Game 8: Charlotte Hornets Vs Cleveland Cavaliers 110-113

Intro

Quando volgo lo sguardo al passato durante l’era d’oro della NBA (corrisposta con la mia giovinezza) di primo acchito tendo a romanticizzare la cosa, sarà per questo che un paio di giorni fa ho fatto uno strano sogno in parallelo.

Mi trovavo sul campetto di periferia sul quale ho iniziato a giocare (piuttosto tardi, sui 20 anni) solo per passione, assiduamente.

Era una bella sensazione (trovarsi in quel luogo assolato nel passato) ma si distingueva chiaramente come il campetto fosse andato in malora con la rossastra pavimentazione polverosa un po’ in rovina, alla desolazione intorno nonostante il playground fosse circondato da un parco con ondeggianti frasche al vento, inoltre, cosa più importante, vi era paradossalmente l’assenza dei canestri (li tolsero dopo pochi anni e io dovetti trovare altri campetti in zone, paesi limitrofi).

Eppure quando apro qualche rivista dell’epoca, oltre alle prodezze dei vari Magic Johnson, Jordan, Iverson, Duncan, Mourning, Larry Johnson, Drexler, Stockton & Malone, Kidd, Kemp, Miller, Olajuwon e tanti altri si trovano storie poco edificanti o da “Alcatraz”.

Non era un’epoca scevra dal peccato certamente per cui ho pensato che se ieri, festa di Halloween, ho paragonato i mostri che spesso sono solo proiezioni che albergano in noi, oggi, festa di Ognissanti, prenderò spunto da Santi e beati da paragonare al meglio dei nostri giocatori augurandosi che l’Alveare, sempre più rumoroso, anche in back to back aiuti la squadra a ottenere la sesta vittoria stagionale e potremmo essere i primi a ottenerla avendo una mezz’oretta di vantaggio su altri tre team a 5 W a Est: Chicago, New York e Washington.

Intanto gli Hornets hanno rivelato la City Edition che è un mix di vari particolari del passato pescati per essere ibridati sulla divisa.

Hornets Unveil 2021-22 Nike NBA City Edition Uniform | Charlotte Hornets

Chissà che i fan, se la squadra continuasse così, in una sorta di festa sportivo-pagana santifichi la squadra in vita grazie alle soddisfazioni che ci sta dando dopo tanti anni mediocri e difficili.

Andamento della partita

Charlotte ritrovava una squadra già affrontata e nonostante non ottimizzasse l’inizio pareva conoscerla ed avere la meglio quando dopo al canestro di Mobley rispondevano Hayward da tre punti dall’angolo sinistro e Bridges con uno scoop in transizione oltre a due FT a 8:40 che lanciavano sul 7-4 Charlotte ma nonostante una clamorosa schiacciata mancata da Allen sul primo ferro, palle perse e un paio di tiri sfortunati consentivano a Cleveland, nonostante un time-out di Borrego, di portare un parziale da 0-11 (uno 0-3 con parte della panchina entrante) interrotto da Ish Smith con un tiro frontale per il 9-15.

Cleveland però non si fermava, anzi, esplodeva a partire da una dunk di Allen e una tripla di Osman e mentre il divario si allargava, Borrego provava P.J. Che recuperava punti in attacco ma si dimostrava inefficace in difesa (Allen arrivava alla quarta schiacciata più a un two and one a 2:52 per il 14-30) sino al piccolo infortunio che spalancava a Richards il campo.

Il quarto terminava con le triple di Hayward e Osman ma i Cavaliers estendevano a 19 il loro vantaggio alla prima sirena: 21-40.

Lo scioccante divario era attenuato dai canestri di Richards e Martin in avvio di secondo quarto quindi, sempre Martin – dall’angolo sinistro – caricava altri tre punti (28-43) mentre la tripla di Ball, lo scoop di Miles in entrata a 8:48 e il fade-away di Rozier al vetro riducevano a 11 punti lo scarto (37-48).

L’avvicinamento arrivava sino al -8 quando Rozier intercettava una rimessa dal fondo avviando la transizione chiusa da Oubre Jr. in affondata a 6:31 (42-50).

