Game 83: Charlotte Hornets @ Atlanta Hawks 103-132

Intro

Countdown: 0.

Zero, come il titolo di un album e la traccia contenuta in esso di un album dei Bluvertigo che riprendeva lo zero barometrico per riferirsi alla temperatura del disco dal suono glaciale (non a caso il sottotitolo è “ovvero la famosa nevicata dell’85).

A riprendere il concetto i Subsonica con “La Glaciazione” mentre in ambito sociologico, in occidente la generazione Z o zero (Zoomer, Digitarian, ecc.) è quella generazione che oscilla dal (1995/97 (non tutti sono d’accordo) a circa il 2012, a volte incriminata come poco incline ai sentimenti e al rischio, insomma, generalizzando (ed è sempre pessima cosa farlo), una sintesi tra l’ignavia e la mancanza di stimoli a causa del fatto d’esser cresciuti in recessione economica, problema grave per il loro (e non solo) futuro.

Per me, incluso (io mi escludo da un tempo e dall’omologazione della nostra società) nella generazione X, quella “invisibile” sorta dopo i baby boomer, come un ponte che attraversa cielo e tempo, osservare come sia cambiata la società dalla prospettiva del “sogno americano” a quella odierna che vede quel sogno come promessa non mantenuta, primavera di un’era che oggi stritola in un abbraccio mortale il tessuto sociorganico della nostra società stritolando i singoli enti, le singole persone in difficoltà già presenti dall’origine (che il mercato si regolasse da solo è stata semplicemente la più grande bugia o abbaglio della storia) che oggi sono calcolate scientificamente per portare a ribasso i costi e chi non ha possibilità di uscire dal loop non avrà una gran costruzione di una seconda dimensione (quella umana) oltre a quella lavorativa.

Gli Hornets, per battere gli Hawks (dati per favoriti da quasi tutti visto il fattore campo e al loro buon momento) dovranno ricordare la sensazione poco piacevole dell’eliminazione contro Indiana l’anno scorso, per farlo dovranno sorprendere i Falchi con una prestazione non X (ovvero omologata continuando sul filone delle citazioni musicali con Ligabue) giacché si tratta di una partita da vivi o morti, una partita dove i giovani e i meno giovani riescano ad esprimere il loro potenziale colmando quel gap che c’è in squadra tra difetti e problematiche varie.

Remare con il mindset giusto e tutti uniti sarà fondamentale se si vuole proseguir la corsa.

Andamento

Charlotte conquistava la palla a due ma né Rozier né Hunter riuscivano a piazzare il jumper da due, era Ball con un deep 3 rim/glass (il primo ferro) a portare in vantaggio Charlotte.

Young da due segnava i primi punti Hawks ma sul giro palla P.. Washington aveva l’occasione di sparare frontalmente, non sprecando mandava sul 6-2 l’incontro.

Jumper di Gallinari dal mid range e flash dunk di P.J. Washington per l’8-4 prima che Huerter segnasse da tre punti, Plumlee con un passaggio schiacciato pescasse il taglio di Bridges per la jam solitaria e Hunter con un open 3 pareggiasse prima di vedere anche il vantaggio Hawks a 6:59 con un 2+1 di Capela intervallato dal primo time-out.

Dal 10-13 si passava al 13 pari grazie a un tap-in di Plumlee che successivamente splittava anche due FT ma Charlotte incassava uno 0-7 di parziale tra la tripla (ancora aperta) di Huerter, il tap-in di Capela che segnava ancora da sotto con un tocco falloso di Ball.

Charlotte in time-out sul 13-20 e con un FT pendente a sfavore che era mancato da Capela a 5:07.

Hornets in difficoltà offensiva con due errori di Rozier e colpiti nuovamente da Huerter.

Oubre mancava una tripla ma scadevano anche i 24 offensivi per Atlanta con Young in possesso della sfera che non riusciva a trovare un varco oltre Martin.

Floater di Ball mancato e fallo sul tentativo di rimbalzo.

Due FT bonus per Okongwu, uno buono a 3:05.

A 2:30 i due liberi affondati da Young portavano sul +10 i padroni di casa (16-26) che volavano sul +13 dopo la tripla di Bogdanovic trovato da un secondo passaggio dopo il raddoppio di Ball su Young.

Harrell andava in lunetta segnando due FT, stoppava in aiuto Young e subendo fallo a rimbalzo tornava in lunetta per completare il 4/4 che portava Charlotte sul 20-29.

Il divario a una cifra si spostava nuovamente a 2 (Atlanta sul +12) fino a tornare sul -9 con la tripla di McDaniels dalla diagonale sinistra che chiudeva il quarto (20-29) visto anche l’errore di Young in penetrazione.

Dopo due errori di Thomas nel traffico, Okongwu realizzava dal pitturato il +11 Hawks ma Harrell tirava fuori un impressionante fast crossover di partenza contro Okongwu arrivando alla schiacciata prima di un jumper lungo da due di Huerter dalla baseline sinistra.

Tripla di P.J. Washington dal lato mancino (catch n’shoot) sganciata con disinvoltura ma quella di Wright dietro il blocco, meno bella, aveva la stessa valenza.

