Game 7: Charlotte Hornets Vs Portland Trail Blazers 125-113

Intro

Provate a immaginare ogni singola squadra NBA come una particella che abbia uno spin (una direzione) preordinato up o down.

Ogni volta che ricomincia la NBA le misurazioni degli analisti sono orientate a dare un valore a quello specifico team cercando di determinare se alla fine le loro previsioni si riveleranno corrette, se realmente quelle particelle scansionate contenessero quelle caratteristiche comportamentali innate e intrinseche nel nucleo di quella squadra che le porteranno allo zenit o al nadir a fine stagione.

Mettiamo però che quelle particelle in realtà contengano ogni possibile valore e informazione, siano correlate tra loro senza avere un orientamento ben definito, siano aggrovigliate e possano influenzarsi a distanza: ecco il fenomeno dell’entanglement NBA.

Dopo poche partite la classifica si sta già in parte allungando e frazionando con squadre come New York e Chicago lanciate, altre come Orlando e Indiana sul fondo.

A Charlotte arriva da Ovest la tosta particella Portland che dopo aver interagito con essa tornerà a distanza e in una sorta di entanglement determinerà più specificatamente la nostra illusione sulle caratteristiche e le possibilità che dovrebbero avere gli Hornets in stagione.

Per vincere bisognerà che Charlotte trovi il suo vorticoso ritmo e riesca a influenzare con ciò che è chiamata “azione fantasma” anche l’altra particella.

Andamento della partita

I quintetti iniziali.

Gli Hornets ritrovavano Scary sul parquet ma il primo a far paura era Nurkic che con 4 punti portava sullo 0-4 la situazione.

Charlotte però era tre-menda poiché iniziava a cecchinare da tre punti partendo dall’angolo destro con Bridges, continuavano Rozier da quello sinistro e Hayward da 45° trovando il pareggio mentre Ball completava il giro tornando al right corner per pescare anche il sorpasso (12-9) a 8:05.

Alla festa del tiro da paura partecipavano anche McCollum – che pareggiava – Rozier (ottima palla data fuori da Plumlee) per il 17-12, Simons e Oubre Jr. che da destra esplodeva la tripla del 20-15.

L’ingresso dell’ex Zeller (a lui dedicato un video in arena) portava a due punti facili per i Trail Blazers proprio grazie all’ex centro come terminale e mentre la panchina Hornets non brillava in attacco, Nance Jr. puniva Charlotte sorpassandola (20-21).

Cominciava l’ultima fase fatta di contro-sorpassi nella quale Martin ne metteva due da sotto (22-21), Oubre Jr. 3 grazie al no look pass di Smith per Martin e l’extra pass di questi (25-24) oltre all’ottima dime veloce in verticale di Smith per P.J. Washington (27-27) ma a 7 decimi dalla prima sirena un fallo su Little a rimbalzo offensivo portava gli ospiti a chiudere in vantaggio il primo quarto sul 27-29.

Il pari arrivava per mano di un fing and roll di Hayward in avvio secondo periodo ma il match non prendeva una piega decisa rimanendo piuttosto incerto anche perché Plumlee a 6:33 mancava 2 FT sul 43-41 così Lillard pareggiava con un tiro da due mentre l’1/2 dalla lunetta di Oubre Jr. a 4:39 riportava in parità il match sul 46-46 ma un vistoso recupero fuori dal campo di Nurkic era dato per buono sviluppando una seconda possibilità per una tripla di Covington presa immeritatamente mentre McCollum arrotondava sul 46-50 seguito da Lillard in entrata per il +6 Portland.

Charlotte cercava di rifarsi sotto con le entrate di ball e Bridges ma l’open 3 di McCollum troppo facile e due altri liberi (targati Lillard) chiudevano il primo tempo incrementando il vantaggio per il team dell’Oregon (53-60).

A fare la differenza un 4-10 nelle seconde possibilità concesse.

Ball e Oubre Jr. già in doppia cifra nel primo tempo con 10 punti a testa in una partita con attacchi molto bilanciati dove Simons con 12 punti e McCollum e altri 9 punti contribuivano al vantaggio della squadra di Billups aiutata dai 10 rimbalzi di Nurkic.

Nurkic tenta di controllare Ball. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

Dopo la paura lunga, nonostante Ball aprisse con un deep 3 e Miles dal post basso destro avvolgesse a ricciolo Lillard in mismatch trovando un two and one a 9:35 (59-64), purtroppo i Trail Blazers tornavano ad acquisire vantaggio con Powell e FT di Nurkic (spinta contemporanea di Miles al centro) per un -8 (59-67) che gli Hornets sembravano faticare a recuperare.

