Game 30: Charlotte Hornets @ San Antonio Spurs 131-115

Intro

Gli Hornets rimangono in Texas facendo visita ai San Antonio Spurs.

C’è una storia, molto probabilmente una leggenda metropolitana emersa di recente che racconta della ferrovia stregata di San Antonio.

Negli anni ’30 o ’40 (già qui iniziamo a notare scarsa documentazione), uno school bus giallo (non sarà quello guidato da Otto nei Simpson’s?) si fermò per un guasto sulle rotaie.

Pare che tuttavia a folle velocità arrivasse un treno che non vide o non riuscì a evitare l’impatto con il pullman dei piccoli scolari e così avvenne la tragedia che poi narra dettagli differenti a seconda di chi la riporta.

Si parla di 10 o 30 vittime più il conducente (anche qui i conti non tornano e in un altro caso si parla addirittura che l’incidente avvenne realmente ma a Salt Lake City).

Da allora gli spiriti spettrali dei bambini accompagnano le auto ferme a quell’incrocio fuori dai binari sospingendole spettralmente per dare un aiuto di sovente anche a chi – stupidamente – a conoscenza della leggenda, tenti di verificarla sul posto.

Le stranezze paiono essere che quel punto sembri in salita e che compaiano delle impronte di mani su retro e fiancata delle macchina (c’è anche chi mette del talco per evidenziarle).

Non essendo un Paolo Brosio sono piuttosto scettico su queste leggende molto affascinanti ma indimostrabili tanto che la metafisica di questa leggenda pare scivolare via già sul discorso mani degli spiriti che dovrebbero essere incorporei e quanto alla pendenza, un geometra assunto appositamente per svelare il mistero ha rilevato che in quel tratto esisterebbe una pendenza di 2° ma in discesa quindi la legge di gravità farebbe il suo corso in un tratto che da l’illusione ottica di una continua salita.

Chi spingerà gli Hornets alla vittoria a San Antonio?

Charlotte avrebbe dovuto chiamarsi Spirits in origine (l’idea fu del presidente Shinn), che i fantasmini di San Antonio diano una mano per simpatia o che sia la squadra a sospingersi verso la vittoria per gli Hornets l’importante sarebbe cercare di espugnare l’AT&T Center perché il calendario dice che la strada per i Calabroni sarà ancora in salita anche per il mese di dicembre.

Andamento della partita

I quintetti con la statistica su Plumlee evidenziata.

La palla a due era vinta dagli Spurs con Plumlee al rientro che fuori tempo non saltava ma i primi a passare in vantaggio erano i Calabroni con una drive and kick di Bridges per la tripla aperta di martin.

Murray pareggiava da fuori dal corner sinistro ma Martin dalla stessa diagonale sinistra centrava ancora il bersaglio.

Poeltl – disturbato – segnava ugualmente da sotto mentre Martin conquistava un rimbalzo offensivo dall’errore di Rozier e Bridges in entrata correggeva sé stesso dopo il suo primo errore per l’8-5.

Martin continuava il suo avvio produttivo con una stoppata su McDermott che tuttavia trovava comunque il canestro sulla stessa azione.

Era ancora il prezzemolo Cody Martin a trascinare gli Hornets in doppia cifra seguiti a ruota dagli Spurs che con il FT jumper di Murray realizzavano il 10-9.

Charlotte segnava con Rozier in back-door grazie all’assist saltato di plumlee che confondeva i difensori incapaci di percepire in anticipo dove sarebbe finita la palla e a 8:32 Pop andava in time-out sul 12-9.

K. Johnson con un runner al vetro teneva in scia gli Speroni che incassavano tuttavia una tripla di Hayward prima di tornare a segnare con McDermott il 15-13.

Plumlee da sotto realizzava il 17-13 e dopo un giro offensivo a vuoto dei texani martin coglieva anche la terza tripla del suo super inizio per il 20-13.

Hayward portava Charlotte sul più 10 con un altro dardo a bersaglio da oltre l’arco.

Gordon con uno spin e finta su White portasse un’alternativa alla maniera di segnare insieme a due punti da sotto di P.J. che raccoglieva da un errore di Oubre Jr. ma gli Speroni tornavano sul -10 prima che lo schema da drive & kick degli Hornets diventasse importantissimo nel primo quarto poiché le frecce di McDaniels (3.59 per il 30-17), Oubre Jr. (open per il 33-19), Hayward (diagonale leggera destra, 36-21) e ancora Hayward centravano il bersaglio trascinando Charlotte sul 39-21.

