Game 81: Charlotte Hornets @ Chicago Bulls 133-117

Intro

Un Gordon Hayward (visto da me) rappresentativo per metafora (con la sua caviglia) delle difficoltà degli Hornets nella lunga maratona verso i playoff. Charlotte ha raggiunto i play-in ma in che posizione terminerà? Il castello dei PO è ancora lontano e gli Hornets continuano a correre per scalarlo. Dedicata all’amico Fabrizio Get. e la sua passione per la corsa.

Il countdown scende al numero 2 ma sale di tono.

Sfida decisiva a Chicago con i Bulls ormai ad aver raggiunto il proprio equilibrio finale in regular season, praticamente ancorati al sesto posto vista classifica (contro i Cavs hanno gli scontri diretti a favore) e calendario.

Gli Hornets, che nelle recenti uscite non sono più riusciti a battere i Tori, proveranno ad abbatterli stanotte allo United Center avendo una motivazione in più oltre alla striscia negativa da rompere nello scontro diretto: un miglior piazzamento play-in potrebbe produrre un vantaggio decisivo mentre anche Cleveland e Brooklyn, a portata di Charlotte, collideranno nella notte.

Il numero due, oltre essere il titolo di una canzone di Raf anni ’90, è alla base dell’armonia e del conflitto a mio modo di vedere, è quella parte complementare o conflittuale presente nel dualismo delle forze in gioco.

Il rapporto tra forze che può essere devastante o paradisiaco, è il confronto con una realtà differente, l’incontro tra due entità che possono divergere fino alle forme più estreme (singole o sociali) o volendo potrebbero scorgersi e riconoscersi sino ad arrivare ad una relazione di fusione armonica atta ad annullare l’io e ad accogliere il noi, l’egoismo contro l’altruismo, il bivio tra due scelte che fa sì che alla fine sia quell’opposto, quell’antitesi che genera la verità uscita dal confronto con una controparte con la quale misurarsi inevitabilmente anche quando non richiesto.

Un percorso di crescita anche nell’affrontare la vita, quel punto d’equilibrio in noi tra le nostre personalità che si scontrano (a meno che non abbiate un ego dalla personalità super lineare e noiosa) generando conflitti.

Gli Hornets, parsi piuttosto lunatici ed imprevedibili nell’annata da sembrar quasi bipolari a fasi tra belle vittorie impreviste e cadute nel vuoto scoraggianti provano a scoprire le carte nell’ultimo test match impegnativo della stagione.

Una vittoria in trasferta consentirebbe alla squadra di Borrego di chiudere incredibilmente con un record positivo i road game ma i Tori potrebbero non essere così disposti a far concessioni.

Andamento della partita

Chicago vinceva la palla a due con Vucevic e DeRozan in alto pull-up batteva un Plumlee in close-out ma gli Hornets partivano con uno strepitoso Ball che riconosceva lo screen roll e mandava dentro Bridges in fing and roll con un passaggio verticale quindi LaMelo raddoppiava e con l’aiuto di P.J. Portava a casa due punti in transizione prima di toccare palla LaVine oltre il fondo ottenendo anche la rimessa, completando il tutto con una drive al ferro per un 6-2 che mandava in time-out Donovan.

Al rientro DeRozan mancava un jumper e Ball in corsa mandava P.J. Washington diretto a canestro a schiacciare prima di una correzione da sotto di Vucevic su errore di LaVine.

Charlotte trovava un grande LaMelo in avvio che segnava un deep 3 dalla diagonale destra, LaVine rispondeva frontalmente ma il nostro numero due replicava con un secondo deep 3 in a row per il 14-7.

Contatto Washington-LaVine e per l’esterno di Chicago arrivavano due FT a 8:34 (realizzati) ma LaMelo, on-fire, si permetteva il lusso di uno step-back 3 sul close-out di Vucevic 17-9.

