Game 17: Charlotte Hornets Vs Indiana Pacers 121-118

Intro

Indiana, Jones e il Tempio Maledetto.

Nell’ultima intro abbiamo parlato di 1984, romanzo ambientato virtualmente in quell’anno di George Orwell.

Rimaniamo nello stesso anno poiché Indiana Jones e il Tempio Maledetto uscì proprio in quell’annata (il 27 settembre in Italia).

Lucas come autore e Spielberg come regista crearono una trilogia (estesa poi più tardi a tetralogia con aggiunta di un ulteriore “capitolo”) rimasta nella storia.

Il film più oscuro della serie narra di un archeologo in fuga capitato in un villaggio indiano al quale darà una mano a recuperare delle pietre sacre e a liberare i bambini scomparsi dalle mani di un malvagio stregone.

Indiana (la squadra) scende invece a Charlotte dopo un paio di sconfitte consecutive che l’hanno portata sul 6-10 in classifica con solo due squadre alle spalle a Est.

A Charlotte l’attende Jones, Kai Jones, il rookie scomparso dai radar del parquet e cosa buffa, se non vi eravate mai interessati troppo alle curiosità sulla trilogia, il personaggio avrebbe dovuto chiamarsi Indiana Smith (come Ish, altro giocatore ingurgitato nei meandri della panchina) ma a Spielberg non suonava molto bene questo cognome.

I due player sembrano essere fuori dalle rotazioni di Borrego per ora.

Il tempio maledetto è stato per anni quello dello Spectrum Center ma ultimamente – anche se è presto per dirlo – sembra aver ripreso vigore con i giovani leoni rampanti che stanno cercando di far ritrovare ai fan una seconda giovinezza o anche una prima nel caso dei più giovani.

L’augurio è che Indiana cada a Charlotte ma gli Hornets dovranno stare attenti poiché, come nel film, la partita potrebbe essere una trappola.

I Calabroni non dovranno sottovalutare gli avversari cercando di ottenere un poker di vittorie dopo le ultime belle prestazioni.

Andamento della partita

Gli starting five.

Plumlee vinceva la palla a due per Charlotte che segnava al primo tentativo: arresto nel pitturato, giro, fade-away e tiro di classe per il 2-0 di Hayward.

Duarte pareggiava mentre a 10:09 un ½ di Plumlee riportava in vantaggio gli Hornets superati da due tiri dal mid range di Brogdon sopra Rozier.

Charlotte si rifaceva con una putback dunk di Mason e una steal (passaggio intercettato in anticipo) di Ball che correva in transizione per la jam del 7-6.

Indy sorpassava con la stoppata di Turner su Hayward in transizione e il canestro di Duarte ma a6:17 il floater di Rozier valeva il controsorpasso (9-8) e sempre Terry in area evitava in pull-up gli interventi in stoppata di Brogdon e Turner per estendere sull’11-8 il vantaggio.

Un floater di Ball portava sul 13-10 la partita ma da oltre l’arco Holiday trovava il colpo del pari.

Charlotte si riportava sopra con un turnaround dal pitturato di Oubre Jr. chiuso con la sinistra e allungava con una incosciente deep 3 di Ball per il 18-13 ma i Pacers rispondevano anche con il secondo canestro ottenuto dal pitturato (drive di Holiday per il 20-17) prima che Ball segnasse un pull-up in girata dalla sinistra (22-17).

Sabonis annullava a minimo il gap con un soft touch aiutato dal ferro (22-21) ma gli Hornets, passando attraverso i liberi, resistevano al comando con i due FT finali di Hayward a :06.8 per il 27-22.

Il secondo quarto vedeva LeVert portare quattro punti rapidi per la corsa di Indy che tornava nuovamente a -1 ma Oubre Jr. dopo aver mancato (in & out) una tripla dall’angolo sinistro, pescava quella frontale e una manata sulla palla di Plumlee su Sabonis in palleggio, innescava la transizione con il passaggio schiacciato di McDaniels per Hayward che a destra chiudeva in schiacciata per il 32-26.

A 9:39 gli Hornets si trovavano sul 35-26 grazie al passaggio fuori di Plumlee che innescava la tripla aperta solo cotone di McDaniels.

Brogdon segnava una tripla schermata, Rozier era asfissiato dalla difesa ma riusciva a segnare in jumper un lunghissimo due, ultimo capolavoro prima del rientro dei gialli che trovavano la seconda bomba consecutiva del play, l’entrata di LeVert e da una steal di Brogdon sull’alzata di Miles per il tiro usciva la tripla del Martin dei Pacers che impattava a 6:53 il match a quota 37.

