Game 74: Charlotte Hornets Vs Utah Jazz 107-101

Intro

Gli Hornets chiudono questa sera contro i Jazz la serie di cinque partite consecutive giocate al The Hive e da qui può partire il nostro reale countdown con 9 partite alla fine della stagione regolare e 10 (ormai quasi certe salvo tracolli e miracoli di Washington o New York) inserendo almeno la prima partita di play-in.

Per garantirsela gli Hornets proveranno a partire con il piede giusto cercando di vincere una delle 4 sfide casalinghe rimanenti.

Per il finale di stagione (tra l’altro aggiungo oggi gli auguri per la mia super amica Giuliana, una di quelle persone che mi ha sopportato e supportato moralmente sui miei scritti introduttivi a volte un po’ psichedelici ma a restituire per imitazione una dimensione giornalistica passata che non vertesse solo sull’evento sportivo N.d.R.) ho elaborato un semplice conto alla rovescia in modalità concept seguendo i numeri ed il loro significato associando una necessità.

Il 9, essendo il quadrato della trinità cristiana rappresenta la massima espressione d’amore possibile tanto che Dante, compilando l’elenco delle più belle donne di Firenze inserisce Beatrice, non al primo posto ma al nono come simbolo e omaggio.

Le teologie spesso ricorrono al numero 9 di ritorno dal multiplo all’unico, un bisogno quasi ascetico alla Ryu di Street Fighter quando cita: “Riporta il tutto al niente”.

Per alcuni lo spunto metafisico in qualche maniera deriverebbe da Orfeo, poeta, filosofo che partecipo’ alla spedizione degli Argonauti salvando i compagni in svariate situazioni con la sua arte.

Qualcuno degli Hornets cercherà di vestire i suoi panni per trascinare fuori dai nove cerchi infernali (guarda caso lo stesso numero di cerchi si riscontra nella Divina Commedia) perché ‘nessuno si salva da solo’ e l’aiutarsi sarà una forma d’amore resiliente per ovviare alla necessità di una mancanza (nel caso degli Hornets difensiva, nella vita il bisogno di quelle sfumature multiple dai contorni fluttuanti ed indefiniti che sotto il nome e la bandiera dell’amore dovrebbero esserci per aiutarci ad essere felici).

Andamento della partita

Il quintetto dei Jazz.
La presentazione di Charlotte.
Lo starting five dei Calabroni.
Lo splendido parquet in serata classica caratterizzato cromaticamente dalle squadre in maniera eccelsa.

Dalla palla a due vinta dai Jazz alla schiacciata di Gobert passava poco ma a 11:21, cercando spazio in area, Plumlee sbatteva sul contatto di Gobert.

Due tiri liberi splittati prima che O’Neale provasse ad allungar da tre, rimbalzo quasi assicurato da Rozier al quale però veniva soffiato da Hernangomez, palla fuori e prima tripla di Mitchell.

Plumlee in punta cercava compagni in movimento che marcatissimi stentavano a liberarsi fino al taglio in contro-movimento di Rozier che anticipava l’aiuto con un floater dalla distanza modello LaMelo Ball per il 3-5.

Mitchell aveva rimbalzi amichevoli sulla seconda tripla andata alla fine a segno e dopo una palla toccata da Hernangomez finita sul fondo assegnata come rimessa pro Jazz, da una palla vagante in area, sulla possibile uscita da transizione, il passaggio laterale di P.J. Era intercettato e convertito da O’Neale con tre punti per il 3-11.

Hornets in time-out a 9:30 che cominciavano a difendere meglio sul perimetro contrapponendo anche la loro pressione a quella dei Jazz, Rozier segnava una tripla contestata dalla sinistra, Hernangomez rispondeva da tre sul giro palla ma Rozier si ripeteva per il 9-14 dalla diagonale sinistra e mentre Utah procedeva con un game plan basato soltanto su un tiro da tre che finalmente non cadeva in retina, Charlotte a 5:17 accorciava di un punto con due FT di Bridges splittati: 10-14.