Cleveland però con il rientro delle tre torri si portava sul +14 grazie all’ennesima schiacciata di Allen a 5:15 e a poso serviva un bel canestro del zigzagante Rozier che contrastato fallosamente da Osman trovava l’alzata vincente in caduta e l’and one del 45-56.

Cleveland accumulava qualche punticino, Charlotte aveva diverse possibilità ma ne mancava moltissime al tiro e nonostante Bridges centrasse con una tripla frontale il cesto avversario a :417 (48-63) si mancavano due dei tre FT finali concessi chiudendo sul -16 il primo tempo (49-65).

A penalizzare Charlotte le percentuali al tiro: 34,6% contro il 50,0% avversario che sfruttava la lunghezza dei suoi interpreti ma anche le palle recuperate attraverso le steal (6-9 pro Cavs) per un 8-13 nei TO.

Nessun Hornets in doppia cifra con Miles a 9 punti.

Allen chiudeva con 17 punti, Markkanen con 13 seguito da Garland a 10.

Ball riapriva le ostilità dopo l’armistizio con tre punti mentre Allen aveva gioco facile nel battere Hayward ma da un’iniziativa di Bridges Plumlee raccoglieva palla indisturbato e da sotto convertiva artisticamente ringraziando.

Ball infilava una tripla in pull-up marcatissimo da Garland, segnava un floater e rubava un pallone ad Allen per la fuga del 65-70 ma la trama della partita si srotolava come se la lepre fosse irraggiungibile e Cleveland raddoppiava il suo vantaggio infilando 5 punti complici i ragazzi di Borrego che alternavano ottime fasi ad altre nelle quali erano presi tiri improbabili o mal rifinite buone azioni (vedi i canestri mancati da Rozier e Martin dopo essersi portati sotto canestro con vantaggio).

Tre canestri di P.J. valevano il 71-79 ma ecco che la tripla di Rubio riapriva la ferita e Charlotte a fine terzo quarto tornava sotto di 12 punti (76-88).

Una tabellata da tre di P.J. Washington oltre Allen in uscita, un pull-up di Ball più una penetrazione con scarico volante di Ball dalla linea di fondo per la dunk di Miles portava al -9 (83-92).

Osman colpiva però da fuori (4/4 al momento) e Charlotte sembrava crollare nuovamente in una fase nella quale i Cavs allungavano sino al +17 dopo un lavoro di fisico di Markkanen in avvicinamento nel pitturato spostando P.J..

A 6:49 cominciava però la rimonta: ai due FT di Miles seguivano un canestro di Rozier in transizione e una tripla per parte dello stesso Terry e di LaMelo per il 10-0, parziale interrotto dal finlandese ex Bulls da fuori per il 94-104.

Gli Hornets non ci stavano dimezzando lo svantaggio con un’entrata di Ball rallentata da Garland fallosamente sulla quale la terna (criticatissima per alcuni episodi discutibili) questa volta era benevola nel concedere la continuazione.

Il two and one del 101-106 faceva sperare i Calabroni che a 1:01 dalla fine con lo stesso ball sganciavano la granata del -3 (106-109), un deep 3 senza paura con Allen in uscita.

Il tempo però giocava a favore dei Cavs e anche se Rozier a :20.2 circumnavigava facilmente Allen in uscita per depositare il 108-110, si passava dai liberi con Garland in fuga che preferiva passare sotto il canestro senza segnare mentre la stessa cosa dall’altra parte la faceva Rozier imitando l’avversario ma tentando una tripla che mancata portava comunque a un putback layup di ball a :02.7.

Lo stesso Ball si allungava dopo un secondo e mezzo per commetter fallo su Garland che realizzava il primo FT ma mancava il secondo e gli Hornets senza più time-out vedevano Miles recuperar palla osservando il disperato lancio modello touchdown, disperata preghiera che si infrangeva sulla parte alta del plexiglas senza trovar fortuna.