Il flash dei Calabroni improvviso e violento arrivava come un uragano inaspettato in pochi istanti e si abbatteva su Portland con l’affondata bimane in corda di Plumlee mentre Ball rubava palla dalla rimessa, la serviva a Miles che con un passaggio volante dietro la schiena mandava Rozier a segno da fuori.

Un atletico swooping di LaMelo in entrata (protetto da Plumlee) accorciava sino al 66-67 mentre il pari, dopo un altro parossistico canestro di Ball, arrivava per mano di Rozier (servito da Ball) a 7:20 con un 3 catch n’shoot: 72-72.

Zeller mancava una tripla (vorrei anche vedere) mentre Plumlee da sotto approfittava dell’assenza di Nurkic per mettere dentro altri due punti (74-72) con gli Hornets che, dopo esser stati raggiunti, riprendevano il vantaggio con un pull-up 3 di ball oltre Zeller dalla diagonale destra.

Charlotte si portava sul +6 grazie al tiro da tre frontale di P.J. Washington (buon movimento palla) ma gli Hornets si facevano mangiare in un lampo tutto il vantaggio andando un po’ in scrumble mode sul parquet.

80-80, parità che che Ish Smith cercava con un pull-up, un ottimo passaggio e una drive (entrambe per P.J.) di eliminare riuscendo ad arrivare sull’89-86 benché McCollum avvolgesse Martin lasciando solo sul -1 i neri a fine quarto.

Partiva bene Charlotte nell’ultima frazione con le triple di Oubre Jr. e Hayward in step-back (10:59) per il 95-90.

Oubre Jr. aggiungeva due liberi e un assist per la tripla dall’angolo sinistro di Bridges del 100-92.

Ci voleva ancora un po’ per staccarsi perché Portland non cedeva grazie ai rimbalzi offensivi e a un’altra tripla di Simons ma l’ispirato Ish trovava ancora una volta Oubre Jr. che preso il gusto, mandava a segno un’altra saetta da tre punti.

Il distacco si faceva concreto aggirandosi sulla decina di punti quando Oubre Jr. catturava un rimbalzo offensivo convertendolo in jam immediatamente (107-97).

Charlotte teneva botta alle triple prodotte dalla ditta L&L (Little e Lillard) con un turnaround di P.J. In area su McCollum e con il dagger shoot di uno scatenato biondo tricotico Kelly Oubre Jr.

Tre punti per un diavolo a quattro a 2:32 dalla fine che blindavano il match sul 119-108.

Finiva in gloria anche P.J. Con un hook sulla sirena contro Powell e una stoppata alta e nitida sull’entrata di McCollum.

Ball dalla lunetta arrotondava sul 125-113 finale.

Terry “Scary” Rozier rientrava in serata. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

Analisi

Charlotte nella notte di Halloween soffre ancora a rimbalzo e chiude il primo tempo sul -7 nonostante tiri meglio da oltre l’arco ma chiuda con un 13/21 dalla lunetta…

Nella ripresa però, sul -8, si infervora LaMelo Ball come in un film già visto.

La squadra comincia a girare nuovamente in ritmo, rapida e imprevedibile e oltre ai titolari, con l’aggiunta dalla panchina di buoni elementi va a nozze: Ish Smith in versione assist-man, P.J. Washington in versione teletrasporto sotto le plance e l’accoltellatore Kelly Oubre Jr. sono fondamentali.

Troppo per Portland che nonostante segni un 10/11 dalla lunetta abbassa decisamente le percentuali al tiro con la difesa degli Hornets a fare leggermente una guardia migliore rispetto al primo tempo.

Il giro palla si materializza in un 36-30 negli assist mentre il gioco rapido è premiato da un 11-4 nei fast break.

Con 6 uomini in doppia cifra, un 51,7% dal campo compreso un 47,6% da tre punti, Charlotte ha la meglio sulla squadra di Lillard fermatosi a 14 pt. (5/20) mentre Nurkic otteneva lo stesso numero ma a rimbalzo fermandosi a 13 punti in doppia doppia.

Per Portland il top scorer è stato McCollum con 25 punti mentre una menzione d’onore va a Simons che con 19 punti ha dato fastidio a Charlotte ma un altro elemento che ha giocato pro Hornets sono stati i TO (8-13).