Drive decisa di P.J. Washington in diagonale con appoggio di destra sui difendenti e due FT di Bogdanovic (fallo chiamato su rimbalzo offensivo): 30-41.

La tripla con velo, sganciata in corsa da Thomas dalla diagonale destra ci riportava sul -8 e dopo qualche errore, conservando lo stesso punteggio, a 7:53 si andava in time-out.

Il divario rimaneva lì… un tap-in di Bridges valeva il 35-43, Bridges di forza a sinistra appoggiava altri due punti e McDaniels guadagnava in transizione due FT, splittati per il 38-44.

La tripla di Gallinari ripristinava il comodo vantaggio aumentato dallo stesso gallo che su un pick and roll andava a rollare schiacciando con l’appesa, approfittando dell’errore di P.J. In raddoppio sul portatore di palla.

Con due punti di Young i falchi salivano sul 38-51 ma Ball con un’altra deep 3 accorciava sul 41-51.

Gallinari (da tre) batteva il close-out di P.J. Washington che trovato lateralmente da Ball rispondeva con un catch n’shoot 3: 44-54.

I problemi sotto le plance di Charlotte erano evidenti sia a rimbalzo che strutturalmente in aria quando Capela schiacciava un alley-oop senza resistenza.

Rozier, dopo una transizione prolungata e più complicata del previsto, appoggiava da sotto come Gallinari in tap-in quindi a 1:01 Rozier con un cambio mano in area era toccato e completando il two and one restituiva il -9 a Charlotte (49-58).

Tripla solo cotone di Ball che in allungo mancava l’appoggio e Young dall’altezza della FT line segnava il 52-60 che imbucava le squadre negli spogliatoi all’intervallo.

L’alzata di Capela nel pitturato, compensata a livello di punti da due liberi di Ball a 11:30, anticipava i punti di Young dalla lunetta a 11:14 e quelli di Capela che in solitaria (servito da Young con passaggio artistico volante) schiacciava il 54-65.

Dopo la tripla di Young dal palleggio su Plumlee gli Hornets si ritrovavano a un passo dall’eliminazione, -14 ma Charlotte infilava un 6-0 di parziale con 5 punti di Rozier (tripla da sx con km dall’uomo in chiusura grazie a un passaggio di Bridges ribaltante e runner con scambio da Plumlee) riportava a 8 punti (62-70) Charlotte.

Bridges stoppava Capela brillantemente ma il centro riprendeva segnando appena oltre Miles e gli Hawks scappavano con Hunter in appoggio al vetro con la giusta angolazione da destra e a rimbalzo offensivo (sull’errore di Young da fuori) per infilare l’and one nell’ampio buco concesso da Charlotte (Martin sotto con pochi cm e P.J. e Miles troppo larghi e in ritardo nel convergere).

La situazione precipitava con due punti di Capela da sotto, facili facili per il -16 e time-out Charlotte a 6:46 ma nonostante un sottomano di mancina di Miles erano i padroni di casa a prendere il deciso sopravvento.

A Charlotte girava tutto male ed il ritmo degli Hawks li portava ad uscire da una situazione bloccata con palla in mano a Young per segnare in uno contro uno (Hunter su Harrell dalla sinistra) da tre punti.

Il divario toccava i 24 punti e nonostante Ball in floater e in caduta realizzasse un two and one a 2:01, la squadra della Georgia arrivava sul +26 finale (di quarto) con un 76-102 grazie al 24-42 ottenuto nella terza frazione.

Impossibile recuperare un divario del genere e gli Hornets, frustrati dal risultato nonostante le triple di McDaniels e Ball in avvio quarto, prendevano un tecnico (Rozier, stoppato ma anche toccato) e sparavano una schiacciata sul ferro con Oubre Jr. ma il top lo si raggiungeva con Bridges che perdeva palla e rientrava per tentare la stoppata sul running layup di Hunter.

Goaltending contro la terna e due liberi contro Miles per due tecnici comminati per proteste con linguaggio poco formale.

L’espulsione arrivava mentre il numero zero era trattenuto dai compagni cercando gli arbitri.

Finale inutile con tentativi da tre a ripetizione di Ball e scarto finale a 29 punti: 103-132.

Jalen McDaniels in palleggio. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

Analisi

This is the end.

La stagione degli Charlotte Hornets si arresta nuovamente alla prima partita da play-in nonostante le 10 vittorie ottenute in più in regular season rispetto lo scorso anno.

Il problema è che a conti fatti, emerge ancora una volta quel substrato di malfunzionamenti che a catena producono una squadra non solida.

In molte partite bella, spettacolare, esaltante a tratto offensivamente parlando che fa da alter ego a quella vista stanotte.

Una squadra ombra che, nel caso, ha pagato l’incapacità di trovare trame offensive (20-30 negli assist) consistenti e continue per replicare all’attacco degli Hawks.

