Il Punto @ 22

Ecco il classico punto della situazione che quest’anno slitterà dalle solite 17 gare a ogni 22.

Partiamo dall’inizio per un lavoro che ha portato via molto tempo.

Ringrazio Matteo Vezzelli per la visione e l’analisi su alcune difese (non riuscite) di Charlotte (le troverete in video più avanti nell’articolo) e Filippo Barresi per le sue opinioni e il confronto su alcuni giocatori degli Hornets e il loro modo di giocare.

Estate Flash

Il Re è spoglio adesso che è autunno e le ultime foglie stanno cadendo, ripensare all’estate appare un tempo lontano nel quale le basi gettate per la stagione oggi emergono.

Il dato di fatto è che Charlotte continua a impoverire il roster.

L’anno precedente Dwight Howard aveva lasciato la North Carolina per motivi di salary cap lasciando sguarnita la zona del pitturato.

Nonostante ciò gli Hornets lo scorso anno hanno migliorato leggermente il record grazie all’acquisto di Tony Parker, a Jeremy Lamb, oltre che al solito Kemba Walker, tutti saliti di tono.

Sfortunatamente la società non è stata in grado di trattenere nessuno di questi e oltre alla “perdita” di Kaminsky (non che abbia impressionato contro di noi per la verità) sul fronte opposto, quello delle entrate, si registrava solo l’arrivo di Rozier nello scambio (tardivo da sign and trade) con i Celtics e a proposito di verde, per cause economiche MJ decideva di affidarsi alla green line da Draft, aggiungendo un paio di rookie ai sophemore e al costoso nucleo rimasto sotto contratto.

Riconfermato James Borrego, andava da sé che questa stagione non avrebbe avuto nulla da dire sotto il profilo degli obiettivi ma sarebbe stata una stagione di eventuale crescita per tutti gli elementi impegnati sul parquet solo che nella penuria generale dell’Est gli Hornets, pur senza un uomo franchigia dalla classe cristallina superiore agli altri, dopo 22 gare bazzicano in decima piazza, non eccessivamente distanti dai Pistons e Magic, tallonati dai Bulls.

Classifica

Da game 1 a game 22

Andiamo a rivisitare le sfide che hanno portato il team della Queen City ad avere questa classifica.

Charlotte nella gara inaugurale allo Spectrum Center se la vedeva con i Bulls e in una partita da rollercoaster Chicago sembrava poter prendere il sopravvento portandosi sul +10 nell’ultimo quarto ma Williams, Graham e Bacon si aggiungevano all’arciere P.J. scagliando triple in serie nel finale che abbattevano i Tori.

Le 23 triple a segno (52,3%) costituivano record di franchigia e gli Hornets la spuntavano di un punto, 126-125.

Game 2 era ancora casalingo ma i Timberwolves si dimostravano troppo forti finendo per vincere 99-121.

Inusuale pacchetto di trasferte anticipato per gli Hornets che sulla costa pacifica cedevano nettamente a due della favorite per la stagione, Lakers e Clippers ma la voglia di riscatto produceva una insperata vittoria a Sacramento (118-111), la prima W stagionale in trasferta.

Gli Hornets faticavano un po’ nella nuova casa dei Warriors a San Francisco ma alla fine la spuntavano ottenendo la seconda vittoria di fila e dato che non c’è due senza tre, ecco arrivare la terza in North Carolina dopo un supplementare deciso dai tiri liberi di Graham che sbattendo su Sampson in chiusura ritardata sulla linea dei tre punti realizzava i primi due fallendo appositamente il terzo consegnando a Charlotte il 122-120 finale.

Gli Hornets sopra quota .500 (incredibilmente) tornavano sulla terra contro la Boston dell’ex Walker palesando notevoli limiti offensivi.

In gara 9 si tornava sotto i .500 a causa del derby perso contro i Pelicans (110-115).

Charlotte cedeva anche a Philadelphia e un po’ a sorpresa arrivava la quarta sconfitta, per di più casalinga, contro Memphis che andava a segno con un’entrata decisiva di Morant nel finale per il 117-119.

A rivitalizzare i Calabroni arrivavano due vittorie al cardiopalma: quella ottenuta da Monk con la tripla buzzer beater per il 109-106 su Detroit e quella di Graham al Madison Square Garden che valeva il 103-102 finale poiché con un paio di secondi da giocare, New York non trovava una giocata valida per replicare.

6-7 dopo 13 partite.

Gli Hornets sono dipinti come una buona squadra rispetto all’armata Brancaleone che parevano essere ma nelle cinque sfide successive Charlotte perdeva completamente la bussola difensivamente.

Arrivavano in serie le pesanti sconfitte a Toronto (problemi sulla linea del tiro da tre), Brooklyn (problemi sotto le plance), a Washington (il buon movimento palla generava ancora triple pesanti) fino al rientro in North Carolina per affrontare i Bulls per la seconda volta in stagione.

Questa volta sembrava esser Charlotte in controllo nel finale ma LaVine trascinava i suoi, Satoransky infilava a poco più di 7 secondi dalla fine una tripla e sulla rimessa Graham triplicato subiva fallo da White, tutto buono per gli arbitri come i passi di LaVine che recuperando palla usciva dalla linea dei tre punti e infilava ancora da fuori arrivando a 49 punti per il +1 Bulls in un drammatico finale.

A Miami non c’erano speranze e gli Heat portavano a casa agevolmente la sfida.

Per tornare alla vittoria Charlotte si affidava al calendario che ripresentava la medicina Detroit e pur con qualche patema, alla fine la squadra di Borrego la spuntava 102-101 per l’ottava vittoria di fila contro la franchigia del Michigan.

Alla vigilia di dicembre il calendario presentava una trasferta in Wisconsin durante la quale la prevedibile L assumeva dimensioni importanti.

Alla fine arrivava un -41 ma una L è sempre una L e per cercare di giungere alla nona vittoria, i ragazzi della Buzz City si affidavano a una serie di five winnable game casalinghi a partire da quello contro Phoenix.

Primo tempo imbarazzante sul 39-59 condito da eccesso di TO, mega-rimonta, sorpasso a 8:28 e +7 a una manciata di secondi oltre il minuto dalla fine.

0-12 il parziale finale con Phoenix corsara in North Carolina per una sconfitta indigesta.

Ancora una volta gli Hornets gettavano al vento un vantaggio consistente con una difesa abominevole in 70 secondi…

Prossime partite

Da gara 23 a gara 44 gli Hornets avranno un calendario variegato laddove spiccano l’”inizio” e la “fine”.

Charlotte, dopo Phoenix, continuerà a giocare in casa per altre 4 partite, tutte abbordabili sulla carta (Warriors, Nets, Hawks e Wizards), poi arriveranno tre trasferte contro Nets, Bulls e Pacers, interrotte dalla partita con i Kings allo Spectrum Center prima di tornare in trasferta, in Ohio, nell’ex house di LeBron James.

