Il Punto @ 44

Legge di gravità

(Parte statistica descrittiva di pregi e difetti)

Nel mezzo della stagione regolare, in un periodo nel quale le squadra provano a cambiare il loro volto con trade atte a migliorare il roster, uscire dalla luxury tax o abbassare il monte ingaggi per creare spazio in vista della nuova stagione, gli Hornets stanno cercando di trovare una loro fisionomia per capire chi dovrà rimanere e chi invece non sarà più parte del progetto.

A livello marginale, apriamo una parentesi, diciamo subito che il two-way Robert Franks (uscito undrafted da Washington State), di base a Greensboro e con zero presenze tra le fila degli Hornets è stato tagliato.

Il suo posto per ora è stato preso da Ray Spalding, ala da Louisville che prenderà il numero 26 e probabilmente (dato il cognome) verrà palleggiato tra Greensboro e la panchina degli Hornets alla bisogna.

C’è da dire che per necessità (brevi infortuni) e altre questioni, Borrego ha sperimentato ancora di questi tempi ma, dal mio punto di vista, quel brodo primordiale, quella melma cosmica calda e informe che a inizio Regular Season caratterizzava il camaleontismo della squadra ora appare invece come materia più distinguibile e conoscibile nelle caratteristiche principali.

Charlotte in avvio di stagione aveva sorpreso gli addetti ai lavori poiché la supposta qualità infima del roster (ovviamente sempre paragonata a quella degli altri team) non faceva prevedere nulla di buono.

Nelle ultime 14 partite il magnetismo negativo che attrae Charlotte verso il nucleo bollente del Draft sta facendo il suo effetto.

Due vittorie e una dozzina di sconfitte, a blocchi di sei con una striscia negativa da rompere ancora aperta.

Avevamo detto che non sarebbe stato facile sopperire all’assenza dei principali scorer che hanno aiutato Charlotte la scorsa stagione (Walker, Lamb e Tony Parker) ma un avvio promettente con una squadra capace di giocare a basket in maniera corale aveva esaltato le qualità di Devonte’ Graham, il classico prototipo di giocatore sul quale quasi nessuno avrebbe puntato un centesimo e invece è stato capace di cambiare il corso di diverse partite con canestri decisivi o serate da favola realizzativamente parlando.

Oggi qualcosa ha frenato e partiamo asserendo che il ritmo potrebbe essere un problema.

Rozier avrebbe voluto una run & gun ma oggi Charlotte ha razionalizzato buona parte degli attacchi poiché a difesa schierata deve necessariamente far girar la palla per trovar varchi buoni per un tiro non forzato se Graham e Rozier non inventano qualcosa.

Gli Hornets sono “lenti” con un pace di 97,6 possessi in 48 minuti detengono l’ultimo posto nella NBA, scesi alla mia ultima misurazione dal venticinquesimo posto precedente.

Oggi ha carburato anche Rozier, il quale per il suo modo di giocare un po’ dispendioso quando stecca la serata lo fa in maniera pesante.

E’ successo recentemente con Phoenix ed è successo sempre contro i suoi compagni di Boston ma “Scary” sta salendo vertiginosamente tra i migliori del roster alla prima esperienza da titolare e insieme a Graham dalla distanza hanno segnato complessivamente 280 triple su 714 tentate per un 39,2% che guida il backcourt duo in testa alla classifica di questa particolare statistica davanti a ogni altro tea NBA.

Le percentuali dei migliori backcourt titolari nel tiro da tre punti prima di Denver. Dopo la gara in Colorado gli Hornets hanno rafforzato ulteriormente la loro posizione. Per quest’anno gli Spalsh Brothers sembrano essere i nostri…

Partendo da questi presupposti sembrerebbe che con due giocatori, interpreti di un basket moderno, non ci siano poi particolari problemi, in realtà ve ne sono alcuni personali sui singoli ma attraverso le statistiche di squadra cercheremo di capire cosa non va.

Innanzitutto il supporting cast è aleatorio.

Al ritmo è infatti legato anche il fattore assist e se pensiamo che Rozier con Graham ne smazzano 12,1 a partita mentre per superare di poco questa cifra ci vogliono altri 7 giocatori a seguire nel tabellino assist, ecco un altro dei motivi per cui Charlotte stenta.

P.J. Washington è il giocatore migliore a supporto ma essendo un rookie ha delle pause e non è esperto in difesa e qui entra in gioco l’abilità del singolo: avere un giocatore completo su ambo i lati del campo fa ovviamente la differenza.

P.J. è uno che sa come procurarsi un canestro anche da solo sebbene non sempre le sue iniziative vadano a buon fine ma mostra sprazzi di talento in movimento.

Miles Bridges sta cercando di tenere il passo del rookie ma con un maggior spreco di tiri dato il minor talento offensivo, sugli scarichi da tre è sufficiente a livello di percentuali ma spesso non trova la serata inanellando errori che, insieme ad altri attacchi dei compagni, portano il team fuori dal match.

In questa azione si cerca di ribaltare l’azione con uno skip pass dopo aver visto Toronto prestare tutta l’ayttenzione sul lato forte ma in questo caso purtroppo Bridges non riuscirà a chiudere portando i punti per il pari.

In ripresa difensivamente, certo non può competere con i lunghi più alti e pesanti, lì il problema è che Biyombo, Zeller e Hernangomez continuano a far fatica.

Ne risulta che complessivamente le squadre avversarie segnano il 47,9% dei loro tiri, percentuale che lascia Charlotte al 28° posto in classifica e nel pitturato la percentuale sale drammaticamente al 55,8% per il ventinovesimo posto.

In totale il Drtg dice che ogni 100 possessi prendiamo 113,3 canestri (27° posto pur avendo abbassato il 113,8 dopo le prime 22 partite) con una media punti subiti di 110,6 (16^ in NBA) anche se qualche squadra in alcuni larghi finali ha frenato o avremmo una posizione più in linea con le statistiche difensive menzionate precedentemente.

