Game 69: Charlotte Hornets @ Miami Heat 75-93



Intro

Salvare un pianeta e salvare una stagione.

C’è un nesso per molti impercettibile tra queste due distanti realtà.

In questi giorni, oltre ad altre news, i mass media hanno riportato l’allarme lanciato da Greta Thunberg, la ragazza svedese che ha ricordato al mondo che abbiamo un solo pianeta.

Un pianeta non certamente malato da oggi ma a partire dalla rivoluzione industriale, l’effetto del CO2 nell’atmosfera ha prodotto un effetto serra maggiorato che a partire dagli anni ’60 ha subito un’impennata anche per colpa di un modello di sviluppo piacevole per le élite occidentali ma non sostenibile a livello ecologico.

Nel 1997 a Kyoto si firma l’omonimo protocollo per cercare di salvaguardare l’ambiente ma non ci sono controlli, tutto è su base volontaria e paesi come gli Stati Uniti rimangono in attesa di ratifica.

Nel 2011 il Canada esce dagli accordi, popolosi stati emergenti, pur con grande tecnologia, come India e Cina si aggiungono in maniera importante alle nazioni storiche “inquinanti”.

La demografia in crescita è un problema anche perché gente come Rita Pavone e Maria Giovanna Maglie che hanno commentato il nulla sulla Thunberg, sono onestamente figure che rubano ossigeno agli altri.

Si è arrivati alle polemiche sulla candidatura al Nobel per Greta (come se meritatamente o meno questo potesse cambiare qualcosa nel messaggio positivo lanciato) e a una manifestazione che ognuno può vedere a modo proprio (serve, non serve, è ipocrita, non lo è,), sicuramente scetticamente direi che non servirà a smuovere le politiche di Trump o Bolsonaro (il Brasile aveva già seriamente deforestato l’Amazzonia e il progetto probabilmente prevede di finire l’opera, il che non aiuterà il pianeta visto che gli alberi riescono ad assorbire il CO2) ma anche a tanti altri presidenti non lungimiranti (la Polonia va a carbone visto che è prodotto lì e costa meno), le loro politiche non vanno nella direzione chiesta dai manifestanti che un domani saranno adulti e se anche qualcuno di questi giovani ragazzi cambierà idea immettendosi nel sistema attuale, andranno traditi come il solito i buoni propositi di una generazione, probabilmente una delle ultime a sopravvivere su un pianeta avviato all’autodistruzione.

Possiamo dire che riconvertire costi e qui partiamo finalmente con le analogie con gli Hornets…

MJ aveva detto di voler portare Charlotte tra le 4 migliori squadre a Est ma continuando a navigare anno dopo anno nella mediocrità a causa dello stesso sistema non ha mai ottenuto nulla.

Per sbloccare la situazione occorrerebbe che spendesse superando anche la soglia della luxury tax almeno per un paio d’anni (i soldi non gli mancano), questo porterebbe giocatori differenti e più vittorie, eliminerebbe quella Spada di Damocle che potrebbe essere rappresentata dal disaffezionamento di un pubblico caldo ma che oggi si divide la scena con i Panthers della NFL (effetto Hornets, portati proprio dai loro sell-out) e non dovremmo soffrire ogni stagione rimanendo sempre sul bordo della zona playoffs per sapere se parteciperemo o meno.

Questa sera a Miami, mai nickname fu più azzeccato in tale occasione, il Calore proverà a cuocere i Calabroni che perdendo questa sfida comprometterebbero irreversibilmente la stagione, un po’ come la nostra Gaia senza cambiamenti rapidi per invertire la rotta.

La situazione prima della sfida.

Cambiare costa e comporta mutamenti non piacevoli ma necessari…

Indipendentemente dal risultato finale l’allarme è stato lanciato su due fronti, tocca a chi di dovere raccogliere gli appelli perché anche ammettendo che tutto non servirà a niente, l’averci provato è l’unica soluzione utile.


Le formazioni:

La partita in breve

Gara tesa fin dalle prime battute.

Partita non spettacolare per gli amanti delle triple e dei tiri impossibili.

Normale vista la posta in palio.

Hornets ormai appesi a un filo e Heat che avrebbero perso l’ottava posizione a favore di Charlotte perdendo.