Ci troveremo così già sotto natale con le due partite prenatalizie: il 21 alle ore 23:00 italiane contro i Jazz in North Carolina e il 23 allo scoccar della mezzanotte (sempre tenendo conto degli orari italiani) contro Boston che potrebbe far andare il Panettone o Pandoro di traverso.

Break consistente per Charlotte che riprenderà il 28 in casa contro i Thunder per rimanere a livello di avversarie nel mid-west con la trasferta a Memphis.

Boston in casa, Cleveland e Dallas fuori, Indy e Toronto in casa a prescinder dalla location non saranno certo partite semplici, ancora peggio andrà da gara 41 a gara 44 quando gli Hornets se la vedranno nel secondo lungo ciclo di trasferte con: Jazz, Suns, Trail Blazers, e Nuggets il 16 gennaio.

Parte statistica descrittiva di pregi e difetti

Trovare il bandolo della matassa per descrivere questi Hornets sarebbe come srotolare il DNA e cercare di capirlo dalla A alla Z.

Charlotte viaggia su un doppio binario perché è una squadra giovane alla ricerca della propria identità e delle proprie potenzialità per capire se, nonostante non si siano stelle di primo piano, possa essere in un prossimo futuro, una squadra che possa imitare i Raptors di quest’anno che hanno giocatori scelti al Draft in posizioni piuttosto medio/alte ma che tuttavia sono una squadra vincente.

Se Borrego lo scorso anno enfatizzava il gioco offensivo, quest’anno non è che abbia improvvisamente cambiato idea ma ha evidenziato che la difesa farà la differenza avendo un team inesperto.

Purtroppo i saliscendi degli Hornets sono stati proverbiali fino a due collassi finali andati in scena allo Spectru Center.

Gli Hornets nelle prime 14 gare hanno sempre dovuto inseguire di almeno 10 punti.

L’attacco di Borrego fatto di colpi da tre finiva subito in vetrina nella prima partita con 23 triple a segno per 69 punti sui 126 finali… unito a questo aspetto positivo però si associava subito quello negativo: l’inesperienza che portava a diversi TO in una fase delicata del match rischiando di far perder a Charlotte la gara inaugurale.

Gli Hornets che negli ultimi anni complessivamente avevano avuto le mani più sicure della lega quest’anno sono in difficoltà sotto quest’aspetto che comprende anche diverse ingenuità difensive, errori di piazzamento e scarsa organizzazione difensiva in taluni frangenti.

Teoricamente questi sarebbero tutti aspetti migliorabili con il lavoro, l’assimilazione degli schemi e la conoscenza tra compagni mentre su un’altra nota negativa (i tiri liberi), c’è da lavorare a livello sul singolo in maniera tecnica.

Ciò che sta emergendo ultimamente, tralasciando le tre vittorie punto a punto con i Pistons, è che il 3-3 nelle gare da decidersi in volata non è dato che porti fiducia poiché la squadra di Borrego nei momenti decisivi sotto pressione è capace di buttare al vento velocemente buoni vantaggi.

Le gare contro Bulls (la seconda) e con Phoenix hanno registrato parziali veloci e insperati per gli avversari con gli Hornets incapaci di gestire razionalmente il punteggio e soprattutto impreparati difensivamente su quella fragile e sottile linea da tre punti (non una novità nonostante il nuovo starting five) che è costata cara nelle gare descritte.

Vi sono in questo anche errori individuali di posizionamento, ad esempio Bridges non è irreprensibile da errori in diverse azioni finali contro i Soli.

Il differenziale tra canestri segnati e subiti è ampiamente negativo con 105,4 PTS/G (26^) mentre gli avversari segnano 113,8 punti a partita in media contro di noi (21^).

Bassi con il pace, nonostante le intenzioni (98,9), per un venticinquesimo posto.

C’è da sottolineare come la difesa debba necessariamente migliorare se nel defensive rating la squadra sia penultima con 114,6, il che vuol dire non riuscire a fermare gli avversari troppo spesso…

Vediamo qui sotto una galleria video degli orrori difensiva andata in scena durante la striscia di 5 sconfitte consecutive.

Analizziamo qualche azione prendendone una o due per incontro…

I tipi di azione sono tra i più disparati in modo da non ripeter nelle immagini esattamente gli stessi errori.

Se scorriamo a 0:40 (partita a Toronto) notiamo come sulla drive di Anunoby gli Hornets siano tutti a ridosso dell’area e sul tiro open di Powell dalla destra Rozier “subisca” un blocco mentre Monk campando nella terra di nessuno lasci spazio a due tiratori sul perimetro.

Si notano anche i problemi a rimbalzo, anche se sul parquet vi sono Williams e Biz che in difesa rendono meglio di altri ma in questo caso uno si fa battere e l’altro si addormenta sul tagliafuori.

Dopo due rimbalzi offensivi, con la palla lentamente nelle mani dei Raptors gli Hornets potrebbero riorganizzarsi ma la collocazione della difesa di Charlotte diventa pessima con lo slittamento di Monk verso destra e basta un passaggio in angolo per destabilizzare l’equilibrio: Rozier sul lato forte è due contro uno e l’uscita di Biyombo con Siakam da marcare è tardiva…

Contro i Nets notiamo nella prima azione Zeller in contenimento sul pick and roll tra Dinwiddie e Allen ma la posizione troppo staccata fa si che il nostro centro non copra l’area ma fornisca un corridoio per il lungo opposto che andrà comodamente a schiacciare.

Sull’azione seguente il raddoppio sulla palla di Cody ancora troppo staccato produrrà un altro canestro facile perché non arriveranno aiuti difensivi in slittamento.

Scarsa collaborazione e insufficiente lettura oltre che qualche limite di reattività determinano canestri subiti troppo facilmente.

A 2:06 contro Washington, nell’azione rallentata, Bacon si faceva battere sulla linea di fondo e i due lunghi tendenzialmente convergendo in area per cercare di dare una mano consigliavano il passaggio fuori per Bertans che coglieva Rozier fuori posizione per poter tentare un valido close-out.

A 2:46, contro Chicago, anche questa azione è stata rallentata, Satoransky spezzava la prima linea difensiva degli Hornets composta da Rozier e Graham, in penetrazione vedeva venirsi incontro Zeller e Cody Martin, passaggio semplice nell’angolo sinistro per LaVine che indisturbato sul tiro non contrastato non falliva.

A 10:13, a Miami, classica transizione, un 3 vs 3 dopo l’errore di Zeller, Hornets in ripiegamento eccessivo, arresto e tiro rapido di Nunn che faceva secco Bridges, giocatore spesso in posizioni poco consone per difendere.