Lo spin di Charlotte pare essere quindi orientato in direzione up, battere una squadra come i Trail Blazers che ci ha sempre dato noie e dolori potrebbe essere un indizio in attesa di altre misurazioni a partire dal back to back di domani contro i Cavs.

A proposito di fantasmi, in richiamo alla intro e giacché è Halloween, ho pensato per divertimento di associare “mostri” ai vari giocatori scesi sul parquet.

LaMelo Ball: 8,5

Chimera. Mostro improbabile con tre teste di capra, leone e serpente (l’ultima sarebbe la coda) capace di sputare fuoco da ognuna di essa. Talmente improbabile da essere utilizzata oggi come parola in gergo per definire qualcosa di impossibile. Due triple dall’angolo nel primo tempo, una bella entrata e un paio di reclami per possibili falli sul tiro (un po’ eccessivo quello Vs Covington mandato all’aria in palleggio). 27 punti (10/20), 9 rimbalzi, 7 assist e +15 in +/-. Altro momento parossistico di furore per far rimontar Charlotte tra assist, triple e incursioni chiuse in floater o al ferro. Il mostro dalle tre teste sputa fuoco e per Portland è una chimera fermarlo. L’arma in più di Charlotte. Bella anche una difesa nel finale su Lillard che spara malamente da tre.

Terry Rozier: 6,5

Mummia. Un po’ di cera d’api per proteggersi e scivolare via dai difensori, necessariamente sbendato per giocare, infila un paio dei suoi catch n’shoot da lunga distanza, poi ne fallisce qualcuno terminando sul 2/6, tutto da tre, nel primo tempo. Finisce son 14 pt. (4/10 e 4/9 da tre punti), 5 assist, 3 TO. Buon terminale offensivo, consente a Oubre Jr. di giocare fasi dove ha avversari talvolta meno pressanti. Peccato per una transizione chiusa con uno sfondamento dopo aver esso stesso rubato palla anche se in genere si mostra altruista chiudendo con 5 assist.

Gordon Hayward: 6,5

Per il ritmo con il quale viaggia in campo per alcuni potrebbe essere considerato uno zombie con parti del corpo pronte a cedere o a staccarsi ma a Gordon non sono ancora state sottratte l’anima e la capacità cestistica tanto da renderlo un cadavere ambulante vivente come lo fu Batum negli ultimi due anni a Charlotte. 12 pt. (5/8), 4 rimbalzi, +13 in +/-. Una partita “silenziosa” senza andare mai in lunetta ma sa sempre cosa fare anche quando è pressato da più giocatori. Bello step-back 3 (2/3 da fuori) a inizio ultimo quarto.

Miles Bridges: 8

Licantropo. Ne sta assumendo i connotati fisici e caratteriali. Famelico nella ricerca di punti, capace di graffiare i suoi artigli, dotato di forza sovrumana e grintoso in difesa anche se più basso e tozzo di alcuni pari ruolo, l’esplosione zoomorfica di Miles in una gara a mezzanotte, pur senza luna piena nel palazzetto avviene in maniera strana. 19 pt. (6/12), 5 rimbalzi, 9 assist, +22 in +/-. Ottima partita pur rinunciando a qualche tiro preso da ball e Rozier in più mentre chiude con il suo massimo in carriera negli assist sfiorando la doppia doppia. Un fallo su Nurkic a canestro già Preso veniale cercando di andare a rimbalzo, per il resto si mangia Lillard dal post basso e mette un 3/7 da oltre l’arco compresa una freccia che nell’ultimo quarto ci porta a quota 100.

Mason Plumlee: 5,5

Idra. Come il mostro a guardia dell’aldilà dalla molte teste (di serpente), Mason deve presidiare lo stagno del pitturato sperando che gli avversari non scoprano l’unica testa centrale, suo punto debole. Catturare rimbalzi contro Nurkic però non è semplice e nemmeno provare a realizzare punti facili così vede le streghe nel primo tempo e le fa vedere ai fan sui suoi FT limitati a 2 per fortuna tanto che nel finale di partita Borrego lo toglie per evitare che possa far danni. Segna 4 pt. (2/7) approfittando dell’assenza di Nurkic facendo vedere un’entrata bimane degna di nota, 6 rimbalzi in 26:38 non sono moltissimi per ciò che gli capita intorno mentre nel suo finale ci prova a catturarne uno offensivo con il risultato di commettere fallo sulla palla vagante travolgendo il centro slavo.