L’inizio era aggressivo da parte delle due squadre e ciò provocava un punteggio basso oltre una gara punto a punto.

Lamb con tre triple consecutive (una notevole) portava sul 20-14 Charlotte rimontata a fine quarto sino al -1 (20-19).

Nel secondo quarto, sorpassi e contro-sorpassi si succedevano più che in Skid (per chi avesse avuto quel vecchio goliardico gioco del Commodore 64) quindi Parker dava una scossa all’attacco degli Hornets grazie alla sua rapidità segnando canestri in serie e quando un gancio di Biz a 4:24 ricadeva nel cesto, i Calabroni si ritrovavano sul 37-29.

Anche questa volta però gli Hornets non tenevano il vantaggio sino alla fine sebbene per trovare il pari, Olynyk ricorreva a una furbizia.

Finta, tiro da tre punti gettandosi a sinistra sull’uscita di Bacon dal proprio cilindro ma ormai fermo.

Arbitri accecati dal sole di Miami?

Tre FT, a segno due e 39 pari all’intervallo.

Non ci si aspettava nulla di differente dal terzo quarto, infatti, la gara rimaneva equilibrata anche se nel finale una tripla di Dragic portava sopra Miami alla quale rimanevano due punti al termine del terzo periodo (60-62).

Il disastro di Charlotte si consumava in fretta.

Whiteside in schiacciata portava a +5 la squadra di Spolestra, Wade con l’euro-step firmava il 60-67.

L’attacco di Charlotte era inesistente e condizionato da una difesa aggressiva con gli uomini di Borrego incapaci di segnare tiri aperti e un Walker in difficoltà.

L’unico giocatore consistente in attacco era il Tank a recuperar FT.

Johnson dall’angolo batteva la zona di Charlotte e Dragic con due punti, firmando a 5:21 il 68-78 metteva fine al senso della gara, in aggiunta un Bacon inguardabile sbagliava un tiro, si faceva stoppare da Wade e metter in faccia una tripla che a portava un finale largo a favore degli Heat.

Per Charlotte, con ancora 13 partite a disposizione, direi che si tratta però di bocciatura definitiva per mancanza di qualità.

Hornets ancora una volta affondati nella fatal Miami per mancanza di bocche da fuoco e una flottiglia modesta messa a disposizione per l’Ammiraglio Borrego che non abbandonerà la nave fino a gara 82 ma anche ripescando i resti, credo poco possa mutare ormai nel panorama di una stagione persa.

Miami vince la lotta a rimbalzo 44-55 quella negli assist 11-25 (bassissimi gli assist per Charlotte) e al tiro va sopra.

31,3% dal campo e pessimo 19,4% da tre pt. per Charlotte contro i corrispettivi 39,5% e 39,4% da tre punti (aumentato nel secondo tempo notevolmente nel caso del tiro da fuori) per Miami che perde anche un pallone meno di Charlotte (12-11) anche se gli Heat tirano peggio dalla lunetta con un 12/19 contro il 16/18 della squadra del North Carolina.

La partita

1° quarto:

Prima palla per Miami ma non segna nessuno fino a 10:33 quando Walker, dopo aver perso palla sul tentativo di passaggio ripiegava in uno contro due e involontariamente andava a frapporsi tra lui e l’alley-oop possibile di Jones Jr. che in lunetta segnava solamente uno dei due tentativi.

Gli Hornets rispondevano sempre a gioco fermo a 10:03 con Batum in penetrazione dalla linea di fondo destra raddoppiato ma fallosamente.

2/2 e Hornets avanti sino al pick and roll two and one di Adebayo (fallo di Biz) che era pareggiato da un lesto spin di Bridges appena fuori dal pitturato a destra.

Il rookie in caduta lasciava esterrefatto Olynyk che vedeva la palla appoggiata entrare.

Adebayo in area metteva dentro un jumper ma a 8:44 Walker abbatteva la zona di Spolestra con una tripla semplice ma Miami in attacco dopo aver sbagliato tre tiri da fuori e aver conquistato tre rimbalzi offensivi andava dentro a segnare con Adebayo.

Primo time-out a 7:16 con gli Heat avanti ma al rientro la squadra di Borrego orchestrava un gioco a due con Batum a restituire per il lungo due punti di Williams per il 9-8.

