Game 50: Charlotte Hornets Vs Los Angeles Lakers 117-114

Intro

Gli Hornets sperano di lasciare un segno sulla futura NBA ma partendo da questa annata con un ritorno ai PO dopo un periodo “Lombroso”, criminale gioco di parole per definire partendo dal pensiero dell’antropologo e criminologo veronese dell’ottocento, un periodo non felicissimo.

Per incidere Charlotte avrà bisogno di quella fluidità tipica dell’inchiostro in un match da slapping war e quindi, rimanendo in linea ho pensato per la partita di “firmare” le pagelle inserendo eventualmente un tatuaggio che alcuni dei nostri giocatori portano e Lombroso non sarebbe contento abbiano probabilmente definendo il tratto criminale di ogni giocatore degli Hornets scarificato e pigmentato.

Contro le stelle del firmamento hollywoodiano non sarà facile vincere, Westbrook, Davis e James sono dati in dubbio, sarà solo pretattica o gli Hornets potranno avere un vantaggio da sfruttare viste le assenze (Hayward e McDaniels) e i dubbi (Oubre Jr.) tra le nostre linee?

Alla fine saranno James e Davis a rimaner fuori, oltre a Monk, già dichiaratamente a riposo.
Per la Charlotte dei record nell’ultima partita s aggiungeva anche Oubre Jr. (caviglia) alla lista infortunati oltre a McDaniels e Hayward.

Andamento della partita

I quintetti.

Nonostante la palla a due vinta da DeAndre Jordan per i Lakers, Charlotte passava in vantaggio con Ball che dopo un crossover inventava un floater acrobatico in uno contro uno per un 2-0 traballante tra i ferri.

Lo scambio sulla sinistra tra Rozier e Plumlee con restituzione in angolo sinistro per Terry faceva paura ai californiani che incassando il 5-0 subivano Rozier che ingannava il proprio difensore con movimento letale in area per poi ad allungarsi di sinistra per appoggiare.

La stoppata di Ball con Bradley stupito dal reverse layup bloccato e lo show time degli Hornets che vedevano il tagliante di Bridges per Ball che invece si schiacciare alzava dietro la palla per l’accorrente Miles bravo a depositare in corsa costringeva i gialloviola al time-out a 9:16.

Venti secondi più tardi arrivava il primo canestro ospite con Ellington alla tripla replicata però sull’altro fronte da Rozier che raccoglieva un’azione sviluppatasi un po’ casualmente.

Quando Miles rompeva un raddoppio in partenza e andava a schiacciare una tomahawk senza più trovare resistenze e i Lakers andavano sull’1/11 al tiro più lo 0/2 dalla lunetta di Jordan a 6.26, Charlotte si trovava in una posizione ideale per allungare sul 16-3, cosa che avveniva grazie al rimbalzo offensivo di Plumlee, l’errore di Miles su passaggio dello stesso Mason che non si perdeva d’animo schiacciando proprio la palla mancata dal nostro numero zero.

A 5:51 Westbrook infilava due liberi mentre a 5:37 Bridges di fisico spostava Anthony ed appoggiava prima di rivedere Jordan mancare altri due liberi…

Toccava all’altra vecchia volpe Anthony mettere fieno in cascina con un fade-away da marcato tirato dalla baseline destra e dopo un runner di Ball per il 20-8 Charlotte trovava anche una tripla di P.J. Washington aperta che rimbalzava lunga sul ferro per prendere uno spin che la portava altissima prima di baciare il primo ferro e ricadere in retina.
Primi due liberi anche per Charlotte a 2:53 con il 2/2 di LaMelo ma il 25-10 si assottigliava nel finale sino a 7 punti dopo il 2/2 di Bazemore a :26.1 (28-21) tuttavia sull’ultimo possesso una palla servita a Rozier sulla destra – schermato da P.J. Washington – valeva tre punti e il 31-21 di fine quarto.

La seconda frazione non cominciava bene per Charlotte nonostante in panchina Davis scuotesse la testa dopo una rapida entrata di Smith con appoggio al vetro.

I veterani di Vogel trovavano tre punti con Ariza, altri due provenivano da sotto con Bazemore che mancava un tiro ma vedeva il rookie Reaves reagire bene segnando a 10:39 il preoccupante 33-28.