Altro aspetto di rilievo per trovare una chiave che fermi la facilità con la quale gli avversari vanno a segno sono gli assist (27,1 a partita, ultimo posto) che le squadre avversarie riescono a offrire ai propri giocatori.

Dalla linea dei tre punti subiamo il 35,8% (18^) ma sono gli attacchi da drive and kick, i passaggi sotto il canestro che si faticano a tenere anche perché spesso la prima linea di contenimento viene passata con un blocco, un pick and roll o semplicemente presa d’infilata con il risultato di produrre un vantaggio che Charlotte spesso non sa fermare.

Qui sotto vediamo Biyombo, alto a Denver, il passaggio dentro senza un rim protector crea una situazione di difficoltà subito punita.

In genere in queste situazioni se per un cambio o altri motivi, Biyombo alto viene puntato da un piccolo non ha la velocità necessaria per contenerlo.

In questo caso il congolese, giocando a uomo, cerca di negare il passaggio a Jokic mentre sulla destra si verificano due blocchi orizzontali sugli esterni.

Monte Morris, il bloccante più interno dei Nuggets crea un blocco cieco e sullo scatto di Grant (n° 9 dei Nuggets).

Rozier viene leggermente sorpreso così né fa bump né fa realmente cambio riuscendo solamente a sfiorare la palla che pervenendo al lungo, all’interno del pitturato e nonostante i tre difensori, con Bridges a togliersi, probabilmente preoccupato per un eventuale passaggio sull’uomo esterno a sinistra libero, lascia a P.J. il compito di fermare l’avversario.

Salto fuori tempo e fallo a evidenziare una serie di carenze difensive della squadra che dovrebbe comunicare di più trovando soluzioni a questo tipo di giocate.

Grazie a Matteo Vezzelli per la visione, il confronto e la lettura con linguaggio più tecnico sull’azione soprastante e su quella che andremo a vedere di Rozier a Dallas.

Borrego in queste partite ha provato un po’ di tutto, un po’ per via di qualche breve mancanza per infortunio di qualche giocatore (vedi P.J. per la frattura al dito o Marvin Williams per quella al naso) rinunciando a ciò che spesso faceva a inizio annata con la small-ball.

In un paio di occasioni ha provato Zeller come PF attuando una doppia torre, soluzione che potrebbe essere presa in considerazione e ricalcata contro squadre più fisiche, magari tentando la carta Hernangomez che a rimbalzo in genere arriva più spesso del meno atletico (da fermo) Zeller.

I FT concessi a bersaglio sono pochi, solo 14 a partita per gli avversari (siamo al primo posto), la squadra è fin troppo corretta (2^ piazza per i concessi) quando a volte servirebbe arrangiarsi un po’ come fanno le altre squadre.

Considerando Biyombo come titolare, vediamo un po’ la panchina, specialmente in relazione all’attacco che ultimamente ha raggiunto il suo nadir a Denver, surclassata da quella dei Nuggets.

Si sta evidenziando una carenza permanente di scorer: la siccità di punti, per differenti motivi, interessa spesso Batum, Bacon, Monk, Cody Martin, MKG e Marvin Williams.

Il francese si dedica ad altro sul parquet e sta abbassando vertiginosamente la sua media punti, Bacon sta vivendo un momento pessimo, Monk come realizzatore si sta dimostrando un fallimento e da tre punti a parte qualche episodio top ha statistiche inguardabili, Cody Martin è primariamente un difensore e utilizzato marginalmente, MKG sappiamo chi è mentre Marvin Williams è stato legato allo scoglio per impedire alle sirene di altre squadre di portarlo via ma a fondo stanno finendo le sue statistiche.

Qui possiamo vedere le statistiche a oggi della squadra raffrontate con quelle degli avversari nei nostri confronti:

Statistiche prese da Basketball Reference.

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Classifica a Est il 19 gennaio 2020

Da game 23 a game 44

Principalmente ripercorriamo le più avvincenti partite tra le ultime 22 giocate.

Tra i top moment (pochi) da ricordare la vittoria a Dallas all’OT con un super Rozier, quella precedente a Cleveland di tre punti (109-106) e tornando indietro nel tempo quella a Chicago (non una bella partita ma solidissima) che arrivava dopo quella ottenuta a Brooklyn.

Charlotte ha combattuto ma ha perso diverse partite sul filo; game 31 a Cleveland 98-100 con l’errore di Rozier da tre sulla sirena, l’OT casalingo con i Thunder (102-104) e i due FT di P.J. mancati per io secondo supplementare quindi anche quello con i Raptors per 110-112 con il tiro senza spazio da fuori di Rozier fino ad arrivare a Portland con la stoppata all’ultimo secondo di Bazemore (fresco di trasferimento a Sacramento) su Graham per conservare il 112-115 ed evitare il supplementare.

Prossime partite

Charlotte ha giocato a oggi 20 partite in North Carolina contro le 24 in trasferta vincendone solamente 7 all’Alveare. Deve migliorare soprattutto tra le mura amiche.

Uno stacco di cinque giorni per Charlotte, già giunta a 44 partite il 15 gennaio (nessuna altra squadra ne aveva giocate così tante), sarà provvidenziale per riordinare le idee e riposarsi.

Il Paris Game che arriverà quattro giorni più tardi della ripartenza casalinga con Orlando sarebbe stata una tassa troppo pesante da pagare per una squadra al limite con ambizioni playoffs, ma per Charlotte che non ne aveva, ciò può essere stato un danno solo sotto il profilo di qualche vittoria magari sfuggita per aver avuto meno energie degli avversari.

Dopo le gare contro Magic e Bucks (Parigi il 24considerata home game), altra gara casalinga per gli Hornets contro New York e poi trasferta contro i Wizards e chissà che in questo pacchetto di gare non arrivino almeno un paio di vittorie finalmente.