Olynyk attaccava la zona di Charlotte perdendo palla, Batum, ormai certo di segnare in schiacciata a due mani era stoppato da dietro da Jones Jr. che poi su un extra pass da sinistra segnava la tripla del vantaggio Heat.

Heat che accumulavano vantaggio dopo un ½ di Adebayo dalla lunetta ma uno spin in corsa di Lamb su Waiters con appoggio sinistro faceva tornare la gara a un solo punto di distacco.

Wade, servito da Dragic su perfetto back-door segnava due punti sorprendendo la difesa di Borrego che tuttavia trovava il pari quando uno dei blitz in raddoppio pensati da Spolestra andava a vuoto e su un allungo nell’angolo sinistro il nostro numero 3 trovava altrettanti punti.

Era sempre Jeremy a muovere il punteggio, nella prima occasione con una plexi3 da casa sua, un tiro allo scadere dei 24 forzatissimo che cadeva nel cesto e poi dalla diagonale sinistra replicava per la terza tripla di serata portando Charlotte sul 20-14.

Reagiva Miami che segnava da tre con Dragic dalla diagonale sinistra e con Whiteside che dopo aver visto Wade mancare l’appoggio ma pulire l’area spingendo fuori il difensore, saliva indisturbato per schiacciare il -1.

Finiva così il primo quarto perché Bacon in attacco perdeva palla ma ripiegando fermava Dragic in stoppata conservando il risultato.

MIAMI, FL – MARCH 17: Josh Richardson #0 of the Miami Heat shoots the ball against the Charlotte Hornets on March 17, 2019 at American Airlines Arena in Miami, Florida.
Copyright 2019 NBAE (Photo by Issac Baldizon/NBAE via Getty Images)

2° quarto:

Dragic sorpassava gli Hornets sfruttando un blocco di Whiteside e un colpo d’anca in caduta di MKG.

Gioco da tre punti a 11:29, poi Lamb, pressato a tutto campo, cercando il ribaltamento per l’uscita di Frank gettava via la sfera e Whiteside sull’azione successiva siglava il 20-24.

Parker provava a portar attacchi rapidi ma se sulla prima azione perdeva la palla, sull’azione seguente si faceva perdonare segnando il 22-24 per sparare da 3 e segnare a 9:51 per il 35-24.

Wade fluttuava in aria segnando da media distanza il pull-up toccato da Lamb.

Gioco da tre punti e sorpasso ma gli Hornets segnavano ancora con Parker che passando il blocco del Tank sparava dalla media il pullup del 27 pari.

Un altra entrata da Parker finita con lo scoop portava sopra Charlotte che beneficiava a 7:51 di due dei pochi liberi concessi nel primo tempo.

Su una fuga di Parker, Johnson calpestando un piede di Tony riusciva nell’impresa di togliergli letteralmente la scarpa.

Due FT a segno e a 7:35 canestr4o annullato per sfondamento di Dragic su Walker.

Adebayo appoggiava due punti di destro scappando a Biz e subendo fallo dal nostro centro.

Il FT finiva lungo e gli Hornets ripartivano con il canestro di Walker (goaltending di Adebayo) e il canestro dalla media di Lamb a 5:26 in più arrivava anche un gancio second chance di Biz a 4:24 per il 37-29.

Due FT per fallo di Batum, battuti da Richardson, consentivano ai bianchi di superare quota 30 poi un’entrata di Jones Jr. riduceva a 4 pt. lo scarto.

Lo stesso Jones Jr mancava però due FT per fallo di Williams sotto canestro, un bad pass di Williams in attacco lanciava l’onnipresente atletico Jones Jr che tuttavia sul palleggio in transizione nell’uno contro uno era fermato dalla mano magnetica di Lamb che gli rubava palla così a 2:05 finiva per segnare il Tank in mezzo all’area.

Gli ultimi sei punti del primo tempo però erano tutti degli Heat che dopo essersi portati sul -2 beneficiavano di tre tiri liberi assegnati generosamente dagli arbitri su un tiro di Olynyk che spingendosi a sinistra andava a cercare il contatto con Bacon.

Due su tre e aggancio a meno di un secondo dalla fine e parità all’intervallo.

