Il Punto @ 67

Premessa Finale

Quindici partite al termine della stagione per Charlotte per cercare d’approdare ai playoffs.

Ciò che tiene in vita la speranza è solamente la matematica.

Non confortano le ultime prestazioni della squadra che ha mostrato sia difetti psicologico/caratterali sia fisici dei singoli (mancanza di kg sotto le plance e di tecnica da parte di alcuni, la qualità non è eccelsa) e nemmeno il calendario restante è facile.

Vediamolo qui sotto unitamente a quello degli altri team che rimangono in lizza per la corsa dei playoffs a Est.

Rapida analisi del calendario delle contendenti

Nets: 12 partite rimanenti con un giro di 5 trasferte consecutive a Ovest.

4 partite casalinghe contro 8 trasferte, 10 delle 12 squadre che le “Retine” dovranno affrontare attualmente si trovano a quota .500 o sopra con i Lakers, unica squadra al di sotto di tale quota visto che anche nell’ultima sfida della regular season la squadra di Brooklyn dovrà affrontare gli Heat, anche se avrà il vantaggio del fattore campo.

Hanno il vantaggio su tutte le altre pericolanti, sono una squadra tosta ma bisognerà vedere se sopravviveranno a un calendario non certamente facile con tre partite consecutive contro i due top team a Est.

Pistons: 15 duelli rimanenti con 4 trasferte a Ovest.

7 partite casalinghe contro 8 trasferte, 8 partite contro squadre sopra i .500 e 5 contro team al di sotto e due scontri diretti da giocare in casa.

Un calendario medio che, considerando il buon periodo di forma dei Pistons, dovrebbe consentire alla squadra di Drummond e Griffin di strappare almeno 6/7 vittorie come minimo che dovrebbero bastare per accedere ai P.O..

Heat: 14 gare rimanenti, nessun giro di lunghe trasferte a Ovest.

6 partite casalinghe e 8 in trasferta.

In 8 partite se la dovranno vedere contro squadre sopra i .500 e solo due volte avrenno gare teoricamente più agevoli contro team sotto i .500.

4 gli scontri diretti equamente divisi tra casa e trasferta.

In bilico ma la squadra di Spolestra ha mostrato le solite doti di resilienza per sopravvivere.

Rimane sul filo con un calendario nel quale gli scontri diretti e quel paio di gare contro Mavs e T. Wolves potrebbero fare la differenza in un senso o nell’altro.

Magic:

13 sfide da giocare.

Una delle due squadre prese in considerazione che ha più partite casalinghe rispetto alle trasferte (7-6).

Niente più giri a Ovest ma tre scontri diretti tutti fuori casa.

Buono il calendario con 4 sfide contro squadre sopra i .500 e 6 sotto i .500.

Basteranno alla squadra dell’ex Clifford, risvegliatasi in primavera, a strapare almeno l’ottava piazza alle tre squadre davanti a loro?

Hornets: 15 match rimasti.

Non un gran calendario considerando il digiuno da vittorie in trasferta di Charlotte che avrà ben 9 sfide lontane dallo Spectrum Center e 6 in North Carolina.

7 saranno contro squadre sopra i .500 e 4 sotto.

Anche volendo correre (cosa che mi sembra non stia avvenendo), l’ipotesi migliore (forzando un po’) sarebbero 8/9 vittorie (considerando un giro a Ovest di 4 partite) ma si arriverebbe a 38/39 W, le quali potrebbero non bastare e la mia ipotesi, visto il momento non positivo della squadra è abbastanza ottimistica.

Wizards: 14 partite rimaste.

Squadra che sembra ormai spacciata e arrivata da una stagione sofferta tra infortuni e liti in spogliatoio.

Senza Wall direi che sarà durissima, anche il calendario che ha sì un giro a Ovest di 4 partite ma vede i Maghi avere ben 8 sfide interne e 6 esterne con un bilanciato 6-6 tra squadre da affrontare sopra o sotto i fatidici .500, potrebbe non bastare.

Due gli scontri diretti.

Bisogna capire anche se qualcuno di questi team preferirà perder qualche gara finendo per tankare e avere più palline a disposizione per la lottery.

Per le tre peggiori tre squadre ci saranno palline equivalenti al 14% e poi a scemare:

Per la quarta peggiore squadra: 12,5%,

Quinta peggiore squadra: 10,5%,

Sesta peggiore squadra: 9%,

Settima peggiore squadra: 7,5%,

Ottava peggiore squadra: 6%,

Nona peggiore squadra: 4,5%,

Decima peggiore squadra: 3%…

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Descrizione veloce delle partite passate

Febbraio era iniziato bene con due vittorie ma queste facevano ancora parte del blocco già descritto sino a gara 52.

C’eravamo lasciati sul 26-26 quindi gli Hornets avevano aperto la nuova serie con la rocambolesca sfida persa in casa con i Clippers di due punti all’ultimo istante seguita dalla sconfitta in back to back a Dallas.