Smith segnava un pull-up su Reaves prendendogli il tempo e Bouknight si auto-correggeva da sotto dopo aver preso facilmente il proprio rimbalzo in area: 37-28.

I Lakers non mollavano ed Anthony metteva il pull-up dalla linea di fondo oltre Martin.

Smith a ricciolo era troppo veloce per Reaves ma LAL toccava il -4 dopo una tripla di Bazemore (39-35).

Gli Hornets beneficiavano di un pull-up di Ish ancora una volta e ai 24 in questa occasione,poi Horton-Tucker in lunetta a 8:00 dall’intervallo infilava il 41-37 ma dopo essere giunti sul -2 con un tiro intenzionale al plexiglas di Westbrook, i losangelini si sgonfiavano e gli Hornets ripartivano con un sottomano di Bridges, un altro canestro dello scatenato Smith in reverse dalla baseline (troppo timido e lento Reaves) e con un canestro di Miles in continuazione per un gioco da tre punti a 6:16.

Due FT di martin splittati a 5:40, un runner frontale di Ball si aggiungevano per il parziale di 10-0 interrotto da una tripla con finta di Bradley su Smith per il 51-42.

L’alzata di Ish per Plumlee riportava i Calabroni al vantaggio in doppia cifra e Ball da tre su un close-out tardivo poteva infilare dalla diagonale destra il tiro pesante del 56-44.

Ish Smith stoppava Bradley in maniera clamorosa e sulla ripartenza – spalle a canestro – serviva l’accorrente P.J. Che di forza salutava Ellington per un two con and one mancato.

Quando Johnson a rimbalzo difensivo si appoggiava sulla spalla di Plumlee arrivava il fischio con l’ex centro dei Pistons a realizzare impensabilmente entrambi i tentativi a 2:33 per il 60-44.

Bazemore da tre a suo agio negli angoli, Ball da tre non segnava ma una palla tenuta viva consentiva allo stesso LaMelo di partire da lontano e sorprendere in corsa una difesa troppo aperta.

Bradley rubava a un Miles in uscita palla per piazzare un tiro da fermo ma P.J. Washington a 1:09 infilava l’open dalla diagonale sinistra per il 65-49.

Charlotte tentava di dare la spallata decisiva sin da subito a inizio ripresa: Miles da tre apriva bene ma due particolarissimi tecnici contro Mason in 8 secondi (entrambi per violazione dei tre secondi) davano ad Anthony e ai Lakers due punti omaggio.

Una tripla rimbalzante tra i ferri interni di Ball dalla diagonale destra era inghiottita dalla retina mentre la retina dei fan era tutta per Martin che saliva al limite per stoppare all’ultimo il sottomano di Westbrook che rimaneva impotente sulla transizione con lancio di Rozier e alley-oop morbido di Bridges.

Charlotte toccava il +20 (73-53) ma subendo un parziale di 6-16 (belle per Charlotte le azioni con alzata di Ball per Mason e baseball pass dello stesso Plumlee per il windmill di Bridges) chiuso da una bruciante accelerazione in coast to coast di Westbrook produceva un taglio netto dei punti lasciando un +10 di margine (79-69) a 5:45.

Il trend continuava preoccupante e Westbrook con un paio di entrate troppo facili più una tripla su giro palla LAL di Anthony da fronte a canestro trascinavano la squadra di Vogel al -4 (82-78) a 2:37.

I Lakers pescavano anche il pareggio a quota 84 con Reaves dalla diagonale destra mentre nel finale un piazzato di Smith e due FT splittati da ambo le parti (Ball e Reaves) lasciavano custodire all’ultimo quarto due punti di vantaggio per Charlotte: 87-85.

Cody Martin, alla fine out per numero di falli, al tiro. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

Charlotte si salvava sul primo possesso LAL con la tripla di Ariza dall’angolo sinistro in & out, Ish, invece, dalla stessa posizione la spediva dentro giungendo sul 7/7 dal campo.

Horton-Tucker in area inventava l’appoggio su P.J. Washington ma Ball forzando su Reaves tra gli esagoni del portale spaziale pitturato Hornets restituiva il +5 (92-87).

la partita rimaneva lì ma Ish Smith, dopo aver mancato un tiro si rifaceva con una bomba frontale e pur sbagliandone largamente un’altra dava la possibilità a Martin di raccogliere da sotto e convertire per il 97-91.

