va ancora per contro proprio, specialmente nei momenti decisivi le forzature hanno finito per penalizzarci. Corre ai ripari rimettendo Kemba nell’ultimo quarto dopo aver imbarcato acqua. Certo… gli infortuni di due titolari e di tre panchinari non aiutano, però una rotazione diversa contro una squadra che aveva rimesso in campo un paio di suoi giocatori chiave, deve pensarla…

Highlights brevi.

 

Game 2: Charlotte Hornets Vs Atlanta Hawks 109-91

 
Sembrava un brutto sogno, un’altra di quelle bolle di sapone pronte a esplodere nel nulla (il Buddha ne metaforizzava così la visione impermanente dell’universo) la stagione di Charlotte, quando dopo la sconfitta a Detroit sul 20-40 per gli Hawks, a Charlotte, la squadra non mostrava né gioco, né segni di risveglio…
Una squadra di zombie con poche eccezioni, una panchina preoccupante a disattendere le aspettative di una stagione migliore rispetto alla passata…
Nel cuore del secondo quarto però Charlotte si rianimava mostrando la bellezza del basket, riorganizzandosi con il rientro dei titolari rientrava in partita per poi compiere il capolavoro (parziale di 22-0) nel terzo quarto e vincer la partita mostrando, anche se non sempre ben collegata, l’asse portante del team; Kemba/Dwight.
I turnover sono stati ancor peggiori della partita precedente (21), questo rimane un dato preoccupante per quella che era la miglior squadra insieme a Dallas in questa statistica. Sono stati però i 57 rimbalzi a 38, oltre il 43% dal campo contro il 37,9% di Atlanta, oltre al maggior numero di liberi avuti a disposizione, a condurre Charlotte alla vittoria.
Forse Atlanta ha pagato anche qualche fischio oltremodo sfavorevole ma non decisivo e ha peccato soprattutto d’inesperienza (Collins su tutti), pagando la fisicità di Howard e la mobilità di Kemba.
 
Atlanta si presentava a Charlotte forte della vittoria ottenuta sul campo dei Dallas Mavericks con un ventello di marco Belinelli.
Budenholzer mandava in campo: Schröder, Bazemore, Prince, Ilyasova e Dedmon.
Schröder finirà con 25 punti, Prince con 15, buon contributo anche da Bazemore e Dedmon con 11 a testa.
Il Beli si fermerà a 4 rimbalzi e 5 pt..
Coach Clifford invece doveva fare a meno anche di Zeller a causa di una contusione ossea.
Notizia arrivata in giornata che allungava la lista degli infortunati illustri (MCW, MKG e Batum, per citarne uno senza codice fiscale).
I prescelti da Clifford erano quindi; Walker, Lamb, M. Williams, Bacon e Howard.

Jeremy Lamb contro Taurean Prince 2017 NBAE (Photo by Kent Smith/NBAE via Getty Images)

 
Lamb buttandosi dentro appoggiava di destra nel traffico segnando subito il 2-0 ma Schröder pareggiava altrettanto velocemente con un pullup centrale dal mid range.
In una guerra tra centri Dedmond mostrava la capacità di colpire da distanze improbe per i centri classici; suo il 2-4 dalla sinistra ai bordi interni della tripla era contrastato da due punti di Howard nel pitturato, ma ancora l’ex Magic trovava dalla parte opposta ben tre punti portando il tabellone sul 4-7.
Charlotte iniziava a denotare ancora il problema dei palloni persi, la prima sfera lasciata sul campo era di Kemba, la folata offensiva di Bazemore che schiacciava sul ferro, ma la palla s’impennava e ricadeva sfortunatamente per noi, perfettamente dentro la retina.
Walker si faceva perdonare colpendo da tre un paio di volte volgendo il punteggio (10-9) a favore di Charlotte a 7:33, inoltre da una drive del nostro capitano scaturiva un’azione dinamica che portava Howard a realizzare il 12-9.
L’ex Belinelli appena entrato, faceva centro al secondo tentativo frazionando però con due liberi dalla lunetta i suoi due punti, inoltre Atlanta iniziava ad approfittare dei vari turnover che gli uomini di Clifford concedevano per portarsi sul 12-17 prima che una dunk aggressiva a una mano di Howard a 4:42 ricucisse un po’ lo strappo (14-17).
Un lob corto di Kaminsky verso Howard e una schiacciata annullata a Dwight aprivano il campo ai Falchi che sfruttavano la graduale scomparsa dal campo degli Hornets nonostante O’Bryant a 3:12 andasse subito a segno realizzando il 16-19.
Delaney partendo da lontano costringeva Graham ad arretrare fin sotto il ferro dove non riusciva a opporsi all’appoggio che valeva il 16-26, poi, dopo due FT infilati da Frank, Collins da sotto in cambio mano chiudeva i primi 12 minuti sul punteggio di 18-28.
 
