Game 15: Charlotte Hornets Vs Golden State Warriors 106-102

Intro

Per Steph Curry “tornare” a casa non sarà così impossibile e traumatico come nel caso di Fariborz Kamkari, regista curdo-iraniano che una vera e propria patria definita e in pace non ce l’ha e con un alter-ego lo racconti anche nel film.

Ci sono tantissime vite molto differenti tra loro che si intrecciano su questo pianeta e sullo sfondo di una romantica e anticamente potente Venezia, il regista dipinge la sua trama che vede Zara, ex moglie di un credente musulmano insolvente far pignorare il luogo di culto muslim della città per aprire un parrucchiere unisex e pagare i debiti dell’ex coppia.

Questo fatto non sarà preso molto bene dalla piccolissima comunità della mezza luna di San Marco che – dopo aver tentato di convincer la donna a lasciare il locale – escogiterà diversi espedienti per toglierla di mezzo e riappropriarsi della struttura, ivi compreso, contattare un inesperto e imberbe Iman afghano che da estremista dogmatico poco a poco si convertirà alla comprensione e al rispetto.

Tra i numerosi film visti in estate ed autunno, Pitza e Datteri, nonostante le recensioni negative di molti (addetti ai lavori o semplici scribacchini), mi è piaciuto perché narra una favola di speranza disattesa dal sistema odierno e sottolinea lo smarrimento delle identità, in questo caso di Vendramin (un grande Giuseppe Battiston in chiave drammatica e comica), un uomo costretto a sfuggire all’ispettore giudiziario da una vita, lasciato in balia dei debiti dal padre (fuggito in Sudamerica) e convertitosi all’Islam benché non sia l’ultimo colpo di scena nel film.

Il ritmo comico non è sgargiante ed è lento ma personalmente lo trovo adeguato per aprire riflessioni sulla condizione umana e sulle trasformazioni che le interazioni tra persone differenti possono avere.

Sul parquet degli Hornets il contatto tra Steph Curry e i nostri ragazzi commentati da Dell Curry potrà produrre scintille, una squadra e dei fan soddisfatti, altri meno ma alla fine – anche della partita più accesa – tornerà il rispetto e le due squadre proseguiranno la loro lunga strada verso i rispettivi obiettivi.

Andamento della partita

Gli starting five.

Sulla prima palla conquistata i Warriors mettevano in mostra il loro gioco di passaggi arrivando con Poole, incubo dell’andata, a realizzare i primi tre punti del match.

Looney in tap-in estendeva il vantaggio ma Ball in entrata si faceva notare per un doppio tocco volante e un ricollocamento nell’angolo destro sul proseguo dell’azione e tripla del 3-5.

Wiggins mancava due FT in transizione (schianto su Plumlee non fermo) ma un TO degli Hornets favoriva ancora l’ala che in solitaria recuperava i due punti mancati.

Gli Hornets recuperavano sullo stesso attacco due rimbalzi offensivi (Bridges e Plumlee) infilando al terzo tentativo con balla la tripla del 6-7.

L’arcobaleno di Poole dalla baseline sx, arresto e spin con fade-away dal cuore dell’area erano due ottime azioni con tiro tecnicamente ben eseguito così come il gancio di Plumlee dal post basso destro che issava gli Hornets sul +1.

Il primo vantaggio di serata durava poco, scavalcati da due FT di Curry a 7:49 e colpiti da una 2nd chance di Wiggins (3 pt.), i Calabroni andavano sotto di 4 punti ma a 6:45 Charlotte si rifaceva sotto al minimo scarto con un deep 3 di Ball (15-16).

L’elastico si ripresentava dopo una tripla di Poole (17-21),ma gli Hornets, nonostante entrasse in campo il mastino Payton II, approfittavano dello sganciamento di Ball sull’arco per trovare la tripla del nuovo vantaggio (22-21).