Entrando in febbraio la trasferta a San Antonio inaugurerà un calendario poco carnevalesco con Orlando in casa, Houston fuori, Dallas in casa e poi ancora in road tour a Detroit e Minneapolis prima del break per l’All-Star Game.

Si riprenderà il 20 con la squadra a Chicago, Brooklyn in casa, Indiana fuori, New York in casa e Toronto in Canada.

Arriveranno quindi a inizio marzo 4 partite casalinghe: Milwaukee, San Antonio, Denver e Houston, quattro clienti non facili sperando che l’effetto Hive si faccia sentire in qualche caso.

Si andrà quindi dalle rivali divisionali Atlanta e Miami per chiudere questo ciclo sino a gara 66 in casa contro Cleveland.

A regola potrebbero anche arrivare 9/10 vittorie ma la frenata di Charlotte in vista Draft preoccupa.

Il calendario da qualche occasione buona ma incombe anche la finestra mercato che potrebbe stravolgere la squadra anticipando giugno per creare ulteriore spazio e agire in estate d’anticipo.

Voto reparti

Prima di iniziare ecco la Depth Chart generale:

Statistiche tratte da Basketball Reference.

PG: 7

Rozier e Graham (Devonte’ parte da SG per giocar da titolare ma è in realtà l’uomo assist della squadra) continuano a produrre la maggior parte dei punti per gli Hornets rimanendo in vetta ai top scorer della squadra e primi da tre punti per percentuale di triple nel combo-backcourt.

In generale prendono molti dei tiri della squadra con 682 (Graham) e 670 (Rozier) per finire attualmente al 17° e 20° posto nella NBA in questa statistica (consideriamo anche le partite giocate in più da Charlotte).

Questa invece è la tripla che spareggia la partita a Dallas.

Situazione triangolo con un 3 fuori sul lato forte, 2 sul lato debole e un lungo dentro.

La palla, gestita da Graham, viene passata a Bridges che raddoppiato riescea gestire la palla e dal possibile vantaggio Dallas ci si trova con una difesa collassata, difensori molto flottati con Seth Curry ad andar a prendere la linea di passaggio su Graham più vicino a canestro ma la palla con il classico skip pass per Rozier che a quel punto con ampio spazio sfrutta la propria bravura tecnica nel realizzare da fuori avendo spazio.

Sono il cuore della squadra e danno energia, purtroppo i loro cm a volte ne fanno vittime designate su qualche conclusione, chi non è alto 2 mt. potrà capire… I due smistano 12,1 assist a partita e per superare di poco questa cifra ci vogliono ben 7 giocatori a roster a seguire.

SG: 4,5

Bacon, Monk. Si salvi chi può era stato il mio commento la scorsa volta.

Più inaffidabile di una promessa di qualsiasi governo italiano nei tempi, come SG dovrebbero bombardare ma come l’Italia al massimo presta le basi all’alleato più potente per bombardare il vecchio “amico” Gheddafi.

Monk da oltre l’arco sta sfidando le percentuali di MCW quando giocava da noi e Bacon è uno dei giocatori più stoppati della squadra oltre ad aggiungere poca pericolosità se non si getta dalle parti del canestro.

Le ultime partite di Monk. Dopo il minutaggio vi sono i tiri dal campo tentati e realizzati, relativa percentuale e a seguire le parimenti statistiche sul tiro da oltre l’arco. Come si nota, il Monaco stenta molto da fuori.

SF: 5,5

Bridges, Batum, Caleb Martin, Cody Martin. Bridges è un po’ in ripresa su ambo i lati del campo ma troppo spesso non riesce a chiuder la giocata a dispetto delle capacità atletiche.

Batum è rientrato ultimamente nelle rotazioni dedicandosi ad aspetti del gioco difensivi o come uomo assist in attacco. I punti di media son precipitati vertiginosamente ma in difesa non mi è dispiaciuto anche se il suo rilancio probabilmente passa nell’ottica “reclame” per il Paris Game.

Caleb Martin è ancora oggetto misterioso per la prima squadra e Cody ogni tanto fa la sua breve apparizione quando Borrego ha bisogno di giocarsi un jolly difensivo non sapendo più a che santo votarsi.

PF: 6

P.J. Washington, Marvin Williams, MKG, J. McDaniels.

P.J. è stata la pesca miracolosa.

E’ un rookie e porta con sé tanti difetti di inesperienza, specialmente sulla gestione difensiva, in contenimento a volte e giocandosi dei falli istintivi quando non dovrebbe farli e risparmiandone altri necessari ma in attacco è multidimensionale.

Gli altri abbassano la media a partire da Marvin Williams in periodo no, rottura del setto nasale a parte sta tornando a essere inconsistente così la panchina ne risente.

McDaniels si è a malapena affacciato in una mezza partita mentre MKG nonostante sia palese non faccia più parte del progetto, nel bene e nel male la sua dignitosa sufficienza la sta portando a casa senza far nulla di eccezionale.

C: 5

Biyombo, Zeller, W. Hernangomez.

La difesa dell’anello continua a essere una chimera.

Questo trio ha il suo limite e ha le sue colpe anche se a volte il lungo di piantone viene semplicemente preso in mezzo sulle entrate non contenute.

C’è un concorso di colpe ma sicuramente in generale nell’uno contro uno con i top della lega il paragone non regge per limiti offensivi o difensivi.

A rimbalzo offensivo Zeller è decimo nella lega con 115 rebound mentre Biyombo è 17° con 97 ma qui incide sempre il fattore vantaggio numerico nelle partite giocate.

In generale Zeller è più portato al rimbalzo e la correzione offensiva (spesso nemmeno bella da vedere) ma guardando i rimbalzi in difesa non compare nessun Hornet nella classifica dedicata pur avendo il vantaggio di partite in più…

Nella partita di Chicago Zeller, dopo aver portato un blocco, si ritrova palla in mano e avendo spazio decide di attaccare riuscendo alla fine a correggere il suo stesso errore in qualche maniera.