Charlotte però non andava sotto trovando i primi tre punti del numero 0 in viola con la bomba sopra rookie Duarte.

Da una splendida drive di Ball (un dubbio passi ce l’ho però onestamente) arrivava un two and one e da un fallo di Craig sullo stesso LaMelo il numero due raccoglieva a gioco fermo altri due pt. per Charlotte ma proprio l’autore del fallo con una granata dal corner sinistro e due liberi a segno accorciava sul 47-44.

Questa volta Indy non perveniva al pari perché le folate di Ball si facevano più intense; tiro da tre improvvisato dalla diagonale destra, lancio per Hayward che usava il corpo su Turner per appoggiare di dx in transizione e quando Hayward stoppava Brogdon fornendo sull’altro fronte (spalle a canestro) un assist in caduta a Martin in entrata, gli Hornets scappavano volando poi con il floater di Ball, un altro assist per lo stop & pop’s di Hayward sul 58-46.

Plumlee faceva buona guardia su LeVert, Hayward nel traffico in corsa portava a casa con un mezzo reverse quota 60, mentre il quarto era chiuso da una tripla rim/glass di Martin dalla sinistra e da due punti di Brogdon che attenuavano la scottatura della squadra dell’Indiana dopo un finale bruciante di Charlotte che andava a chiudere sul 63-48 i primi 24 minuti.

30-18 nel pitturato, 9-3 nei fast break, 13-8 negli assist, 26-21 a rimbalzo, 6-0 nelle steal (1-6 i TO), il 53,5% contro il 45,0% dal campo con un 40,0% da tre punti Vs un 26,3%, tutto arrideva agli Hornets che con una zona veloce impedivano ai Pacers di trovare punti facili anche dal pitturato ripartendo spesso in transizione infiammati dalle giocate di Ball che nel finale di quarto inceneriva i rivali arrivando a toccare quota 21 punti mentre Hayward e Brogdon con 14 punti a testa risultavano spartirsi il ruolo di secondi miglior scorer del primo tempo.

Gli Hornets partivano alla grande nel secondo tempo con un incredibile stoppata solare di Plumlee su Turner, fantasmatico Hornet che doveva incassare anche un libero di Hayward in transizione mentre Rozier a molla incastonava un altra gemma in fade-away dal mid-range oltre il difensore.

Hayward infilava un mid range su Sabonis e nonostante Brogdon producesse altri due punti per i suoi, Plumlee segnava facilmente grazie un passaggio verticale di Hayward.

Classico 2+1 e Hornets sul 70-51.

Carlisle in time-out funzionava solo con un canestro di Duarte ma il passaggio di Mason per Hayward in post basso destro era utilizzato in un solo tempo da Gordon per la girata e l’appoggio al vetro con abbraccio di LeVert.

Due più uno a 9:19 per il 72-53, gap che peggiorava per gli ospiti dopo un’altra freccia da oltre l’arco di LaMelo e i Pacers sul -23 ricorrevano a un altro time-out.

L’entrata dell’ex Wanamaker portava linfa a coach Carlisle ma Hayward faceva splash da oltre l’arco su assist d Ball (79-57) e a 6:09 Charlotte raggiungeva il massimo vantaggio dell’anno con un’azione clamorosa da San Antonio migliori tempi: extra pass come se piovesse e un movimento palla che portava Ball a ricollocarsi nell’angolo sinistro da dove colpiva gli storditi ragazzi di Carlisle (82-57).

Nonostante Oubre Jr. colpisse ancora dal corner destro e arrivasse un tecnico alla squadra di Carlisle che con il challenge cercava di togliere un fallo a Craig (stoppata su Rozier, arrivava però il fallo di Wanamaker precedente, manata su Terry) Indiana approfittava dell’assenza di Ball e della stanchezza di Charlotte per rimontare grazie a qualche punticino dell’ex Brad e due triple dell’ancora più ex Lamb.

Due FT di Craig nel finale accorciavano il divario a 13 punti (98-85).

McDaniels in mezzo alle seconde linee avversarie. Foto tratta dalla pagina ufficiale degli Charlotte Hornets.

Nell’ultimo quarto Charlotte partiva ancora in difficoltà e Borrego provava a rilanciare Smith che prendeva uno sfondamento da Wanamaker ma non andava così bene a Martin che trascinando il piede sinistro aspettava Bitadze davanti al semicerchio antisfondamento, purtroppo però la terna vedeva un blocking e il centro avversario completava il gioco da tre punti in lunetta mandando i suoi sul -7 (102-95).

A 8:23 Miles ridava ossigeno con una tripla continuando con un reverse spettacolare oltre Craig.

