Game 13: Charlotte Hornets @ Memphis Grizzlies 118-108

Intro

Dopo le trasferte losangeline Charlotte si sposta a Est nella patria di Elvis.

I Grizzlies di Ja Morant stanno roccheggiando mentre i fluttuanti Calabroni, per come si presentano oggi, potremmo dire che si rispecchiano oniricamente nel film: “I Racconti della Luna Pallida d’Agosto.

Il film di Kenji Mizoguchi fonde abilmente due vecchi racconti giapponesi del 1700 intrecciandoli fino a dargli una trama dove lo spettatore vive nell’incertezza seguendo le due coppie protagoniste del film.

In un Giappone ancora popolato da samurai e guerre intestine, l’incertezza regna sovrana nei villaggi assaltati da bande di briganti rivali.

I uno di questi – nella regione di Omi – troviamo Tobei, un aspirante samurai che non ne ha le caratteristiche mentre Genjuro spera di diventare ricco e migliorare la condizione della sua famiglia.

Entrambi, cercando fortuna abbandonano in maniera differente le mogli ai propri destini, in particolare, dopo un periglioso viaggio sul lago Biwa nel quale si separa dalla moglie e dal figlioletto perché un marinaio morente lo avvisa del percolo di pirati, Genjuro, raggiunto un mercato a Takashima dove cerca di replicare la buona vendita ottenuta precedentemente con le sue ceramiche viene raggiunto da una commissione faraonica.

Dovrà però esso stesso recarsi di persona in un castello dove una principessa dallo strano fascino irresistibile, ammalia e seduce con complimenti (dapprima) l’artigiano che tornerà numerose volte a visitare il castello.

Succede così che Genjuro perda di vista il benessere della famiglia e perda la testa per colei che si rivela essere in realtà un fantasma che in vita non ha avuto amore e cerca di ottenerne dall’artigiano.

Il protagonista si troverà quindi intrappolato in una visione surreale e pericolosa dalla quale si salverà solo grazie all’aiuto di una provvidenziale figura che aiuterà l’artigiano.

Al suo risveglio il magnifico castello scomparirà lasciando solo rovine e una spada proveniente dal clan della principessa che Genjuro scopre alla fine essere stato sconfitto e per questo non resta soltanto che una fantasmatica impalcatura della struttura del castello.

Genjuro torna quindi a casa e viene accolto dalla moglie e dal figlio ma anche questa si rivela essere stata soltanto un’instabile visione.

In realtà la moglie è stata uccisa nel pericoloso viaggio di ritorno.

Il film è ricco di significati dal quale possiamo estrarre la precarietà e l’illusione del reale, tutto ciò che è precario e mutabile, esattamente come la situazione attuale di Charlotte alle prese con un futuro incerto poiché l’ignoto ha mille variabili.

Sostanzialmente si dipinge di chimere qualsiasi progetto, specialmente l’inseguimento forzato alla gloria (nella storia parallela di Tobei che aspira a essere samurai e non ho trattato è esattamente così) e alla ricchezza.

La quintupla trasferta degli Hornets sta quindi per chiudersi e vivendo la giornata i ragazzi di Borrego cercheranno di portare a casa i primi punti percentuale dopo trasferte deludenti prima di rientrare per un poker di gare casalinghe.

Andamento della partita

I quintetti iniziali.

Saltando si può ascender verso il cielo per un istante.

Lo sapeva bene Morant che dopo lo 0-2 di Bane, la risposta di Hayward da tre punti e il canestro di Jackson dal pitturato cominciava a segnare con regolarità, specialmente in floater.

Nonostante le triple di Ball (con finta per il 6-6), Bridges (step back 3 diag. Dx per il 9-13), Rozier (finta e ricollocamento sulla diag. dx) e l’infilata di Hayward, Morant giungeva a 13 punti con una bomba e dei floater in area che Plumlee rimaneva a guardare come fosse uno spettatore.

Borrego andava tardivamente in time-out sul 14-20 ma gli Hornets con i canestri di Plumlee, Martin (entrato per dare più difesa) e Hayward con appoggio in entrata rallentato da two and one, pareggiavano a 5:45 a quota 21.

