Game 1: Charlotte Hornets @ San Antonio Spurs 129-102

Nello scontro iniziale tra due squadre che in estate – per differenti motivi – hanno visto smantellare definitivamente le possibili ambizioni di alta classifica (Speroni in ricostruzione totale), all’esordio stagionale (per entrambe), escono vincenti nettamente gli Charlotte Hornets che hanno fatto un figurone ottenendo la più larga vittoria (la precedente era stata di +24) della loro storia in una opening night.

Tempi grami dalle parti della “Mission City” che, nonostante all’intervallo abbia ritrovato uno dei propri idoli come Manu Ginobili, onorato nel 50° anniversario Spurs con il ritiro della maglia appesa accanto a quelle di Parker, Duncan ed altri eroi sportivi nerargento, vedeva la propria squadra già sotto di 21 punti.

L’eloquente 68-47, ottenuto con una partenza aggressiva atta ad utilizzare il contropiede era unita a buone percentuali dal campo per Charlotte (che non ha forzato alla ricerca ossessiva del tiro da tre ma ha cercato la profondità e i tiri con spazio), complice una difesa rarefatta, di poca sostanza degli Spurs, tanto che Nick Richards ha troneggiato sotto le plance ottenendo 8 rimbalzi offensivi e finendo con il career-high a 19 punti.

Ottimo esordio condito dal gioco di squadra per un team in cerca di fiducia dopo la perdita momentanea di LaMelo Ball.

Siamo in cerca di test più probanti ma qualche buona cosa per l’annata si è vista, anche la panchina che ha latitato, esitato un attimo al proprio ingresso, si è ripresa bene facendo la propria parte come Dennis Smith Jr. che nel terzo quarto ha respinto gli Spurs (ad approfittare di un caldo Johnson dall’arco) con un paio di ottimi canestri ed una stoppata netta.

Bene praticamente tutta la squadra con l’esperienza di Hayward che lo ha portato a 20 punti e un P.J. Washington che con un ¾ da oltre l’arco ha chiuso a 17 pt., Oubre Jr. con 13 pt. ed un plus/minus di +36, Plumlee a 12 pt. e l’arrembante Rozier con 6 rimbalzi, 6 assist e un 10/19 dal campo (due ottimi banker ed un’entrata spin notevole che ha fatto cadere a terra il difensore, sorpreso) che gli regala la piazza di top scorer a 24 punti completando la doppia cifra di tutto il quintetto.

Solo un paio le note dolenti; un appannato Bouknight che ha terminato a 0/5 dal campo (bello però il suo assist da metà campo per l’alley-oop di Plumlee) e Cody Martin che ha dovuto arrendersi dopo 56 secondi per uno scontro banale di gioco, il quadricipite sinistro dolorante l’ha abbandonato e ha dovuto prendere subito la via degli spogliatoi rendendo chiaro a tutti non sarebbe più tornato in serata.

Qui sotto, a completare il pezzo, le pagelle dei migliori/peggiori e gli highlight:

https://www.youtube.com/watch?v=Z-WfryM-8Nk&ab_channel=NBAGAMEHIGHLIGHTS
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.