La squadra di MJ usufruiva di una stoppata di Martin su un tentativo di reverse di McConnell e due punti di Oubre Jr. in transizione per il 109-95 ma concedendosi un po’ troppo allo spettacolo favoriva la maggior concretezza dei gialloblu che a 2:32 segnavano da tre con Bitadze (118-108) accorciando con lo stesso sino al -5 quando da un errore d’impostazione di Smith andava a sbattere proprio sullo stesso che commetteva un blocking foul.

Indiana con in campo la panchina continuava a rollare ma il libero mancato dal centro di riserva lasciava inalterato sul 120-115 il punteggio ma gli Hornets, dopo aver splittato un paio di liberi con Smith si salvavano da una tripla con ferro scheggiato di Bitadze ma non dal super 3 di Lamb che a :18.5 riapriva completamente la partita sul 121-118.

Palla lanciata da Ball sotto il canestro avversario sulla pressione avversaria con palla persa oltre il fondo da Miles.

Ultima palla per pareggiare per i gialloblu che trovavano poco spazio e il passaggio di Wanamaker per Craig – dovendo arretrare per provare il tiro – faceva scadere il tempo prima che il tiro, comunque respinto da Oubre Jr. dopo la luce rossa, potesse partire.

Plumlee in schiacciata. Foto tratta dalla pagina ufficiale degli Charlotte Hornets.

Analisi

Gli Hornets partono bene, giocano una partita superlativa a tratti concedendosi il massimo vantaggio stagionale sul +25 nel terzo quarto ma Carlisle nota che i titolari non stanno rendendo come dovrebbero con il solo Brogdon a dare un po’ di spinta ma decide di togliere tutti i big, play compreso oltre a Sabonis e Turner, sparigliando le carte con i Calabroni ad aver meno punti di riferimento contro giocatori apparsi più motivati.

Il 37-78 tra le panchine la dice lunga sia sul minutaggio che il rapporto particolare nel finale.

Gli ex Wanamaker e Lamb danno linfa a Indiana che rimonta trovandosi a -3 con una surreale tripla dell’ex giustiziere dei Raptors.

Quando Miles perde palla oltre il fondo e Indiana può pareggiare sull’ultimo possesso, è la difesa di Charlotte che non permette un tiro ai gialloblu prima dello scadere a fare la differenza così il team di Borrego sopravvive a un assurdo finale da possibile harakiri incamerando la quinta vittoria di fila anche se con il fiatone all’Alveare.

Dopo aver irretito i Pacers con una zona perfetta per due quarti e mezzo e aver giocato un buon basket, Charlotte si è concessa un po’ troppa libertà con giocate spettacolari per il pubblico (un paio di Ball) e qualche errore in TO di troppo dopo aver chiuso il primo tempo solamente con una palla persa però i 28 assist a 19 testimoniano come Charlotte sia riuscita a costruire maggiormente gioco.

17-10 i TO a dimostrazione di un secondo tempo un po’ scriteriato degli Hornets premiati però dal 54,3% contro il 46,6% al tiro degli avversari e da un 58-46 insperato nel pitturato complice un Plumlee che ha disputato un buon match.

23 i punti di Lamb, 16 per Brogdon, 14 di Craig, 12 di Wanamaker e 11 per Bitadze nelle file della squadra di Indiana.

Per quanto riguarda le pagelle, saranno basate, seguendo l’introduzione, su oggetti mitologici da associare ai giocatori.

LaMelo Ball: 8

Bajiaoshan, ventaglio magico della mitologia cinese che può creare enormi vortici. Ball con le sue ariose giocate può far cambiare vento alla partita in un lampo. Le folate offensive di Charlotte nella partita contro i Wizards sono state orchestrate con abilità come colpi di ventaglio a spazzare l’avversario. 32 pt. (12/22), 11 rimbalzi, 8 assist, 1 steal. Cambia la partita con passaggi, entrate, triple, tutto il repertorio per avvicinarsi a una tripla doppia che non ottiene essendo il vento un po’ crazy. Si concede un paio di giocate per infervorare il pubblico e alzare lo share (assist al vetro per la dunk di McDaniels annullata per un fallo precedente sullo stesso LaMelo senza beneficio dei liberi) che non portano a nulle e nel finale lancia lungo su Miles rischiando ma ne esce un TO a ogni modo, nonostante un finale da migliorare (bello però il reverse oltre Craig e Lamb passando il ferro) rendendolo più concreto (essendo giovane si può capire la sua propensione per la spettacolarizzazione) gioca un match sontuoso creando quel margine che fa resistere gli Hornets spazzando via a fine secondo quarto Indy.