Il cambio del centro con Richards non sortiva grandi effetti, infatti, dopo poco anche il giamaicano andava in difficoltà, ringraziando l’opposto neozelandese in serata no dalla linea ma i locali avanzavano dal 25 pari al 25-29 con K. Anderson e il canestro di Morant in transizione replicato in schiacciata per il 27-33.

Charlotte chiudeva il quarto con un parziale di 7-2 grazia all’alley-oop 3 vs 1 di Cody Martin (alzata di Ball), all’appoggio di Oubre Jr. che fintando sparava il dardo avvelenato a :01.5 dalla sirena per il 34-36.

A inizio secondo quarto Oubre Jr. scoccava una seconda freccia da oltre l’arco portando sopra gli Hornets che scappavano dopo la stoppata di McDaniels su Clarke e il two and one sull’altro fronte dello stesso numero 6 (fallo di Bane) replicato con un due più uno da Rozier in caduta per il 43-36.

Gioco a due tra Bridges e Plumlee che da sotto alzava sopra il ferro la timida dunk del +9 e Oubre Jr. con il terzo and one di quarto a 7:03 estendeva la fuga sul +12 (48-36) approfittando dell’assenza di Morant e dello 0/11 di quarto degli avversari che trovavano tuttavia 4 punti consecutivi con Anderson e Brooks rompendo il digiuno.

Un deep 3 di Ball, una palla intercettata dal nostro play con apertura a sx per Martin che calava la tripla in transizione davano agli Hornets un +14 a 3:56 ma dal 56-42 si arrivava a fine quarto conservando soltanto 8 punti(60-52) dopo un up & under con and one di Morant e la schiacciata di Brooks in solitaria a :01.7.

Morant guidava i suoi con 22 punti, Adams nei rimbalzi con 9 ma il 4/24 da tre punti (16,7) e il 19-13 negli assist pro Hornets erano fattori chiave del +8 viola nonostante il 28-34 a rimbalzo.

47,9% vs 41,8% totale nonostante in area i Calabroni siano stati a guardare troppo spesso alcuni mid range.

Si ripartiva con un nulla di fatto sino a 11:23 quando Morant in entrata, dopo esser stato servito da un rimbalzo offensivo si lanciava a canestro ma Ball si opponeva commettendo fallo.

Flagrant 1 comminato al numero 2 e possesso successivo sfruttato come i FT da Ja che dimezzava lo svantaggio sino al -4.

Rozier replicava alzando l’entrata a ricciolo sopra Adams ma un rimbalzo offensivo del kiwi e una palla persa rifinita da Jackson lasciavano agli Hornets un sottile margine di soli due punti a 9:07.

Veloce come lo scioglimento dei ghiacciai la rimonta, i Calabroni dovevano abbassare i gradi della temperatura grizzleiana ma come in una improba sfida ecco l’inarrestabile ascesa avversaria complici i TO di Charlotte uniti al terribile 1/12 di quarto dal campo.

Martin, Oubre Jr. e Richards non davano immediatamente frutti ma l’ex Warriors, dopo aver osservato l’entrata di Morant per il 62-70 trovava due saette da fuori in a row a 5:01 e a 3:44 con nel mezzo un’entrata aggressiva chiusa in schiacciata da Ball.

70-72 e mentre Oubre Jr. continuava a rimaner hot a 3.12 con l’ennesima tripla (73-74) i Calabroni sorpassavano con due punti di Bridges da sotto condite da due ottime difese di Martin che producevano il mantenuto divario anche per merito di Oubre Jr. che a 4 decimi trovava l’atletico appoggio per l’81-78.

Buona partenza di Charlotte nell’ultimo quarto con Rozier che riprendeva e segnava dopo esser stato stoppato, con l’alley-oop in transizione di Miles iper-atletico e con Oubre Jr. che dopo esser stato respinto da Adams riprendeva segnando l’87-78.

Miles partecipava con due FT nuovamente dopo aver subito fallo sul secondo tentativo volante ma una mini-run di Melton con 5 punti riportava in scia i plantigradi (89-85).

Dopo un tecnico a Borrego il divario tornava a un possesso ma un tap-in di un attivo Oubre jr. che chiudeva un’azione selvaggia ci restituiva il +5, divario che aumentava con la tripla di McDaniels (3 dall’angolo dx su lungo linea di Plumlee) e con 3 FT di Kelly a 5:21 per il 100-90.