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Osserviamo qualche confronto base tra giocatori con lo stesso ruolo (almeno inizialmente), partendo dal ruolo di PG:

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Aggiungiamo anche le percentuali della squadra suddivise per zone di tiro:

Si può notare, tolta la zona frontale, come da sinistra gli Hornets abbiano una migliore media al tiro.

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Classifica Giocatori

15° Caleb Martin: 5,50

Due rapide apparizioni a garbage time contro Atlanta e Indiana nelle larghe sconfitte poi spola con Greensboro la casa base o madre se preferite.

Gioca in G-League a Greensboro, la squadra affiliata agli Hornets che quanto a sconfitte ha doppiato i fratelli maggiori (striscia di 6 L aperta per Charlotte, di 12 per Greensboro) nonostante i suoi 19,8 pt. di media in 35,6 minuti a partita.

45,8 dal campo con 3,8 assist a partita ma squadra ultima in classifica nella Eastern con un record di 4-20.

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14° Dwayne Bacon: 5,51

Bacon era partito da titolare in stagione finendo per giocare 10 partite da starter come SG e a oggi ha una media di 18,3 minuti a partita dopo l’arretramento in panchina con 6,5 pt. di media.

Rientrato mediocremente nei ranghi ha perso identità e conseguentemente fiducia anche giocando da ala piccola per un 54,0% stimato.

Sembrava avere un ruolo più prettamente difensivo gli anni precedenti ma qualche buona prestazione offensiva l’aveva scoperto come eventuale outsider di serata tanto da provarlo al posto di Monk come titolare.

Il 36,4% dal campo con il 29,2% da tre dice che “Er Pancetta” non è assolutamente in un momento felice.

Eppure dal 31/12 contro Boston continuando il 2/1 contro Cleveland aveva iniziato a trovare n buon periodo al tiro pur con qualche passaggio a vuoto.

Contro Phoenix il 10/15 dal campo aveva aiutato molto ma due sanguinose palle perse nel finale forse hanno lasciato un segno in Dwayne che a Portland e Denver ha chiuso con un 3/12 complessivo tra fade-away da tre punti improbabili ed entrate stoppate anche da dietro oltre a difficoltà difensive, TO, ecc.

Nelle ultime 12 partite registra un contenuto -23 in +/- complessivo ha un 45,3% da sotto canestro con 9 and one e 18 stoppate subite ma in mancanza di spazio dall’arco la soluzione al ferro per Bacon rimane la migliore viste le altre percentuali dal campo inferiori e a macchia di leopardo.

Per il momento rimane il peggior giocatore del nucleo reale di Charlotte.

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13° Willy Hernangomez: 5,66

Il Sole sorge a Est, infatti, prima ha illuminato la Francia di Batum e poi la Spagna campione del mondo di Hernangomez.

L’iberico è chiuso dalla non irresistibile coppia Biyombo/Zeller che si dimostrano ancora più completi e meno volubili (un po’ distratto e il 47,8% dalla linea da un’idea) dello spagnolo che tuttavia aveva giocato sopra i 10 minuti solo due volte i stagione mentre nelle ultime 4 partite ha giocato altre tre volte sopra i 10 minuti.

Il minutaggio di media quindi non è alto (7,3) ma lo spagnolo nelle ultime tre partite giocate ha fatto registrare un 14/16 dal campo provando a rilanciarsi.

La base media dei fan non lo vede ancora di buon occhio per la fragilità difensiva maggiore rispetto a Biz e Cody ma i 16 rimbalzi in 37:48 (i minuti delle ultime tre giocate) strizzano l’occhio, se non a un posto tra i titolari, a un maggior minutaggio visti i problemi a rimbalzo di Charlotte.

Fossi in Borrego lo proverei contemporaneamente a uno dei due centri (più con Biz) spostandolo in PF, soluzione che aumenterebbe i cm e la verticalità della squadra visto che in stoppata lo 0,3 sarebbe in linea probabilmente con le statistiche degli altri due centri in caso.

Nonostante tutto segna 4,4 punti di media (10°) e i 2,8 rimbalzi di media potrebbero aumentare ma sarebbe comunque una sperimentazione da verificare sul campo a livello di tenuta complessiva della difesa.

Oggi tira con il 30,0% da oltre l’arco e tra i centri è quello con la mano migliore, sfortunatamente a Charlotte non sono riusciti a creare una specie di Frankenstein che intersechi le migliori caratteristiche dei nostri tre centri.

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12° Malik Monk: 5,76

Malik Monk è il classico giocatore bello offensivamente da vedere quando ha voglia, fiducia e spazio ma complessivamente, nonostante a inizio carriera credessi in lui, è anche uno di quelli che ti fa perder le partite.

Perché?

I perché lo dicono i numeri: 19,2 minuti di media (partendo dalla panchina, fattore non trascurabile visto che spesso si confronta con le seconde linee), discreto 42,2% dal campo ma drammatico 25,7% da tre punti, 79,2% dalla lunetta, parziale ma peggior dato da inizio carriera (è al terzo anno) 0,2 stoppate e 1,2 perse a partita.

8,2 punti di media, -69 nelle ultime 11 partite giocate come plus/minus…

Con lui sul parquet, anche se non è più ingenuo a livello difensivo (persiste a volte la tendenza di non riuscire a fermare l’avversario) Charlotte prende veloci e pesanti parziali.

Da palle perse a tiri che aprono transizioni o più frequentemente posizionamenti non adeguati e close-out mosci nascono vantaggi che non sempre Charlotte sarà in grado di recuperare.

Fa scintillare gli occhi quando in qualche incursione riesce ad aprire le ali e a sganciare qualche schiacciata pirotecnica delle sue, oltretutto i muscoli che ha messo su in estate sembrerebbero inutilizzati visto che troppo spesso si affida alla soluzione da tre punti quando potrebbe chiedere un pick and roll e andare nel pitturato ad alzare un floater o mettere un layup, soluzione che oggi rientrerebbe più nelle sue corde avendo la stessa velocità ma kg in più per resistere a eventuale “urti” ma non attaccando il ferro finisce per sprecare il suo talento offensivo, mentre sul lato difensivo purtroppo se c’è la possibilità c’è da remare per lui.