Pur vedendosi annullati un canestro di Plumlee in alley-oop per fallo leggermente precedente sul passatore Rozier (palla già in aria), ecco che a 6:40 – dopo un rimbalzo difensivo di Plumlee che spingeva la transizione – il close-out di Horton-Tucker risultando falloso dava la possibilità alla nostra SG di battere tre FT.

Pur mancando il primo, Terry realizzava gli altri due fissando il 99-91 e mentre Westbrook passava largo due giocatori l’help a bordo area di P.J. era fondamentale perché arrivava un’ottima stoppata con transizione chiusa da Martin con ottima angolazione su servizio di Rozier.

101-91 ma non era finita perché i Lakers recuperavano nuovamente arrivando a 4:29 sul -5 con la tripla di Reaves e un tecnico affibbiato a Bridges a 4:22 dopo un fallo a suo favore (contro Wes) per una gestualità considerata irriverente.

A 3:16 la tripla deep in ritmo di Rozier era manna dal cielo: 108-101 e a 2:55, nonostante Martin uscisse per un blocking che costava il sesto fallo.

Due FT splittati per il play avversario mentre a 2:37 Horton-Tucker in avanzamento commetteva fallo su Miles: challenge per Charlotte che chiedeva la continuazione e la otteneva insieme al punto supplementare.

111-102 ma 4 punti rapidi e troppo facili per Westbrook davano ritmo al veterano che rispondeva colpo su colpo a Ish Smith (due canestri d due punti) con due triple che accorciavano il divario sul 115-112.

Anthony fermava Rozier e Miles faceva lo stesso con Westbrook in stoppata ma la palla vagante era preda di Johnson che arrivava all’appoggio al ferro mettendo i brividi a Charlotte ormai sul vantaggio minimo: 115-114.

I Lakers ci mettevano troppo a scegliere di commettere un fallo giacché il cronometro avrebbe dato loro un possesso inferiore al secondo se Charlotte avesse mantenuto palla in mano sino ai 24 e Ball in lunetta a :09.6 segnava il primo libero mancando il secondo.

I Lakers cercavano l’isolamento con Westbrook, tripla contro il close-out di Miles e palla sul ferro con P.J. A rimbalzo che subiva fallo e a due decimi allungava sul 117-114 finale per una vittoria sofferta.

Ish Smith, altra prestazione sopra le righe in serata dopo quelle a Brooklyn e Denver. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

Analisi

Come spesso è accaduto quest’anno i Lakers si sono trovati senza qualche star: le due primarie, Davis e James, costrette a dare forfait hanno però lasciato il posto a una parata di old star comunque ancora valide vista la capacità dei californiani di attrarre i giocatori.

I Lakers sono la squadra più vecchia della NBA con una media di 30 anni e 292 giorni ma proprio dai veterani (Westbrook, Anthony e Bazemore) è arrivata una strenua resistenza che ha rimesso in discussione una partita nella quale i gialloviola non hanno mai comandato partendo male (9-0 di parziale subito), continuando peggio (+20 Charlotte a pochi minuti dall’inizio ripresa) ma riprendendola in mano più volte avvicinandosi pericolosamente proprio nel finale quando uno dei tanti isolamenti dell’ex Knicks Westbrook ha rischiato di far saltare il banco.

Colpo gobbo mancato perché la palla spedita sul ferro ha dato a Charlotte un’importante e meritata vittoria che rompe una striscia di sei sconfitte consecutive e lancia i Calabroni sul 28-22 dopo una partita emozionante.

C’è da fare i complimenti ai Lakers per la tenacia questa volta ma la maniera di giocare sui colpi delle star, molto all’americana alla fine non li ha premiati.

Charlotte ha giocato di squadra mostrando qualche limite ma ha finito per prevalere nonostante i 35 punti di Westbrook, i 19 di Anthony, i 16 di Reaves (ottima spinta offensiva per il ragazzo ma difesa da rivedere assolutamente) e i 13 di Bazemore.

La casella assist segna un 25-19 pro Charlotte mentre i rimbalzi sono stati 56-54 con Plumlee a quota 17.

Il 51,8% al tiro dei Calabroni contro il 41,8% dei Lacustri si spiega con una miglior costruzione di gioco in genere nonostante l’11-6 nei TO con Charlotte che si è avvantaggiata molto nei fast break: 17-7.