Dopo il tecnico (3 sec. Vs McDaniels) e relativo pareggio di Poole (Curry out), la tripla aperta di Oubre Jr. consentiva a Charlotte di prendere un vantaggio, esteso da un perfetto taglio con alzata dal centro dell’area di Oubre Jr. sul muro di Payton (28-23).

Martin segnava di forza su Curry trovando un inaspettato +7 ma 4 punti consecutivi dei californiani riportavano a una situazione più “normale” il risultato (30-27).

Miles Bridges in serata. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

Nel secondo quarto il rookie Kuminga sfruttava qualche transizione per portare punti rapidi all’acqua del mulino gialloblu: a 10:01 Borrego era costretto a ricorrere al time-out e a rincorrere: 32-33.

Kuminga ne realizzava altri due mentre LaMelo aveva un momento di difficoltà con un air-ball da tre e non ricevendo aiuto dal lato debole si lasciava sorprendere dall’entrata di Wiggins.

A dar manforte agli Hornets ci pensava Hayward che con due dardi scoccati dall’angolo destro tirava su 6 punti portando avanti Charlotte (41-39) prima che Ball cominciasse a ritrovarsi (perfetto floater) e Martin con uno spin passasse due difensori alle calcagna per trovar l’appoggio del 45-39.

Entrata con bump di Bridges su Wiggins per il floater dal paint, tripla di Wiggins su Martin, tripla di risposta di Cody per il 50-44 e poi Green e la prima bomba di serata di Curry (perfetto schermo di Green che vanificava l’allungo in anticipo di Martin) e tutto da rifare sul 50 pari.

La tendenza all’equilibrio permaneva nonostante un TO di Ball con apertura volante dietro la schiena per Poole che allungava il parziale sullo 0-8 ma Ball, lanciando palla al vetro pareggiava.

Liberi di Curry fallo dello stesso su Cody Martin in entrata che cogliendo un two and one ripristinava il +1.

Controverso fallo contro il tentativo di steal di Ball su Poole e nuovo vantaggio ospite ma a pochi secondi dalla fine Bridges in corsa otteneva in hook dalla baseline due punti alzando su due difensori.

Un suo fallo sul tentativo impossibile di Kuminga da metà campo era punito dalla terna con tre liberi contro ma il rookie graziava Charlotte con un 1/3 mandando le squadre negli spogliatoi in perfetta parità a quota 57.

Da una rimessa dal fondo concessa a Charlotte che forse avrebbe dovuto spettare ai Warriors, usciva il primo vantaggio di secondo tempo di Charlotte con la tripla di Miles dalla diagonale sinistra ma due liberi di Looney ed un fast break di Wiggins producevano il sorpasso (60-61).

Rozier, che aveva chiuso a 0 pt. (0/4) il primo tempo (non che Curry con 11 pt. ma 1/6 da tre fosse andato alla grandissima), era pescato da Miles nell’angolo sinistro per un perfetto catch n’shoot pesante e dopo aver visto un lob per Green (scavalcato Miles) con appoggio dell’ala dei Guerrieri, Charlotte si riportava sopra a 8.11 con il replay di Rozier (altra saetta dall’angolo sx) per il 68 pari.

Wiggins però continuava a essere la spina nel fianco di Charlotte che cercando di gestire Curry e Green concedeva qualcosa agli altri.

La tripla del pari e l’hook in area erano pareggiati da un no look pass di Ball per la dunk di Plumlee (70-70).

Gli ospiti si riportavano sul +3 con disinvoltura ma un po’ di spazio lasciato a Miles era sfruttato dal numero zero per colpire con una bomba (74-74) a 5:57.

Un tecnico a Ball 11 secondi più tardi (manata al sostegno del canestro dopo il fallo su Poole) costava un punto (tecnico) a Charlotte che tuttavia si buttava dentro con Miles recuperando un and one per il 77-75 ma dopo soli 5 secondi Wiggins appoggiava raccogliendo anche l’and one.