Team and Opponent Stats

Dalla tabella possiamo notare che rispetto allo scorso anno le principali statistiche complessive sono tutte in calo se non nelle caselle dei tre punti dove si vedono aumentare le conclusioni da fuori e le relative realizzazioni che migliorano la percentuale ma su tutto il resto dei fronti si è in difficoltà e gli avversari ci sovrastano complessivamente nei tiri presi/segnati e nelle percentuali dal campo, nei rimbalzi, assist e rubate, pochi TO commessi in più da Charlotte che tira di più ai liberi ma è 28^ per percentuali…

La mossa Drummond, palesata come rumors, pur non essendo molto lineare con la strategia decisa a inizio stagione e le perplessità complessive sul giocatore a livello tecnico e suo emolumento, aveva un senso perché il n° 0 di Detroit è un grande rimbalzista e avrebbe potuto dare una mano agli Hornets in questo senso poiché la squadra di Borrego è penultima nei rimbalzi conquistati e scende addirittura in ultima posizione quando si tratta di rimbalzi difensivi concedendo troppe seconde opportunità agli avversari.

In tal senso vi è una vera emergenza a rimbalzo per Charlotte che se ne avesse avuto uno decente ora probabilmente girerebbe on un paio di vittorie in più.

Un’altra tabella che evidenzia attacco e difesa.

Voto reparti

PG: 6,5

Rozier e Graham producono la maggior parte dei punti per gli Hornets rimanendo in vetta ai top scorer della squadra e mentre il primo ha una difesa sufficiente/discreta, il secondo ha nell’assist l’arma in più per migliorare tutto il quintetto.

La difesa in generale però non è il loro forte, specialmente sul perimetro per questioni tattiche e di cm.

SG: 5

Bacon, Monk. Si salvi chi può. Più inaffidabile di una promessa di qualsiasi governo italiano nei tempi, un reparto totalmente incompleto e scostante dalla bassa qualità e produzione. In attacco Monk può dir qualcosa in alcune serate ma in difesa è un dramma, Bacon non trova il suo ritmo…

SF: 5

Bridges, Batum, Caleb Martin, Cody Martin. Caleb mai praticamente visto, Cody gioca poco e fa da spola con Greensboro nonostante sia difensore migliore di Miles in questo inizio stagione e la sua pressione è stata utile in diverse partite. Miles è in difficoltà lampante in difesa mentre in attacco si barcamena ma con poca precisione mentre Cody mostra poco tiro anche se tanto atletismo. Batum è alla sua peggiore annata a livello di minuti e cifre in NBA con problemi a una mano e alla costante ricerca di un ruolo, inoltre è maledettamente statico.

PF: 6

P.J. Washington, Marvin Williams, MKG, J. McDaniels. McDaniels forse non lo vedremo mai a Charlotte, MKG era dato infortunato contro Phoenix ma non sta giocando per nulla. Davanti a lui ha un Marvin Williams dal recente buon rendimento offensivo ma anche difensivo. P.J. promette bene e nonostante debba capire come difendersi in difesa dagli avversari e dagli arbitri, in attacco è un valido aiuto se non si perde come gli è capitato qualche tempo fa.

C: 5

Biyombo, Zeller, W. Hernangomez. Willy ha i rimbalzi, Biyombo la miglior difesa dei 3, Zeller è migliorato molto nel tiro da fuori e offre un pacchetto di caratteristiche migliori degli altri due ma non ha la forza di fermare gli avversari sotto le plance così come Willy, dettaglio non da poco in una zona nevralgica del campo. Incompleti e Charlotte senza un centro decente, soffre…

La frase

“Non stiamo iniziando i giochi nel primo quarto o nel primo tempo con la giusta presenza, urgenza e competitività”, ha detto dopo la sconfitta contro Phoenix, coach Borrego.

“Ad un certo punto, in una partita di 48 minuti, ci arriviamo.

Purtroppo, ci vuole l’intervallo o essere in sotto di 10/15 punti per reagire.

È qualcosa di cui dovremo parlare, continuare a discuterne e continuerò a cercare le risposte per questo.

È qualcosa che stiamo cercando di risolvere continuando a lavorare.”

Ovviamente Borrego non ha la bacchetta magica e nemmeno una delle migliori squadre della lega ma un team costruito e sviluppato sulla base delle condizioni lasciate dall’estate.

La gioventù e giocatori che forse non saranno mai adatti a salir di livello in NBA sono due fattori determinanti per le pesanti sconfitte.

Dal mio punto di vista bisognerebbe accantonare la small ball riservandola a brevi momenti tattici nei quali Borrego pensi di poter sfruttare le doti dei piccoli per smuovere qualcosa in una partita difficoltosa e riprogettare lo starting five con piccoli esperimenti. Tenendo attualmente Rozier e Graham, lo slittamento di P.J. Washington come SF con Williams come ala grande potrebbe essere un’idea per difendersi meglio visto che Bridges sta mostrando lacune paurose.

Con l’aggiunta di Biyombo i tre big man potrebbero compensare ai problemi delle due guardie perchè a oggi inaffidabilità e collasso sono due parole che i fan degli Hornets vorrebbero vedere scrivere poche volte ancora.

Parallelismi

Vediamo qualche confronto tra giocatori con lo stesso ruolo (almeno inizialmente), partendo dal ruolo di PG:

Nota: Le statistiche di Franks non sono quelle in NBA poiché non è mai sceso in campo per la “prima squadra”.

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Aggiungiamo anche le percentuali della squadra suddivise per zone di tiro:

Notiamo come Charlotte sfrutti male le aree distanti laterali dove a sinistra tira con il 20,0% (uguale al tiro da due dalla top of the key, frontale) mentre a destra si scende a un miserevole 10% mentre ovviamente al ferro vi è la percentuale maggiore ma spicano il 50,0% dalla diagonale da due punti sinistra e il 46,6,% sullo stesso lato ma dall’angolo e da tre punti. Da tre punti le percentuali sono discrete ma c’è da migliorare quelle frontali, anche se spesso i giochi della squadra si sviluppano su scarichi più laterali dove la marcatura può esser più labile.

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Classifica giocatori

Jalen McDaniels: s.v.

Non l’abbiamo praticamente visto con la divisa degli Hornets in Regular Season se non contro Minnesota per segnare i suoi primi due punti in NBA in tre minuti.

A Greensboro (3-5 nelle prime 8 partite) sta viaggiando nelle prime otto partite con una media di 16,9 punti, 9,0 rimbalzi, 2,6 assist, 2,3 rubate e 1,3 stoppate a partita…

Il giocatore non è riuscito ancora a incrinare le certezze di Borrego ma continuando così potrebbe essergli concessa un’altra opportunità se ve ne fosse l’occasione.

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14°, Guillermo Hernangomez: 5,30

Pochi scampoli di partita per Willy retrocesso a terzo centro effettivo degli Hornets, a quinto reale poiché Borrego quando applicando la small-ball gli preferisce Williams e P.J., di fatto lo sta mettendo in naftalina.

Bocciatura quindi per il neo campione mondiale che nei pochi momenti visto sul parquet inprestagione e stagione ha fatto veder poco se non riuscire a catturar rimbalzi (cosa non da poco per Charlotte) in qualche garbage time.

Il problema è che pur essendo ben tornito, usa male i suoi 112 kg.