Nelle ultime partire non ha spostato (20/64 FG) in attacco e soffrendo in difesa Borrego gli ha ridotto il minutaggio fino al turno di stop a Denver.

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11° Nicolas Batum: 5,80

Il francese è rispuntato nelle ultime 4 partite dopo esser stato ai box per 7 game consecutivi.

Dal punto di vista offensivo il 6/17 dal campo (14 pt.) in queste 4 gare non è lusinghiero ma dai 13:47 giocati a Salt Lake City è passato a un minutaggio da oltre 30 minuti, all’improvviso.

Nel resto della stagione gli era capitato di salir sopra la mezzora solamente altre due volte…

Sta sicuramente togliendo minuti a Cody Martin.

Il rilancio dal mio punto di vista passa per due fattori.

Il primo è che sia uno (bello?) spot per la NBA in programmazione della gara parigina il 24, il secondo è che pur non segnando molto e facendo la parte del saggio (quello che non si muove molto sul parquet ma suggerisce e consiglia gli altri in campo, vedere quanti FT ha ottenuto in stagione, ovvero 6 dei quali 5 contro Detroit in una partita sola, 6/6, 100% paradossalmente) sul parquet, sta fornendo qualche assist (7 a Denver a solo 3,0 di media in regular season) e soprattutto sta riuscendo diverse volte a fermare nell’uno contro uno i suoi avversari.

Un Batum “affarista istituzionale”…

Se lo attaccano in velocità non è sempre irreprensibile ma quando tiene la giusta distanza dall’avversario in uno contro uno ultimamente sta riuscendo spesso a vincere il duello con la sua difesa, inoltre ha forzato qualche TO avversario ed è riuscito a piazzarsi abilmente per subir qualche sfondamento oltre a esser quarto nel team con 0,8 nelle rubate e quinto a rimbalzo con 4,4 di media.

Nullo in entrata tira con il 36,6% dal campo ed è al dodicesimo posto mentre da tre il 28,9% non è certamente soddisfacente, infatti, i 3,6 punti di media a partita non giustificano affatto il suo contratto ma visto che almeno ultimamente riesce a difender molto più decentemente degli altri giocatori nel team e la situazione è quella sopra descritta, auguriamoci migliori.

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10° Marvin Williams: 5,95

Ottavo marcatore della squadra con 6,9 punti a partita sta tirando con il 45,4% ma nelle sue ultime 10 apparizioni ha totalizzato un 12/40 (33,3%) disarmante.

Il minutaggio è sceso rispetto alla prima parte della stagione dove giocava oltre i venti minuti, oggi in quella dozzina o quindicina di minuti di media non è semplice trovare il ritmo e lui lo dimostra sia in attacco che in difesa dove a parte le rubate (0,7 di media) è meno efficace rispetto all’avvio della regular season ma qui potrebbe incider anche la frattura al setto nasale e la conseguente involontaria attenzione a non urtare nuovamente la parte dolente.

Rispettabile e apprezzabile che giochi con la maschera ma è da un po’ (dalle voci sul suo trasferimento circa) che sembra un giocatore in maschera e il Carnevale è ancora lontano.

In 19,6 minuti di media cattura 2,6 rimbalzi, smista 0,9 assist e la media stoppata è 0,4, coriandoli…

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09° Cody Zeller: 5,95

Nell’interpretazione del gioco moderno Zeller è quello che stra i nostri centri sta provando a migliorarsi dal punto di vista del tiro da fuori.

17/62 per un 27,4% però sono dato prevedibile e basso con un tiro macchinoso e poco preciso.

Se gli capita in mano palla e gli avversari quando si trova oltre la linea l’hanno ignorato ci prova (il 94,1% dei tiri da fuori che prende sono assistiti) ma è una soluzione troppo spesso che porta a un giro di stop offensivo.

Paradossalmente ha il win shares più alto della squadra a 2,6 così come Graham con il win shares difensivo a 0,7, secondo più alto del team dopo P.J…

In attacco pasticcia troppo spesso talvolta incaponendosi nel mucchio di difensori che l’attorniano con il risultato d’esser stoppato o perder palla (1,4 TO a partita) poiché da fermo non esprime le sue doti atletiche che invece rivela quando gli assist di Graham o di qualche altro compagno liberano il corridoio per arrivare a canestro.

In difesa questo aspetto si evidenzia con lo 0,4 nelle stoppate pur giocando più di Biyombo ha una media pari a Williams, Batum e Cody Martin.

Rimane il miglior rimbalzista del team con 7,0 di media in 23 minuti nonostante la sua “retrocessione” in panchina dovuta al fatto di non difender adeguatamente.

Poco reattivo, paga sui pick and roll e in quelle situazioni dove deve andare a scegliere su chi andare senza riuscire a rimediare.

Il minutaggio è discreto come il 53,4% dal campo ottenuto (spesso ovviamente intorno all’anello) lo proietta alla sedicesima posizione NBA come miglior media tiro (prendendosi un numero basso di conclusioni), mentre ai liberi il 69,5% è basso.

Teoricamente Cody potrebbe salire un po’ e farlo guerreggiare con Bridges per il posto di quarto marcatore della squadra visto che oggi Cody è quinto con 11,5 pt. di media a 0,8 di distanza dal compagno…

Zeller in visita al Novant Healt Hemby Children’s Hospital si fa autografare le scarpe dai bambini malati e le usa nella partita contro Brooklyn il 6 dicembre.

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08° Jalen McDaniels: 6

Dopo Caleb Martin ecco un’altra frequentazione da Greensboro.