Nel finale, nonostante quella che sembra essere ormai la classica uscita di Plumlee per falli (2:16 su Morant), gli Hornets non soffrivano perché Oubre Jr. sparava in faccia a K. Anderson la tripla del K.O. (109-98) ripetendosi a 1:05 conquistando il record di punti per un giocatore partito in panchina dagli Hornets.

I 37 punti finali servivano al +10 a fine match: 118-108 un po’ a sorpresa.

Kelly Oubre Jr., eroe di serata con 37 punti. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

Analisi

Gli Hornets escono vincitori da Memphis grazie a un gioco di squadra (32-27 negli assist) e a una prestazione straordinaria di Oubre Jr. che uscito dalla panchina ha rifilato 37 punti agli avversari.

Nonostante il 14-21 nei fast break (Morant soprattutto) e il 14-26 nelle 2nd chance (55-64 a rimbalzo con 9-19 in quelli offensivi), la squadra di Borrego passa a sorpresa a Memphis con un 41,7% da tre punti al tiro contro il 23,7% avversario che ha influenzato la FG% totale leggermente a vantaggio di Charlotte, la quale ha spesso difeso in maniera pulita e per questo i numerosi FT in più degli avversari (21/24 contro un 9/15), ben sfruttati, sono stati altra parte determinante nella W.

Non sono bastati i 32 punti di Morant, i 20 del rientrante Brooks o i 19 di Jaren Jackson Jr..

L’1/10 di Bane (2 pt. Finali), l’1/6 di Clarke (2 pt.) e la serata meno brillante del solito di Anderson (12 pt.) sono stati fattori parzialmente determinanti per la vittoria degli Hornets che hanno contenuto a 108 punti la squadra del Tennessee.

Non bastano nemmeno a coach Jenkins i 9 pt. e 13 rimbalzi di Adams (50-70 nel pitturato) poiché Charlotte, ritrovando una coralità di gioco, scappa a fine terzo quarto, amplia il vantaggio e riesce a mantenerlo grazie al tiro ritrovato.

LaMelo Ball: 6

Tre punti nel primo quarto, nove nel secondo aumentando negli assist con 5 comincia a dar fastidio a Morant (Ja gli ha dato fastidio in difesa) dopo un inizio tutto a favore dell’avversario. Chiude non segnando molto nel secondo tempo (4 pt. con un importante canestro dal pitturato sul giro palla dei compagni) ma aumenta gli assist a 8 e guadagna 9 rimbalzi. 3 PF, 4 TO e un -7 in plus/minus oltre un fallo su Morant che gli costa un flagrant 1 e riavvia una rimonta locale la prestazione nel complesso però è sufficiente.

Terry Rozier: 6

Il tiratore degli Hornets chiude con 11 punti ma solamente con un 4/14 dal campo. 3 rimbalzi, 5 assist, 2 rubate e 1 stoppata fanno sì che i numeri dicano che Terry si è impegnato a tutto campo senza commetter falli ma colleziona anche 2 TO. Partita sufficiente in sostanza cercando più l’entrata (ottimo two and one in caduta nel primo tempo) che il tiro da tre punti (1/3) e buono l’assist per il volo di Miles anche se leggermente arretrato che tuttavia esalta il numero zero.

Gordon Hayward: 6,5

25 pt., 5 rimbalzi, 5 assist in 37:59. Gioca molto per ricreare equilibri anche con la panchina. La sua lentezza lo porta a perder qualche pallone di troppo (5) ma se al tiro va così così (6/15) con un paio di errori in serie (una è stata una stoppata subita) dopo aver preso un rimbalzo offensivo, il tiro d’anca girandosi dopo il time-out di Borrego voluto perché si avevano pochi secondi al tiro, lo manda in lunetta dove risulta perfetto. 11/11importante. In difesa a volte lo passano facilmente sui blocchi ma in serata è importante anche perché torna a smazzare assist.

Miles Bridges: 6

La serata di Miles non è molto prolifica. 10 pt. Con un 3/11 anche se alle cronache passerà l’alley-oop tremendo in transizione stimolato da Rozier. Due punti in appoggio semplice per il sorpasso nel secondo tempo (77-76) e poi 9 rimbalzi, 6 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Da fastidio anche se non è un mini-Rodman merita tra il 6 e il 6,5 ma avrebbe dovuto mettere qualche tiro in più.