Altro fattore chiave la mancanza dei due big man losangelini.

Gli Hornets hanno finito per vincere largamente nel pitturato con un 58-38.

LaMelo Ball: 7

20 pt. (7/18), 7 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Leone. Banale per quello che potrebbe essere definito l’uomo per le speranze della franchigia. Il 21 agosto 2020, LaMelo si è fatto tatuare un leone inchiostrato sull’avambraccio sinistro dal tatuatore Herchell L. Carrasco. Il tatuaggio del leone è un simbolo di forza, potere, coraggio, combattimento ed autorità. Unite – speriamo – anche a una consapevolezza (l’altro tatuaggio “Sky is the limit” è da una parte interessante dall’altra parte preoccupante) socratica (conosci te stesso) che non lo renda un pallone gonfiato, sicuramente il giovane playmaker, anche se con costanza ancora da trovare, incarna molte di queste qualità. Nonostante un +21 nel plus/minus nell’ultimo quarto è lasciato a tratti in panca al posto di Smith, un po’ perché Ish è on-fire, un po’ tra riposo e scelta (con l’espulsione di Martin e negli ultimi secondi l’esigenza di mettere un tiratore di liberi al posto di Plumlee). Quando rientra manca una tripla scagliata da lontanissimo, scelta pessima e nel finale sbaglia un libero lasciandoci a +2 nel limbo. Certamente costringe i Lakers ad andare da tre per vincere la partita o scegliere una soluzione da due per portarla al supplementare e alla fine va bene. Mostra il solito buon talento in corsa con floater preziosi mentre il 2/8 da fuori e i soli due assist (fantasioso quello nel primo tempo restituendo all’indietro in corsa un passaggio oltre il difensore alle sue spalle) sono aspetti meno positivi in una prestazione complessivamente buona.

Terry Rozier: 7

20 pt. (7/16), 6 rimbalzi, 3 assist. Gufo. Si staglia un po’ al di fuori dall’estetica del punto scelto e dalla proporzione questo tatuaggio visibile sul collo di Rozier. Slow, significa aspettative, visione e mente futuristica, qualità che Terry sicuramente incarna in campo. Come Ball va a prendersi un tiraccio nell’ultimo quarto ma le differenze sono due, lo fa palleggiando in ritmo e lo mette. Una serata da media punti con un 4/10 da fuori. La visione c’è ancora le sue aspettative di PO sono dichiarate ormai. Importante nell’ultimo quarto con altri due punti in entrata semplice mentre l’ingeneroso fallo chiamatogli contro su Reaves costa un and one e nel finale si fa fermare da Anthony tuttavia la sua è una buona partita ed è uno dei protagonisti in avvio che incanalano l’energia e la partita nella direzione corretta.

Cody Martin: 6,5

7 pt. (3/7), 6 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata, 6 PF. Colomba. Parrebbe essere una colomba quella disegnata sull’avambraccio sinistro di Martin. Simbolo di pace per antonomasia nella cultura occidentale cattolica, messaggero celeste che in alcune culture rappresenta la reincarnazione dello spirito di un defunto mentre in alcune tribù di nativi americani è simbolo di sicurezza in battaglia. Per ascendere ad un livello superiore Martin deve sicuramente affidarsi a qualcosa di mistico e l’animale totem sull’avambraccio (sembrerebbe più avere a che fare con lo spirito di un defunto guardandolo nell’insieme non riuscendo a leggere l’iscrizione) è comunque associabile alla grinta che mette in campo Cody. Partita di sacrificio per Cody che esce a pochi minuti dalla fine dopo aver speso un blocking su Wes. Si spende su Anthony o Westbrook, qualche volta ce la fa, altre volte, nonostante una buona resilienza o un atteggiamento troppo blando, magari estromesso dal blocco, patisce. In attacco è colomba volando a chiudere un paio di transizioni con buona angolazione e quando Ish nel finale gli passa una palla sotto è abile a trovare coordinazione e uno spin in reverse (passando il ferro), non facile.