Della squadra affiliata abbiamo già parlato, su Jalen c’è poco da dire in chiave Hornets, lo abbiamo visto solo in game 29 a Indianapolis per 3:47.

Ha chiuso con 2 pt. e un 1/3 dal campo e poi non è più stato considerato da Borrego per la prima squadra.

A Greensboro fa da ala centro e nelle ultime uscite ha segnato 24 punti contro i Raptors 905, 16 contro i Northern Arizona Suns e 18 contro gli Erie BayHawks mostrando un repertorio completo per quei livelli (entrate ritmate e agili, 3 pt., turnaround fade-away e buone steal ad esempio) facendo veder spesso tiri fuori equilibrio a segno.

Bella la sua tripla a 30 secondi dalla fine per il pari momentaneo contro gli Erie BayHawks.

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07° Michael Kidd-Gilchrist: 6

La sufficienza c’è ma la situazione è stagnante.

E’ il giocatore meno impegnato del roster vero non considerati Caleb e Jalen.

12 presenze, frammentarie, non più nel progetto.

Dispiace molto veder naufragare la sua carriera in panchina dopo esser stato la scelta numero 2 per i Bobcats dietro al Monociglio, dispiace ancor di più perché al Re Leone è stato assassinato il padre quando era un infante anche se ricorda di aver visto i video del famoso anime con il padre.

Timido, tartagliava nelle interviste, ha lottato per proporsi come uno dei migliori difensori della lega e fino al maledetto doppio infortunio in una sola stagione portava energia, rimbalzi riuscendo a regalarci anche coast to coast ogni tanto.

Il tiro, riveduto e corretto da uno come Mark Price è rimasto molto particolare come costruzione e anche se di tanto in tanto ci ha regalato qualche tripla (5/17 quest’anno) cosa che non faceva nei suoi primi anni avendo un range limitato, è evidente che per il team non sia più il cavallo su cui puntare.

In un mondo che dimentica tutto in fretta come l’onda nuova violenta rimodella lentamente la sabbia della nostra memoria, MKG è il passato e la mia nostalgia per esso per non dimenticare ciò che ha potuto dare quando era lui veramente.

13,3 minuti di media, 34,0% dal campo per 4,0 pt. di media e 2,9 rimbalzi di media.

Potrebbe anche uscire prima della chiusura di questa finestra di mercato invernale, la deadline non è lontanissima ma sarebbe comunque un giocatore in scadenza di contratto a fine anno e il pensar se rifirmare la player option la scorsa estate forse ha finito per ostracizzare ulteriormente la sua presenza sul parquet.

Buona fortuna in un altro team.

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06° Bismack Biyombo: 6,01

19,6 minuti sul parquet con 7,7 punti di media, praticamente un “falso starter” anche se fronteggia inizialmente l’artiglieria pesante avversaria per far spazio eventualmente in altri momenti e nei finali a Zeller.

54,2% dal campo come si conviene a un centro ma l’8/26 nelle ultime sue cinque uscite nelle ultime sei partite (una saltata per la botta rifilatagli da Kelly Oubre Jr. a rimbalzo) denota una certa difficoltà momentanea nel realizzare.

Di certo non ha un ball handling e un tocco raffinato salvo eccezioni e anche in difesa ha stentato ultimamente.

Da certezza, da colonna su cui poter contare sta divenendo una roccia che si sta sgretolando piano piano.

Sicuramente la sua forza è la fisicità.

Il contatto fisico difensivo, la stoppata ed il rimbalzo (in forma minore quest’ultimo) sono il suo pane.

Altro giocatore che dovrebbe lasciar spazio a fine anno se ancora un po’ di ratio sta di casa a Charlotte visto il suo contrattone in scadenza.

La generosità non si discute ma la tecnica e l’abilità non sono pari ai top player e le 0,8 stoppate e i 6,0 rimbalzi di media a partita non bastano certamente per risolvere qualche problema difensivo da second chance.

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05° Cody Martin: 6,08

14,3 minuti a partita, uno dei giocatori stopper di Borrego da piazzare in caso di bisogno.

Va da sé che non avendo un gran tiro finisca per segnare 3,8 pt. a partita con il 39,8% dal campo.

Da tre punti è al 20,0% (8/40), stessa percentuale dai 3 ai 10 piedi mentre dai 10 alla linea del tiro da tre punti pur provandoci poco non ha ancora messo un jumper.

Il 64,6% lo ottiene da vicino il ferro dove ha mostrato anche 9 schiacciate in stagione, qualcuna ha fatto partire anche gli allarmi nei dintorni data la potenza dovuta all’atletismo di uno dei due gioielli-gemelli Martin.

Registra 6 and one e 4 stoppate subite e a rimbalzo va catturandone 2,5 a gara.

Plus/Minus OnCourt per 100 possessi sul +2,8 e l’On-Off sul +12,0.

Nonostante ciò, a “parità” o meglio, a scarsità di doti realizzative con Batum, ha perso minutaggio per mano del francese a non solo, anche Bacon impiegato come SF gli sottrae minuti che potrebbe utilizzare per far esperienza anche se dovrebbe essere supportato da gente intorno con buone mani offensive, il che diventa utopia o small-ball se preferite visto che a parte P.J. il fulcro del nostro attacco risiede nel backcourt Graham/Rozier.

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04° Miles Bridges: 6,09

30,4 minuti d’impiego ne fanno il terzo giocatore più impiegato (al pari di P.J.) anche se a differenza del compagni di reparto gioca meno minuti importanti e qualche minuto in finali non importanti.

Comunque sia per questa stagione resta uno dei punti fissi della squadra, titolare in pianta stabile senza aver saltato un singolo match, il buon Miles ondeggia tra prestazioni scadenti e buone prestazioni indipendentemente dalla forza dell’avversario.

I 26 punti segnati contro Toronto sono la sua seconda miglior prestazione dell’annata a livello realizzativo (31 a Washington la migliore) con ben 6 triple sganciate, record personale.