Già, perché i Falchi hanno un ottimo attacco ma la difesa di Charlotte – sovrastata a rimbalzo 52-63 – ha amplificato questo fattore pro padroni di casa concedendo diverse triple aperte che hanno scavato inizialmente un primo mini solco che ha tracciato nel terzo quarto la via per chiuder la partita con un parziale di 24-42…

Le percentuali – soprattutto quella da fuori, sono state determinanti (potrete vederle sotto in grafica) – notando anche come il 7-19 da second chance, unito o sovrapposto al 40-54 nel pitturato siano stati altri fattori chiave.

Squadra che dopo il buon inizio si è scollata con un allenatore – brava persona per carità – che dovrebbe fare l’assistente vista la prestazione, anche se sul mercato, rispetto allo scorso anno, le colpe principali sono della società che non ha trovato elementi validi per fare il salto di qualità nonostante si sia visto un buon Harrell nel primo tempo che da solo non è bastato a compensare un team “tradito” dai senatori e migliori giocatori con un mindset ancora troppo morbido.

Per Atlanta 24 punti e 10 assist per Young, 22 pt. Per Hunter, 18 per Gallinari, 15 pt. e 17 rimbalzi per Capela e 13 punti a testa per la coppia Bogdanovic/Huerter.

LaMelo Ball: 5

26 punti (7/25), 5 rimbalzi, 7 assist, 1 rubata. Fuori giri, finisce con un 3/13 il primo tempo (9 pt. Contro 8 di Young), poi cerca di combinar qualcosa ma nella bolgia della State Farm finisce solo per prendersi tante triple giusto per tentare il disperato riavvicinamento con l’artiglieria pesante ma chiude segnandone 4/14. 7 assist ma fatica con la pressione addosso.

Terry Rozier: 5

21 punti (8/22), 4 rimbalzi, 3 assist, 5 TO in 36:29. parte male sbagliando troppi tiri. Si riprende a brevi tratti, utili i suoi 5 punti di fila con tripla e runner in una delle ultime fasi con qualche speranza. Innervosito da una stoppata subita (ci stava anche il contatto del difensore) protesta ed arriva un tecnico. Troppi tiri mancati e troppi TO per il mezzo veterano Hornets dal quale mi aspettavo di più giacché diversi punti inutili giungono nel finale.

Miles Bridges: 5

12 punti (5/11), 4 rimbalzi, 4 assist, 1 stoppata in 29:55. 0/4 da fuori… qualcuno dovrebbe riprogrammarlo per renderlo più efficiente in partite da dentro o fuori. Quando attacca il ferro è difficile da fermare ma lui ama anche tirar da tre e si perdono occasioni. Espulso per doppio tecnico dopo una palla persa e recupero con stoppata su Hunter (goaltending dato) finisce negli spogliatoi dopo aver cercato gli arbitri ed esser stato trattenuto dai compagni e calmato da Harrell che è già un programma. Vuole massimizzare il suo contratto ma se sbagli sfide decisive come questa probabilmente ancora tutti quei soldi non li vale sebbene sia uno dei giocatori più migliorati della lega.

P.J. Washington: 6

17 punti (7/10), 5 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 2 stoppate in 38:10. Nel marasma difensivo Hornets anche lui commetter qualche errore come il raddoppio che lascia via libera al Gallo per la slam dunk appesa o semplicemente non riesce a catturare molti rimbalzi anche se riportato a tratti da centro. Funziona meglio in attacco dove il suo 3/5 da fuori aiuta.

Mason Plumlee: 5

3 punti (1/1), 4 rimbalzi, 2 assist in 11:27. Pochi minuti mostrando buchi sotto le plance nonostante i rimbalzi afferrati ma anche gli assist per i tagli di Bridges e soci. Manca un centro dominante e Capela avvantaggia gli Hawks, ecco perché poco tempo sul parquet.

Cody Martin: 5,5

2 punti (0/3), 6 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate in 21:51. Lotta a rimbalzo e ruba anche due palloni. Non sempre riesce a chiudere in maniera corretta e manca due liberi su quattro oltre i tre tiri dal campo.

Kelly Oubre Jr.: 5

3 punti (1/5), 4 rimbalzi in 15:53. Finisce la stagione con una prestazione classicamente incolore dove sbaglia 4 tiri da fuori e spalma, frustrato, una jam sul ferro.

Jalen McDaniels: 5,5

7 punti (2/6), 4 rimbalzi, 1 assist in 25:58. Qualche buona difesa anche se fa passare Young per un reverse e due triple a segno.

Montrezl Harrell: 6

9 punti (2/3), 3 rimbalzi, 1 stoppata in 16:00. Buon primo tempo con 4 liberi inframezzati da una stoppata in aiuto su Young e poi mostra un veloce crossover per attivare alla schiacciata.

Isaiah Thomas: 5,5

3 punti (1/4), 2 rimbalzi, 1 assist in 5:57. Due errori nel traffico consecutivi, altro floater sbagliato poi arresto e tiro dalla diagonale destra dopo aver passato il velo. Tre punti per un passaggio rapido.

Coach Borrego: 5

Squadra vistosamente messa peggio sul parquet aldilà dei difetti presi in esame in analisi. Squadra senza costrutto dalla quale ci si aspettava di meglio anche in caso di sconfitta.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.