MIAMI, FL – MARCH 17: Frank Kaminsky #44 of the Charlotte Hornets shoots the ball against the Miami Heat on March 17, 2019 at American Airlines Arena in Miami, Florida.
Copyright 2019 NBAE (Photo by Issac Baldizon/NBAE via Getty Images)

3° quarto:

Non ci si aspettava qualcosa di diverso nella ripresa in una partita tesa e infatti i primi due attacchi andavano a vuoto ma Richardson dalla destra dalla media infilava il pullup.

Quasi episodico perché poi si assisteva un TO per bad screen di Olynyk e a una gomitata di Biz in palleggio su Adebayo che avrebbe potuto costar molto più care che al centro che il terzo fallo e palla persa.

Richardson mancava la tripla facendo girare Miami sul 2/17 fuori poi a 9:53 arrivavano finalmente dei liberi anche per Charlotte.

Erano tre quelli di Batum tirati e realizzati per sorpassare gli Heat (42-41), poi Waiters da posizione frontale saliva su Walker per colpire da tre punti e con un ½ arrotondava dalla lunetta Richardson a 9:11.

Batum entrava deciso ottenendo il primo canestro dal campo anche se era da goaltending (Richardson) poi Richardson otteneva anch’esso il primo canestro dal campo da bordo area su Frank ma Walker a 8:03 calava la tripla del 47 pari.

Waiters a 7:40 replicava al capitano e a 7:22 con un passaggio ricevuto in mezzo all’area e una finta Batum si liberava del lungo sfarfallante in area per depositare il 49-50.

A 6:51 gli Hornets tornavano avanti con Kemba abile a passare il blocco di Williams e a concludere con l’arresto e tiro dalla media diagonale destra (51-50).

Batum aspettandosi il fallo tirava da tre in leggera ricaduta ma arrivavano tre punti per un parziale di 7-0 e un +4 in più Adebayo sull’errore di Richardson spingeva vistosamente alle spalle Lamb lasciando palla nelle mani dei viola.

A 5:10 un’ottima tripla di Waiters dalla diagonale sinistra finiva nella retina nonostante il buon tentativo di copertura di Williams, Lamb da tre era sfortunato mentre Waiters dalla parte opposta azzeccava la seconda bomba di fila per il 54-56.

Il Tank da tre andava corto ma Lamb con un push off si liberava del difensore per appoggiava al vetro a a 3:58 il 56 pari.

Adebayo s’infilava in mezzo all’area segnando su bound pass di Wade ma Lamb, pur sbagliando il tiro, dopo un giro strano della palla lì in zona con Frank a dar fastidio, si ritrovava magicamente la palla in mano sotto canestro, occasione perfetta per ridare alla gara la parità.

Dragic a 2:24 faceva la differenza segnando tre punti e con gli Heat saliti a +4 poco dopo, Lamb convertiva l’azione da difensiva a offensiva parando a due mani un ribaltamento e partendo in coast to coast per andare a schiacciare.

Ultimo lampo, raggio gamma distruttore prima dell’implosione degli Hornets nell’ultimo quarto che partiva comunque da un 60-62…

MIAMI, FL – MARCH 17: Jeremy Lamb #3 of the Charlotte Hornets dunks the ball against the Miami Heat on March 17, 2019 at American Airlines Arena in Miami, Florida.
Copyright 2019 NBAE (Photo by Issac Baldizon/NBAE via Getty Images)

4° quarto:

Il collasso dei Calabroni si consumava negli ultimi 12 minuti.

Apriva Wade dalla lunetta con un ½, Whiteside a rimbalzo faceva la voce grossa per andare a schiacciare il +5 Heat.

Borrego chiamava il time-out ma una brutta scelta al tiro di Bacon era punita dall’euro-step di Wade che con il floater realizzava il 60-67.

C’era ancora tempo per recuperare, Borrego mandava dentro Walker a 9:49 e Frank a 9:33 subendo un blocco da Dragic in continuazione metteva dentro due punti ma falliva il libero.

Cominciava a mettere un’ipoteca sulla gara Miami che con lo step back 3 di Dragic (su un Williams a vuoto in rincorsa in uscita) metteva 8 punti di distanza tra i due team.

Frank resisteva all’aggressione di Whiteside segnando a 8:53 due liberi ma Wade su Bacon si alzava per colpire da tre punti.