Il 30/88 da tre punti da game 23 a gara 44 però indica che lo sfogo Bridges (importante cecchino appostato sugli scarichi quando la penetrazione è difficile e le linee di passaggio non sono sicure) non funziona ottimalmente o almeno, con degli specialisti al tiro potremmo aumentare lo score a fine partita ma in ogni squadra c’è un giocatore che si dedica più alla difesa come abbiamo visto recentemente Craig a Denver.

Sta migliorando rispetto allo scorso anno ma per una squadra che voglia attuare frequentemente il tiro da fuori ci sarebbe bisogno di qualche realizzazione in più-

Qui sotto, nel riquadro verde, le triple tentate e realizzate da Miles nel lasso di tempo preso in considerazione in questo “Il Punto”.

Lui in realtà sta cercando di trovare la sua dimensione sui due lati del campo e provando di più a schiacciare ha giù trovato la strada sbarrata 27 volte in stagione (33 totali lo scorso anno) ma altre 27 volte è andato a segno con le sue poderose mazzate, alcune in corsa impossibili da arrestare mentre rimane un uomo assist di bassissimo profilo anche se a Dallas il suo passaggio per Rozier ha risolto il match.

Complessivamente però fa registrare un OnCourt di -12,8 e un On-Off di -15,4 che da l’idea di una difficoltà nel gestire a tutto campo al massimo le due fasi.

Più nella prima parte di Regular Season che attualmente ha sofferto e anche se il plus/minus come tutte le statistiche è attendibile solo parzialmente essendo un gioco corale, nelle ultime 11 partite ha un plus/minus/totale di -36 mentre nelle precedenti 11 analizzate (da gara 23 contro Golden State a Boston il 22 dicembre per intenderci) aveva fatto registrare un glaciale -88 andando in positivo solo contro Chicago (+15) e Sacramento (+7).

Non dimentichiamo che nonostante abbia già mostrato buone cose lo scorso anno è un sophemore, un secondo anno e ha margini di miglioramento.

La squadra non gli facilita il compito in difesa mentre in attacco solo il lavoro può migliorarlo e il grande punto interrogativo è lì…

Delude un po’ a rimbalzo con 5,5 a partita, stoppa 0,8 a game mentre il 44,3% dal campo gli garantisce 12,3 pt. di media, quarto marcatore del team.

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03° P.J. Washington: 6,21

P.J. a livello offensivo entra in conflitto con la mediocrità dei compagni facendo breccia e per questo il ruolo di titolare anche da rookie non è in discussione.

Le fortune del rookie sono dovute a uno skillset che propone soluzioni in area di tipo differente, da fermo o arrivando a ricciolo, compresi saltuari ma esaltanti swooping hook, tiro pesante e ultimamente, saltati i timori riverenziali, anche bellicose schiacciate in corsa o ravvicinate.

Andiamo qui a vedere un esempio, in questo caso ben riuscito, su come P.J. riesca a muoversi con scioltezza per squesto swooping hook di sinistra.

P.J. riscontra un -3 nel plus/minus, per una squadra che subisce una differenza canestri importante questo dato è un successo.

Da gara 23 a gara 44 è andato sopra diverse volte saltando cinque partite da dopo Chicago per la frattura a un dito della mano.

Al rientro contro OKC, nonostante la sconfitta e i liberi decisivi falliti per trascinare al secondo supplementare era già +20.

Proprio dalla lunetta deve migliorarsi: molleggia poco a volte risultando leggermente meno fluido, 68,4%, basso…

Migliorando avrebbe potuto aumentare il 12,4 pt. di media che sono frutto del 48,0% dal campo.

Qualcuno potrebbe pensare sia basso per un lungo ma c’è da considerare che P.J. ha già tentato 132 volte da oltre l’arco nelle 39 partite disputare il che vuol dire più di 3 volte a partita mettendo 55 conclusioni pesanti.

Il suo 41,7 da tre punti gli frutta un sedicesimo posto nelle percentuali da tiro pesante.

Di buono c’è che P.J. per segnare ha meno bisogno di essere assistito, grosso problema della squadra.

Certo, far circolar palla e trovar il tiro sicuro o aperto sarebbe sempre meglio ma in caso di difficoltà P.J. ha due mani discrete alle quali affidare un pallone che scotta.

5,5 rimbalzi a partita (lì deve avere più grinta), 0,9 stoppate e 0,9 rubate a partita sono aspetti difensivi che numericamente credo potremmo vedere salire con l’esperienza.

Deve migliorarsi nella gestione dei falli e capire quando è il caso di intervenire o meno, essere meno rinunciatario in alcune occasioni in difesa dove è quello che ne spende di più (2,8) ma non sempre efficacemente, anzi…

Il record di punti rimane quello inaugurale contro Chicago (27) ma ha fatto registrare nelle ultime 22 partite due game da 20 punti (sconfitte contro Atlanta e Portland) a botta mentre Dallas (ultima vittoria) i suoi 19 punti sono stati fondamentali.

Contro Chicago, Toronto e Portland (considerando sempre questo periodo di 22 partite) ha finito in doppia doppia.

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02° Terry Rozier: 6,25

Sale leggermente a livello decimale Rozier che ogni tanto stecca del tutto qualche serata ma molto più spesso si aggiunge a Graham come trascinatore della squadra sino a “scavalcarlo” diverse volte quando Devonte’ è fuori fase.

Rozier ha uno skillset più completo di Graham del quale parleremo poi.

Scary, oltre a mostrare un’ottima confidenza con il tiro da tre punti (specialmente se è assistitoanche con uno spazio minimo purché non abbia il difensore addosso) sta provando a puntare spesso il canestro e la cosa funziona abbastanza.

Ha messo un po’ d’ordine nel suo gioco diventando più produttivo anche se il tiro fuori equilibrio o forzato può capitare.