Miles Bridges: 7,5

26 pt. (9/15), 8 rimbalzi, 6 assist, 2 rubate, 1 stoppata. Aquila. Tatuaggio visibile sulla spalla sinistra. Certo… è già difficile raggiungerlo alle quote dove vola, poi si tratta anche di stile e potenza. La maniera nel quale lo fa lo fanno paragonare facilmente a un imprendibile rapace. Peccato per il tecnico preso nell’ultimo quarto dopo aver segnato un two and one per il quale ci è voluto il challenge. Vola alto per le schiacciate o anche in alley-oop morbido quando Rozier lo lancia ma lo si vede rapace anche nel finale con la stoppata su Westbrook che ci da qualche secondo fondamentale per trascinarci alla vittoria. Conquista la lunetta diverse volte infilando 7 liberi su 8 tentativi.

Mason Plumlee: 7

8 pt. (3/4), 17 rimbalzi, 6 assist, 1 rubata, 4 TO, 5 PF. Non si scorgono tatuaggi sul corpo dell’ex Duke. Bianco, piacerebbe mandasse in bianco anche gli attacchi avversari ma se è Westbrook a puntarlo spesso mostra di non farcela minimamente a contrastarlo. Prende due tecnici per tre secondi in 8 secondi netti (ha piantato la tenda nella notte effettivamente nel pitturato anche se sul secondo tecnico forse…) ma stanotte tira giù una serie di rimbalzi importanti su tutti e due i fronti, realizza un 2/2 ai liberi (domani nevicherà in Arabia Saudita) e smista palloni importanti con facilità come la palla lanciata a Bridges per la schiacciata in transizione o quella ceduta in angolo a Rozier su un’altra corsa in fast break.

Ish Smith: 8,5

22 pt. (10/12), 2 rimbalzi, 5 assist, 1 stoppata. Anche lui senza tatuaggi come Plumlee, la versione colore giramondo probabilmente li ha persi sfrecciando sui parquet. Scherzi a parte, Ish parte subito bene chiudendo il primo tempo con un 5/5 dal campo e 10 punti. Si mimetizza nel terzo quarto ma nell’ultimo piazza importantissimi punti con una tripla in allegato. Passaggi di classe come l’alzata per l’alley-oop di Plumlee nel primo tempo o il pocket bound per Martin nell’ultima frazione. Aggiungiamo anche la stoppata su Bradley e il passaggio spalle a canestro per P.J. su quel fast break. Decisioni corrette, tempismo corretto, mano ottima in serata. La scheggia impazzita che non ti aspetti.

P.J. Washington: 6,5

12 pt. (3/8), 3 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Angelo. P.J. Washington ha un grande tatuaggio sullo stomaco che raffigura un angelo un po’ particolare perché ha il viso di sua madre con la quale ha molto feeling. Sicuramente l’angelo è una figura che nell’immaginario collettivo indica protezione, quella che Plumlee non sempre riesce ad offrire e quindi Borrego si affida alle sue vestigia ultraterrene in versione agatodemone o caco-demone per Charlotte a seconda della serata. In una partita del genere era dura, infatti, non sempre per sue colpe, è affondato in un paludo -21 di plus/minus ma a parte un paio di importanti triple, riemerge nel finale con una stoppata plastica in aiuto su Westbrook tenendo fede al ruolo di angelo custode del canestro e impedendo con buon tagliafuori la beffa del pari sul tiro di Westbrook finito sul ferro.

James Bouknight: 5,5

2 pt. (1/3), 1 rimbalzo, -11 in plus/minus in 7:05. Sull’avambraccio destro reca due rose tatuate. L’augurio è quello di vederlo sbocciare. Fa freddo a gennaio e le rose rimangono chiuse in serata. Gioca poco non funzionando nell’insieme quando l’onda mordoriana dei veterani orchi dei Lakers rischia di travolgerlo, lui molto giovane. Segna due punti catturando un rimbalzo da un suo stesso errore.

Coach James Borrego: 6,5

Altra vittoria gestendo un attacco equilibrato e variegato. La difesa non è costante. Capace di dare diversi buoni stop agli avversari mentre certe volte è troppo facile batterla in entrata. Nel complesso una W meritata che non deve essere intaccata dalle assenze avversarie, buon gioco e qualche tripla in meno del solito presa (36). Gira su 8 uomini affidandosi a loro per cercare di tenerli in ritmo. In questo caso, viste le assenza, va bene.

Versione 1.

Versione 2.
Solamente il finale.
Questo articolo è stato pubblicato in Uncategorized da igor . Aggiungi il permalink ai segnalibri.

Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.