Kaminsky su una rimessa riceveva subendo al contempo un altro inutile fallo di Whiteside.

I due FT ottemperavano alle esigenze degli Hornets di rientrare e bloccare il cronometro a 7:54 (66-73).

Marvin mancava un open 3, Kemba in transizione perdeva l’occasione facendosi quasi portar via palla dall’aggressività dei difensori di Miami.

Dopo qualche azione convulsa e concitata, Lamb in entrata, costringeva al fallo Miami che subendo due FT di Jeremy tornava sul +5 (68-73).

Miami batteva il box di Charlotte dopo una serie di passaggi con la tripla di Johnson dall’angolo sinistro mentre Dragic a 5:21 con due punti chiudeva la gara.

La squadra di Spolestra si portava sul +10 (68-78) con gli Hornets nell’abisso dopo una stoppata di Wade su Bacon e una tripla di Dwayne sull’omonimo.

Stesso nome ma una differenza abissale tra i due giocatori…

A 4:30 Frank racimolava altri due liberi segnandoli per il 70-81, poi toccava a Dragic in floater e a Bacon ben servito sotto a sinistra appoggiare due punti per il 72-83.

Batum da tre non segnava, dentro alla disperata anche Monk per tentare di metter triple ma era lo sloveno degli Heat a realizzarne una mentre sul fronte opposto Monk era stoppato da Johnson.

Gli Hornets non riuscivano a segnar su azione e l’unico che inventava contatti con i suoi movimenti era il Tank che con un ½ realizzava prima il 73-86 e poi con un rimbalzo offensivo da sotto portava a casa altri due punti.

Miami portava a casa gli ultimi 7 punti tra alley-oop, floater e tripla di Johnson chiudendo la gara sul 75-93 e sul 2-2 la serie stagionale dopo esser stata sotto 2-0…

La stagione probabilmente è andata, chissà se il pianeta subirà stessa sorte…

Points in the Paint: Hornets 30, Heat 34,
Second Chance Points: Hornets 16, Heat 16,
Fastbreak Points: Hornets 4, Heat 1,
Biggest Lead: Hornets 8, Heat 18,
Lead Changes: 16,
Times Tied: 9.

Pagelle

Kemba Walker: 4,5

10 pt., 4 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata. 4/16 dal campo, 3 TO, -13. Molto condizionato dai raddoppi è sottotono. Sbaglia quasi completamente partita. Va a prendere il solito sfondamento difensivo (generoso da parte della terna) ma prende almeno tre tiri in faccia da fuori, uno di Waiters frontale. Infila due triple nel primo tempo su 8 tentativi totali e mette un paio di canestri ma non riesce mai ad andare in lunetta. Sfiduciato, alla squadra viene a mancare la trave portante offensiva e crolla.

Nicolas Batum: 5

12 pt., 7 rimbalzi, 1 assist. 3/11, 1 TO, -18. Sbaglia tutto dal campo sino a un certo punto della partita mentre a gioco fermo è affidabile. Commette tre falli e non compare la sua stoppata in recupero sul tabellino e ne prende una da dietro da Jones Jr nel primo tempo. Con lui in campo Charlotte collassa. Sarà questione di equilibri, non lo so, ma la partita è modesta.

Miles Bridges: 6

2 pt., 3 rimbalzi. 1/3 dal campo in soli 9:54. Mistero della fede perché Borrego lo tolga e aspettiamo rivelazioni da Fatima sul perché giochi Bacon al suo posto oltre a Lamb… Non ha nemmeno senso farlo partire come starter a meno che non abbia avuto problemi fisici ma non mi pare.

Marvin Williams: 5

2 pt., 4 rimbalzi, 2 assist, 3 stoppate. 1/7 dal campo, 2 TO. -5 in 27:45. Il fallimento di una strategia racchiuso in un giocatore. In difesa aiuta e va a prendere anche Whiteside quando entra nel primo tempo ma poi paga in termini di stanchezza in attacco. 1/7 sbagliando una tripla aperta dall’angolo in un momento cruciale. Tre stoppate ma solo due punti per lo stretch four di Charlotte, simbolo di una mediocrità costante.