La parentesi vincente ad Atlanta conduceva gli Hornets ad altre due trasferte, entrambe perse malamente a Indianapolis e a Orlando.

Si arrivava quindi all’All-Star Game di Charlotte con la squadra sul 27-30 in classifica.

Il 22 febbraio per Charlotte era “buona la prima”, in casa contro Washington poi tuttavia, delle altre tre partite casalinghe restanti, non se ne vinceva una.

La gara con i Nets era la solita gara strampalata con un finale che lasciava l’amaro in bocca e finiva con lo stesso punteggio della sconfitta contro i Clippers ma nel caso di Brooklyn un fallo sul tiro da tre di Walker all’ultimo istante non era visto quindi Charlotte tornava a mani vuote a giocare contro Warriors e Rockets, altre due gare che si dimostravano fuori dalla portata dei ragazzi di Borrego in calo ma ancora incredibilmente al comando della Division e sempre in ottava piazza a Est anche se ormai scricchiolante.

Orlando perdeva rocambolescamente a New York e anche Miami cedendo in casa a Phoenix dava speranze a Charlotte che tuttavia nella stessa serata nella quale veniva sconfitta dai Razzi vedeva gli Heat, avversari a distanza, battere i Warriors a tre decimi dalla fine grazie a una tripla di Wade che dopo esser stato stoppato, tirava al volo su una gamba scavalcando i campioni in carica.

Charlotte andava convinta di potercela fare a Brooklyn vincendo senza patemi 123-112 ma poi Portland si dimostrava la solita squadra troppo forte dell’Ovest per noi anche se nell’ultimo quarto Kemba mancava il sorpasso e Nurkic dall’altra parte metteva dentro una giocata da tre punti dando il via al finale tutto per gli ospiti.

Si arrivava al match clou con Miami allo Spectrum Center, un autentico spareggio con le squadra appaiate ma Charlotte lasciava la vittoria agli avversari che sorpassavano gli Hornets costretti a battere poi Washington in casa e la vittoria arrivava sul filo per merito di una tripla di Lamb a 50 secondi dal termine.

Contro Milwaukee e Houston non c’era molto da fare, due trasferte segate anche se Charlotte contro i Bucks giocava un buon primo tempo mentre Walker a Houston finiva con 40 pt…

Con questo record Charlotte si trova attualmente al 10° posto nella Eastern Conference sul 36-37 e in terza piazza nella propria Division, un raggruppamento che con una squadra appena migliore si sarebbe potuto vincere tranquillamente con un record positivo ma anche l’occasione migliore capitata a oggi di piazzare il primo banner a Charlotte sta sfumando.

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Prossime partite

A livello di logica avrà ancora un senso la Regular Season per noi se vincessimo le prossime due trasferte (WAS-MIA) ma solo 6 squadre hanno fatto peggio del 9-23 da trasferta di Charlotte, la quale ha gettato al vento numerose occasioni di recente per cui appare improbabile possa strappare due vittorie esterne consecutive sebbene le squadre avversarie siano al nostro livello.

Il calendario l’avete già visto sopra e si rischia seriamente che le sfide contro Pistons (80^) e Orlando (82^) non abbiano già più senso.

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Breve parte statistica descrittiva

Dopo l’All-Star Game, consultandosi con i suoi aiutanti, Borrego decideva inaspettatamente di cambiare il quintetto base.

Fuori Lamb, dentro Bridges con Batum a tornare nel ruolo di guardia tiratrice, questo per cercare di equilibrare di più lo starting five che nelle ultime gare non era andato bene dando un impronta più difensiva al team coinvolgendo maggiormente Bridges nel gioco di squadra e dando a Lamb la possibilità d’entrare dalla panchina con una rotazione teoricamente che lo porterebbe ad affrontare avversari più morbidi sebbene finisca poi per giocare più di Miles.

La mossa funzionava bene contro Washington ma rendeva poco contro Brooklyn, Warriors e Rockets con un Lamb altalenante, talvolta al minimo o bravo ad andare in doppia doppia contro i Rockets partendo dalla panchina.

La mossa toglieva spazio a un Monk che continuando a giocar sempre peggio non dava rimpianti ai tifosi per l’acquisizione dei suoi spazi a favore di Lamb ma anche Parker per certi versi finiva per il pestarsi i piedi talvolta con il compagno giocando alcune gare pessime.

Anche Bridges in quintetto oscillava dalla bella gara contro Washington a quella con un plus/minus negativo da doppia cifra con i texani dei Rockets.

Di fondo, se consideriamo l’attacco e le zone del campo dalle quali poter colpire, Charlotte ha un problema da inizio anno.

I tiratori da tre non sono estremamente affidabili (15^ in %), il peso offensivo, ma anche difensivo (17^ nelle stoppate), dei lunghi intorno a canestro è scarso tra realizzazioni e rimbalzi (19^ a rimbalzo offensivo e 23^ difensivo) e ciò che ha garantito spesso buoni risultati sono stati i punti generati dalle guardie Parker, Walker e Lamb tra incursioni con appoggio, floater, pull-up, ecc…

Non a caso la classifica dei singoli li premia.

