Game 6: Charlotte Hornets Vs Golden State Warriors 120-113 (OT)

Jalen McDaniels in doppia doppia, 12 punti e 10 rimbalzi per l’uomo lanciato da Clifford al posto di Plumlee più la tripla “spareggio”.

Gli Hornets si rivelano essere la miglior squadra della settimana per gli scommettitori folli.

Dopo due sconfitte in trasferta contro squadre abbordabili, l’incredibile Charlotte rompe i pronostici e spezza la maledizione da overtime al contempo, i campioni NBA, ad un passo dalla vittoria nei regolamentari, escono battuti allo Spectrum Center (quarta volta negli ultimi quattro anni, cose da folli) dove succede di tutto tra l’ultimo quarto e l’OT.

Il parquet utilizzato nella notte “Statement Edition”, da aggiungere il motto dell’anno degli Hornets – scritto in bianco sul lato opposto alla scritta Hornets – Let’s Fly.

Gli Hornets – nonostante siano in back to back – provano ad incanalarsi sui binari di una meritata vittoria nel primo tempo, P.J. Washington e Dennis Smith Jr. sono due uomini ombra che tengono a bada Green e Curry.

GSW non sembra in particolar forma, anche Thompson è spento mentre gli Hornets, dopo aver sonnecchiato ad Orlando, partono a mille, tutta energia e carica trascinati da un quasi sontuoso per esperienza e tocco, Gordon Hayward.

Tutta al squadra gira bene ma quando si sveglia Curry nel terzo quarto è sorpasso.

Warriors a +3 a -12 dalla fine dei regolamentari.

Hornets che partono con un parziale da 6-0 per volare sul +6 più tardi con una saetta di Oubre Jr..

Kerr copia la strategia dedicata a Shaq del fallo sistematico, la vittima designata è Plumlee che fa 2/6 dalla lunetta mentre Golden State si riporta sotto alzando le percentuali dal campo.

Clifford toglieva Plumlee ma non inseriva Richards ma McDaniels sbilanciando la squadra.

Un big shot di Poole allo scadere dei 24 portava il game sul 101 pari mentre i Warriors pescavano un +4 complici cattive scelte di tiro Hornets, in particolare di Washington e una difesa più fragile sotto le nostre plance.

Gli Hornets rimanevano attaccati alla partita con le unghie artigliando il pareggio con Smith a quota 107, lo stesso play che conteneva Curry sulla tripla finale, largamente fuori bersaglio.

Altra battaglia nell’OT con McDaniels a lanciare dalla diagonale sinistra il silura da 3 per il 114-111.

Smith sorprendeva in drive la difesa Warriors ma Curry con due FT riportava a -3 la situazione.

Gli arbitri mandavano fuori Green per il sesto fallo su P.J. Washington ma il challenge di Kerr (le ha provate tutte in serata) aveva successo (solo perché la terna in serata ha commesso diversi errori grossolani da ambo le parti e questo andava a sommarsi) tuttavia veniva assegnata una palla a due che P.J. Washington vinceva per la terza volta nel supplementare.

Washington da sotto metteva il tassello finale del +5 con i Warriors ad affidarsi al tiro avendo poco tempo a disposizione.

Green commetteva anche il sesto fallo a :22.9 per bloccare il cronometro e la partita si chiudeva dalla lunetta sul 120-113 dando un dispiacere al coach fantasma di una settimana circa Atkinson, ancora fido scudiero dell’ex Bulls.

P.J. Washington, protagonista di serata con 31 punti.

A livello statistico Charlotte ha vinto a rimbalzo 68-58, ha retto a confronto nelle percentuali al tiro finendo con il 42,2% contro il 44,0% avversario sfruttando meglio il tiro da fuori con il 32,3% limitando i Warriors ad un basso 29,5 grazie ad un attenzione in più sul perimetro.

54-48 nel pitturato e 23-19 in second chance sono frutto di un buon lavoro dei lunghi in serata, dato confortante che sovverte le recenti difficoltà mostrate.

P.J. Washington ha segnato 31 punti, Hayward 23, Oubre Jr. 18, Smith Jr. 13 flirtando la la tripla doppia (9 rimbalzi, 8 assist) mentre McDaniels è arrivato a 12 pt. condendo con 10 rimbalzi.

Dalla parte opposta Curry ha pareggiato i punti di Washington Jr. con 31, Poole ne ha infilati 24, 12 quelli di Green, 11 per Thompson.