Un -1 che non sembrava destinato a permanere poiché un veloce tre punti di Rozier da tre punti e un no fear 3 di Oubre Jr. erano linfa per gli Hornets che si portavano sull’87-88 ma sulla sirena Curry tirava sul plexiglass la bomba da lontanissimo oltre Oubre Jr. per l’87-88.

Il peggio però per Oubre Jr. doveva ancora attivare poiché, nonostante i suoi due punti in transizione a 10:36 rispondessero al back-door di Lee, le proteste per una spinta gli costavano un primo tecnico e un gesto di disapprovazione successivo per la decisione era decisivo per un espulsione che aveva tutti i crismi di due pesi e due misure a seconda del giocatore.

Oubre Jr. andava negli spogliatoi alzando le braccia per incitare il pubblico mentre Curry metteva dentro due tecnici e successivamente Kuminga mancava da sotto il possesso supplementare quindi anche per Charlotte arrivava il momento del protagonista a sorpresa, McDaniels che con un goaltending a favore e un canestro in transizione mandava in vantaggio nuovamente la Queen City 93-92.

Un finale rovente aspettava le due squadre che si sorpassavano arrivavano sul 97-98 quando Rozier alzava in corsa la parabola provenendo dalla linea di fondo sinistra.

Terry era decisivo con una finta e un arresto e tiro preso dopo essere arrivato in zona mid range: palla sul vetro e sorpasso con punteggio cristallizzato per un po’ poiché le difese prendevano il sopravvento giocando duramente da ambo le parti.

Rozier era cercato dai compagni e dubbia era la stoppata di Green sul close-out a sinistra ma la terna non dava nulla e mentre Curry veniva attorniato da diversi giocatori non riuscendo a segnare, dall’altra parte Rozier inventava un pull-up in fade-away dall’area alta che superava due difensori e accarezzava il cotone, suono magico replicato con l’and one.

102-98 ma non era finita poiché Looney segnava da sotto, Curry mancava la tripla ma su un raddoppio per Curry, Bridges lasciava via libera a Green che come un treno si fiondava con la dunk per il pari (102-102).

Palla agli Hornets che tra gli esagoni pitturati amici trovavano il portale per la vittoria: vantaggio (104-102) di Miles con un hook turnaround.

Potrebbero pareggiare i Warriors per fallo di Plumlee su Looney ma il centro dei Guerrieri che aveva già realizzato due FT in precedenza sceglieva il momento peggiore per svirgolare ambo i tentativi così Charlotte tentava di far scorrere il tempo con un time-out e una rimessa nella propria metà campo con Rozier raddoppiato: per gli arbitri non c’era fallo ma Green portava a casa una possibile jump ball a :19.9 dalla fine.

Incredibilmente Rozier, mettendo i razzi alle scarpe, anticipava Green consegnando poi ai liberi a :12.7 la vittoria a Charlotte per 106-102 poiché nonostante Kerr chiamasse un time-out, l’ultima azione dei Warriors era frammentaria e non portava a nulla.

“Scary” Terry, 20 punti e un finale da clutcher. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

Analisi

Gli Hornets battono la squadra più forte della lega grazie a una grandissima difesa sugli elementi chiave dei Guerrieri.

Il play-book di Borrego è tanto scontato quanto efficace ma a sorprendere di più è stato vedere un team che come una fenice d’acciaio si è riformato dai rottami ardenti che erano rimasti dal viaggio a Ovest.

Una vittoria arrivata nonostante l’espulsione di Oubre Jr. nell’ultimo quarto tenendo Curry a 3/13 da oltre l’arco.

Charlotte giunge alla terza W consecutiva stoppando i Warriors a 7.

Nonostante un 50-59 a rimbalzo, un 23-31 negli assist, un 8/12 contro un 17/25 ai liberi pro Warriors, li Hornets hanno messo a segno un 10-8 nelle steal e un 11-15 nei TO con un 5% in più al tiro dal campo (47,7% vs 42,7%) anche per merito di un 38,9% da oltre l’arco a raffronto con il 23,1% avversario controllato bene (qualche amnesia a parte) sul perimetro con iconica immagine di un raddoppio nel finale su Curry all’impossibile tentativo da fuori.