Sul raddoppio in post basso chiamato su Harrell il passaggio dello stesso verso il centro liberava l’accorrente Oubre Jr. per una running dunk appesa che emozionava lo Spectrum Center.

Utah pescava Clarkson con spazio da tre ma Harrell in uno contro uno artistico riusciva ad alzare in maniera vincente prima di cadere a terra e dopo un tiro di Clarkson mancato dai pressi del ferro (stramba variante9, la transizione con tripla dalla diagonale sx (molto laterale) di Rozier valeva il pareggio a quota 17.

Utah riprendeva un vantaggio di 4 punti prima che Bridges trovasse la retina da tre punti, secondo componente degli Hornets in serata e dalla tripla mancata di Conley a quella a segno di Oubre Jr. passava poco ma cosa più importante segnava il sorpasso: 24-23 dopo un inizio non facile.

Sfortunatamente sul crossover, Bridges si faceva portar via la sfera da Forrest che dava a Clarkson la possibilità del two and one (fallo di Kelly) a :01.3.

Bridges in schiacciata. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

Sorpasso di Utah sul filo e contro-sorpasso affidato a P.J. a inizio secondo quarto ma il suo appoggio era impreciso, tuttavia volteggiava a destra Harrell che puliva il ferro in esplosiva schiacciata correttiva per il 25-24.

Clarkson batteva McDaniels e Conley allungava su un giro palla da far girar la testa alla bench degli Hornets: 25-29.

A 9:25 entrava Thomas che poco dopo fiondandosi contro Gobert verticalmente cambiava mano e segnava con la sinistra il -2.

Si attivava anche LaMelo a secco nel primo quarto, runner dall’altezza del libero e tripla dalla diagonale destra per il +3 (32-29) a 7:55.

A 7:30 Paschall riduceva le distanze dalla lunetta con due FT ma Thomas continuava ad essere efficiente in entrata mentre lo spin jumper di Mitchell non lasciava scampo a McDaniels.

Ball in entrata diagonale per il classico appoggio di destra dallo stesso lato del canestro incocciava su Hernangomez per un two and one da lui stesso chiamato da terra e finalmente giustamente assegnato.

A 6:22 era 37-33 e Cody Martin dopo un giro palla segnava in reverse illudendo tutti per un paio di minuti abbondanti fosse buono il canestro ma successivamente il Replay Center annullava essendo arrivato fuori tempo massimo per un soffio.

360° dunk di Paschall quindi per il -1 e altra prodezza sull’altro fronte di Rozier che si allungava in euro cambiando direzione sul difensore trovando anche con il cambio mano la via della retina.

Mitchell da tre non lasciava speranze a Martin mentre Thomas con un lungo jab step sparava un deep 3 a segno prima che Paschall accettasse la sfida dall’arco realizzando da tre dalla destra: 44-43.

Bridges mancava la tripla dall’angolo destro dovendo cambiare modalità di parabola sull’aggressione di Gobert ma il rimbalzo lungo linea di martin con passaggio di ritorno liberava lo stesso per una schiacciata dinamitarda di destra.

Drive facile di Mitchell e tripla uno contro uno di Miles che questa volta aveva la meglio al primo colpo su Gobert.

Sul lancio lunghissimo di Rozier in uscita Ball in torsione appoggiava al volo prima del precipitoso rientro di Conley: 51-45.

Utah colpiva ancora da fuori con gli interpreti più improbabili: Juancho andava a bersaglio nuovamente ma Bridges dalla topo of the key, pur mancando il primo tentativo da tre si vedeva la palla tornare indietro e ricalcolata la traiettoria mandava a segno il secondo tentativo: 54-48.

Ball deviava un pallone in tuffo in difesa ma Mitchell da tre da metà campo rendeva difficile la vita agli Hornets che destinati a soffrire, incassavano un canestro assurdo per il 54-51, finale di primo tempo.

Nonostante il 27-19 a rimbalzo e il 52,9% da tre contro il 38,5% avversario da oltre l’arco Charlotte si trovava solo di tre punti avanti.