Il distacco di dieci punti sembrava già abissale considerando l’avversario ma era destinato a raddoppiare nel volgere di pochi minuti, infatti, prima Babbitt centrava da tre punti il canestro degli Hornets, poi era Schröder a cecchinare contro Kaminsky fissando un 20-40 irreale…
A quel punto la panchina si riprendeva un po’; segni di risveglio arrivavano da Kaminsky, il quale nel traffico del pitturato mandava alta la sfera a schiantarsi contro il plexiglass prima di ricadere nel cesto.
Walker aiutava infilando la terza bomba (su tre tentativi), poi toccava ancora a Kaminsky dopo uno spin, inventarsi un tiro acrobatico di sinistro subendo fallo.
Canestro e libero realizzato, parziale di 8-0, 28-40. Kaminsky a 5:33 infilando una tripla accorciava sul -11 (33-44), ma a 4:41 era facile per un dimenticato Belinelli ricacciare indietro lo sciame ronzante (35-47).
Gli Hornets inventavano due azioni personali; la prima di Howard che da sinistra entrava in area battendo il diretto avversario con un gancio forzato, la seconda con Graham che dalla linea di fondo destra trovava Belinelli in chiusura, spin all’interno, avvicinamento e appoggio al vetro che unito al 2/2 di Kaminsky portavano Charlotte sul 41-49 a 2:28 dall’intervallo.
A ritardare i piani di rientro degli uomini di Clifford era Muscala con una tripla dal corner destro, Lamb con una strong drive slalomeggiava sulla sinistra per andare ad appoggiare nella fluttuante incertezza che si trasformava in due punti grazie alla bravura del nostro numero 3.
I tre secondi fischiati ad Atlanta salvavano Charlotte da una tripla errata di Kaminsky; Walker a 1:38 realizzava il tecnico, Frank aggiungeva successivamente un 2/2 a 1:37 (46-53) ma su un’uscita di Kaminsky per andare a bloccare una tripla, Williams e gli altri risultavano passivi sul tap-in colpo di reni di Muscala che bocciava la difesa di Charlotte. Dopo uno sfondamento di Collins su Kemba e una tripla di Kaminsky, gli arbitri sanzionavano un leggero contatto ai danni di Collins che a quattro decimi dalla pausa lunga splittando, mandava negli spogliatoi le squadre sul 49-56.

Frank Kaminsky in entrata su Mike Muscala
(Photo by Streeter Lecka/Getty Images)

