EgosistemHornets

Il gioco di parole tra ego ed eco sistema oltre agli Hornets potrebbe essere spiegato con un libro chiamato The Dice Man che avevo già toccato per una mia introduzione (narrava di uno psicologo che autodistruggeva il suo ego e sé stesso affidandosi a dei dadi) ma la realtà è che l’unico comun denominatore di queste parole è l’equilibrio, parola valida anche per il fragile ecosistema terrestre che sta trovandosi ad affrontare l’impatto antropocentrico distruttivo del lavoro dell’uomo sul pianeta.

Una squadra di basket non è molto differente e gli Hornets al momento sono una squadra che ha perso diversi equilibri, tattici ma anche gestionali con ben 5 sconfitte consecutive. Dopo un’ottima partenza c’è da capire, non tanto di chi sia la colpa anche se dei colpevoli ci saranno sempre, ma di comprendere e correggere ciò che non va perché a mio parere il team sta rendendo meno di ciò che potrebbe esprimere.

Se siete fan degli Hornets da qualche anno ormai sarete abituati purtroppo a vivere dei momenti di crisi nei quali la squadra scava una buca dalla quale non sembra più in grado di uscire.

Le radiazioni offensive delle squadre avversarie sembrano sempre trovare momenti nei quali possano colpire velocemente e con facilità.

Ai Calabroni non riesce nemmeno rintanarsi sotto la sabbia per evitare le radiazioni e viverci come hanno fatto alcune tipi di granchi del Pacifico dopo l’esperimento nucleare a Mururoa.

Dal mio punto di vista, nonostante i progressi personali di qualche singolo come il Player of the Week a Est, Miles Bridges, già a 30 punti o più 4 volte in stagione ma calato un po’ ultimamente, LaMelo Ball, fresco da tripla doppia a LAL più un Rozier che attende conferme dall’ultima buona uscita dalla città degli angeli, la squadra sta stentando e ha collezionato la quinta sconfitta consecutiva contro i giallo-viola.

Cosa non funzioni ha alcuni aspetti evidenti ed altri meno appariscenti che cercheremo di sviscerare con l’aiuto di questa grafica fatta di cifre che ho precedentemente preparato ma anche con l’analisi combinata tra me e Matteo Vezzelli per spiegare qualche dinamica di gioco reale sul parquet osservando situazioni capitate – nello specifico – a Plumlee di recente.

Innanzitutto la squadra, come sappiamo bene, cerca di attuare un gioco moderno affidandosi molto sul gioco da tre punti, in maniera troppo ossessiva direi (anche Bridges in PF e P.J. Washington prendono spesso tiri da fuori) e le percentuali, scese nelle ultime partite, hanno portato il team dal primo posto nei 3FG% al 3° che, ancora male non è, ma dovessero continuare con questa basse statistiche ottenute nelle ultime uscite, i Calabroni scenderanno presto nel gorgo dei team a centroclassifica in questa statistica.

Tra i singoli in rotazione sta pesando molto il tiro non ancora efficiente di Rozier e quello di Oubre Jr. che non stanno riuscendo a colpire con alte percentuali dagli scarichi ma, mentre Terry potrebbe tornare a riprendersi dall’infortunio alla caviglia riportando il suo tiro costruito a più alti livelli (specialmente sui catch n’shoot), Oubre Jr. pare più un giocatore da striscia in grado di realizzare diverse triple in serie con buona mano o fallire completamente la serata, sfiduciato o svogliato, sicuramente non troppo concentrato visto che palesa anche qualche FT mancato di troppo.

Probabilmente a Charlotte avrebbe fatto più comodo un giocatore specializzato come Kennard che tuttavia non ha lo stesso atletismo ed è un grado peggiore rispetto a Oubre Jr. in difesa.

Sbagliare meno possibile è l’ovvia chiave per il successo e tra i singoli non aiuta la percentuale di Ish Smith che si è abbassata troppo recentemente così come il suo minutaggio fino a rimanere a zero minuti nell’ultima uscita.

Probabilmente i problemi difensivi, un tiro da tre non consistente oltre che ricercato e un gioco a volte fai da te non sempre efficace del nativo di Charlotte, hanno fatto propendere Borrego per altre scelte ma il giocatore sembra essere andato leggermente in sfiducia dopo il brillante inizio con apice nella sfolgorante prestazione a Brooklyn.

Bridges e Ball sono i giocatori che offensivamente prendono più tiri per distacco seguiti da Hayward e Oubre Jr. ma ci sarà anche Rozier a breve tra i primi quattro, caviglia permettendo.