Ball tentava di raddoppiarli a inizio ripesa ma il suo tiro dal corner destro era impreciso e così le squadre non trovavano la via del canestro fino a 10:20 quando, dopo ben due rimbalzi offensivi di Plumlee, LaMelo chiudeva il cerchio infilando da tre dal corner opposto.

Conley replicava da fuori ma Plumlee catturava il terzo rimbalzo offensivo del secondo tempo e Bridges batteva Gobert con l’appoggio di sinistra al plexiglass.

Un paint spin dello stesso Miles conduceva gli Hornets sul 61-54 prima di vedere Gobert in lunetta splittare (fallo di Mason) a 8:31.

Plumlee era ancora molto attivo rubando da un rimbalzo difensivo di Utah e catturandone uno difensivo sulla miss 3 di Conley ma andava anche a commettere un fallo duro su Hernangomez.

Per un’invasione della linea di Ball arrivava un tiro extra per l’iberico che lo mancava unitamente agli altri due salvando Charlotte che segnava dal mid range con Ball in pull-up prima che lo spagnolo avversario mancasse un appoggio da sotto su pressione di Bridges.

Una mancata chiamata sulla continuazione di Plumlee portava solamente a una beffarda rimessa sulla quale i inseriva Paschall tra Ball e Plumlee, dunk del corpulento uomo in maglia gialla prima che Bridges lo battesse dall’arco per il 66-57.

Entrata di Mitchell e correzione veleggiante di Bridges sull’entrata di Rozier sul ferro.

Tra i fischia alla terna si sedeva Plumlee in panchina per uno scontro (palla in mano) con O’Neale giudicato oltre il limite quindi Utah con 5 punti di Hernangomez e 3 di Gay rientrava sul -2 (69-67) prima che il passaggio volante in pocket di P.J. Per Harrell trasformasse in due punti facili un vantaggio appena sopra la soglia della sicurezza.

C’era da soffrire; Gobert schiacciava ma Ball con una drive frontale chiudeva di sinistra, Clrkson appoggiava oltre Oubre a sinistra e P.J. da pochi cm alzava un arcobaleno frontale.

Sia arrivava alla schiacciata di Gobert per il -2 ad elastico, non arrivava la chiamata per la manata di Oubre Jr. a posteriori della dunk ma nemmeno la deviazione nettissima di piede su un passaggio di Ball e l’ennesima beffa si materializzava con gli Hornets increduli e fermi che subivano la tripla di Clarkson che con un pessimo gesto zittiva con il dito il pubblico avendo trovato il sorpasso.

P.J. A 9 secondi esatti sorpassava con due FT mentre Clarkson, al terzo tentativo Jazz, al volo batteva la luce sul plexiglass per il 77-78.

McDaniels riusciva in uno contro uno a mettere l’alzata, Clarkson prendeva un vantaggio di squadra per partire per un floater frontale (79-80) quindi Ball al vetro effettuava l’ennesimo contro-sorpasso prima di un alley-oop di Gobert.

Harrell si faceva spazio sotto sul francese eliminando la resistenza per salire in schiacciata.

A 8:58 gli Hornets, dopo aver lottato in attacco beneficiavano di due FT con Kelly che mandava a segno soltanto il primo.

Pareggio del solito Mitchell e vantaggio arrivato da Ball con primo passo bruciante ed entrata con finta disorientante per Gobert che molava la presa sullo slancio della nostra PG abile a depositare in entrata l’86-84.

A 7:53 Hernangomez faceva il Bogdanovic spalmando la bomba deflagrante del temuto sorpasso ma a 7:16 Rozier in uscita prendeva spazio dietro P.J. Washington ristabilendo con l’arco da tripla il +2: 89-87.

P.J. guadagnava palla dando una manata alla palla finita sulla coscia di un Clarkson in entrata e poi fuori, Thomas con un arcobaleno dallo spin pazzesco su Gobert sfruttava il TO e Rozier rubava immediatamente sulla rimessa a Mitchell per depositare il 93-87, un +6 preso in un istante.

Le dance bracket festeggiano il vantaggio.
La cam inquadra anche fan al femminile che si divertono.