Charlotte provava a raggiungere il record di punti nel primo quarto riuscendoci con McDaniels a :11.6 che segnava il quarantaseiesimo punto ma San Antonio racimolava qualche punticino chiudendo a quota 31 il primo quarto.

La difesa di Charlotte era proprio quella che continuava a mancare e Murray segnava in avvio secondo periodo il punto n° 33 Spurs prima che un pull-up da tre di Rozier dall’angolo sinistro battesse un inferocito Eubanks.

Un passaggio di Plumlee innescava ancora Rozier che segnava una tripla, meno difficile del top shot precedente ma utile a trascinare Charlotte sul +19.

La squadra di Pop però aveva un buon flow momentaneo e Johnson a 7:38 con un floater riportava sino al -8 (52-44) i suoi costringendo Borrego al time-out.

Il break degli Spurs era a sua volta rotto da Hayward con due liberi quindi un euro-step di Bridges si chiudeva con un reverse molto plastico e Hayward passando in crossover Eubanks imitava in qualche maniera il compagno con il sottomano rovesciato (60-48).

McDaniels dal corner sinistro senza esitazioni colpiva da tre e uno swooping hook di P.J. Faceva fuori la difesa di Bates-Diop nel pitturato.

McDermott soffriva Hayward e Miles in entrata atletica appoggiava altri due punti per il +20 (71-51).

Peccato che gli Hornets incassassero un 3/3 dalla lunetta di Forbes a 1:06 (fallo assegnato a Rozier in close-out nel corner destro) e la tripla di White ma Martin con un’entrata in terzo tempo rallentata dal fisico del difensore opposto segnava il +16 (73-57) con la quale si chiudeva il primo tempo giacché Murray in entrata era impreciso sull’alzata grazie alla pressione dello stesso Cody. Il primo tempo vedeva Charlotte tirare da fuori con il 61,9% (13/21) contro il 29,4% dei padroni di casa, cifre simili a parti invertite rispetto alla partita di Dallas.

La partenza del terzo quarto era però preoccupante perché Johnson e McDermott miglioravano le percentuali degli Speroni da fuori inanellando due triple (nel mezzo un bel reverse di Cody Martin oltre ferro e Poeltl) e White in coast to coast segnava il 75-65 in schiacciata a 10:38 mandando Borrego in time-out.

Martin riprendeva a portare punti per Charlotte con una tripla dall’angolo destro in catch n’shoot sul giro palla in transizione ma Rozier mancava il secondo appoggio in separation al vetro e Murray ristabiliva il -10 (78-68) prima che Hayward in penetrazione infilasse due FT per fallo di Poeltl.

L’ottimo reverse sulla baseline di K. Johnson per l’80-70 era seguito da uno 0/2 di Miles in lunetta ma dopo l’occasione mancata dai texani il missile dal short corner sinistro di Hayward fissava l’83-70, divario aumentato di due dopo un difficile quanto splendido sottomano rovesciato di Bridges che dopo aver fatto a sportellate alzava oltre due difensori con ottimo spin.

Hayward portava a casa altri 4 punti per i violazzurri contribuendo a portare sul +22 la squadra di MJ (93-71) con gli Spurs visibilmente demoralizzati tanto che su uno skip pass di Bridges P.J. Bloccava in salto e “jumperava” su Bates-Diop attaccato a lui per tre punti solo cotone.

Nel finale Hayward aggiungeva 2 liberi, una tripla, due punti nel pitturato a :42.7 e un pull-up portava a 21 pt. Il bottino del suo quarto lanciando gli Hornets su un ipoteticamente imprendibile 110-82.

Rozier contro bates-Diop. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

Si partiva per gli ultimi 12 minuti con gli Hornets a cercar di mantenere le distanze con una rovesciata da tre ai 24 di P.J. Washington oltre White e con il reverse di Martin ben servito da P.J. in area sul quale arrivava anche la chiamata per il fallo subito dalla nostra ala/pg.

Aggiuntivo a segno a 8:29 per il 116-86 prima che gli Spurs rientrassero di qualche punto con Murray per il 118-93 mentre a metà quarto Popovich mandava sul parquet un paio di riserve con Charlotte a giocare ormai con il cronometro.