Troppo facilmente spostabile e battibile sotto le plance, offre poca resistenza, forse un pizzico d’inclinazione alla svogliatezza, rilassatezza, preferendo andare a catturar rimbalzi o a giocare sul lato offensivo.

Ciò che taglia le gambe a Willy è la sovrabbondanza di ali dalle buone mani per tirar da fuori.

P.J. e Marvin da tre punti gli toglierebbero spazio se venisse applicato nel gioco di Borrego come possibile PF perché il tiro da tre punti l’avrebbe molto più naturale di Zeller e Biyombo che lo precedono nelle gerarchie odierne, eppure il coach ha fatto le proprie scelte (condivisibili in questo caso) e l’iberico non troverà spazio finché non si dimostrerà più solido, tenace e grintoso a livello difensivo.

57 minuti totali in campo (8,1 di media) con 9/20 FG e 4/8 FT, 24 punti, 21 rimbalzi, 23 stoppate.

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13°, Caleb Martin: 5,50

Difficilmente distinguibile dal fratello Cody se non per il numero sulla schiena, Caleb in preseason sembrava esser quello buono dei due brother e infatti, dopo non aver giocato nell’iniziale partita inaugurale con Chicago, Borrego l’ha schierato sul parquet per 18 minuti contro i Timberwolves.

Lui ha chiuso con 4 punti, 2 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata e 2 stoppate ma con un 2/8 dal campo… Poi solo un minuto di passaggio contro i Lakers e 6 contro Boston, per il resto Greensboro è divenuta la sua casa.

Non sta trovando spazio nemmeno potendo ricoprire tre posizioni differenti e lasciando eventualmente i vari zero nelle caselle con un minutaggio decente.

A 23 anni ha giocato piccoli spezzoni in tre partite per 8,3 minuti di media a partita segnando complessivamente 5 punti.

Difficile rivederlo calcare il parquet a meno che l’infermeria di Charlotte si riempia improvvisamente giacché Borrego sembrerebbe aver individuato il suo nucleo di giocatori da rotazione consistente.

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12°, Dwayne Bacon: 5,50

Bacon è stato catapultato a inizio stagione nel ruolo di guardia tiratrice, una posizione nella quale gli Hornets hanno avuto negli ultimi anni vere e proprie anomalie alternative.

Di scorer consistenti non se ne sono visti, da Lance Stephenson a Batum per citare i più noti a guardarla solo da questo punto di vista è stato un fallimento.

L’unico giocatore dalla buona produzione è stato Jeremy Lamb ma la sua partenza in estate ha lasciato il vuoto colmato da Bacon che da giocatore difensivo si è mezzo improvvisato attaccante.

In fase offensiva attacca molto il ferro con il floater o con il layup in entrata, può avere serate dove al tiro da tre diventa un pericolo ma dopo i 22 punti contro Chicago all’esordio e i 25 contro i Warriors ha dimostrato di non essere un fattore in questo senso come non lo è nel resto delle statistiche.

I suoi fade-away sono molto belli ma in percentuale poco funzionali e la media al tiro è scesa così Devonte’ Graham l’ha rimpiazzato in quintetto e per il buon Dwayne si sono aperte le porte della panchina profonda, utilizzato ultimamente pressoché a partite finite nella sostanza.

Lo 0/6 a Miami e l’1/6 a Milwaukee dal campo sono cifre che non lo aiutano a trovar spazio e altre volte gli era capitato di non segnar dal campo mentre l’1/8 nella W a quasi inizio stagione Sacramento dimostra l’inaffidabilità.

32,6% dal campo rispetto al 47,5% dello scorso anno, qualcosa sta bloccando il processo di crescita di Dwayne che passa dal 73,9% dalla lunetta dello scorso anno al 69,2%…

Assist 1,3, blk 0,1, rimbalzi, 2,8, stl 0,8 in 20,9 minuti a partita…

Solo il 23,1% da tre e passa da 7,3 punti di media a 7,4 quest’anno ma con più di tre minuti di media a game.

Guadagna anche meno tiri liberi ultimamente, non solo per l’inferiore minutaggio ma perché si affida di più al tiro anziché tentar di arrivare sino in fondo.

E’ attualmente sul bordo delle rotazioni, c’è competizione tra gli swingman e al momento non sembrerebbe essere in prima fila per tornare tra i titolari ma nemmeno in seconda per un minutaggio più consistente anche se la non eccezionalità di Batum o il tiro inaffidabile di Martin potrebbe dischiudere a un suo ruolo più consistente in futuro (con Phoenix le esigenze di falli di P.J. e l’infortunio di Batum ha esteso il suo minutaggio) ma senza cambio passo la bench degli Hornets rimarrà mediocre…

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11°, Nicolas Batum: 5,72

Si infortuna subito a inizio stagione nella partita contro Chicago e lo scherzetto al dito gli costa uno stop abbastanza lungo (25 ottobre-15 novembre).

Questo toglie ogni dubbio su chi sarà la SG titolare, ovvero Bacon, almeno a inizio stagione.

Per gli Hornets, nonostante Bacon non faccia sfracelli se non in un paio di partite, è una buona notizia perché la maggior fisicità del giocatore della Florida permette al quintetto di Charlotte di esser più equilibrato e consistente.

Batum si muove poco, non gli si chiede di segnare caterve di punti ma di migliorare il gioco della squadra.

La sua personale interpretazione però è che basti rimaner fermo per far ciò ma se al tiro non è affidabile, anche perché spesso tenta conclusioni oltre l’arco, ha statistiche in calo, assist compresi, minutaggio più basso partendo dalla panchina.

14/37 dal campo per una media bassissima di 3,6 pt. a partita con un 37,8% di FG% e un 25,9 da tre punti mentre ai tiri liberi è al 100% (5/5)…

Borrego, almeno dalla panchina, lo vede ancora, saranno i fumi dell’investimento o un vero credo?

Ha la tendenza a troppi TO pericolosi che scoprono tutto il campo…

13 punti il 27 novembre contro Detroit sono il suo massimo stagionale così come per i rimbalzi ecco i 9 a New York e i 7 assist a Washington.

Contro Phoenix, dopo aver segnato dal pitturato alto in fade-away in uno contro uno esce dal campo ancora per il problema al dito e non rientrando più chiuderà con 4 punti il suo match.

Impiegato in 11 partite per i problemi al dito, è sceso da 31,4 minuti a match ai 21,4 facendo registrare 4,4 rimbalzi, 3,3 assist, 0,6 steal, 0,5 blk e 1,6 TO a partita.

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10°, Michael Kidd-Gilchrist: 5,75

Lo scorso anno le sperimentazioni di Borrego avevano condotto MKG nel ruolo di ala grande e perfino come centro, lui ala piccola dedicata a prendersi cura dei giocatori più pericolosi delle squadre avversarie (eccetto i centri).

Per un po’ la cosa aveva funzionato rigenerandolo ma questa estate dei tre free agent con la player option è stato l’ultimo a rifirmare e anche il last player dei tre ad aver minutaggio.