Eric Collins esalta Miles.

Mason Plumlee: 6

Guarda troppo spesso Morant o il tiratore in area opponendo solo verticalità. Fin troppo onesto e facile da passare in floater però segna 6 punti nonostante un errore da sotto marchiano e distribuisce 3 assist nei primi 24 minuti. Nonostante ciò ha problemi di falli (più efficace nel secondo tempo in difesa) per un arbitraggio che tutela un po’ Morant e finisce ancora fuori (una costante) per falli nel finale. 6 pt., 4 rimbalzi, 5 assist e 1 steal (palla passatagli gentilmente) completano l’opera evidenziando finalmente la sua buona visione e propensione nel passaggio (ottimo lungo linea per la tripla di Jalen) ma i pochi rimbalzi, sovrastato da Adams & Company gli abbassano il voto di mezzo punto.

Kelly Oubre Jr.: 9,5

Partenza poco solida difensivamente parlando. Latente nel close-out, ingrana però in attacco e con due bombe ci restituisce il vantaggio chiudendo a 11 pt. (secondo miglior scorer di squadra) il primo tempo riuscendo a irretire anche Anderson quando gli tocca. Esplode nel secondo tempo quando le sue azioni diventano spesso irresistibili e da oltre l’arco colpisce come un cecchino arciere baciando i fan sparsi per l’arena. Il Rodolfo Valentino degli Hornets chiude con 37 punti (record per un giocatore in panchina all-time di Charlotte) con 13/17 al tiro (7/9 3 FG) più 5 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate e una difesa che migliora nel secondo tempo. In fiducia fa anche 4/4 ai liberi e ha un +20 in +/-. La tripla su Anderson nel finale in 1 vs 1 è il colpo del K.O. Dopo aver fatto da cavallina a un compagno esaltato mentre stava venendo intervistato a bordo campo dalla Shahammadi, regala le scarpe a una bambina a bordo campo.

Cody Martin: 7

7 pt. (3/8), 4 rimbalzi, 1 assist, 2 steal, +7 in plus/minus. Cambia la partita con la difesa. Un paio di fiammate rapide in contenimento e transizione (un paio di rubate oltre a una buona tripla nel primo tempo) alla quale non fa seguito altro da fuori (¼) ma i 20:24 nei quali rimane sul parquet sono importanti per abbassare la temperatura offensiva avversaria partita altissima.

Jalen McDaniels: 6,5

Torna redivivo McDaniels al quale si affida Borrego per cambiar qualcosa. 6 pt., 6 rimbalzi, 1 assist, 1 steal e 1stoppata. In 21.44 accumula un +15, buona spalla per il team in difesa dove riesce a ostacolare le entrate avversarie e in attacco con apice sulla tripla scaricata dal corner destro su assist lungo linea di Plumlee nel secondo tempo.

Nick Richards: 5,5

4 pt., 4 rimbalzi, 2 stoppate. Ci mette fisico e voglia ma rimane acerbo. Abbocca a una finta di Anderson andandogli incontro (½ ai liberi poi del n° 1 avversario), indice delle difficoltà difensive amplificate dalla terna, giacché non essendo un nome di grido non gli viene perdonato il minimo contatto. Ricorre a qualche fallo di troppo rispetto alla squadra ma questo non lo disdegno quando serve e tuttavia nei 10:05 in campo soffre un po’ a rimbalzo. Due buone stoppate anche se dopo una non riesce a opporsi al proseguo dell’azione offensiva avversaria.

Coach James Borrego: 6,5

Cambia qualcosa nelle rotazioni anche se Ish non gioca. Trova una serata magica del sesto uomo Oubre Jr. e lo lascia fare. Viene ripagato. Finalmente una difesa più attenta e non una serata assurda da fuori degli avversari gli consentono di rompere la striscia negativa nonostante a tratti gli Hornets si perdano tra TO e giocate non irresistibili. Ritarda il primo time-out ma è bravo su quello che manda Hayward in lunetta nel secondo tempo.

Versione 1 (estero).
Versione 2.
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.