Kelly Oubre Jr.: 8

Kitsune. La volpe giapponese è tra gli esseri considerati con poteri sovrannaturali in Giappone. Dotata di grande intelligenza, essa può dividersi in volpi buone o malvagie e più anni hanno e più code posseggono – teoricamente fino a un massimo di 9 quando muteranno colore in oro o bianco – divenendo onniscienti. A fasi alternate, grazie al suo bell’aspetto furbo e ingannatore forse in Giappone penseranno che Oubre Jr. è una volpe con la capacità di trasformarsi in umano ma deve avvicinarsi ancora molto ad avere tante code ma come alcune volpi può volare e spare i suoi fulmini da fuori area se i mastini avversari (le volpi durante la trasformazione umana nutrono avversione per i cani) non lo tallonano troppo da vicino. Positivo nel primo tempo con 3/5 da oltre l’arco, due FT non concessi (il fallo sì), chiude a 10 pt. I primi 24 minuti. 26 pt. (8/14 e 6/11 da tre punti), 7 rimbalzi, 5 assist, 2 rubate. Non sempre perfetto in chiusura e ai liberi (4/8), si rifà catturando alcuni rimbalzi importanti nel finale dando linfa, energia alla squadra con un assist per Miles e un dagger 3 shot a 2:32 dal termine dopo aver fatto a brandelli la difesa di Portland per tutta la partita non solo con il tiro da fuori.

Ish Smith: 7

Il piccolo vampiro dormiente che esce della panchina di Charlotte per succhiare punti da mettere nel proprio carniere vive delle serate nel quale vola come un pipistrello ammantandosi dietro i blocchi per poi uscire rapido a colpire. Gli Heat hanno usato l’aglio per tenerlo a freno e i Trail Blazers non necessitano di ciò nel primo tempo visto lo 0/2 dal campo ma con due grandi assist e un ottimo pass (non assist) per Martin. Chiude con 2 pt. (¼) ma ben 5 assist di quelli che conteremmo in Europa. Micidiale nel tagliare la difesa ospite. Distilla assist fino all’ultima stilla di talento anche se io un vampiro altruista non l’ho mai visto in TV.

Cody Martin: 6,5

Carcino. Gigantesco granchio che mi fa ricordare le attinenze con Martin; dal movimento di scivolamento laterale, agli sfondamenti presi come se avesse una corazza indosso, non ha paura di giocare e difende forte anche quando la sfida è improba. Un bel canestro in jumper con avvicinamento sulla baseline dx dopo aver lasciato là l’avversario con una finta. 4 pt. 2/6, 6 rimbalzi, 2 stoppate. Nonostante un -4 in +/- e una difesa che a volte riesce e altre no (vedi jumper di McCollum per l’80 pari), si toglie la soddisfazione di stoppare una tripla di Lillard e dopo essere stato stoppato si vendica su Powell anticipando quella di P.J. Nella stessa azione su Nance Jr..

P.J. Washington: 8

Yeti. Detto anche a causa di una traduzione errata dal nepalese “abominevole uomo delle nevi” al posto di “uomo orso delle nevi”. L’abominevole uomo dei canestri ricorda un particolare scritto dall’esploratore Knight che lo definiva così: «Il suo sguardo era d’una tristezza indicibile, pari soltanto alla desolazione delle plaghe himalaiane inospitali in cui si muoveva.» Il suo gioco a volte può risultare un po’ avulso e rigido in base alle sue caratteristiche, eccessivamente codificato in attacco ma sta emergendo un nuovo P.J. Che io chiamerei modello “Matt Geiger”. Non ha la sua durezza ma è un centro veloce capace di farsi trovare sempre al posto giusto nei dintorni del canestro con il teletrasporto. Rapido, per ora viene ignorato e lui ne approfitta per segnare in maniera continuativa, oltretutto in serata realizza canestri pregevoli con l’hook nel finale oltre a una bella tripla. Importante, chiude con 17 pt. (8/8), 4 rimbalzi, 3 assist in 21:22. Peccato che a rimbalzo stenti maledettamente anche lui ma pare fortunatamente globalmente in netta ripresa.

Coach James Borrego: 7

Paragonato a Jigsaw dall’entourage di Bally Sport a inizio partita, per fortuna non uccide nessuno se non con un gioco finalmente più fluido e bello rispetto a Miami (ok, l’abuso di triple c’è sempre ma oggi funziona) che porta a vincer la partita nonostante non disponga di centri da opporre a Nurkic. Energia e un giro palla che esalta le caratteristiche di diversi giocatori compreso P.J. Sotto canestro. Ora la squadra deve confermarsi contro Cleveland.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.