Non ne traeva molto vantaggio la squadra di Borrego ad abbassare il ritmo ma un appoggio di destra contrastato di McDaniels e una tripla di Rozier dall’angolo destro a 2:47 dal termine valevano il 126-97, 19 punti di tranquillità.

Si chiudeva con la panchina di Charlotte sul parquet e un 131-115 finale.

Gordon Hayward sfugge a McDermott. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

Analisi

Gli Hornets volano sulle ali del vento sospinti dalle proprie ali, vere o adattate.

Hayward con una serata da 41 punti è aiutato da Bridges con le sue drive mentre Martin e McDaniels formano la seconda coppia d’ali uncinate che fanno volare più forte i Calabroni.

Invertite le parti rispetto a Dallas, gli Hornets si sono assicurati con un primo quarto da 46 punti il match non dovendo mai rimontare in serata.

Forse il pallone autografato da Steph Curry al padre Wardell a bordo campo con la preziosa new reliquia (la guardia di Golden State è appena divenuto il tiratore più prolifico per numero di triple realizzate in ogni epoca NBA), ha dato un’aura magica alla squadra che non ha voluto esser da meno.

Il pallone del “più grande tiratore” NBA nelle mani del papà che personalmente preferirò a vita a chiunque altro dal punto di vista stilistico del tiro poiché Dell, buon tiratore, ha costruito anno dopo anno la sua carriera NBA migliorandosi sempre più da oltre l’arco aprendo al strada ai figli.

Le triple (molte da drive and kick hanno saputo creare spazio) che hanno costellato la prima frazione sono state conservate dal buon gioco di squadra e da Hayward che nel terzo quarto ha chiuso il match con San Antonio visibilmente recante un linguaggio del corpo negativo.

Charlotte ha tirato con il 59,3% dal campo e con il 52,9% da tre punti finale con al difesa di San Antonio che ha faticato sia sotto che dall’arco a difendere concedendo triple aperte e qualche and one.

Il 32,4% da oltre l’arco dei texani è dato nettamente inferiore così come il 34-27 negli assist racconta bene il match mentre il 52-39 a rimbalzo è per Charlotte un’anomalia consistente a favore.

Non basta un 25/25 dalla lunetta a SAS contro l’11/16 di CHA né il 12-22 nei fast break.

Per gli Speroni i migliori scorer sono stati Forbes con 25 punti e Keldon Johnson con 21 seguiti da White a 18 e un terzetto in doppia cifra a 10 punti composto da Murray, McDermott e Vassell.

Cody Martin: 8,5

21 pt. (8/13), 8 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata. Ottima partenza costellata da tre triple senza macchia oltre a un rimbalzo e a una stoppata su McDermott. Traccia subito la via come una pinna dorsale che fende l’acqua e gli Hornets non deragliano come a Dallas anche se per aggiustare la difesa ci vuole qualche minuto ma lui è parte fondamentale del rallentamento degli Spurs in qualche azione offensiva. Costante presenza per tutta la partita, è utile anche a rimbalzo dove giganteggia anche con gente che ha più cm di lui. In ben 40:29 segna un 4/4 da fuori e nell’ultimo quarto si permette anche il lusso di un reverse con and one. Massimo stagionale per un giocatore sviluppato in casa.

Terry Rozier: 6,5

13 pt. (5/12), 1 rimbalzo, 5 assist. Il meglio di sé probabilmente lo da al tiro con tre bombe a segno su sei. La prima è un top shot in uno contro uno dall’angolo destro, l’ultima quella della tranquillità, nel mezzo anche un off-balance da due punti. Sbaglia un paio di appoggi in separation dal vetro tenendo una media decente ma non eccezionale alla fine. Non una partita efficacissima difensivamente ma tanto basta in serata compensando con gli assist.

