Game 1: Charlotte Hornets Vs Indiana Pacers 123-122

Intro

Due angeli che vedono in bianco e nero, esistono prima che la specie umana avesse origine, possono leggere i pensieri degli esseri umani ma non possono aiutarli fisicamente essendo incorporei.

Damiel e Cassiel sono due angeli che cercano con il loro impalpabile tocco cerca di aiutare la gente in difficoltà facendosi “sentire” ma non sempre vi riescono.

La loro esistenza pare garantita, è una condizione immortale ma i due (altri come loro) vedono tutto in bianco e nero scorrere giorno dopo giorno senza essere protagonisti attivi della vita benché possano accedere a ogni riflessione delle persone.

Uno dei due però segue e si innamora di una trapezista, così scopre di potersi incarnare in un uomo perdendo la propria immortalità (una corazza nel film).

La scelta è dettata dal desiderio a cui segue la scoperta dei colori, del gusto, di tutte le sensazioni umane che inizialmente sono vissute come scoperta ed entusiasticamente ma quando Damiel va a cercare la ragazza che ama nel circo appena smantellato (il film è ambientato a Berlino) non la trova e in lui appare un senso umano di vuoto, di “mancanza” come dice lui.

Il regista Wim Wenders ci porta in quei vuoti nei quali l’assenza di senso la fa da padrona ma il film (che ispirerà poi un famoso film americano) è un messaggio di speranza vista la fine del film (Il Cielo Sopra Berlino).

Non so se a Charlotte vogliano darci un lieto fine quest’anno colmando una mancanza magari meno importante (dipende dai punti di vista) ma che, rimanendo nel contesto, è obiettivo minimo e fulcro vitale di ogni fan, ovvero avere la soddisfazione d’avere una stagione vincente con l’accesso ai PO che a Charlotte mancano da troppo tempo, da troppo tempo come gli angeli descritti, gli Hornets fanno da spettatori alla post season.

Iniziare bene sarebbe importante e a circa tre ore e mezza dall’inizio della partita (ovviamente è il momento nel quale sto scrivendo questa intro), spero che quello che sarà il mio ultimo anno da “gestore folle” e così assiduo di questa pagina per fare da tramite (ormai da quando sono partito più di 12 anni fa con i New Orleans Hornets si trova tutto in rete) tra i fan, i simpatizzanti e gli interessati Hornets che parlano italiano e le vicende del team, sia qualcosa in old style Hornets metà anni ’90.

Andamento della partita

Parte bene la nuova avventura degli Hornets che vincono al cardiopalma una partita dai tre volti.

I Pacers schieravano inizialmente: Brogdon, Duarte, Justin Holiday, Sabonis e Turner mentre gli Hornets rispondevano con: Ball, Oubre jr. (assente Rozier), Hayward, Bridges e Plumlee.

Il primo quarto vedeva partire meglio gli ospiti che segnavano 6 punti con Sabonis anche se il primo canestro gli era annullato per un fallo prima del tiro da parte di Plumlee ma il lungo dei Pacers finirà con 14 punti il primo quarto frutto del 6/6 al tiro facendo intendere che gli Hornets anche quest’anno avrebbero avuto grossi problemi difensivi nel mezzo.

Anche il rookie Duarte che fisserà sul 27-38 il punteggio con un buzzer beater a fine frazione, riuscirà a mettere insieme 11 punti solo nel 1° periodo.

Nel mezzo l’inseguimento degli Hornets che segnavano il primo canestro con Ball a 9:51 (3 punti) in una partita dall’inizio veloce che vedeva pareggiare Charlotte a 8:38 con una steal & dunk di Ball (8-8) ma un parziale di 0-7 ritrascinava la squadra di Carlisle avanti.

Il secondo quarto si apriva con un pasticcio dalla rimessa di fondo che consegnava palla ai Pacers ma anche con due bombe consecutive di Ball che davano speranza di un comeback (33-38 a 10:17).

I Pacers però, squadra meno scintillante ma esperta, replicavano portando fuori Sabonis (e non solo) a colpire da tre punti così, lentamente, con il subentrare della panchina, la squadra gialloblu si allontanava anche grazie a una tripla clamorosa di Duarte dalla sinistra (40-55).

Ish Smith continuava a essere uno dei più positivi, oltre a segnare punti, forniva anche l’assist per la dunk di Cody Martin ma a fine primo tempo il 10/23 di Indiana da tre punti unito al 15/17 dalla lunetta faceva la differenza (6/17 da 3 e 5/10 ai FT per Charlotte) nelle statistiche oltre a una costruzione più facile per Indiana nel gioco grazie alla polifunzionalità di Sabonis e Turner nel gioco dentro/fuori.