Completamente scomparso, ombra dalla tuta teal in panchina, MKG non sembra far più parte dei piani di Borrego.

Non ha molto tiro da tre (lo scorso anno sui pochi tiri presi comunque era riuscito a segnare con il 34,0%…. da verificare) e in una squadra organizzata spesso e volentieri su tiratori dagli scarichi questo fattore tecnico contribuisce pesantemente a non dargli minuti sul parquet ma è pur vero che MKG, anche se non eccezionale come un tempo, rimane un discreto difensore, quindi perché non concedergli un po’ di soddisfazione almeno quando le partite sono finite prima dei 48 minuti?

Probabilmente questo è dipeso dal fatto che Borrego dopo le sperimentazioni, giuste o sbagliate siano le sue scelte, ha deciso di puntare su un numero più ristretto di giocatori, conceder loro minutaggio formulando vere e proprie gerarchie che la scorsa stagione erano meno presenti.

C’è da dire poi che Cody Martin ha dimostrato aggressività e di saper portare pressione sufficiente a far sbagliar passaggi o tiri agli avversari, questo ha fatto sì che gli eventuali minuti difensivi di MKG andassero al rookie piuttosto che a lui su eventuale slittamento ruolo delle ali.

2/10 dal campo, 7 punti in due partite per 3,5 pt. di media in 18 minuti totali concessi.

Le quotazioni sono ovviamente in ribasso e a fine stagione sarà free agent, libero di andare dove crede e non credo gli Hornets vorranno trattenerlo ulteriormente.

Il malcontento dell’ex numero 2 al Draft dietro il Monociglio potrebbe portarlo a chiedere magari uno scambio in inverno ma sono supposizioni e si dovrebbe trovare una destinazione consona con una squadra che abbia bisogno di validi difensori come rincalzi.

Charlotte, se ve ne fosse l’occasione, guadagnerebbe qualcosa piuttosto che lasciarlo partire per nulla e chissà se a San Antonio o Philadelphia, che uno così in panchina potrebbe far comodo, sarà interessata a lui che tornerebbe praticamente a casa natia (Camden).

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09°, Malik Monk: 5,86

Lo scorso anno Jeremy Lamb aspettava il suo momento di gloria che arrivò con un buzzer beater da due punti per affossare Detroit.

Quest’anno, per la prima volta anche Monk riesce nell’impresa d’esser uomo decisivo for the first time in his career.

“Le cose non hanno funzionato molto a suo favore negli ultimi due anni”, ha detto l’allenatore James Borrego dopo che Monk segnò i punti decisivi in quella gara.

Il fato ha voluto che fosse proprio Detroit a esser colpita nuovamente ma aldilà delle suggestioni, cosa sta raccontando la stagione del Monaco?

Qualche illazione in preseason sul fatto che potesse anche partire in quintetto durante la Regular Season ma Borrego gli ha preferito un ruolo secondario per aiutare la second unit a trovar quei punti che con l’addio di Parker; Lamb e Kaminsky sarebbero venuti a mancare dalla second unit perché come difesa ha poca visione in marcatura, steal e block non sono certamente il suo forte e a lui si chiede di dare quindi una mano principalmente sul fronte offensivo.

Malik è passato dai 14 minuti minimi giocati contro i Lakers ai 29 contro Memphis.

In questo caso sono arrivate due sconfitte mentre nei 22 minuti contro i Pistons nel 109-106 con il suo game winner finale ha raggiunto i 19 punti, non il massimo stagionale avuto contro Memphis (20 pt.).

Cifre discrete, apice di un tiro non ancora solido.

I minuti sono passati a 21,2 contro i 17,2 dello scorso anno ma il benefit in punti non è molto più alto (da 8,9 ai 9,6 di mdia attualmente in codesta stagione).

Migliorato nettamente da vicino il canestro dove tra i 3/10 piedi tira con il 52,9% contro il 25,0% della scorsa stagione, indice della maggior sicurezza e abilità a chiuder dalle parti del ferro, anche grazie al suo peso.

Una discreta sicurezza in lunetta con l’84,4%, passa al 44,3% dal campo contro il 38,7% delo scorso anno ma da tre punti peggiora nettamente scendendo al 27,4% dopo aver tirato lo scorso anno con il 33,0%…

2,2 assist a partita contro 1,5 TO, steal al 0,4, blk al 0,2…

Malik può avere buone serate in striscia e altre terribili (12 volte nelle prime 21 partite non ha raggiunto la doppia cifra) con gli 0 punti e uno 0/7 complessivo al tiro tra Minnesota e la trasferta nella L.A. gialloviola.

Prendendosi tiri che manca spesso la second unit stenta a mantenere il passo e nell’ultima a Detroit è stato disastroso difensivamente nell’ultimo quarto ma anche nella gestione dei possessi.

Va da sé che in un ottica di crescita questa per lui possa essere una buona stagione ma dato che non è più un rookie o un sophemore, le attese dei fan e degli addetti ai lavori iniziano a pesare e nonostante i kg messi su in estate per trovare qualche penetrazione più convincente per resistere ai contatti, rimane giocatore infiammabile solo se trova certe condizioni.

Le percentuali da tre punti sono basse, specialmente quando gioca in casa, come se sentisse maggior pressione.

Al momento sarei per la cessione di un giocatore troppo lunatico e inconsistente su molti aspetti anche se amo vederlo sfidare la gravità per i suoi esaltanti e fulminanti alley-oop in back-door, transizione o nelle pirotecniche dunk ma in fatto di consistenza deve migliorare a dicembre e squadre più morbide potrebbero concedergli l’occasione.

Il talento ci sarebbe ma probabilmente mancano concentrazione e il modo di sfruttarlo al meglio e lo sparare da tre punti non lo aiuta perché potrebbe diversificare l’offesa cercando soluzioni più interne, tuttavia sarei per la trade perché lo trovo un difensore sotto media, distratto, attratto dalla palla con poca visione sull’uomo e nemmeno nell’uno contro uno lo trovo consistente.

Va da se che l’analisi sulla bilancia costi/benefici (costi in termine di negatività difensiva sul campo) non penda a suo favore.

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08°, Cody Zeller: 5,92

Continua la discesa per Zeller.

Qualche passo indietro la scorsa stagione, in questa ha mostrato ancora più limiti nei piazzamenti difensivi con letture sui pick and roll non ottimali.

Troppo spazio concesso o poco reattivo sul ripiegamento dell’eventuale passaggio ma anche come stoppatore è nullo (la soluzione verticalità passiva non funziona) tanto che Morant comprendendolo, l’ha attaccato e battuto per consegnar la vittoria ai suoi all’ultimo.

Diverse volte i suoi raddoppi dalle parti della linea da tre punti hanno indotto il portatore di palla a passare al rollante per andar dentro facile perché la pressione portata da Zeller e lo spazio lasciato (la distanza tra lui e l’attaccante in possesso di palla) non sono ottimali.