La ripresa non iniziava bene perché una spinta troppo energica in attacco di Howard costava il quarto fallo al nostro centro che comunque rimaneva sul parquet e stoppava immediatamente d’avambraccio una conclusione di Schröder poi Bazemore infilava dalla destra tre punti contro Bacon che rispondeva con la stessa arma dal punto opposto, Schröder realizzava un teardrop, Lamb replicava con due floater portando Charlotte sul 56-61.
Howard riduceva il gap mettendo un appoggio ravvicinato con Ilyasova a provare a opporsi e a prender uno sfondamento.
Anche Ilyasova raggiungeva il quarto fallo e Howard di lì a poco avrebbe iniziato a maramaldeggiare sotto le plance…
Probabilmente gli arbitri valutavano i talloni d’Ilyasova sul semicerchio assegnando il canestro.
La partita intensificava i ritmi; Prince da tre, Lamb non era fortunato nell’appoggio in entrata ma la torre Howard guadagnava due liberi (Bazemore foul) convertendoli in punti (60-64), Marvin salvava stoppando Muscala in ottimo stile ma Schröder contro Howard alzava velocemente il pullup del +6 che diventava +9 dopo un giro palla che portava Kemba su Prince.
Sul riallungo dei Falchi succedeva l’impossibile:
Charlotte faticava splittando un paio di volte dalla lunetta (1/2 di Kemba e di Howard) portandosi sul 62-69 a 5:15, poi arrivava la svolta con due schiacciate di Howard appese; la prima a 4:49, la seconda a 4:20 grazie a un passaggio schiacciato di Kemba che lo pescava tutto solo.
Il tentativo di recupero con tocco di Prince dava un punto supplementare a Charlotte ormai giunta a -2.
Il sorpasso era nell’aria e maturava a 3:53, quando Bacon dalla destra infilava la tripla del 70-69.
Charlotte non si fermava più; il cambio passo di Kemba era reale, non solo metaforico e portava ad altri due punti, ancora Walker era buttato giù su un tentativo di tripla (fallita), guadagnando tre liberi corrispondenti a tre punti, poi Frank insisteva da destra dopo la finta di partenza da lontano, trovava il modo d’avvicinarsi e battere il proprio difensore.
Monk partecipava a 1:14 alla festa colpendo da tre e Kemba con due liberi chiudeva il parziale di 22-0 che lui stesso aveva iniziato dallo stesso punto.
A 45.8 Charlotte si trovava incredibilmente sull’84-69… Un’entrata con appoggio destro di Schröder interrompeva l’incantesimo ma il parziale di 35-17 e il finale di quarto sull’84-73 lasciava buone speranze a Charlotte.
 
La squadra di Clifford nell’ultimo quarto controllava.
Da segnalare a 11:25 una bella entrata di Frank controllando in palleggio un passaggio troppo basso di O’Bryant più canestro finale da pressato, un rimbalzo offensivo che in più tempi ancora O’Bryant strappava agli avversari sebbene Lamb perdesse la maniglia e si salvasse con un fallo che renderà inerte il contropiede di Bazemore, un salvataggio di Graham prima che la palla esca sul fondo (lato Hawks) che innescava un’azione nella quale Kemba sarà ancora protagonista di una tripla scagliata con ottimo ritmo per il 90-79 e O’Bryant in tap-in su un tiro mancato da Lamb.
A parte, nel novero delle grandi azioni, è la transizione di Walker che arrivato nella zona tra il pitturato e la linea dei tre punti frenava improvvisamente mandando in fumo il tentativo di Babbitt di fermarlo, la decelerazione e la nuova improvvisa accelerazione segnavano il cambio passo fatale per il lungo che era costretto a veder veleggiare Walker in allungo di destra e sentir esplodere lo Spectrum Center per la prodezza del capitano che subiva anche fallo.
Libero a segno, 95-79, finale tranquillo con Howard a baciare la testa di un arbitro al quinto fallo.
 
109-91, risultato che da a Charlotte il .500 in classifica e un po’ di convinzione in più per il futuro.
 
Pagelle
 
Walker: 8
26 punti, 9 assist, +35 nel +/-… Si attiva anche per la squadra, da alcune penetrazioni sotto canestro con scarico volante o cambio sul lato più debole nascono delle occasioni talvolta coronate da triple, il numero di assist è superiore alla sua media, i punti anche, all’inizio indovina tutte le triple, quelle che contano. Prende anche uno sfondamento difensivo, iniziando a posizionarsi con destrezza davanti alla restricted area. 4 i turnover, ampiamente compensati. Un fattore, ma già si sapeva.
 
Lamb: 7
Bella partita di Jeremy che chiude con 15 punti e 5 rimbalzi. Un paio di turnover banali… Comunque sia le sue iniziative dettate dalla velocità e chiuse da un buon tocco in appoggio o da un floater, servono alla squadra per migliorare un attacco altrimenti troppo statico. Quando non segna, Howard e O’Bryant fanno il resto. Male da fuori con uno 0/5 ma è emblematica nel finale una conclusione da fuori recuperata dallo stesso Jeremy e convertita in due punti.
 
M. Williams: 4
3 rimbalzi e un assist più una bella stoppata, atletica su Muscala, anche se non riesce a mantenere in campo la sfera. Gioca solo 15 minuti, per fortuna… Ha un plus/minus di soli due punti positivi, l’impegno ci sarà anche, posizionamenti ed efficacia non molto. Chiude con 0 punti, 0/6 al tiro complice uno 0/4 da fuori, compresi degli open… In sfiducia. Dispiace dirlo ma, oltre uomo spogliatoio, al momento non pare esser altro.
 