Un 59-75 che solo un deciso cambio di rotta avrebbe potuto modificare nella seconda parte del match.

Senza voler scomodare Oscar Wilde, il triste De Profundis pareva essere servito agli Hornets quando dopo due azioni i Calabroni portavano a casa uno 0/5 al tiro contro il 2/2 di Indiana con Brogdon a mandare sul -20 Charlotte.

Dopo la flanella a Charlotte – però – cominciavano a entrare i tiri da tre punti mentre Ball rianimava con canestri, rimbalzi e assist la squadra che si presentava sull’82-88 quando Plumlee rollava dinamicamente su un arcobaleno tracciato da Ball che congiungeva il centro con il canestro esplodendo in un alley-oop multicolore.

A 3:08, dopo un paio di tentativi a vuoto, Oubre jr. con una tripla, portava i Calabroni per la prima volta avanti in serata (85-84), vantaggio che si dilatava sino al 92-88 a fine quarto.

Una tripla di Hayward, un gancetto di Plumlee e un tiro da playground di Ish Smith (peccato per il FT mancato) portavano la squadra della Queen City sul +10 (106-96) prima che Sabonis a 6:46 riducesse lo scarto a mezzo tripla.

Non un episodio perché i Pacers trovavano la forza di rimontare fino a riprendere il comando a 4:32 con una bomba di Brogdon (109-110).

Diventava quindi la solita partita pirotecnica da Hornets nel finale con sorpassi e controsorpassi, gialli e finale sino all’ultimo secondo tiratissimo fino a quando un P.J. Washington anonimo non catturava un rimbalzo sul 121-122, convertiva due tiri liberi a :04.6 per poi difendere (Borrego sceglieva lui al posto di Plumlee) molto bene sul giro e tiro di Sabonis (secondo ferro) sulla linea di fondo) lasciando la W agli Hornets per 123-122.

Un’entrata di LaMelo Ball in serata.

Analisi

Una squadra a due facce quella degli Hornets che nel primo tempo è parsa parente di quella che ha incassato 68 punti dai Mavs in preseason.

Finita agli albori di terzo quarto sul -20 (ma anche -23), Charlotte ha rimontato grazie a tre fattori: il tiro da tre punti che ha cominciato a entrare piuttosto frequentemente, il contenimento difensivo (era mancato nel primo tempo) e il ritmo (Ish Smith l’incarnazione di questo aspetto) grazie a un Ball magistrale che tra assist e canestri ha guidato alla rimonta la squadra.

Accumulato un +10, con l’uscita di Smith e la contemporanea momentanea assenza di Hayward, i Pacers, squadra che ha avuto un blackout totale nel terzo periodo, ma comunque molto più completa della nostra in vari aspetti potendo giocare sia dentro che fuori grazie ai due lunghi titolari, nonostante qualche assenza (vedi LeVert mentre per Charlotte è rimasto out Rozier per l’infortunio alla caviglia sinistra) sono tornati a minacciare di vincere la partita in un finale fatto di sorpassi e controsorpassi dove un po’ di fortuna (vedi tabellata da tre di Hayward) è arrivata dalle parti della North Carolina.

Dopo essere stata sotto nei rimbalzi e negli assist nel primo tempo, i calabroni hanno dominato a rimbalzo pareggiando anche nella casella assist.

Importanti anche i TO di differenza.

Nelle fila dei Pacers un trio a guidare tutti: Sabonis ha chiuso con 33 punti, Brogdon con 28 e il sorprendente rookie Duarte, buona mano da fuori, ha messo altri 27 punti.

LaMelo Ball: 8

31 punti, 9 rimbalzi, 7 assist, 2 steal. Con la presenza del padre e della ciurma Ball (LiAngelo compreso) al cospetto, parte discretamente (anche se sulla prima azione viene stoppato ma non manca certo l’intraprendenza al ragazzo) risultando uno dei più positivi tra le fila di Charlotte nel primo tempo. Espande il suo dominio sul match nel secondo tempo quando diventa trascinatore di una squadra che gioca in velocità sulle transizioni e sulle triple (7/9 da tre per lui tonight). Un assist al bacio per l’alley-oop di Plumlee e voglia di gettarsi su tutti i palloni e non arrendersi anche sul -20.