Paradossalmente i muscoli messi su in questi ultimi anni non stanno garantendo una buona tenuta sotto canestro e la squadra ne ha sofferto diverse volte.

E’ il nostro miglior rimbalzista (7,9 a partita) grazie al ruolo che ricopre e ai cm ma dovrebbe alzare la media e oltretutto le 0,4 stoppate a partita sono sotto media per un centro titolare.

In attacco gli riescono alcuni tap-in in mischia ma non è molto sensibile all’appoggio sotto canestro se marcato e palloni contesi o tra le mani possono anche essergli portati via.

11,2 punti d media a partita con il 52,5% dal campo ma un 65,3% dalla lunetta in 24 minuti di media a gara.

Flette poco sulle gambe ed è lento a girar sul tronco anche quando un pallone capita basso, a livello di parquet, dalle sue parti.

Di buono c’è che gioca discreti pick and roll, può offrire buoni blocchi per i tiratori da tre e non solo, prende anche tiri da tre come vuole Borrego anche se si nota subito di tiri poco fluidi e costruiti (media non buona ma ogni tanto risulta utilissimo segnandone qualcuno in momenti di bisogno quando la squadra non trova varchi o spazio al tiro) inoltre la cosa più eccitante di Zeller sono le incursioni, che siano solitarie o ricevendo un passaggio in corsa, producono planate mazzate runner a una mano senza possibilità di replica.

Purtroppo nel suo ruolo è fondamentale difender meglio il ferro, anche dai piccoli e questo per me lo porta a essere il secondo centro degli Hornets, scavalcato da un Biyombo che potrebbe esser più utile e riequilibrare il quintetto (si è visto in gara 19 con Zeller out per una contusione all’anca sinistra) anche se Cody, in momenti decisivi, pur non essendo un gran tiratore di liberi, mantiene una mano migliore del congolese, il quale alterna cose splendide a falli evitabili e a scelte meno sagge di quelle che prenderebbe Cody.

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07°, Miles Bridges: 5,97

C’è sempre un giocatore difficile da intercettare e controverso che non da indicazioni in senso unico dalle prestazioni altalenanti e dalla multimansionalità spiazzante.

Per gli Hornets per me quest’anno questa figura viene ricoperta da Bridges che a parte il rilascio di qualche dunk infiammabile, sta faticando parecchio dal campo.

Partito titolare in tutte e 22 le partite, ancora deve prender confidenza con una vera e propria iniziativa personale vincente.

Le sue incursioni in taglio diagonale andando dentro con il palleggio per appoggiar di destro non sono sempre affidabili così come il tiro da fuori dove fa qualche progresso a livello di fluidità nella meccanica di tiro ma rimanendo ancora impreciso.

Gioca 10 minuti in più rispetto lo scorso anno (da 21,2 a 31,2) tirando con il 44,8% anziché il 46,4% dell’anno passato.

+1,1 nei rimbalzi (5,6 a game), +1,6 negli assist (2,0 a partita), le stoppate sono a 0,7…

Da 7,5 pt. a partita è passato a 12,7 ma si è già quasi preso la metà dei tiri rispetto a tutta la scorsa stagione (248 vs 511).

Per adesso le statistiche dicono che è migliorato molto dalla fascia immaginaria che dai 16 piedi porta alla linea dei tre punti mentre è peggiorato nel tiro dall’angolo.

Stenta a rimbalzo e a trovare spazio in attacco dove a volte sembra incredibilmente poco atletico, lui che se trova i tempi giusti d’inserimento, lascia al piano inferiore gli altri giocatori.

Ci si aspettava fosse uno dei terminali più importanti di Charlotte ma non lo è, anzi, la difesa individuale lascia a desiderare sia nell’uno contro uno, sia quando è impegnato a leggere l’azione come sugli skip pass sul suo lato dove non sempre è irreprensibile.

Come Monk si fa assorbir troppo dalla palla e gli avversari trovano spazio sul perimetro per triple letali.

Preso un po’ in mezzo tra zona e uomo, sinceramente per un po’ lo farei partire dalla panchina slittando P.J. in SF e facendo partire Williams come starter.

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06°, Bismack Biyombo: 6,13

Il centro congolese è l’unico giocatore nel roster che possa difender validamente l’anello e catturare qualche rimbalzo difensivo in più “scippandolo” ai big man avversari.

Purtroppo non sempre trova buone serate.

Generoso, mostra qualche limite di tempismo commettendo falli che a volte producono FT addizionali, questo anche perché essendo un po’ lento, può faticare su guardie avversarie in possesso di ball-handling.

Quando è in forma può intimidire, influenzare qualche tiro o stopparlo e grazie alla sua pressione portata con l’ombra di un fisico enorme, può portare gli avversari a commetter brutti passaggi o TO.

Chiaramente deve migliorarsi ai liberi ma ultimamente sembra più concentrato e sta girando meglio a gioco fermo anche se sul volto ha dipinta sempre un po’ di preoccupazione.

Se aumentasse il minutaggio potrebbe render di più in difesa mentre in attacco come rollante sta trovando un buon feeling sui passaggi di Graham e soci.

In 20 partite sta segnando 7,9 punti di media aggiungendo 4,4 rimbalzi e 0,8 stoppate su una media di 16,7 minuti sul parquet.

58,1% dal campo, non proprio una sicurezza dargli la palla in momenti decisivi, può comunque esser valida alternativa intorno al fetrro per qualche scarico e punto di rottura quando c’è da variare un gioco con tanti tiri da fuori tentati.

Non una sicurezza tenerlo on the floor (per via dell’attacco) in certi finali perché dalla lunetta è troppo macchinoso e impreciso con un 55,4%, probabilmente può alzare un po’ la media ma non più di tanto…

Difficile da fermare in schiacciata, il tiro dal centro dell’area a una mano a volte entra, altre volte risulta corto, movimento da perfezionare visto che non stiamo parlando di un giocatore dai polpastrelli d’oro.

Nella penuria del ruolo, Biz sulla carta, di base potrebbe essere il più adatto a partire come starter in certe partite ma non chiedetegli di tirar da tre punti o di risolver partite.

Contro Phoenix mostra un insospettabile terzo tempo con cambio direzione che lascia a bocca aperta i compagni come se gli avessero rivelato che Babbo Natale esiste veramente però nel finale fa la figura della vittima su un’azione difensiva e una offensiva.

https://www.youtube.com/watch?v=Oep-8qcK6q4

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05°, Marvin Williams: 6,18

Il “vecchio” Marv è riuscito a ritagliarsi un ruolo importante in questa squadra nonostante l’estate l’onda verde giovanile promettesse di travolgerlo. Il suo arretramento in panchina non l’ha sconvolto.

Continua a giocare senza essere scalfito da questa “retrocessione” sul campo giocando i suoi minuti in maniera consona al volere di Borrego.