Gordon Hayward: 9,5

41 pt. (15/19), 5 rimbalzi, 3 assist. Fa abbastanza impressione il +35 di plus/minus. Arriva al massimo stagionale aiutando dapprima Charlotte (anche grazie al 5/6 da tre finale) con triple letali e nel finale di terzo quarto fa il vuoto chiudendo quei 12 minuti con 21 punti e andandosi a sedere in panchina per tutta l’ultima frazione o probabilmente essendo in the zone avrebbe fatto il record in carriera contro una difesa incapace di contenere le sue movenze in crossover, infatti, è anche l’Hornet che passa di più dalla lunetta chiudendo con un 6/6… Serata magica, quasi perfetta se solo avesse dato (chissà) le scarpe a questa tifosa…

Miles Bridges: 8

19 pt. (8/12), 8 rimbalzi, 8 assist, 1 stoppata, +32 in +/-. Sa fare a sportellate ed appoggiare, se poi mette anche un paio di perle in reverse (una in euro con cambio direzione e l’altra facendo a sportellate con un reverse oltre due giocatori dallo spin perfetto) allora a San Antonio non resta che chiedere la grazia. Serata super con brillanti iniziative che hanno portato punti anche ai compagni come l’iconico skip pass/cambio lato per Hayward che ha fruttato 3 punti al n° 20. Sembra un comprimario in serata ma in realtà è parte fondamentale del gioco per dare profondità alla squadra sotto canestro dove Pop non ha soluzioni con quegli uomini. L’alley-oop di serata dietro le linee non ce lo facciamo mancare.

Mason Plumlee: 6

5 pt. (2/3), 6 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata, 3 TO, -11 in +/-. Il rientrante Mason fa meglio quando è in gruppo. La sua altezza riesce a dar fastidio. Da solo viene battezzato più di Gesù nel fiume Giordano. Chissà se Jordan avrà provato a dare dei consigli sui liberi. Finisce con ½ ma mi sembra che coordinazione e meccanica siano migliorati. Non fenomenale dietro ma recupera 6 palloni e smazza 4 assist, molto bello quello in salto per il back-door di Rozier, una specie di no look poiché avrebbe potuto servire l’uomo sulla linea dei tre punti.

Kelly Oubre Jr.: 5

3 pt. (1/5), 1 rimbalzo, 1 assist, 1 rubata in 16:12. A parte una tripla aperta e un recupero va fuori giri non riuscendo a trovare il suo flow finendo anche per giocare poco. Un TO (e mezzo direi) e tre falli, non un granché, alla prossima quando magari in un contesto di bisogno potrà fare la differenza.

P.J. Washington: 7,5

12 pt. (5/7), 9 rimbalzi, 7 assist, 2 stoppate, +28 in +/-. ottima partita di P.J. Che strappa rimbalzi in difesa, corregge da sotto un paio di palloni come sull’air-ball di Miles e battezza anche Bates-Diop con un catch n’shoot 3 senza ritmo ma buona elevazione. La rovesciata di inizio ultimo quarto ai 24 che frutta 3 punti dice che è la sua serata anche perché su quel vantaggio gioca senza pressione che ogni tanto accusa troppo.

Jalen McDaniels: 7,5

15 pt. (6/11), 10 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata in 32:58. Ottima partita per McDaniels al rientro. Finisce addirittura in doppia doppia aiutando la squadra in momenti fondamentali con punti e rimbalzi. Nell’ultimo quarto si smolla con un paio di perse e tiri velleitari ma mette anche un to and one e un’entrata contrastata. Tira spesso quasi solo lui abbassando al media ma non contava più molto.

James Bouknight: 5,5

0 pt. (0/2), 1 assist in 2:23. Prende anche una stoppata sui suoi due tentativi. Borrego lo toglie prima del finale nonostante sia entrato da poco nell’ultimo quarto. In panchina discute con i compagni su cosa non abbia funzionato. Troppo poco per veder il vero James comunque.

Kai Jones: 5,5

0 pt. (0/1) in 2:10. prende una tripla in faccia e ne sbaglia una dimostrando ancora di essere acerbo sull’aspetto tattico.

Scottie Lewis: 6

0 pt. (0/0), 1 assist in 2:10. Un buon assist e un paio di tentativi a vuoto di mettere in piedi una buona difesa con il suo atletismo.

Nick Richards: 6

2 pt. (1/1) in 2:47. Dietro così così, in attacco prende spazio sulla baseline destra ed appoggia bene sull’unico tentativo.

Coach James Borrego: 7

Ruba al maestro giocando con le armi che ha e nella notte il tiro entra. Forse ci mette troppo a chiamare un time-out nel secondo periodo ma tutto fila liscio. La squadra non soffre mai troppo e riesce a sfruttare le proprie caratteristiche, ingigantite dalla difesa degli Spurs che abbocca troppo alle finte. Super vittoria in Texas con una difesa che recupera un paio di lunghi più adatti per non soffrire in termini di cm.

Versione 1.
Versione 2.
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.