Bacon: 6,5
6 punti in 19 minuti. 11 rimbalzi, 1 rubata. Non mi piace sempre in difesa, vedi la tripla lasciata a Bazemore per il sessantanovesimo punto, però cattura ben 11 rimbalzi alla seconda da titolare e infila con freddezza la bomba del sorpasso.
 
Howard: 8,5
20 punti (8/12), 15 rimbalzi. Seconda doppia doppia di Dwight su due tentativi, stoppata a parte e palle perse (6, qui deve migliorare nel difender palla), oltre ai 5 falli è decisivo. Duella con Ilyasova non cavandosela male, ma quando esce l’ex esperto Sixers dilaga grazie all’ingenuità e alla minor possenza dei player di Atlanta. Il limite è l’umore. Va in difficoltà a gioco fermo se la squadra è sotto, ma rimane un punto fermo. Nel finale bacia in testa un arbitro, è anche un simpaticone volendo e potrebbe diventare presto un beniamino del pubblico, pronto a trascinarlo.
 
Monk: 5
6 punti (2/7), 3 rimbalzi. Un paio di triple ma anche tre perse, due davvero da rookie di qualità infima. Migliora un po’ rispetto alla precedente ma è travolto con la panchina, prendendo un -13 finale di plus/minus.
 
Kaminsky: 7
21 pt. (7/14), 6 rimbalzi, 3 assist. Il Frank che Clifford dovrebbe chiedere. Gioca non solo a colpire da fuori (2/5), ma trova spazio nella difesa di Atlanta per circensi o solide incursioni che spesso vanno a buon fine. Non mi dispiace nemmeno in difesa.
 
O’Bryant: 5,5
6 pt. e 6 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Ha il peggior plus/minus della serata con -18 e, in effetti, tra primo e secondo quarto alterna cose buone all’impotenza difensiva chiudendo in attacco con un 2/6. Qualcosa di buono lo combina. Clifford gli chiede d’esser pronto poiché Zeller è out, lui è quasi pronto ma deve migliorare…
 
Stone: 5,5
2 rimbalzi e un assist in 5 minuti. Una persa e 0/1 al tiro da fuori. Gioca solo 5 minuti. Non ha grandissime colpe se non quella di non riuscire a dare ritmo alla squadra. Clifford è costretto a far giocare di più Kemba e a tentare la carta Monk (non una gran soluzione da PG per ora).
 
Graham: 6,5
9 pt. (3/6), 2 rimbalzi, soprattutto nessun turnover in 24 minuti. In difesa luci e ombre, in attacco arriva quasi in doppia cifra in maniera variegata. Bello il canestro ruotando su Belinelli.
 
Coach S. Clifford: 6
Fortunato la squadra abbia un paio di fiammate decisive, ma altri team non concederanno il rientro. Deve assolutamente rivedere gli accoppiamenti in certe situazioni. Non credo siano solo dettati dall’accettare il cambio sul blocco dal pick and roll ma da incertezze dei singoli che avvengono in varie situazioni e a volte paghiamo a caro prezzo. Per il resto bene la serata, si è visto un po’ più di gioco di squadra, sebbene spesso i singoli si siano arrangiati da soli.

Preseason Game 1; Charlotte Hornets @ Boston Celtics 82-94

Il pianeta cade a pezzi sotto i colpi dell’economia.

Chi non se ne accorge è un pazzo, è complice, vive in un acquario, oppure ha la fortuna di stare fuori dalla mischia.

Non era esattamente l’intro che avrei voluto realizzare, non era nemmeno pensata, avrei voluto parlare degli Hornets e basta per oggi, per la prima partita prestagionale, inoltre sarebbe sfacciatamente supponente da parte mia trattare un tema così vasto e delicato, sempre attuale, il quale apparentemente non avrebbe a che fare con la tematica trattata in questo blog.

Invece, può succedere che mentre l’azienda NBA si trova in forma smagliante e amplia i suoi orizzonti e i suoi introiti, nel macrocosmo terrestre la Catalogna cerchi di staccarsi dalla Spagna.