Miles Bridges in entrata. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

Analisi

Charlotte concede troppo a Cleveland nel primo quarto così rovina la propria partita e la squadra dell’Ohio, anche se con un po’ di fatica, controlla il grande vantaggio accumulato complice l’imprecisione degli Hornets in alcune fasi in cui i Cavaliers ne approfittano trovando canestri importanti per replicare e respingere gli assalti del team di Borrego.

Indubbiamente aiutata dai cm del trio Mobley, Markkanen e Allen che aiutano i Cavs a chiudere a 69 rimbalzi (contro 58) e dalle incursioni dei due piccoli oltre che al solito spauracchio di serata che si materializza in Osman (4/5 da tre punti), la squadra di Bickerstaff riesce a espugnare lo Spectrum Center con il fiato corto.

Mea culpa degli Hornets che se da qualche elemento hanno avuto meno per via del back to back, da altri hanno ottenuto poco nel primo tempo specialmente.

Fuori ritmo, la squadra di JB si è svegliata come il solito nella ripresa ma troppo tardi e nonostante il 27-21 negli assist, il 12-8 (ribaltato rispetto ai primi 24 minuti) nelle stoppate e una migliorata percentuale al tiro salita al 41,2% contro il superiore 43,3% degli avversari, ha finito per perdere una partita che avrebbe dovuto vincere per ambire a una stagione luminosa che può ancora esserci ma questa L getta delle ombre sugli aspetti evidentemente irrisolti in estate.

Plumlee ha passato gran parte della fase centrale in panca, sostituito da P.J. prima e poi per qualche minuto da Richards, rientrando nel finale quando ha catturato sotto le plance qualche comodo rimbalzo ma non è stato un fattore dopo i primissimi buoni minuti in avvio.

P.J. è un buon lungo mobile ma in queste partite farlo giocare difensivamente da centro non ha senso, tanto che anche Markkanen è riuscito a spostarlo e a segnare nel pitturato in uno contro uno spalle a canestro piuttosto facilmente.

Richards è grezzo ma se non hai alternative qualche minuto gli andrebbe concesso.

Ball ha finito con 30 punti, Rozier con 23 ma Charlotte paga anche la serata negativa al tiro di Miles (13 pt., 4/18).

Per Cleveland ci sono 24 punti e 16 rimbalzi da Allen, 21 punti e 8 rimbalzi da Markkanen, 17 punti di Sexton, 16 di Garland, 15 di Mobley che aggiunge anche 10 rimbalzi più un Osman in doppia cifra con 13 punti.

Prima delusione reale annuale degli Hornets in una partita che avrebbero dovuto vincere, ora si va sulla costa Pacifica alla ricerca di qualche vittoria d’oro partendo contro i Golden State Warriors passando poi da Sacramento.

LaMelo Ball: 7,5

San Carlo, protettore degli insegnanti. Non vi è alcun dubbio che un insegnante debba essere preparato sulla materia ed essere in grado di spiegarla al meglio ai propri studenti ma il mero passaggio di informazioni non può risultare avvincente nemmeno per un computer per questo le doti innate di Ball come playmaker possono insegnare basket anche stimolando attraverso un approccio entusiasmante l’alunno/fan che lo osserva cercando di imparare o replicare qualcosa del suo repertorio. 30 pt. (12/22, 5/8 da tre punti), 7 rimbalzi, 6 assist, 2 rubate, 2 stoppate. +14 in plus/minus. Ancora una volta trova canestri facili (per lui) in un tempo breve. Gli succede due volte in serata e Charlotte recupera sino a sfiorare il miracolo. Dalla steal a passaggio verso Allen alle triple su Garland e Allen stesso e al passaggio volante da drive per Miles è uno spettacolo che tuttavia non basta. Peccato che i piccoli miracoli di LaMelo non portino al fine ma non è cero colpa sua. Finisce out per aver speso il sesto fallo per fermare l’ultima volta il cronometro nel disperato tentativo di giocarsi un’ultima possibilità.