Reverse baseline di DeRozan e pocket pass dalla linea di fondo di Rozier per la schiacciata di Plumlee, gli attacchi continuavano a funzionare con gli Hornets a 8/8 dal campo e 19-11 nel punteggio.

Chicago sorprendeva Charlotte da una rimessa e la tripla di Ball era annullata forse per un leggero tocco del piede sinistro sul ricollocamento laterale e successivamente non era data la continuazione a Ball su un altro canestro con fallo subito.

Finiva per segnare Rozier con uno scoop su Vucevic mentre DeRozan segnava con il suo style in jumper frontale da due per il 21-15.

Fallo di DeRozan nel pitturato su Plumlee (mismatch) e l’ex di Denver non sbagliava a 6:15 per il 23-15, peccato la difesa di Charlotte non fosse a tenuta stagna e Chicago recuperasse i due punti con Williams trovato sotto canestro.

Finiva dentro anche un arresto e tiro dal mid range in fade-away di Rozier dopo aver rimbalzato sui ferri e Miles a 5:17 indovinava ancora la tripla per Charlotte portando i viola sul clamoroso 28-17.

Vucevic segnava in post, Cody Martin dalla baseline destra con pull-up dimostrando di esser pronto alla zona di Chicago.

Dopo un altro back-door incassato da Charlotte, unito a un libero di LaVine per 3 secondi in area, la guardia dei Bulls batteva Martin con un fade-away frontale ma era anche protagonista di un fallo in recupero su un Ball lanciato dopo aver rubato palla.

Fischio ritardato ma due liberi a segno per LaMelo al quale si univa Oubre jr. che trovava una prateria nella difesa dei Tori andando a schiacciare una bimane dirompente.

McDaniels dal corner sinistro trovava gloria per il 37-28 e rifinivano il quarto il tap-in di Harrell e due punti di Thompson in area per il 39-30.

LaMelo ball fronteggiato da Z. LaVine. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

Gli Hornets provavano a strappare nel secondo quarto concedendo meno in difesa.

Partiva bene subito McDaniels che dopo 11 secondi realizzava due FT dopo un fallo di Thompson su un tentativo di schiacciata, DeRozan si incuneava nel traffico convergente della difesa purple mancando il tiro da sotto mentre McDaniels con un open 3 dall’angolo portava sul +14 Charlotte che si vedeva dar contro un fallo di Harrell su un tiro di DeRozan.

2/2, nessun flagrant come ipotizzato dalla terna e Ball da casa sua segnava da tre ancora e poi ancora, due bombe che lanciavano Charlotte sul 50-32 e P.J., da dietro, stoppava anche Thompson.

Tre secondi difensivi anche per il Donovan team e ball ringraziava per il punto supplementare, Cody Martin colpiva con la flash dunk e McDaniels chiudeva benissimo sul tentativo di LaVine da tre facendolo sbagliare.

Hornets da favola con Harrell e la strong drive e lasciamo perdere mancasse anche il fallo.

P.J. Stoppava Williams ma sulla 2nd chance l’attaccante trovava il contatto ma solo un libero a segno.

Dopo la tripla di LaVine, open, perdevano terreno i Tori che raspavano il parquet scivolando sul posto, altro open 3 di McDaniels ignorato in angolo, catch n’shoot volante in transizione di P.J. Washington per il 61-36.

Williams dava sollievo ai biancorossi con una tripla in risposta ma Harrell di destra andava oltre il contatto in chiusura di Vucevic appoggiando il 63-39 e Bridges si alzava sul montenegrino (stoppandolo) lesto a tentare dal pitturato di alzare a canestro.

Vucevic mancava anche la tripla sulla difesa di Bridges e gli Hornets sparavano un paio di colpi con l’euro rallentato in area di Miles sufficiente a far varcare alla spicchiata l’anello e con McDaniels, bordata di destra: 67-39.

Nel finale, Ball con un colpo di reni andava in tap-in e faceva perder palla a DeRozan sulla rimessa.