A mio parere non credo sia solo la fierezza del popolo catalano a sfidare, a contrapporsi al potere centrale madrileno, con il quale è in atto una rivalità storica, ma il nodo principale è economico con la Spagna sino a pochi anni fa a superarci salvo ripiombare in crisi acuta dopo il boom.

E’ quasi sempre l’economia (con i suoi ganci e le sue conseguenze come l’accaparramento di risorse in altri territori) a scatenare conflitti.

Ma l’economia è semplicemente un complesso sistema artificiale costruito dall’uomo per autodeterminare un sistema di convivenza che si dovrebbe basare su parametri che assicurino futuro, stabilità e sicurezza a un determinato gruppo, a una determinata nazione, una divisione che fraziona e contrappone…

Oggi l’economia, è trasformista (l’economia reale è colpita a morte dalla degenerazione virtuale, quella dei derivati, delle scommesse contro i paesi, della moltiplicazione di soldi inesistenti con banche compiacenti con riserve frazionarie più vicine allo zero che altro) e l’esatto contrario (dalla teoria alla pratica le cose spesso cambiano), così può accadere che chi la gestisce e la manipola possa creare tabelle, parametri che porteranno a instaurare vere e proprie cancrene, spezzando i già fragili e imperfetti (per usare un eufemismo), oltre che finti equilibri che oggi evaporano velocemente.

Influisce quindi anche nel mio modesto microcosmo lavorativo, dove v’è stato un cambio repentino di mansione, d’orari, di gestione (la cosiddetta riorganizzazione aziendale) e questo mio hobby (messo a servizio degli appassionati di Charlotte e della NBA), rischia di saltare a tempo indeterminato dopo aver raccontato per tre anni la rinascita della franchigia e qualche anno prima, annate sfuse dei New Orleans Hornets…

Tornado alla partita… alla prima uscita Charlotte cade contro una delle favorite per la prossima stagione, la quale impressiona per la qualità della panchina, di Tatum si sapeva ma elementi come Theis e Nader (oltre a Rozier più conosciuto) se dovessero confermarsi, garantirebbero a coach Stevens quella continuità nelle seconde linee che potrebbe fare la differenza in partite importanti.

Charlotte paga anche un po’ d’inesperienza con Monk, mentre l’amalgama appare ancora un pochino indietro rispetto a quella dei Celtics che pur tanto hanno cambiato.

La Partita

Gli Hornets scendevano in formazione tipo con: Walker, Batum, MKG, M. Williams e Howard, mentre i nuovi Celtics schieravano: Irving, Hayward, Brown, Horford e Baynes con l’oceanico molto fastidioso in serata… Le squadre dimostrano subito d’essere in rodaggio mentre Carter-Williams è infortunato, Walker, Howard e Monk pur acciaccati, ci sono.

Un paio d’attacchi dei Celtics vanno subito a vuoto (compresso un tentativo di tripla di Hayward) così come il gancio di Howard, il quale in difesa spende un fallo sull’entrata di Brown procurando i primi due punti per i padroni di casa a 11:09. Charlotte deve rodare decisamente di più, Howard è stoppato e un Walker ancora fuori forma commette passi però Batum a 10:22 pareggia con un lungo diagonale dalla destra. Boston rimane sempre avanti e al limite Charlotte pareggia come nel caso del 7-7 dopo ave visto una stoppata di Howard su Brown nel cuore dell’area. Boston però prende decisamente il sopravvento con l’entrata di Smart il quale indovina due triple (nel mezzo un tiro libero di Howard da dimenticare) aiutando i Leprechaun a installare il 12-22 ma un controparziale di 7-0 caratterizzato da una bella tripla di Monk dal lato destro (spostamento laterale veloce di piedi per evitare la marcatura) e due punti di Kaminsky da sotto mandavano in archivio il primo quarto sul 19-22.