Terry Rozier: 6,5

Sant’Orsola. A parte l’omonima ditta che distribuisce frutti di bosco che non mi sta pagando per farle pubblicità, ma se le interessa le do i dati per un bonifico, è la protettrice dei matrimoni. Rozier e Charlotte paiono decisi a proseguire insieme in questo idillio dopo il multiyear firmato in estate. Il rientrante Terry vive un primo tempo non eccessivamente brillante pur risultando uno dei migliori nelle fila di Charlotte. Si scatena nel finale quando porta una partita morta al crunch time ma un paio di sue forzature da fuori non funzionano e dopo essere stato l’eroe del rientro è colui che manca un paio di colpi decisivi. Peccato. Rimangono comunque 23 punti (9/22, 4/11 da tre punti), 6 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate e 3 TO.

Gordon Hayward: 5,5

San Cristoforo, il protettore degli sportivi. Probabilmente Gordon qualcosa da dire al Santo l’avrebbe viste le sue numerose amnesie in passato. Noi ci affidiamo a lui e ad altro giacché l’onniscenza di San Cristoforo potrebbe essere obnubilata dall’eccessivo lavoro con tutti questi sportivi da controllare in ogni luogo. 6 pt. (2/7), 3 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate in 28:52. Forse paga il back to back lui che non ha più 20 anni. Serata un po’ spentasi presto per Gordon che non incide. Alla prossima.

Miles Bridges: 5,5

San Giuseppe da Copertino (lui è più da copertina), il santo svolazzante. In realtà il santo è stato considerato poco intelligente (faccio fatica a trovare negli Hornets un giocatore con basso IQ cestistico ma non potevo mettere giocatori esperti o di talento per questo ho scelto Miles che è svolazzante e sta aumentando la sua intelligenza baskettara. Giuseppe per questo fu lasciato a pulir le stalle ma dopo un esame dove dimostrò grandi doti spirituali fu ordinato sacerdote. Protegge gli esaminandi (qui è opinabile vista la premessa), gli aviatori e gli astronauti poiché si dice levitasse e chi altri meglio di Miles? In serata però Miles gioca ad andar dentro ma diventa frustrante, spesso le sue incursioni portano a errori sotto-misura con qualche lamentela per possibili falli (non sempre a torto) degli avversari. 4/4 in lunetta ma 4/18 dal campo con un 1/7 da tre punti. Si rifà parzialmente con 9 rimbalzi, 8 assist, 3 rubate e 2 stoppate portando energia ma non basta a sopperire le troppe occasioni fallite perché nel basket vince chi sbaglia meno e lui, insieme alla squadra del North Carolina ha sbagliato troppo.

Mason Plumlee: 5

San Francesco poiché parla con gli animali anche se dalle sue parti – sotto le plance – arrivano più bestie che animali giacché premetto che l’indeterminatezza dell’uomo fa si che gli animali siano più “umani” (nel senso più utilizzato del termine oggi come caratteristica positiva) dell’homo sapiens. Non so cosa bisbigli alle controparti avversarie per addomesticarle ma a giudicare da ciò che si vede sul parquet il tentativo è fallimentare come in “Uccellacci e uccellini” di Pasolini. 2 pt. (½), 7 rimbalzi, 3 assist, 3 stoppate e 3 falli. Dopo un buon avvio si perde velocemente, nel finale riesce a catturar rimbalzi facili e a smistare qualche assist ma non prova mai ad andare dentro o a cercare il canestro raccogliendo solo un rimbalzo offensivo con il nulla attorno per i suoi unici due punti del match. Borrego lo toglie e poi lo fa rientrare per dare peso e stabilità alla squadra.

Kelly Oubre Jr.: 5

Santa Pelagia, attrice protettrice dei musicisti e dei mimi. Incarna un visione libertina che viene vista come peccato. Oggi sarebbe considerata una man-eater probabilmente: “Gli uomini che prendeva per amanti diventavano ubriachi di lei. San Giovanni contemplò anche la possibilità che la donna li drogasse o che facesse uso di stregoneria” ma il fascino emanato da Pelagia sui suoi servitori (Pelagia poi convertitasi fino a cambiare vita e a mimetizzarsi/spacciarsi per uomo a Gerusalemme nell’ultima parte della sua vita) potrebbe essere paragonabile a quello di Oubre Jr. sui fan, che, grazie al suo aspetto, alle sue mimiche coinvolgenti e al suo swing da fuori può irretire difese avversarie e fan amici però stanotte va in direzione opposta, sembra un rollercoaster. In 20:47 colleziona 2 pt. (1/8) e un rimbalzo, un assist, una rubata e una stoppata arrivando a commettere 5 falli. Si piace troppo forse, serata negativa a parte l’affondata in schiacciata. 0/3 da fuori. Una bocca da fuoco spenta, un cratere che non erutta e per l’attacco degli Hornets sono problemi.