Williams segnava per i Bulls la personale seconda tripla di serata ma un reverse di Miles oltre Vuc e Martin che sfruttava la zona difensiva di Charlotte per recuperar palla, andava in contropiede a segnare il 73-45.

Coby White in bonus splittava due liberi, Bridges appoggiava di sinistra oltre il contatto falloso di un LaVine poco arrendevole trovando anche l’and one del +30 (76-46) a :43.4.

Nel finale arrivavano due FT di Vucevic, Bridges che da tre dalla diagonale destra con step-back segnava in uno contro uno e la tripla di White allo scadere per il 79-51 con gli Hornets al 66,7% al tiro contro il 50,0% avversario.

Nella ripresa si partiva più lenti a ragionare ma Bridges in alzata si faceva amico il ferro e dall’altra parte DeRozan in crossover saltava Plumlee e Ball alti per allungarsi in fing and roll.

Bridges segnava da sinistra forzando palleggio e tiro su un aggressivo LaVine e Rozier disegnava un arcobaleno sul quale per una volta Plumlee usava i razzi per affondare la sfera in alley-oop a una mano gravitante sopra l’anello.

Rozier batteva White in uno contro uno e sulla steal di Plumlee che si involava a schiacciare il pubblico fischiava il centro ma più la prestazione dei propri beniamini che si vedevano sotto 90-53.

Chicago tentava di riprendersi con la tripla di White e il canestro di LaVine (double dribble netto non ravvisato) ma a 6:57, su un passaggio in salto da sotto in girata di Washington, Rozier segnava da tre raffreddando la corsa dei Tori.

Rozier metteva anche un tiro dal pitturato trascinando sul 95-58 i Calabroni che fiatavano venendo colpiti dal duo di scorer di Chicago: DeRozan e Lavine costruivano un parziale da 0-8 che faceva giungere Chicago a quota 66, Oubre jr. dalla sinistra lo rompeva con una tripla ma Brown, proprio su Kelly, replicava da oltre l’arco.

Bridges mancava la tripla ma spuntava Martin che saliva per una put-back dunk imperiale per il 100-69.

Thompson aveva fortuna su una deviazione in mischia a Harrell non serviva segnando di peso portandosi pari al record di Mason per tiri consecutivi realizzati ma dopo il jumper di LaVine, Borrego andava precauzionalmente in time-out vedendo una difesa meno resistente.

Harrell, dopo aver mancato un tiro, segnava agganciando e battendo da sotto, alternandosi con Dosunmu per segnarne altri due da sotto e riprendere il via.

Chicago nel finale trovava un two and one con Thompson e una transizione di Green.

Martin segnava un lungo due ma White, ancora una volta, a un secondo e mezzo dalla sirena, infilava una tripla che l’avrebbe acceso: 110-83.

Partiva male l’ultimo quarto per Charlotte anche se si vedeva restituire un punto di Martin, Dosunmu otteneva un gioco da tre punti dopo 10 secondi e Harrell commetteva un TO con una palla a due a 0,5 dai 24.

La tripla di White aggravava la situazione ma Oubre rispondeva una prima e una seconda volta alla seconda tripla di White nell’inframezzo quindi Harrell metteva dentro due punti ma White a 9:45 infilava la terza di quarto per il 119-94.

Ball usciva per il quinto fallo ma non c’era più storia anche se i Tori si avvicinavano e la bench degli Hornets (Thomas, Thor, Oubre Jr.) sembrava disconnettersi dal match.

Il cronometro giocava a favore e quando Chicago mancava un paio di tiri con P.J. A dare una zampata in tap-in, la partita andava in archivio anche perché Donovan aveva già rinunciato a rischierare da un pezzo i suoi big player.

133-117 per una vittoria importantissima poiché si potrebbero raggiungere i Cavaliers (perdenti contro Brooklyn) e cercare di passare gli Hawks (battuti nel finale arroventato a Miami ma difficile visto il calendario) con i quali abbiamo parità negli scontri diretti ma un record peggiore negli scontri divisionali rispetto a loro.