 

Dopo 15 secondi, nel secondo quarto, Kaminsky sfruttava un mismatch finalizzando anche il libero aggiuntivo assegnatoli per il fallo subito, ottenendo così il pari a mono-cifre 22-22. A 11:01 Lamb colpendo da tre dall’angolo portava avanti gli Hornets ed era sempre lui a tenerceli grazie a un altro paio di canestri che portavano il match sul 29-25. Purtroppo una rubata di Rozier consentiva ai biancoverdi il pari alla soglia di quota trenta ma Howard dopo un errore personale da sotto raccoglieva sfruttando il fisico e riequilibrava la sfida. Boston però sfruttava le palle perse degli Hornets per portarsi sul 31-36 grazie a una bomba di Horford a 4:56. Charlotte tentava di rimanere in scia con Batum, spinto senza successo sulla linea di fondo sinistra. Canestro più fallo per il 34-36. Dopo un blocco di Baynes su MKG definito illegale dagli arbitri e ridicolo dai telecronisti pro Celtics, si accendeva un’animata discussione tra giocatori interrotta dagli arbitri prima che Walker e Irving azzeccassero le triple che nulla cambiavano… Gli Hornets, sotto di sette a pochi secondi dalla fine, trovavano il colpo di coda con Kemba a colpire in diagonale dalla destra da tre punti, ben oltre la linea delle specialità curryane o alleniane, per restare in tema dei due team.  I teal di MJ andavano quindi a riposo staccati di quattro lunghezze sul 43-47.

 

Kaminsky contro Hayward.

 

Charlotte segnava per prima nel secondo tempo con una schiacciata di MKG ma le spaziature e gli equilibri degli Hornets sul giro palla dei Celtics venivano meno; Rozier dall’angolo sinistro caricava e segnava una tripla nonostante l’ombra di Howard in uscita gli si parasse davanti. Dwight rispondeva da marcato con una tabellata sulla destra che finiva dentro. A pareggiare a quota 50 ci pensava Batum con una morbida tripla. MKG portava avanti Charlotte con un jumper dalla media sinistra e Zeller da sotto a destra firmava il 59-56 ma si aveva l’impressione che Boston potesse andare molto più facilmente a bersaglio in caso d’accelerazione, infatti, in un batter d’occhio il vantaggio degli uomini di Stevens (59-60) era servito. Charlotte con la panchina andava un po’ in difficoltà, Monk si faceva scappare il 28 e Zeller in attacco soffriva la stoppata di Tatum ma Lamb a centro area si girava segnando, tuttavia senza Howard i Celtics infilavano un altro appoggio con Nader per il 61-66, punteggio che saliva a 62-68 (Theis dunk in correzione per Boston) alla penultima rossa sirena.

Dopo una tripla di Monk, i Celtics iniziavano a staccarsi, la panchina ha bisogno d’amalgama è c’è anche qualche errore di piazzamento personale. Lamb in attacco produceva due punti ma sull’azione successiva si faceva sfuggire Tatum che dalla linea di fondo appoggiava al vetro due punti. Una tripla di Theis, una controspecie di Olynyk, uno stretch four/five mandava sul 67-82 la partita… Clifford manteneva la panchina in campo che reagiva accorciando un pochino il gap ma i biancoverdi non tornavano a tremare chiudendo agevolmente il match sull’82-94.

I numeri

Howard ha finito con 7 punti, 3 stoppate e 10 rimbalzi, Walker ha messo 12 punti ma le percentuali al tiro sono state basse, mentre a fare più sul serio è stato Lamb, il quale si è presentato al Media Dai, la giornata dedicata al pubblico ai microfoni di Matt & Matt piuttosto serio, asserendo d’aver lavorato quest’estate e, infatti, ha realizzato 18 punti, ha catturato 8 rimbalzi e smistato 3 assist, anche se la sua difesa non è stata sempre perfetta, sempre meglio di quella di Kaminsky, il quale al Media Dai è stato abbastanza divertente presentandosi con gli occhiali da sole per poi passare alle battute fino a raccontare di voler bloccare sua mamma sui social (commenti imbarazzanti) per arrivare alla mimica di sfondo quando vi erano compagni intervistati. Il -15 del plus/minus è eloquente, anche se 7 punti e 4 rimbalzi li porta a casa ma come i 5 turnover, battuto solo da Howard con 6 (per quest’ultimo anche un pessimo 3/8 dalla lunetta). Niente di che… misureremo (forse, se riuscirò) meglio la forza del team nelle prossime due trasferte, a Detroit e Miami…

 

https://www.youtube.com/watch?v=mWCvJFLKFwE