Nonostante anche la supremazia nelle 2nd chance avversaria e il vantaggio nei fast break (il primo Hornets è arrivato tardi nel secondo tempo), Charlotte si esalta nel finale nella bolgia di quello che sembra esser tornato veramente l’Alveare degli anni ruggenti, almeno per il rumore prodotto che esalta anche i giocatori, in particolare Bridges e Rozier, determinanti nel finale oltre a tutta la difesa.

Red hot Charlotte che ha avuto una spinta dal pubblico e ha avuto più voglia di vincere, un messaggio di fiducia per le prossime partite a partire dall’altra leader di conference, Washington.

Per i Warriors Wiggins con 28 pt. è stato il miglior scorer approfittando della marcatura più stretta su altri giocatori mentre Curry ha racimolato comunque 24 punti e 10 assist mentre Poole ne ha realizzati 13.

L’ultimo Warriors ad andare in doppia cifra è stato Green con 11 pt. più 6 rimbalzi e 6 assist.

LaMelo Ball: 6,5

Non sembra quasi lui in palleggio in serata perché commette qualche TO di troppo ma tra uno e l’altro crea comunque un po’ di gioco e trova il tempo di segnare punti preziosi finendo a 21 (buona la tripla su Payton staccatosi da lui, entrato per asfissiarlo) con un buon primo tempo. Mette a referto anche 7 rimbalzi, 5 assist e 3 rubate. Un tecnico nel secondo tempo e per problemi di falli (4, giungerà a 5 alla fine con un fallo nel finale su una palla vagante sotto il canestro avversario) si siede in panca per un po’ lasciando a Rozier e soci il compito di creare gioco. 4 TO, 4/8 da tre e un paio di floater dalla distanza notevoli.

Terry Rozier: 9

La prima parte di Rozier è tutta a livello difensivo. Terry fa un’altra buona prestazione da mastino contro i Warriors quando spesso tiene Curry o va a raddoppiare in seconda battuta sui possibili pick and roll con perfetto tempismo. Non è molto tutelato dalla terna che nel finale non lo premia per due volte su situazioni dubbie (un tiro da tre stoppato da Green che in close-out va a travolgerlo) e su una jump ball contro lo stesso Green ma dopo aver ingranato con tre bombe nella seconda parte, emerge segnando alcuni canestri in entrata ed è decisivo nel finale con un fade-away da and one oltre due giocatori, la jump ball impossibile contro Green e i due liberi glaciali che riportano oltre il possesso Charlotte a poco più di 12 secondi dal termine. Ancora decisivo contro i Warriors. 20 pt. (7/14), 1 assist, 1 rubata, 2 stoppate.

Gordon Hayward: 6

10 pt. (4/12), 3 rimbalzi, 4 assist. Falciato probabilmente dalla stanchezza nel secondo tempo, dopo aver disputato un buon primo tempo, prende tiri in uno contro uno e va un po’ in difficoltà tanto che a metà dell’ultimo quarto Borrego lo fa accomodare in panchina poiché non riuscendo a segnare né a far girar la squadra come dovrebbe, diventa un fattore negativo. Prestazione da medaglia a due facce con un sostanziale equilibrio per la sufficienza.

Miles Bridges: 8

22 pt. (9/16), 8 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata. 2/6 da fuori ma quando decide di andar dentro fanno fatica a tenerlo anche perché sta trovando più spesso anche appoggi in corsa al vetro ben dosati come quello sul finire del primo tempo oltre due difensori. Capolavoro decisivo il turnaround nel finale che porta Charlotte sul 104-103. Perdonabile l’ingenuità in chiusura dei primi 24 minuti con lo sfioramento di Kuminga che costa 3 FT ma un solo libero subito e anche il velo che fa alla propria difesa per il raddoppio su Curry che lascia a Green (con il quale vince comunque il duello a distanza) lo spazio per la dunk del pareggio.