Trezz Harrell, concretissimo in serata. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

Analisi

Charlotte vince a Chicago un test match potenzialmente decisivo con una prova dirompente di un incredibile LaMelo Ball, inarrestabile nel primo quarto che prende a pallonate la squadra del fratello Lonzo, seduto in panca, per lui stagione ufficialmente terminata.

Nella seconda frazione Charlotte si ricorda di giocare anche in difesa e chiude la partita andando a riposo in vantaggio su un fantastico ed imprevisto 79-51.

I Bulls non sono sembrati brillanti come ad inizio stagione ma, mettendo sul parquet LaVine hanno provato comunque a infastidire gli Hornets che hanno trovato (è vero) canestri abbastanza semplici su mancanze degli avversari dovute a svogliatezza ma più che altro è stato il ritmo avvolgente di Charlotte (34-25 negli assist) a mandare in tilt la squadra di Donovan che non è riuscita ad utilizzare al meglio Vucevic, preso tra due fuochi.

Il piano partita di Charlotte ha portato a un 23-15 nei fast break e i Calabroni chiudendo con un 60,5% al tiro complessivo (47,5% da fuori) hanno sbaragliato i Tori che hanno tirato ancor meglio da fuori (54,2%) ma hanno chiuso con il 53,7% dal campo, buon dato ma non sufficiente.

Se pensiamo al 62-48 nel pitturato e al 59-37 ottenuto nel confronto tra panchine, ecco come Charlotte è riuscita a mantenere il vantaggio sino alla fine quando dal +37 i Bulls hanno chiuso recuperando 11 punti.

23 punti per LaVine, 19 per White, 17 quelli di DeRozan seguito da Dosunmu con 16 e P. Williams da 15 punti per la squadra di Donovan mentre Charlotte ha mandato ben 7 elementi in doppia cifra…

Charlotte ottiene un record vincente in stagione e in trasferta proprio nei giorni nei quali nel 1996, i Calabroni originali ottenevano un’incredibile vittoria allo United Center contro i Bulls di MJ.

LaMelo Ball: 8,5

24 pt. (8/16), 5 rimbalzi, 9 assist. On-fire. Parte con un attacco scintillante al tiro dove non sbaglia nulla nemmeno dalla distanza o quando gli annullano un paio di canestri (riga laterale toccata di poco forse e una continuazione non accordata) e serve i compagni in maniera brillante ma aggiunge anche una difesa indemoniata. Continuando a pressare aiuta a rubare palloni toccandoli, deviandoli o mandando fuori campo gli avversari (un paio di brillanti azioni su DeRozan) ma commette anche falli che lo porteranno a giungere precauzionalmente fuori a inizio ultimo quarto. Per fortuna il suo apporto, già affievolitosi nel terzo quarto chiuso a zero punti, non è più necessario perché la sua lama era già affondata per trafiggere mortalmente i Tori (in vita ma destinati a cadere) in soli 24 minuti.

Terry Rozier: 7

15 pt. (7/14), 4 rimbalzi, 8 assist. Al contrario di Ball si sveglia nel secondo tempo dopo aver spiluccato assist per i compagni (5) nei primi 24 minuti. Segna buoni canestri variando sul tema e fa da discreto supporto per tenere a bada il rientro dei Bulls.

Miles Bridges: 7,5

20 pt. (8/12), 3 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Step-back 3 in uno contro uno (3/6 da oltre l’arco) a parte è fondamentale per l’attacco che porta in scioltezza anche quando segna quasi da fermo con un euro bloccato dal corpo del difensore o si allunga al limite rischiando di pestare la linea di fondo rovesciando oltre il ferro e Vucevic. 28:41 di talento, +19 in +/- come Ball e Rozier.