Probabilmente in certi frangenti è aiutato dal confronto con le altre panchine meno abili a chiudere gli spazi ma un gioco più imprevedibile di Charlotte l’ha favorito spesso sugli scarichi dove sta trovando più spazio e questo lo rende inseribile a pieno titolo tra le stretch fours.

Utile per attaccare sullo scarico in angolo la zona, da quella mattonella sta trovando anche buona mano e si è visto diverse volte spalle a canestro andar dentro in palleggio e sfruttare il mismatch per batter con il gancetto l’avversario in area.

Grazie alla sua esperienza e maggior solidità, Borrego in qualche partita l’ha preferito a P.J. Washington per chiudere le partite nel ruolo di PF.

Molto meno performante se gli tocca giocare anche minuti da centro con compiti difensivi di applicazione sul C opposto per volere di Borrego.

Non è il giocatore eccitante che fa numeri su numeri e la sua firma in estate ha contribuito a intasare il cap ma la sua etica del lavoro, nel contesto della Charlotte odierna fa sì che la sua utilità in certe partite (difensiva e offensiva) possa venire a galla anche se, caso strano, tra le sue migliori partite figurano quelle contro Chicago (la seconda) e Phoenix, perse incredibilmente.

Sarà a caccia del rinnovo o è solo etica professionale?

Di sicuro è più solido in attacco.

Segna 8,0 pt. in 20,1 minuti di media a partita (lo scorso anno i minuti erano 28,4%) tirando solidamente con il 50,0% dal campo e nella nicchia da tre punti il 41,7% è senza dubbio buon dato.

89,3% dalla lunetta, calato nei rimbalzi con 2,8 (lo scorso anno erano 5,4) dove probabilmente paga un’età non più floorida come qualche volta sul primo passo benché sia uno dei Calabroni più concentrati in questo tipo di difesa uno contro uno, sul fronte opposto tira da sotto canestro con l’87,5%…

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04°, Terry Rozier: 6,18

Era un panchinaro a Boston, un buon giocatore che a livello difensivo poteva dar problemi agli attaccanti avversari.

Nel sistema di Borrego a parte qualche buon momento (vedi steal, piuttosto semplice, sul palleggio a Drummond nel finale di una gara contro i Pistons chiusa con tripla fondamentale, è un po’ sottotono, sia per un discorso di piazzamento (attento comunque in marcatura diretta) che per questioni di cm.

A livello di rubate guida gli Hornets con 1,2 steal di media a gara.

Il reparto titolare guardie degli Hornets presenta una scarsità di cm che può esser sfruttata dagli avversari per andare al tiro più facilmente, magari appena oltre la linea dei tre punti su qualche scarico.

“Scary” è però anche il giocatore dal quale probabilmente gli Hornets si aspettavano di più e immediatamente, dopo le prime prestazioni non convincenti, sono cadute critiche fin troppo pesanti su di lui senza aspettarlo.

Questo perché anche senza volerlo, il confronto con l’idolo (ex) Walker nella mente dei fan era inevitabile.

Diciamo che dal punto di vista offensivo avendo accanto un passatore naturale come Graham, Terry ne sta beneficiando e tira micidialmente nell’ultimo periodo i catch n’shoot, anche da tre punti avendo aperto con un 5/5 nell’ultima a Detroit.

Senza palla quindi sembrerebbe esser più lui la SG che la PG in un’inversione dei ruoli con Devonte’ mentre, pur essendo migliorato rispetto all’inizio senza ritmo, in entrata fatica ancora un po’ e soprattutto gli arresti e tiro effettuati sotto la pressione del marcatore o tentando di sfuggirvi, sono tentativi troppo spesso fuori equilibrio che finiscono per avere pochissimo successo abbassandogli le medie.

Ottimizzare le sue scelte, come annotato nei paragrafi o in pagelle di diverse partite, deve essere una priorità per far rendere questo giocatore al meglio, un player buono per la NBA moderna dal lato offensivo perché mostra buona coordinazione e tiro abbastanza rapido da fuori l’arco.

Al momento tira con il 43,1% dal campo, con il 40,7% da tre e con l’86,2% dalla lunetta, non male per uno che se ottimizzasse le scelte potrebbe migliorare ancor di più.

Non è Kemba nel palleggio perché è inferiore nel ball-handling e fatica di più a staccarsi dall’avversario per via di una velocità normale (Kemba è un lampo nei movimenti rapidi e nei cambi direzione) ma potrebbe essere un giocatore che senza il peso della pressione addosso nel crunch time, come arma secondaria potrebbe tornare più che utile (servito poco in questi frangenti, bisognerebbe creargli spazio per un tiro), anche decisivo e se adesso viaggia su una media di 17,3 pt. a partita (secondo miglior marcatore Hornets), potrebbe arrivare anche sulla ventina.

I 185 cm favoriscono ance in parte il talento/necessità da play con 4,4 assist di media a partita nonostante ormai accompagni il più delle volte Graham.

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03°, Cody Martin: 6,22

Ultimamente la sua importanza è regredita.

Un minutaggio meno consistente anche per qualche azione difensiva sulla quale non è riuscito a far bene, travolto insieme ai compagni o qualche close-out non riuscito per questione di cm, probabilmente anche per qualche ingenuità di piazzamento.

In genere però è il difensore che riesce a portare quella pressione, quel pressing sull’avversario che tende a farlo sbagliare.

Il suo movimento instancabile, associato ad altra marcatura crea densità e scompiglio nel portatore di palla se Cody va in raddoppio aggressivo.

Dopo aver saltato la prima e trovato minutaggio consistente insieme al fratello Caleb contro Minnesota, nelle successive partite è partito con toccate e fuga, passerelle finali o applicazioni difensive sulla singola azione per tornare in panchina ma contro Indiana i 33 minuti sul parquet hanno prodotto ben 11 rimbalzi, un uomo ovunque…

Fino a New York ha continuato a giocare minuti in doppia cifra ma nella Grande Mela i minuti sono crollati a 2 e nelle ultime gare solo con Toronto ha toccato i 10 minuti finendo per non giocar qualche partita finendo addirittura a Greensboro (fa comunque da spola) a segnare contro i Capital City Go-Go (in trasferta) 11 punti, catturando 8 rimbalzi e smistando 6 assist nel 108-94 pro Swarm.

Le sue cifre sono in calo e per ritrovarle deve dar prova di caparbietà e intensità, la quale applicata sul parquet lo porta a trovare diverse steal che compensano la mancanza di capacità di stoppare i tiri anche se i close-out sono spesso pregni di sforzo e costringono gli avversari a modificare il tiro.

Giocatore pazzesco atleticamente ha regalato diverse dunk o alley-oop memorabili come la jam-gemma fai da te contro Boston in entrata.

Sta trovando ultimamente poco spazio, forse perché anche lui al tiro fatica parecchio a costruirsi buoni jumper che paiono minati già in partenza da una costruzione di tiro leggermente difettosa.

Il massimo di punti l’ha ottenuto contro New Orleans con un 4/7 dal campo per 9 punti totali.