Terry Rozier: 6,5

Elmo di Ade. Fabbricato dai ciclopi, ha il potere di rendere invisibile chi lo indossa. Terry, con i suoi ricollocamenti sul parquet e i suoi cm, meno importanti di quelli dei compagni, a volte sembra scomparire dai radar degli avversari grazie alla sua velocità e alle sue movenze. 10 pt. (4/9), 5 rimbalzi, 3 assist. Gioca poco, 22:30, manca tutte e 4 le triple tentate ma è davvero micidiale quando tira da due punti con un canestro da marcato sulla sinistra che ha ricordato il game winner dello scorso anno contro i Warriors. Duello più o meno alla pari con Brogdon.

Gordon Hayward: 8

Sacro Graal. La coppa in cui Gesù bevve durante l’ultima cena è simbolo di conoscenza proveniente da Dio ma al contempo chi la trovasse dovrà possedere le caratteristiche ricettive per poterne leggere il contenuto. Numerose versioni del mito hanno portato a numerosi oggetti differenti ritenuti come gradale; a Genova (San Lorenzo) e a Valencia appaiono due coppe ritenute come possibili Graal. Altri luoghi nel mondo sono stati citati come possibilità per ospitare il vero Graal (Albania, Iran, Finlandia, Francia, Portogallo, Canada, ecc.) ma ciò che interessa a noi è il paragone tra l’esperienza e l’IQ cestistico di Hayward e la conoscenza del Graal. Sicuramente Gordon conosce le sue possibilità giocando con intelligenza e dopo averlo convenzionalmente tolto, Borrego prova a mandarlo nel finale in campo, senza esito però. Insieme a Ball orchestra magistralmente l’attacco di Charlotte con 25 pt. (9/15), 4 rimbalzi, 3 assist, 3 rubate e 2 stoppate. Parte con un arresto e tiro in fade-away perfetto dall’area e martella da ogni zona del campo con un 6/7 ai liberi ma solo un ¼ da fuori, piccolo neo che non cambia il giudizio complessivo anche per merito di una buona difesa.

Miles Bridges: 6

Tappeto Magico. Soggetto di mitologia araba e persiana, compare anche in quella russa. Molto diffuso, talvolta sembra che Miles voli con i suoi alley-oop ma anche con le sue più efficaci e spericolate incursioni in corsa con appoggio in salto sembra fluttui per un istante su un tappeto. 14 pt. (4/10), 6 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Un po’ in difficoltà rispetto il solito, la palla biascicata nel finale poteva costar caro. Segna tardi il suo primo canestro con una tripla dopo essersi fatto rubare da Brogdon una palla in precedenza. Ci fa ripartire con un altra bomba nel secondo e la solita dunk ma il tappeto volante si vede poco stanotte però fa una buona difesa su Wanamaker sull’ultimo possesso.

Mason Plumlee: 7

Yata no kagami. Lo specchio magico (kagami, con l’accento posto sulla seconda, significa specchio in giapponese) è un oggetto magico giapponese ma è impossibile verificarlo perché è uno dei tre oggetti che vengono mostrati solo all’imperatore in cerimonie private e non esistono foto di questo reperto. La leggenda narra che la Dea Amaterasu (la Dea del Sole) si sia nascosta in una grotta per sfuggire al fratello, Dio della Tempesta. Non volendo più uscire, venne attratta con uno specchio e alla meraviglia della sua immagine riflessa uscì tornando a far splendere la luce. Noi aspettiamo che Mason riesca ad abbagliare con giochi di prestigio Turner e Sabonis, compito non facile ma l’illusionismo degli specchietti per le allodole e i suoi tagliafuori forse… Così è andata nonostante i soli 5 pt. (2/3 in 24:45). Mason aggiunge 6 rimbalzi, 3 assist, 1 steal e una stoppata. Finisce con 5 falli e 4 TO ma gioca benino in difesa con una punta di diamante intensa quando rifila una stoppata solare a Turner. I rimbalzi difensivi sono 4 ma più volte rende la vita difficile ai lunghi o influenza i tiratori avversari. Good game.

Kelly Oubre Jr.: 6,5

Gāṇḍīva. Il Gāṇḍīva è un arco magico della mitologia hindu che punisce le persone malvagie e permette di combattere contro 100.000 guerrieri contemporaneamente. L’appariscente giocatore degli Hornets sta trovando veloce mano anche fuori dalla linea dei tre punti. L’arciere degli Hornets si ferma a 3/7 nella notte con un 6/11 totale che gli vale 16 punti. 3 rimbalzi, 1 rubata e 3 TO. Segna qualche punto facile che aiuta la squadra nel secondo tempo. Peccato la stoppata su Craig arrivi fuori tempo massimo ma sul close-out c’era.