Non era rose e fiori il finale perché Mitchell con le sue spine punzecchiava i Calabroni segnando a 4:07 in area il 95-91 ad esempio o a 3:11 firmando addirittura il sorpasso dalla lunetta con il trentaduesimo FT a segno consecutivo: 95-96.

Dentro Plumlee e canestro nel traffico di Rozier sulla confusione difensiva del team di Salt Lake City che vedeva una chiamata per fallo offensivo di Mitchell su Rozier.

Snyder non era d’accordo sulla spallata e ricorreva al challenge, senza successo.

Gobert stoppava Ball ma sull’altro fronte si preoccupava troppo dell’arrivo di Rozier perdendo palla e riprendendola in un secondo tempo per una doppia provvidenziale.

L’alzata tra gli esagoni del pitturato di P.J. era accolta bene dal ferro ma O’Neale non ne aveva bisogno sprigionando la tripla dalla diagonale destra per riequilibrare a quota 99 la partita.

Plumlee passava la palla indietro sul lato destro a Rozier che dovendo drammaticamente sparare per forza lo faceva in concentrazione massima su O’Neale pescando un mezzo fade-away importantissimo prima che un terzo tempo sul posto dall’alta area di Mitchell finisse dentro con tiro oltre pur l’ottima difesa di Martin.

A :30.9 Miles in entrata, avendo minacciato la schiacciata prima di aver cambiato mano per un allungo di sinistra si vedeva bloccare dal francese irregolarmente.

Due liberi a segno ma non era finita perché Mitchell in modalità fast & furious andava da solo battendo Miles con lo spin ma il canestro potenzialmente più facile era clamorosamente mancato, i ferri magnetici rendevano giustizia dicendo no ala star avversaria e dovendo commettere fallo arrivava il bonus per Rozier che a :17.6 segnava i FT del 106-101 prima che Mitchell dicesse basta tirando da quasi metà campo sopra il tabellone.

La restante parte di gara vedeva allungare di uno Charlotte per perfezionare una big W sofferta: 107-101

Rozier ha quell’espressione un po’ così di noi che abbiamo visto Genova (cit.) ma soprattutto Charlotte… Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

Analisi

Charlotte batte Utah dopo 8 sconfitte consecutive (non accadeva dal 12 gennaio 2018) con una partita tosta, sofferta e beffarda sui palloni vaganti decisa da un clamoroso errore di Mitchell da sotto, proprio al star avversaria che ha chiuso con 26 punti e 7 assist.

Vittoria importantissima contro una squadra di livello che serve a resistere alle vittorie delle squadre che ci tallonano e seguono: Atlanta, New York e Washington, tutte clamorosamente vincenti, come gli Hornets, nella notte.

Gli Hornets hanno fatto pressione su Mitchell cercando le rotazioni difensive corrette per ovviare al game plan di Utah partito in maniera monotematica con evidente ricerca del tiro da tre punti.

Quando nel secondo tempo la squadra di Snyder ha variato sul tema ha trovato qualche occasione in più (palla dentro per Gobert, incursioni di Clarkson) anche sul perimetro (vedi J. Hernangomez) ma nella battaglia dei minuti finali, Martin, Rozier, Bridges, P.J. Washington & Company sono riusciti a produrre interventi o a fare una buona pressione per fermare l’attacco di Utah bloccato appena sopra quota 100.

Le statistiche al tiro (vedere in grafica) hanno finito per assomigliarsi con un leggero predominio di Charlotte, gli assist pure ma i 57 rimbalzi degli Hornets contro i 44 avversari che pur avevano Gobert dalla loro hanno prodotto differenza e il 52-40 in area oltre al 18-7 da 2nd chance sono fattori che testimoniano questo aspetto oltre al fatto di avere la bontà di una squadra dal contropiede facile: 17-10 nei fast break.

Tra gli altri jazz in doppia cifra Clarkson ha chiuso con 19 punti, Hernangomez con 14, Paschall, Conley e Gobert con 11 punti a testa e il centro titolare francese è stato autore anche di una prova da 19 rimbalzi ma senza fare sfracelli con un -6 in +/-.