Bismack Biyombo: 5,5

2 pt., 6 rimbalzi, 1 stoppata. In 17:10, 4 falli, 2 TO. A parte una stoppata e qualche rimbalzo è poca cosa in generale Biz che prende un -12. Qualche rimbalzo lo prende ma per il fisico che ha dovrebbe tenere di più. Regala un FT e due punti ad Adebayo che già lo aveva battezzato dal cuore dell’area nel primo quarto.

Jeremy Lamb: 6,5

21 pt., 4 rimbalzi, 1 assist, 4 rubate. 8/20 dal campo. 1 TO. -16. Altro giocatore che si spegne nell’ultimo quarto ma per tre frazioni ha dato punti importanti a Charlotte. Uno dei pochi errori difensivi è lo spostamento/scostamento su Dragic che lo punisce da fuori, per il resto andrebbe un po’ aiutato dietro anche se va a prendere rimbalzi e difende benissimo nel primo tempo su Adebayo in post basso costringendo il centro avversario a passar palla ma bilancia perfettamente con un attacco consistente anche se la quasi metà dei punti arriva con tre triple consecutive (una fantastica ai 24 che da lontanissimo va a sbatter sul plexiglass prima di scendere nella retina) nel primo quarto. Guadagna due FT nel finale attaccando la difesa avversaria in penetrazione.

Dwayne Bacon: 4,5

2 pt., 4 rimbalzi, 2 assist. 1/6 dal campo e -9 di +/- in 17:42. La conferma che appena trova squadre un po’ più forti e aggressive Bacon torna a ridimensionarsi. Sembra veramente un giocatore da G-League. Sbaglia tiri dalla media, compresi off-balance che si va a cercare. Il fatto di averlo schierato nell’ultimo quarto al posto di Bridges è follia.

Tony Parker: 6

11 pt., 2 rimbalzi. 4/5 dal campo. 2 TO, -3 in +/- in 17:26. Da urlo e da 8 il primo tempo quando s’infila nella difesa di Miami e segna ancora da tre dopo le due bombe della precedente sfida con i Wizards. Si spegne completamente nel secondo tempo (da 4) e non riesce ad avere nemmeno un assist a referto, cosa che per un play del suo spessore non va bene. La media è una sufficienza (risicata) ma non fa la differenza oggi quando conta…

Michael Kidd-Gilchrist: 6

0 pt., 3 rimbalzi, 1 rubata. +3 in 12:03. 3 falli, nessun TO e 0/1 dal campo. Costringe gli avversari a palle a due, è uno dei migliori giocatori della lega in questo se non il migliore statisticamente, con lui in campo la difesa tiene un po’ di più oggi ma Borrego poi lo toglie. Commette qualche fallo e non porta punti ma almeno una sufficienza la porta a casa.

Frank Kaminsky: 6

13 pt., 7 rimbalzi, 1 assist. 3/10 dal campo, -8 in +/-. Sbaglia un po’ troppo prima, da fuori lo 0/4 non punisce la difesa degli Heat, nell’ultimo quarto prova a resistere con i suoi movimenti che obbligano Whiteside e soci al contatto su di lui. Racimola punti ma ormai sempre più inutili ad ogni minuto che scorre. Nel primo tempo riesce alcune volte a fare massa o a toccare palloni a rimbalzo utili alla difesa di Charlotte.

Malik Monk: s.v.

0 pt. (0/1). Gioca gli ultimi 3:34 ma a partita terminata e nell’angolo si fa stoppare da Johnson per poi prendersi anche una spinta. Non doveva nemmeno entrare ormai…

Coach James Borrego: 5

Questa volta, nonostante l’ottima partenza, la squadra si sfalda, le rotazioni sono discutibili e i senatori lo tradiscono. Era stata una bella favola per gran parte della stagione. Si torna alla dura realtà. 13 partite sulla carta contro squadre per lo più di massimo livello ma la sconfitta di oggi segna la stagione e a livello tattico si fa sorprendere un po’ dai rapidi cambi di strategia di Spolestra che accenna la zona, la difesa a tutto campo, i raddoppi su Walker… Non ha una squadra di qualità ed è rimandabile nel complesso.

Questo articolo è stato pubblicato in Uncategorized da igor . Aggiungi il permalink ai segnalibri.

Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.