Ish Smith: 5,5

Ank, una croce ansata simile a una chiave che è simbolo della vita immortale. Utilizzata come amuleto, Smith, charlottean di nascita, è quel giocatore che attualmente sembra portare più fortuna che punti, persosi dopo un brillante inizio. Borrego lo rilancia a sorpresa nel secondo tempo tentando di bloccare Wanamaker usando un quintetto basso. Lui prende uno sfondamento ma poi manca un tiro dalla media, passa una palla a Indiana e commette un blocking sul quale ringrazia Bitadze per aver mancato il FT del possibile -4. Un ½ dalla linea nel finale è mediocre. 1 pt., 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata, 1 TO, 1 PF, -10 in +/- in 10:51.

Jalen McDaniels: 6,5

Pozione magica. Ne esistono di infiniti tipi per diversi: dalle soporifere della sibilla cumana che getta al mostro Cerbero a quella preparata da Panoramix per rendere forti i galli del villaggio di Asterix e Obelix. Se ben utilizzata è un qualcosa in più, qualcosa che ti dona una marcia in più. “Pick your poison” l’ho sentito ripetutamente dire da Dell Curry in questi anni di telecronache e scegli il tuo veleno per Indy 5 pt. (2/2), 5 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata in 15:10. Non gioca male ama a tratti non funziona più bene insieme ai compagni. Lui segna ancora da tre un open e andando in entrata. Velenoso con punti di rottura, incamera anche diversi rimbalzi e da fastidio girando sui giocatori dei Pacers.

Cody Martin: 7

Svallin. E’ uno scudo che nella mitologia norrena protegge la Terra dal Sole. Già gli antichi avevano capito che qualcosa ci difendeva dagli effetti nefasti del Sole, Borrego ci ha messo un po’ per capire che Martin, soprattutto in certe partite, è la magnetosfera che salva i Calabroni dalle radiazioni offensive avversarie. 12 pt. (5/7), 4 rimbalzi, 5 assist, 1 stoppata. A parte un blocking su Bitadze, gioca una partita generosa come il suo solito rincorrendo gli avversari che, nel caso dei titolari, si spaventano un po’ al ringhiare di Cody. A differenza dell’ultima partita trova anche buona mano con incursioni semplici e una bella tripla sul tramonto del primo tempo dalla sinistra a sublimare l’azione. Gran difesa su Lamb sull’ultima azione.

Nick Richards: 6

Mjöllnir, il martello magico di Thor. Avrei potuto assegnarlo facilmente a Bridges ma anche Richards “il grezzo”, assesta terrificanti mazzate al canestro avversario benché i suoi punti di rottura siano pochi a causa di un utilizzo limitato. Nick tuttavia sta cominciando a essere un punto di riferimento e può brandire il martello lanciandosi con le sue mazzate anche in inserimento o a rimbalzo oltre che da sotto. 1 pt. (0/1), 1 rimbalzo, 2 assist. Ci prova solo una volta in serata, da sotto in una posizione non comoda e attorniato da un paio di avversari e così il suo martello non si dimostra infallibile così come ai liberi (½), mette a disposizione dei compagni però un paio di assist in soli 4.55.

Coach James Borrego: 6,5

Bacchetta magica. Facile… come per un direttore d’orchestra è lo strumento metaforico per eccellenza di chi deve dirigere qualcosa e nel linguaggio comune “avere la bacchetta magica” significa fare cose mirabolanti. Forse perché un semplice oggetto allungato sin dall’antichità si prestava a far fluire, nell’immaginario collettivo, invisibili poteri magici, Borrego ogni sera deve risistemare lo strumento per adattarsi alle esigenze del match. Con una squadra giovane deve avere un buon grimorio da leggere per creare incantesimi e fabbricare talismani oltre a conoscere angeli e demoni avversari. Beh… due quarti e mezzo di pura magia e un quarto e mezzo da incubo. Forse sta ancora girando le pagine del libro in cerca di una soluzione, di un antidoto alla rimonta della bench avversaria ma per fortuna il tempo “umano” gioca a favore di Charlotte che capitalizza il largo vantaggio ottenuto in precedenza. Le prova un po tutte anche con un quintetto con Bridges, Oubre Jr., Martin, Ball e Ish Smith. Vittoria sudata ed era la cosa più importante per rimanere in fiducia cosa che dovrà trasmettere alla squadra anche ad Atlanta, fuori dalle mura amiche.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.

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