Da tre ha dovuto provarci forzando a Cleveland (durante la prima trasferta in Ohio, persa) mancando la tripla rimbalzata via sui ferri dopo una strepitosa rimonta a suon di triple quasi tutta griffata da lui e contro Toronto non è riuscito a trovare la distanza contro il difensore per batterlo.

Si è accesa una veloce scaramuccia per l’esultanza e forse qualche parola detta poi così come si è preso un tecnico a Denver, più che comprensibile visto l’arbitraggio truffaldino.

Da tre punti se ha spazio è una garanzia e i suoi appostamenti sono i più redditizi: 39,9% da oltre l’arco ma nelle ultime 10 partite è salito di livello totalizzando un 34/76 da dietro l’arco (44,7%)…

L’81,7% delle sue realizzazioni da fuori sono assistite e il 120/301 lo porta al nono posto NBA per triple realizzate e al decimo per tentate.

Giocatore che ama, partendo dal palleggio incrociato valutare la situazione intorno per provare a partire o ceder palla, a volte (critica che era mossa nel mio piccolo anche a me) tergiversando un po’ ai fini della velocità dell’azione ma nelle ultime gare i suoi TO si sono drasticamente abbassati.

Di contro a volte, a rischio di un TO e di punti incassati in transizione, servirebbe un “rischio calcolato” per muovere la difesa avversaria fino allo scacco matto ma come creatore smista 4,4 assist poiché la PG vera rimane Graham anche se viene dato in partenza come SG.

De facto è il secondo creatore della squadra e poi c’è il nulla se pensiamo che Batum con 3,0 assist è terzo…

1504 minuti, terzo nella NBA, 18,3 punti a partita, secondo miglior marcatore della squadra, 1,2 rubate a partita, statistica nella quale i Calabroni hanno sempre latitato negli ultimi anni…

Nelle steal è il primo della squadra e con 4,3 rimbalzi a partita nonostante i cm non a favore è sesto.

84,6% ai liberi, terzo posto dopo Batum e Williams, 42,4% dal campo ma dovendo spesso forzare in momenti decisivi o in mancanza di secondi.

Rozier mantiene una media buona da ogni distanza del campo.

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01°, Devonte’ Graham: 6,54

Graham scende “inevitabilmente” a livello decimale dopo il botto iniziale.

Un po’ stanno iniziando a conoscerlo anche se le sue pazze triple tentate da ben oltre la linea per separarsi dal difensore di tanto in tanto mietono ancora vittime e a Cleveland nel finale ne sanno qualcosa.

Spesso però la maggior distanza porta un coefficiente più arduo al tiro e, infatti, la media da fuori sta scendendo.

Dovrebbe affidarsi di più ad altre soluzioni ma in questo periodo, nonostante qualche entrata decisamente sopra a media ha spesso stentato sugli appoggi dalle parti del canestro per stoppate subite o più che altro layup mancati nella mischia, nel caos del pitturato.

Paradossale abbia il 37,8% complessivo nel quale il dato da tre punti (38,7%) è più alto della media dal campo.

Aspetto fondamentale sul quale dovrà lavorare, trovare appoggi più precisi e la maniera di protegger meglio palla in queste occasioni.

28 le stoppate subite e 12 gli and one guadagnati.

Giocare con Rozier sul fronte offensivo da buoni risultati, su quello difensivo a livello personale e d’insieme la mancanza di cm si fa sentire.

Le rubate sono 0,9 a partita, non moltissime, potrebbe migliorarsi in questo aspetto, tende un po’ a soffrire certe entrate veloci e quelle con blocco mentre registra uno 0,3 stoppate a partita.

In attacco trascina la squadra con 18,7 pt., 7,7 assist (339 assist, per ora quarto nella lega dopo LeBron, Simmons e Doncic) e l’82,5% ai liberi.

Diciamo quindi che la forza di Devonte’ sta nel creare il gioco per i compagni ed essere il top scorer della squadra anche se ormai è insidiato da Rozier.

Per rimanere in vetta ha bisogno di organizzare meglio il gioco per sé stesso e non prendersi troppo spesso il tiro della disperazione da fuori per rientrare in partita.

E’ anche vero che le sue triple assistite scendono al 53,1% indice che riesce a crearsi spazio da solo dal palleggio per un rapido pull-up o a sorprendere il difensore creando la distanza.

Visto che la NBA vive sui vantaggi, Borrego dovrebbe cercare di costruirgli meglio un blocco o un doppio blocco stagger per cercare di farlo andare al tiro con meno ansia.

160 triple messe a segno (413 tentativi), secondo dietro solo a James Harden che ne ha messe 195 ma su 523 tiri tentati.

Ha un -4,8 OnCourt ogni 100 possessi ma giocando da titolare in una squadra con record negativo ciò è normale, è invece interessante rilevare che l’On-Off, il plus/minus net per 100 possessi è fissato su un alto 8,2, ciò significa che Devonte’ continua a fare la differenza in attacco anche se in alcune serate sparacchia a vuoto, qui sotto evidenziati nel lungo rettangolo verde, i tiri tentati dal campo e quelli realizzati in serata da game 23 a game 44.

Speriamo si riprenda un po’ a livello d’efficienza, di sicuro le 44 partite giocate a ritmi serrati con 1549 minuti sul parquet (recordman non solo del team ma dell’intera NBA sfruttando il maggior numero di partite e i vari OT, la media è 35,2, tredicesima piazza) non l’hanno agevolato, ora tocca a lui dimostrare di essere quel giocatore sorpresa ammirato soprattutto a inizio stagione anche se qualche colpo ce l’ha fatto vedere ancora.

I tiri tentati e segnati da Graham nelle ultime 22 partite evidenziate nel riquadro.


I giocatori di Charlotte nelle varie classifiche NBA. Il posizionamento potrebbe variare leggermente essendo state prese due giorni fa in questo caso.



Le statistiche principali dei giocatori a roster.

I voti partita per partita di giocatori e allenatore dalla 23 alla 44.
Riepilogo della mia classifica singoli con qualche dato in più.
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.

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