Riassunto più dettagliato del match

Avvio totalmente differente degli Hornets che tornati all’Alveare cominciavano a ronzare subito forte; energia e precisione non mancavano il 6/6 dal campo (3 canestri di Hayward più due di P.J. Washington ed una tripla di Oubre Jr.) portavano Charlotte a doppiare i Warriors (14-7) costretti al time-out a 9:20.

Gli Hornets provavano a resistere ad un paio di canestri di Curry con altrettante repliche di P.J. Washington e a 5:41 per una stoppata di Hayward su Thompson serviva il challenge di coach Clifford per aver giustizia.

Gli Hornets continuavano ad esaltarsi chiudendo a :33.7 con un two and one di P.J. Washington per il 34-23, parziale di primo quarto.

Jerome e Poole spingevano i Warriors alla rimonta (in particolare il secondo con più di una bomba),

Clifford inseriva comunque Thor accanto a Richards notando P.J. Washington stanco e i due combinavano rimbalzi e tiri liberi, e dal 43-40 si passava a2:31 dall’intervallo al 55-43 con due canestri consecutivi di Hayward, il secondo con and one.

Un tecnico contro Oubre Jr. (in panca) puntellava il punteggio Warriors a 46 ma il parziale di 5-4 nel finale (altro extra effort da 2nd chance di P.J. Washington, Curry foul) valeva il +12 (62-50) dopo 24 minuti.

Se Curry e Poole chiudevano con 12 pt. A testa all’intervallo, le ali degli Hornets volavano a 15 per parte mentre Oubre Jr. chiudeva a 10 pt..

Importante il 34-25 a rimbalzo per non farsi surclassare, anzi, nelle 2nd chance gli Hornets chiudevano con un 17-9 e con un 28-16 nel pitturato.

Partenza lenta per ambo le squadre che in poco più di 3 minuti segnavano poco, gli Hornets 3 punti i Warriors zero tanto che a 8:56 Kerr chiamava un time-out per cercare di sbloccar la situazione con Charlotte a +15.

Si sbloccavano dalla distanza anche Thompson e Curry così a 6:53 Clifford era costretto a chiamare il time-out per bloccare l’inerzia trovandosi con un vantaggio dimezzato a 7 punti: 67-60.

I Guerrieri continuavano a spingere sino a trovare il sorpasso a 2:08 con Poole, primo vantaggio ospite dapprima pareggiato da un alley-oop di Richards e poi ritrovato con una fortunosa tripla di Moody.

80-83 a fine quarto ma gli Hornets non incassavano il colpo moralmente e con l’assenza di Curry approfittavano per piazzare un parziale da 6-0 che ribaltava le distanze.

L’affondata in transizione di Oubre Jr. dopo l’ottimo crossover ed il pari da tripla di Moody a quota 88 infiammavano il finale.

Charlotte tentava la fuga complice una bomba dalla sx sganciata da Oubre Jr. (94-88) ma Kerr costringeva i suoi al fallo automatico su Plumlee che facendo 2/6 dalla lunetta dava la possibilità ai californiani di rientrare.

Clifford era costretto a togliere il proprio centro ma non inseriva Richards, bensì McDaniels sbilanciando la squadra.

Un big shot di Poole allo scadere dei 24 portava il game sul 101 pari mentre i Warriors pescavano un +4 complici cattive scelte di tiro Hornets, in particolare di Washington e una difesa più fragile sotto le nostre plance.

Gli Hornets rimanevano attaccati alla partita con le unghie artigliando il pareggio con Smith a quota 107, lo stesso play che conteneva Curry sulla tripla finale, largamente fuori bersaglio.

Altra battaglia nell’OT con McDaniels a lanciare dalla diagonale sinistra il silura da 3 per il 114-111.

Smith sorprendeva in drive la difesa Warriors ma Curry con due FT riportava a -3 la situazione.

Gli arbitri mandavano fuori Green per il sesto fallo su P.J. Washington ma il challenge di Kerr aveva successo (solo perché la terna in serata ha commesso diversi errori grossolani) tuttavia veniva assegnata una palla a due che P.J. Washington vinceva per la terza volta nel supplementare.

Washington da sotto metteva il tassello finale del +5 con i Warriors ad affidarsi al tiro avendo poco tempo a disposizione.

Green commetteva anche il sesto fallo a :22.9 per bloccare il cronometro e la partita si chiudeva dalla lunetta sul 120-113 dando un dispiacere al coach fantasma di una settimana circa Atkinson, ancora fido scudiero dell’ex Bulls.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.