Kelly Oubre Jr.: 5,5

14 pt., 3 rimbalzi. Mi dispiace partire con un voto scarso a un ragazzo che mi è comunque simpatico ma la sua partita difensivamente è un po’ larga. Gioca distante dall’uomo e concede un po’ troppo in chiusura anche al rookie Duarte. Gioca da SG in mancanza di Rozier e se non gli entra il tiro diventa un problema. 5/17 con un 2/9 da lontano anche se realizza la tripla del primo vantaggio in partita (85-84) e mette dentro una bella dunk. Non è il suo ruolo primario ma me lo aspetto più consistente per le prossime sfide.

Gordon Hayward: 7,5

Inizio in sordina. Ciuffo non croccante come il solito e qualche tiro che per uno come lui è incredibile non entri, compresi i liberi. Finisce salendo vertiginosamente di tono con canestri importanti, fortunosi o di bravura (un gran fade-away frontale nel finale), creando azioni per… volontariamente e involontariamente anche quando non segna come sull’ultimo attacco quando s’incunea benissimo ma manca il tocco vincente, tuttavia la palla diventa in qualche maniera nel cuore del pitturato una possibilità per P.J.. 27 punti, 5 rimbalzi, 3 assist.

Miles Bridges: 6,5

Altro giocatore che parte male ma si riprende un po’ nella ripresa. 13 punti, 8 rimbalzi, 4 assist, 3 steal. Mani veloci, impostazione che tutta la squadra cerca di mettere in pratica. Una bella steal con salvataggio e passaggio in verticale per canestro facile di ball e un canestro importantissimo nel finale in allungo con un sottomano a evitare i granatieri gialloblu. Nel finale gli arbitri gli assegnano un fallo (istintivo) su un rimbalzo offensivo (probabilmente se c’è è uno sfioramento) che rischia di esser fatale.

Mason Plumlee: 6

Brutta partenza che fa vedere i sorci verdi ai fan degli Hornets. Troppo morbido, concede a Sabonis praticamente tutto nonostante due onesti falli spesi. Nel secondo quarto riesce a stopparlo ma è un fuoco di paglia nel primo tempo. Ottima dunk in corsa a rimorchio di Ball ma i fan rumoreggiano quando dalla lunetta tira fuori un pessimo air-ball (0/3 nel 1° tempo). Nel secondo tempo gioca meglio, è più attivo e anche se non è un fulmine di guerra a livello di rapidità offensiva, arriva un alley-oop mentre chiude a 8 punti, 10 rimbalzi (più consono nel secondo tempo) e 5 assist anche se Borrego fa chiudere a P.J. La partita al suo posto pensando che il numero 25 avesse miglior attitudine difensiva sulla PF avversaria.

Cody Martin: 6,5

23:38, 4/5 al tiro, 10 punti, concretissimo in attacco. Bene anche in difesa. 6 rimbalzi, 1 stoppata e 1 rubata. Peccato per il blocking foul su Brogdon (di poco) ma esordio positivo.

Jalen McDaniels: 5,5

1 punto e 1 steal in 10:54. Sicuro che scavando in panchina, caro Borrego, non ci sia nulla di meglio? ½ ai liberi e 0/1 al tiro, il classico tentativo da tre dall’angolo a vuoto.

Ish Smith: 7,5

14 punti (7/14), 5 assist, 1 stoppata, 1 rubata. Una stoppatona netta su McConnell nel primo tempo poi canestri per tenere in partita Charlotte e farla allungare come quello da playground per il +10. Peccato manchi gli aggiuntivi ma da ritmo e punti a una squadra che ne ha disperatamente bisogno anche perché Borrego sceglie di non affiancargli Bouknight. Veloce nonostante l’età, lo sapevamo, la sorpresa è la difesa che a tratti irretisce anche Sabonis. Con un pubblico che finalmente è tornato veramente a farsi sentire e lui natio di Charlotte ecco un paio di motivi in più per dare il massimo.

P.J. Washington: 6,5

Da 5,5 prima dei 5 secondi finali con un 1/7 al tiro in 19:27. 5 punti, 5 rimbalzi, 3 assist. Guadagna mezzo punto per i de liberi vincenti e altro mezzo per la difesa finale su Sabonis che anch’esso in precedenza aveva fatto fatica a contenere.

Coach Borrego: 6,5

Mezzo punto in più per la scelta finale di P.J. Il gioco non è trascendentale, subiamo molto in difesa sugli scarichi (ancora da oliare) ma sopperiamo in attacco andando a fiammate come previsto. Non potrà andare sempre bene ma la squadra mentalmente c’è nonostante fosse precipitata anche sul divario massimo di -23.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.