Deep Purple

Ieri gli Charlotte Hornets hanno ufficializzato per la stagione 2019/20 la nuova maglia vintage degli Hornets che sarà sfoggiata nelle seguenti cinque occasioni.

Dopo la foglia di tè e la bianca ecco arrivare come previsto (mancava questa per chiudere la trilogia ed era stata anticipata dall’ex Pete Guelli la scorsa stagione (oggi fa il Chief Commercial Officer ai New York Football Giants) il remake della stupenda divisa viola utilizzata negli anni centrali dai ’90 dagli Hornets.

Dwayne Bacon si presta a far da modello.

Una sfumatura viola intensa e profonda come l’abisso nel quale sono caduti i Charlottean fan durante l’estate, più imbarazzante di quando John Bonham salì ubriaco sul palco durante un concerto dei Deep Purple senza che questi riuscissero a fermarlo per annunciare l’uscita del loro album andando via non senza prima insultare senza motivo il chitarrista dell’epoca Tommy Bolin che fece poi una pessima fine (morte da eroina mentre a Bonham, come ricordato in un testo di Caparezza, fu proprio l’alcol a esser fatale).

Non credo che i nuovi “indossatori” possano ricalcare le orme di Curry, Rice, Johnson, Anderson, Mourning & Company ma a livello di marketing in North Carolina ci sanno fare.

Un piccolo tuffo nel passato con piccole differenze come lo sponsor tecnico e commerciale e le bande (pinstripes) più larghe, in attesa di rinverdire i fasti del passato.

Ad maiora (se possibile)!

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.