Mason Plumlee: 6

5 pt. (2/4), 3 rimbalzi, 6 assist, 1 rubata. 28:46 sul parquet, 3 rimbalzi, troppo pochi e pasticcia un po’. Non ha mani d’acciaio e prova qualche soluzione in gancio in serata con esiti molto diversi. Buonissimo l’hook del primo tempo, quello del secondo non ha la giusta parabola. Da comunque fastidio sotto le plance e a parte una schiacciata, anche in difesa fa mucchio sotto le plance e mi piace quando in close-out fa sbagliare Wiggins da tre. Bravo nel passaggio (anche perché da solo con palla in mano fatica a liberarsi), non ce l’ha ancora fatta a mettere due liberi durante lo stesso turno di FT e quindi ormai si accettano scommesse se e quando…

Kelly Oubre Jr.: 6

10 pt. (4/8), 4 rimbalzi, 3 PF in 15:57. Si sbatte anche lui in difesa e segna un paio di triple mostrando buona mano compreso un catch n’shoot no fear in transizione. Peccato che le proteste lo portino a un doppio tecnico (due punti incassati da Curry) e a lasciar la squadra senza la sua presenza negli ultimi 10 minuti ma istrionicamente alza le braccia verso il pubblico al rientro nel tunnel per far sì che la squadra si carichi con l’energia del pubblico e fa partire la scossa finale. Deve controllarsi un po’ di più perché sulla carta d’identità non ha lo status riconosciuto di superstar, quelle sulle quali le terne chiudono anche il terzo occhio per non privar la partita di un protagonista del match.

Ish Smith: s.v.

0 pt. (0/1), 1 rimbalzo in 3:23. Altra breve apparizione. Come l’Arcangelo Gabriele viene mandato in missione da Borrego ma lui porta a casa solo un rimbalzo mancando un jumper frontale. Non lo vediamo più nemmeno con Ball out per problemi di falli ma “paradossalmente” nonostante manchino i suoi assist, la squadra trova un più stabile assetto difensivo.

Cody Martin: 7,5

12 pt. (5/9), 8 rimbalzi, 3 assist, 2 rubate. E’ lui che ruba il tempo a Ish. Il piccolo che fa da guardia al canestro di Charlotte vive ottimi momenti difensivi con solo un paio di tiri da tre incassati da Wiggins e Curry dove sono bravi loro a metterli ma sul palleggio avversario, negli assist e nelle rubate c’è così come sui close-out e i raddoppi. Mette grinta e velocità unendole a un primo tempo perfetto al tiro (5/5) mentre nel secondo lo 0/4 segna un calo offensivo netto prendendo anche una stoppata ma la sua prestazione è buona.

Jalen McDaniels: 6

6 pt. (3/7), 5 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Non proprio il giocatore più affidabile degli Hornets, un po’ indeciso a volte, tergiversa un po’ mancando l’attimo ma segna la prima transizione di Charlotte anche se lo 0/2 da fuori non aiuta. Aiutano invece i 5 rimbalzi difensivi nei suoi 21:02, un buon minutaggio per il numero 6.

Coach James Borrego: 7,5

Finalmente vediamo un gioco variegato in attacco che crea qualche grattacapo a Kerr nel gestire una difesa comunque spesso attentissima tanto che gli Hornets arrivano tardi al primo fast break o sono bravi nelle penetrazioni e sugli scarichi. La vera meraviglia nel battere la squadra più forte della lega attualmente (dati alla mano) è stata però la difesa. Piano perfetto con pochi interpreti, Rozier, Martin e Bridges e gli altri Hornets ad asfissiare le fonti di gioco e otturare le bocche da fuoco avversarie escluso Wiggins che è stato una spina nel fianco ma non si poteva pretendere di più. Gestione dei time-out direi corretta a seconda dei momenti di bisogno.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.