P.J. Washington: 7

7 pt. (3/6), 3 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata, 2 stoppate. Uno dei pochi Hornets che hanno giocato diversi minuti (lui ne fa 29:06) a non salire in doppia cifra ma fa una buona gara limitando gli avversari, chiedere a Williams quando si prende una stoppata decisa ed aggressiva. Fornisce anche qualche pallone interessante e chiude comunque al 50,0% la propria prestazione, anche da tre, laddove spara un catch n’shoot in transizione senza paura su un close-out che non impedisce alla sfera di dirigersi ed entrare con armonia tra le maglie della retina, gioia per la retina degli occhi e per la mente in un momento ancora d’incertezza della partita.

Mason Plumlee: 7

8 pt. (3/3), 3 rimbalzi, 3 assist, 2 rubate. In 19:43 non sbaglia nulla, anche perché l’alley-oop su passaggio di Rozier era solo da mandar dentro ma lo fa con autorevolezza e andando nello spazio, stranamente per lui che non è super reattivo (soprattutto in difesa) ma in attacco su situazioni da pocket pass è abbastanza rapido. Bel passaggio per mandar dentro McDaniels e non sbaglia all’inizio due FT importanti. La steal a Vucevic per la jam in transizione è la deliziosa ciliegina sulla torta.

Kelly Oubre Jr.: 7

18 pt. (6/10), 4 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. Inizio e fine non benissimo ma nel mezzo, in particolar modo nel secondo tempo e nel quarto quarto, trova dei canestri d oltre l’arco, 3 frecce che servono a rispondere a quelli di White e a far veleggiare verso un finale tranquillo gli Hornets. Qualche fallo di troppo ma bene sui palloni rubati (ottimo raddoppio) e ai liberi sul 2/2, concentrato.

Montrezl Harrell: 7,5

14 pt. (7/8), 6 rimbalzi. Raggiunge niente di meno che un grande Anthony Mason per tiri consecutivi realizzati, poi gli viene in mente un jumper dal mid range e salomonicamente si spartisce con la nostra old point forward (purtroppo deceduta) il record. Molto concreto, aggiunge peso e presenza sotto le plance facendo valere il proprio fisico quando viene chiamato in causa. Quel pezzo in più rispetto alle precedenti uscite per mettere in difficoltà i Bulls su tutto il parquet.

Cody Martin: 7

11 pt. (5/7), 3 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata. L’alta pressione non abbandona il bacino di Chicago. L’abbacinante giocatore degli Hornets è un folletto in difesa e folleggia in attacco arrivando ancora al ferro con una jam entusiasmante ma anche con una put-back dunk lanciata con i razzi. Energia in ogni atomo.

Isaiah Thomas: 5,5

3 pt. (1/3) in 5:32. Una palla persa, un abbraccio su Williams per necessità oltre a una tripla su due tentativi in un garbage time sconnesso da tutta la bench degli Hornets.

Jalen McDaniels: 7,5

13 pt. (4/7), 5 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata, 1 stoppata. In soli 19:09 aiuta a cambiare la partita, soprattutto nel primo tempo, quando, ignorato, segna tre volte dagli angoli ma si prodiga anche in difesa dando fastidio a diversi tiratori che – come LaVine da tre – falliscono il tentativo sotto la sua pressione che produce anche una rubata. Buona prestazione, sicura a parte un brutto hook e un tiro dovuto prendere ai 24 in fade-away che quasi…

J.T. Thor: 5,5

0 (0/0) in 5:32. Niente di niente nel garbage time se non una palla persa banalmente a pochi secondi dalla fine che costa un canestro ininfluente ai fini del risultato.

Coach James Borrego: 7

Pressione e sulla zona Charlotte porta a casa diversi palloni recuperati. La squadra, dopo un primo tempo brillante in attacco ma non a livello difensivo, si chiude e fa collassare l’attacco dei Bulls che si trovano all’intervallo a una rimonta impossibile. L’atteggiamento è stato quello giusto, energia anche in back to back per sfatarlo (una sola vittoria prima di oggi).

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.