McDaniels, Oubre Jr. e Rozier sono i giocatori che tirano in percentuale più da fuori, i primi due spesso con catch n’shoot dagli scarichi del compagno, sebbene non prendano i loro tiri sempre in condizioni ottimali mentre Rozier è in grado ormai di crearsi anche il proprio tiro con agilità, step-back, finte o fade-away.

Altro punto debole attualmente per una squadra che ha poco margine per portare a casa le partite è che sfruttiamo male i tiri liberi: Charlotte è 26ª con Plumlee a essere il più inabile tra tutti con un 29,4% (10/34) seguito da Ish Smith con il 33,3% ma Oubre Jr. e McDaniels sono comunque sotto il 70,0%.

Fin qui abbiamo parlato di offense seguendo la tabella che evidenzia alcuni buoni fattori come l’esser secondi per punti realizzati in tutta la NBA anche in virtù di un ritmo molto alto teso a metter fuori causa le difese avversarie giocando con rapidità come dei veri calabroni.

Il pace è il sesto in tutta la NBA e grazie a questo modo di giocare da possibile transizione fissa per ottenere punti facili o tirando da tre, senza costruire spesso un complicato gioco interno sfruttando agilità, velocità e gioventù abbiamo portato a casa buoni punti.

Le note dolenti arrivano però nella percentuale da due punti dove la squadra è in difficoltà: 25ª e a rimbalzo, fattore chiave.

Sia nei totali che nei difensivi i Calabroni rimangono al 27° gradino con sole tre squadre a far peggio poiché nei singoli dei nostri lunghi ancora non si combinano sempre ottimalmente; fisicità, atletismo, cm ed esperienza.

Nessuno però fa peggio in difesa dove Charlotte incassa 118,3 punti di media risultando terribilmente fragile in ogni aspetto per idea difensiva.

Cambi sistematici sul lato forte, posizioni flottanti di qualche giocatore pronto a intercettare possibili passaggi su passaggi cambio lato e tendenza a far densità nel pitturato per dar una mano a Plumlee che è un discreto rimbalzista (con 7,9 è il migliore della squadra prima di Bridges a 7,4 giocando 27 minuti contro i 36,6 di Miles) su ma non un gran difensore portano spesso a creare molta confusione anche in occasione di aiuti.

Borrego comincia a essere in discussione da parte di alcuni fan perché non convince, il suo gioco monodimensionale è adatto a questa squadra?

Il materiale che ha in mano può essere plasmato per migliorarsi ed avere un ruolo definito per aiutare Charlotte a vincere le partite?

Personalmente credo che se il rapporto con il gruppo sia buono e sia grande l’empatia con i giocatori (almeno i principali), altrettanto alta la possibilità che la maniera di giocare del team non sia ottimale come sia scollegata sia la squadra dal punto di vista tattico e nelle rotazioni.

La resa della panchina si sta poi abbassando, sia dal punto di vista offensivo che difensivo, l’atletismo di Oubre Jr. non è ben sfruttato in difesa anche se accoppiato talvolta con Martin e i blackout offensivi sono parzialmente spiegabili con la scarsa capacità di molte riserve di creare per gli altri, ora che Smith, nonostante la propensione ad andar da solo e qualche TO di troppo ultimamente (gestibile visto che gli Hornets non sono tra i team peggiori nei TO), non sta giocando e la bench del North Carolina rimane con un AST% (la capacità di creare assist per i compagni) basso.

Considerando gli undici giocatori realmente con minutaggio, in undicesima piazza troviamo senza grandi aspettative da lui per ruolo e tecnica il centro Nick Richards con 3,6.

Oubre Jr. è decimo con 7,2, nono P.J. Washington a 9,6, ottavo Cody Martin a 10,8% e McDaniels 7° con 11,7.

Ball è primo con 35,6, Smith secondo con 26,3%, Bridges, Hayward e Plumlee mantengono percentuali simili con un 13,6%, 13,5% e 13,0%.

Prendendo ad esempio il terzo, il quarto e il quinto di Chicago a paragone poiché quasi occupano le stesse posizioni o comunque sono elementi importanti tra i titolari, troviamo: Vucevic con 18,4, DeRozan con 18,3 e Lonzo Ball con 17,9.

Chiaro che con un attacco troppo spesso fermo e perimetrale la situazione sia affidata a un egosistema del giocatore che cerca di tirare o penetrare anche senza aver preso vantaggio da un hand-off o da un blocco e qui entriamo un analisi con 4 situazioni esaminate insieme con Matteo.

Azione n° 1

Qui vediamo George – in palleggio – passare agevolmente Hayward grazie al blocco alto di Zubac e mentre viene effettuato il sistematico cambio sul pick and roll Plumlee.