E permettetemi anche una piccola soddisfazione che non sarà sportiva e non è nel mio stile giacché, lamentele oggettive a parte ritengo che la sportività debba prevalere ma il gesto di Clarkson che con l’indice ha zittito il pubblico nel terzo quarto sulla sua tripla sorpasso dopo una palla di Ball toccata palesemente con il piede dalla difesa dei suoi è stato indice di zero rispetto per cui immaginate adesso dove lo debba tenere quel dito…

LaMelo Ball: 7,5

21 pt. (9/22), 4 rimbalzi, 5 assist, 2 rubate, 2 TO in 33:37. Parte con un “ciapa no” (non prende niente al tiro) nel primo quarto poi infila due canestri nel secondo quarto per 5 punti consecutivi ma è nel secondo tempo che si accende dando il meglio di se in entrate vincenti come quella che, grazie a un primo passo bruciante, lascia il difensore a piedi e prosegue con la finta di passaggio laterale per depistare Gobert e appoggiare comodamente. Bello anche in precedenza l’and one contro Hernangomez o il canestro al volo in torsione sul baseball pass di Rozier ad anticipare Conley. Si ferma sulla tripla di Clarkson in transizione ma è clamoroso non gli venga assegnata la rimessa per il tocco di piede evidente. In difesa cerca il recupero a volte anche fuori tempo e serve pure quello mentre, oltre a strappare un paio di palloni, commette due falli cercando l’anticipo su Gobert, ma servono per rompere il ritmo ed evitare la schiacciata facile sulle rollate del francese.

Terry Rozier: 8

25 pt. (9/20), 4 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata in 34:08. Terryficante! Segna da tre il canestro spartiacque che ci porta sopra quota 100 ma anche prima non scherzava tra steal su Mitchell con appoggio per il +6 o il canestro tra la confusione del traffico realizzato in mezzo all’area, il tutto condito con un 5/8 da tre. In attacco si fa subito vedere sbloccando l’attacco degli Hornets con un floater nato da un contro-movimento e con le triple, appunto ma in difesa produce di più paradossalmente e nel finale Mitchell fa sfondamento su di lui prima di vedere anche Gobert, commettere una doppia preoccupato dal suo rientro.

Miles Bridges: 7,5

26 pt. (9/15), 11 rimbalzi, 4 assist, 1 stoppata in 36:08. Tanti punti per Miles che oltre ala solita dinamitarda quasi consueta schiacciata si regala una tripla su Gobert ed un’altra di rimando dal ferro dopo aver ripreso dal suo stesso errore. 4/9 da fuori, 11 rimbalzi e l’intelligenza decisiva di evitare la schiacciata nel finale cambiando mano in volo; arriva il fallo di Gobert, 2 tiri liberi, il +3 e poi la difesa che in qualche maniera, pur da battuto, infastidisce Mitchell, ha il cuore per raggiungere i PO e anche la simpatia per mettere di buonumore lo spogliatoio se non acciacca Rozier…

P.J. Washington: 6,5

6 pt. (2/10), 1 rimbalzo, 5 assist, 2 rubate, 2 stoppate, 3 TO in 32:47. Parte con uno 0/7 dal campo e strali di maledizioni varie ma nel finale devia una palla sulla coscia di Clarkson e mette due punti importanti nel pitturato. Partita controversa con uno 0/4 da fuori e solo un rimbalzo a anche due rubate e 5 assist. Non come i compagni titolari in backcourt ma lo premio per il fatto di essere rimasto in partita.

Mason Plumlee: 7

1 pt. (0/1), 11 rimbalzi, 4 assist in 16:18. Parossistico inizio di ripresa di Plumlee che cattura tre rimbalzi offensivi, porta via un pallone da un rimbalzo difensivo Utah e ne cattura subito uno nella nostra metà campo favorendo Charlotte anche quando commette un paio di falli che, nell’occasione dei tre liberi (invasione di Ball e ribattuta del secondo) di Juancho vedono lo spagnolo portarsi a casa una bella virgola. Esce per quel duro fallo e rientra nel finale per dare cm e tenuta anche se Borrego poi opta per dei quintetti particolari e lui gioca soltanto 16:18, nonostante il solo punto e l’errore da un hook laterale, non fa creare danni eccessivi a Gobert e soci.