Per ora, se non in momenti propizi dovrebbe limitare le conclusioni e dedicarsi alla difesa, sempre che Borrego lo riporti in vita a Charlotte perché anche lui è uno dei giocatori sul bordo tra parquet e stagnazione in panchina.

https://www.youtube.com/watch?v=KukVmWcRX50

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02°, P.J. Washington: 6,22

Dopo annate passate a inseguire un rookie che possa avere un grande futuro in NBA è arrivato P.J. Washington, classe 1998.

Non so se l’ala uscita da Kentucky sarà un grande prospetto ma sicuramente sta avendo in alcune partite un impatto pesante.

Altalenante come la maggior parte dei giovani, deve apprendere ancora malizie e trucchi.

Penalizzato oltremodo da fischi contro, forse in difesa fatica ancora nel capire come potersi muovere su avversari che hanno il bonus star e rimane troppo spesso bloccato o commette falli da non fare, oltretutto se la vede spesso con gente più alta e grossa di lui che non è certo messo male fisicamente sebbene i poco più di due metri per un’ala grande non siano altezze eccezionali, in casa Hornets ha un illustre predecessore che fece più che bene: tale Larry Johnson che viaggiava alle sue altezze.

Come L.J. (ovviamente a livello inferiore) dimostra qualche buon movimento, capace di andare in area per il bump, contatto e hook, di lavorare spalle a canestro in uno contro uno o trovar lo spazio per segnare buoni canestri e se trova la convinzione nei suoi mezzi atletici offensivi lo si può anche osservare in spazi partire dalla linea dei tre punti per andare a schiacciare veleggiando o chiudere in scoop nel traffico grazie al buon controllo del corpo.

Lo abbiamo visto spesso in difficoltà in difesa singola ma anche coinvolto nelle rotazioni difensive, sulla barca degli Hornets la difesa fa acqua da tutte le parti con coperture e slittamenti non perfetti nell’insieme e in attacco faticare parecchio mettendo in dubbio il suo skill set.

Andiamoci con i piedi di piombo e vediamo partita dopo partita se prendendo confidenza troverà costanza per continuare a esser un buon terminale offensivo (partenza sprint la prima contro Chicago con 7 triple in serata, non ricordo un altro rookie fare altrettanto) anche da tre punti per piazzati con spazio che si connettono frequentemente alla retina grazie ai quali oggi ha la miglior percentuale da fuori della squadra.

Vediamo le percentuali: 27,6 minuti di media, 50,5% in FG%, 43,9% da tre punti, 5,0 rimbalzi, 1,6 assist, 1,1 rubata, 0,7 stoppate con 11,8 punti di media a partita.

Deve migliorare il 66,7% di media dalla lunetta mentre i 2,7 falli di media a partita devono essere limati di poco ma soprattutto commessi in situazioni di gioco non già compromesse.

Auguriamoci che P.J. prenda più confidenza e abbia più consapevolezza dei suoi mezzi in maniera tale da vederlo al più presto in attacco non solo al tiro da tre o alla conclusione con il suo gancetto ma esibirsi in devastanti penetrazioni e in difesa acquisir quella solidità e furbizia maggiori tipiche di alcuni veterani.

https://www.youtube.com/watch?v=0XIhFsXUKIA

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01°, Devonte’ Graham: 6,68

Il roster degli Hornets si era parecchio livellato in estate ma a oggi lui è primo per distacco, imprevedibilmente.

Tutti aspettavano come giocatori leader Miles Bridges e Terry Rozier, invece Devonte’ Graham si è preso rapidamente la scena complice l’infortunio di Batum e l’incostanza di Bacon come SG.

Borrego l’ha spedito in campo teoricamente come SG ma interseca i compiti spesso con Rozier tanto che a oggi è il principale punto di riferimento offensivo della squadra.

E’ il miglior top scorer (18,0 pt. di media a partita) e il miglior assist-man (7,7 a gara) dei teal & purple grazie a un gioco fatto di discreto ball-handling e velocità.

40,8% dal campo e 39,6% da tre su un campione di 182 tiri oltre l’arco con 82 realizzazioni.

Walker ha detto che gli ha rubato un paio di movimenti, io direi anche più di due ma è ancora scostante su questo fronte ma che fortuna lo scorso anno aver potuto apprendere i segreti di de maestri come Walker e Parker….

Raramente l’ho visto andar dentro con il bisogno dell’hesitation per ripartire a tutta velocità con un primo passo letale con l’avversario disorientato.

Spesso trova il corridoio buono partendo con la giusta distanza dal difensore (se non trova la penetrazione può accadere che l’avversario ricorra al fallo come quello commesso da Sampson sulla linea dei tre punti che ha fruttato la W all’ultimo istante contro Indy) anche perché il suo crossover e la sua velocità sono sufficienti per penetrazioni efficaci che riesce a chiudere con più sicurezza rispetto lo scorso anno.

Devonte’ ha detto di aver lavorato molto in estate e i risultati si vedono, ha un talento naturale per trovare le giuste linee di passaggio con assist smarcanti diagonali, verticali ma sa anche smistare orizzontalmente con tempistiche visionarie, in anticipo sulla media delle altre PG NBA (vedere l’assist volante in angolo in gara 19).

Sa anche esaltare i compagni in transizione con lanci precisi per alley-oop e tutta la squadra beneficia del suo talento sotto il profilo passaggi (vedi Rozier sui catch’n shoot ma anche tanti altri giocatori che possono provvedere a sparare con i piedi a terra per il piazzato giusto).

I difetti sono che nel crunch time negli ultimi secondi si è dimostrato a volte poco lucido.

Passato da game winner contro Indy e New York, contro Chicago si è fatto rubar palla triplicato (demerito condiviso con la terna che non ha ravvisato un fallo grande come una casa di White) e con Detroit ha rischiato un passaggio molle verso Biyombo che sarebbe potuto valere il sorpasso in transizione.

Tendenza a qualche TO evitabile ma fa parte del progetto di crescita e in difesa pur giocando con impegno è stato coinvolto in qualche bad defense complessiva.

Deve riuscire a contenere di più sulla linea da tre punti (in ultimo il canestro sorpasso da tre di Oubre Jr. nonostante il close-out di facciata), non solo sul tiro da fuori (i cm sono quelli che sono, pochi) ma anche le penetrazioni perché nel caso degli Hornets generano problemi più grossi con uomini lasciati liberi su passaggi drive and kick.

Il tallone d’Achille di Devonte’ è quindi la difesa, anche perché i problemi sono amplificati da un compagno di reparto normodotato in fatto di cm, il che, nella terra dei giganti diventa un problema.

Borrego qualche volta l’ha spinto presto a inizio gara in panchina sulle rotazioni in modo da dare una configurazione differente al quintetto e sfruttare “Gamberone” con tempistiche differenti ma è il giocatore più utilizzato da Borrego con 33,5 minuti sul parquet.

https://www.youtube.com/watch?v=2h0gcRLF79s

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.