Ish Smith: 5,5

San Espedito da Melitene. Qui siamo alla leggenda e non ci sono reali informazioni sul santo ma il tutto nasce dalla sua possibile conversione da soldato, fante romano a capo della Legione Romana “Fulminante” e quindi venne ucciso. Gli expediti, i leggeri fanti agili inficiano sul suo nome e sulla sua mansione che serve per risolvere i casi urgenti. Chi meglio di un uomo a tutta velocità per i casi urgenti – offensivamente parlando – di Charlotte? 4 pt. (2/4), 1 rimbalzo, 1 assist. Nemmeno troppo per colpa sua ma la sua presenza non funziona (vedi il -16 in +/-) quindi gioca soltanto 11:23 avendo anche un Ball in forma.

Cody Martin: 6

San Crispino (e Crispiniano). Ok, forse tranne che a Porto Sant’Elpidio lo so che starete pensando che Crispino è il protettore degli alcolizzati vista la marca di vino, in realtà no, è quello dei calzolai (forse perché vogliono farci intendere che quel vino in tetrapak probabilmente chimico viene pestato con i piedi secondo tradizione?). Ok, non scomodatevi a ringraziarmi, San Crispino, Tavernello e simili, a me interessava compiere un parallelismo con martin poiché deve correre molto sul parquet per stare al passo dei big che deve affrontare. La leggenda narra che degli zoccoli da loro intagliati per una donna povera alla quale era stato ucciso il marito dai Vandali pochi giorni prima si trasformarono in pepite d’oro. Me la sarei potuta tenere per i Nuggets questa, va beh… tornando a Cody Martin, segna 10 pt. (4/9) più 6 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata. Alcune pregevoli cose in attacco ma anche forzature al tiro. Si guadagna la pagnotta anche difensivamente.

P.J. Washington: 6

Sant’Antonio da Padova. E’ indicato per trovare gli oggetti smarriti e P.J. Dopo il poco brillante tratto dello scorso anno è uscito bene nelle ultime due partite. Ritrovare la propria anima cestistica unitamente al tiro (8/8 nella precedente partita) è quindi la missione. 18 pt. (6/9), 4 rimbalzi, 1 rubata, 2 stoppate. Con un -19 nonostante segni con continuità facendosi trovare sotto il canestro avversario o sparando da fuori (2/3) in difesa non può tenere contro i big avversari. In 17:05 fa ciò che può, l’errore dal mio punto di vista è che Borrego, contro questo tipo di squadre, deve riportarlo in posizione di ala grande o finto centro in attacco, accompagnandolo in difesa con Richards o un’altra torre.

Nick Richards: 6

Saint Honoré. Protettore dei pasticcieri e non dei pasticcioni, il giamaicano commette un fallo da bloccante nel primo tempo ma poi realizza anche un buon canestro nell’unica occasione capitatagli nei 4:15 concessi da JB. Un fallo speso e niente da segnalare nelle altre caselle.

Coach James Borrego: 5,5

Con il rientro di Rozier si tratta di ritrovare la quadra. Se Bouknight e Jones rimangono ancora fuori perché acerbi, deve necessariamente trovare soluzioni contro team forti fisicamente. Gli anticipi e la pressione sono parte essenziale ma possono essere una buona soluzione parziale solo quando si intensificano al massimo come nel finale e sono comunque dispendiosi alla lunga. Non che in estate la franchigia gli abbia dato un upgrade incredibile ma si può fare di meglio. D’altra parte lo spirito indomabile della squadra è sempre vivo nonostante la L ma tatticamente deve trovare contromisure.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.