Kelly Oubre Jr.: 5

6 pt. (2/4), 3 rimbalzi in 17:32. Mi dispiace per Kelly che mi è simpatico ma sulle pagelle bisogna essere oggettivi, sempre. A parte la solita tripla messa con un po’ di convinzione e la dunk appesa esaltante ma facile non vedo né sacrificio né eccessiva dedizione difensiva dove sta avendo tanti problemi di tenuta da sembrare un Telepass, davvero. Graziato per una manata ormai inutile sul viso di Gobert dopo la dunk del francese. Sbaglia un libero nel secondo tempo per mancanza di convinzione, deve ritrovare la concentrazione per giocare meglio. Il -9 in +/- non è casuale ma indice di una difesa che anche a causa sua si sposta troppo e balla.

Montrezl Harrell: 7

9 pt. (4/6), 4 rimbalzi, 3 assist. Prestazione ridotta in 19:28 ma solida. Sbaglia poco andando a spostare, spazzare letteralmente via con il fisico Gobert nel secondo tempo per trovare lo spazio di salire a schiacciare. Il passaggio dal post basso sul raddoppio per Kelly nel mezzo che arriva in corsa è intelligente testimonia altruismo e IQ cestistico.

Cody Martin: 7

2 pt. (1/3), 5 rimbalzi, 2 assist in 24:59. Non c’è bisogno di dirlo, il solito mastino che insegue tutti, tocca palloni come nel finale a Gobert salvando due punti che arriveranno per i nostri oppure fa pressione ottima anche quando Mitchell lo batte con un euro dall’alta area ma deve superarsi. Riesce però a fermare lui e avversari in altre circostanze e sono stop importanti. Bel passaggio lungo linea dopo il rimbalzo offensivo per liberare Miles, uno dei 5 rimbalzi presi da un giocatore non certamente gigante di fisico ma nell’atteggiamento. Peccato per un reverse layup annullato dal Replay game Center, appena fuori tempo massimo. Contro di noi ci vedono benissimo anche nei ritocchi…

Isaiah Thomas: 7

9 pt. (4/6), 2 rubate in 14:48. +15 in +/-, non casuale… non mi piace solo nel finale quando tenta una tripla uno contro uno, per il resto non smista assist ma passa la palla e ordina il gioco benché la virtù più importante messa a disposizione della squadra in serata sia la sua capacità offensiva: segna prima in entrata, poi da tripla e si supera con un mega arcobaleno oltre Gobert con uno spin che riporta dentro la palla dal tocco sul bordo del ferro e trova pure il pentolone d’oro del Leprecauno che la leggenda irlandese vuole essere dove finisce il rainbow stesso (ovviamente non esiste il finale dell’effetto ottico).

Jalen McDaniels: 6,5

2 pt. (1/1), 2 rimbalzi, 2 assist in 10:15. Bene così… un canestro a inizio ultima frazione cercato in uno contro uno con buona mano e un buon stop difensivo dato, peccato venga coinvolto da Kelly anche in una difesa pessima sulla quale cerca di mettere una pezza ma subiamo dalla sinistra tre punti. Un giusto minutaggio, qualcosa di più delle sufficienza.

Coach James Borrego: 7

Cercare di fermare Mitchell era ovvio, fermare il cronometro dopo poso avendo visto i nostri incassare triple anche su un uscita ortodossa quasi ma ha il merito che funzioni. La squadra soffre ma regge in difesa con lo sforzo e i cambi mi sembrano adatti e propedeutici al momento e alla situazione giusta nei minuti finali con Thomas e Plumlee in per particolari esigenze offensive e difensive rispettivamente. In attacco si cerca di giocare di più la palla per tiri da sotto e non sempre da tre punti nel finale intuendo dove sia il vantaggio anche se il tiro “basiliano” ignorante di Rozier (in senso buono) è quello che incanala la partita.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.

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