Un po’ in difficoltà, arretra verso il ferro con martin in aiuto mentre George decide di prendersi un fade-away dal post alto destro sul quale Plumlee non fa male andandolo a contrastare ma mentre la palla picchia sul ferro Mason tende a spostarsi all’esterno cercando di coprire George o portarsi in attacco (fiducioso che uno dei nostri due difensori riuscirà a recuperare il rimbalzo) ma è ancora Zubac a deviar palla dove non è presente nessun Hornets così Mann può avanzare e passare la palla a Batum alzandola semplicemente.

Il back-door del francese con 4 nostri giocatori in chiusura sull’entrata del giocatore in dreadlock rende tutto semplice con una difesa pigra e scomposta sull’ex lato debole.

Azione n° 2

Qui vediamo uno degli schemi principali del playbook di Borrego.

Uno schema che l’anno scorso Borrego utilizzava con interpreti diversi.

Se durante la scorsa regular season spesso erano Zeller o Biyombo a portar blocchi lontano dalla palla per far arrivare a smarcarsi i nostri tiratori da tre punti quest’anno è Plumlee a portare i blocchi.

Nel dettaglio vediamo però che Mason parte prima che Martin possa passare il blocco andando a ribloccare alto per Rozier ma Jackson, che probabilmente ha ricevuto istruzioni dal proprio coach su come difendere in queste situazioni, passa sul blocco (non fatto tra l’altro in maniera perfetta) e mentre Plumlee va ad infognarsi in palleggio in una zona non a lui consona per poter tirare, chiude il palleggio e tenta l’hand-off per Bridges che tuttavia non riesce a guadagnar palla perché anche in questo caso il difensore passa insieme all’attaccante opponendosi al consegnato.

Ne risulta che lo scatto di Rozier per anticipare Jackson e non far scadere il cronometro lo porti a ricever palla ma sul cambio difensivo dei Clippers l’accoppiamento con il lungo Zubac non sia il migliore e il tiro, non certo ottimale, si trasformi in disperato fade-away dall’angolo e colpisca solamente il ferro, già molto per un’azione del genere.

Questo anche perché se Plumlee, discreto passatore, non trova vie di passaggio, spesso rimane inabile a poter segnare lontano da canestro.

Azione n° 3

In questa azione vediamo che Charlotte, invece di tentare il contenimento, opta per un raddoppio in show sul portatore di palla.

Lo show è abbastanza deciso ma non mantiene una buona angolazione per impedire il bel passaggio verticale per il centro dei Clippers e mentre Martin flottando cerca di riaccompagnarsi con Zubac dopo esser tornato su Jackson, l’aiuto di Miles dal lato debole è un po’ tardivo così il numero 40 in bianco, sfruttando i suoi cm, può schiacciare agevolmente su Miles ma avrebbe anche per assurdo potuto aprire per due tiratori totalmente liberi sul lato debole.

Un rischio che può starci ma ci si chiede se queste cose siano programmate poiché le collaborazioni difensive in questo caso devono essere più automatiche e veloci cercando di non lasciare mezzo attacco scoperto.

Azione n° 4

L’ultima azione non è molto convenzionale per Plumlee (anche se ultimamente sta cercando di prendersi qualche tiro in più ma in genere da molto vicino al ferro) e avrei potuto prendere come esempio un’azione contro i Lakers dove con quattro giocatori piantati sul perimetro e senza movimenti (due negli angoli e due circa a 45° gradi a coprire le diagonali) vedono Ball prender palla ed attaccare frontalmente in un duello western in uno contro uno il difensore.

Ball segnerà in appoggio, non tanto bene andrà invece a Plumlee in questa azione.

Anche qui i movimenti dei compagni con Mason sono minimi eccetto Rozier che prova a ricevere affiancandosi a lui ma dopo aver perso il tempo per il passaggio con Jackson in chiusura sul nostro numero 3, Mason decide di chiudere il palleggio e prendersi una specie di mezzo fade-away in step-back soltanto che la mano è quella granitica con la quale sbaglia la maggior parte dei liberi e dalla top of the key riesce solo a tirar fuori un tiro senza parabola che si infrange sul primo ferro.

Alla vigilia di Charlotte @ Memphis non credo che il coach James Borrego sia intenzionato a cambiar qualcosa di sostanziale se non nel minutaggio di qualcuno (tra l’altro Bouknight e Jones, principali scelte al Draft sono ancora ancorate alla panchina), quindi solo l’aiuto di squadra e un ecosistema fatto di assist e schemi, al posto di un egosistema dei singoli sempre pronti a cavar le castagne dal fuoco ma inabili ad arrivare alla W finale, possa salvare la squadra.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.