Qui sotto ho creato degli istogrammi dei principali giocatori degli Hornets dalla gara contro Atlanta a quella contro Milwaukee.

Ho escluso l’ultima contro i Rockets perché gran parte dei giocatori principali è rimasta fuori anche se Kemba ha segnato 40 punti ma, per il possibile, volevo mostrare le correlazioni tra punti realizzati (l’altezza della colonna insieme alle barre orizzontali numerate identificano i punti realizzati in quella gara) plus/minus e risultato della gara.

Certamente la correlazione a volte esiste altre no, oppure andrebbe analizzata più approfonditamente in un contesto titolari/panchina e relative rotazioni in quella determinata sfida…

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Nota Tecnica

New York aveva fatto da apripista in una gara allo Spectrum Center.

Una gara nella quale gli Hornets stavano letteralmente dominando era mutata nel secondo tempo quando il coach degli arancio-blu, Fizdale, aveva pensato alla zona per mutare le sorti della gara e vi era incredibilmente riuscito.

Nella gara più importante dell’anno per Charlotte, Miami, tra raddoppi sul miglior elemento (Walker), pressioni, flottaggi e la zona 2-3 ha finito per mostrare i limiti di Charlotte che tra ingenuità ed errori, ha perso ben 19 palloni, tantissimi rispetto all’ottima media stagionale in TO.

Qui sotto ho selezionato 4 differenti casi che hanno in comune la zona difensiva di Miami e il finale con la palla persa.

Un ringraziamento va anche all’amico coach Matteo Vezzelli con il quale ci siamo confrontati per meglio descrivere le differenti azioni in questione:

Azione 1: Prima decisa azione di zona da parte di Miami.

Una 2-3 (due avanti e tre dietro, si sente chiaramente nel video Dell Curry pronunciare “zone”) ad affrontare Charlotte che in partenza è in situazione di 1-3-1.

Gli Hornets portano tra le linee di conflitto della zona Zeller, Bridges e Williams mentre Kemba si trova oltre l’ultima linea difensiva degli Heat ma esce sul lato sinistro (per chi attacca) a ricever palla da Batum mentre Williams sale fin sulla linea del tiro libero offrendo una seconda soluzione (per avere una palla più interna) al francese ancora in possesso di palla.

Batum sceglie Kemba su quello che diventa il lato forte (Bridges in angolo e Zeller sulla linea di fondo) ma il capitano ha solamente sei secondi quando palla in mano scruta la situazione.

Walker decide di provare a penetrare in velocità ma i due uomini degli Heat periferici chiudono la strada al capitano, il quale decide giustamente di scaricarla a Batum stesso che potrebbe tirare provando un catch n’shoot con un secondo sul cronometro ma perdendo il tempo del tiro con la salita di Waiters dai tre dietro e sbagliando a scaricare su Williams in angolo perché il tempo scade, commette un doppio errore.

Buona difesa di Miami, discreto giro di palla di Charlotte con extra-pass finale per trovare una soluzione con un uomo libero che possa prendere un tiro non forzato con i piedi a terra ma l’azione è troppo lenta e il tiro sarebbe comunque finito soltanto sul ferro.

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Azione 2: Stessa situazione difensiva per la squadra di Spolestra con la 2-3.

Batum esce dall’area per andare a ricever il passaggio di Walker per poi andare a giocare un pick and roll con Zeller sulla destra.

Richardson difende bene rimanendo sulla linea del possibile passaggio tra il francese e il centro anche se l’azione si sta sviluppando in corsa.

Nonostante il pick and roll mancato il transalpino riesce poi a schiacciare palla dentro per Zeller che non si avvede dell’avvicinamento alle sue spalle di Winslow, lesto (al contrario di Zeller, pigro e lento) a portar via la palla al nostro centro con l’anticipo per la ripartenza Heat che elimina tutti i possibili scenari dopo l’eventuale palla ricevuta da Cody.

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Azione 3: Una zona 2-3 ancora una volta anche se inizialmente sembra una 3-2 ma quando Olynyk vede Batum avanzare, arresta seguendolo a uomo schiacciandosi in area ed è proprio un suo intervento sul tentativo d’alzata per il tiro da parte di Batum a non far propender gli arbitri per la ricaduta del francese con la palla in mano.

Bloccato e senza spazi, con gli esterni degli Heat larghi il francese scarica dietro su Lamb che quasi di forza prova ad attaccare la stessa zona già piazzatasi (evitando il gioco di passaggi per trovar spazi), così Richardson tenendo nell’uno contro uno, andando a subire uno sfondamento da parte di Jeremy, tramuta l’azione d’attacco dei Calabroni nell’ennesima palla persa.

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Azione 4: Miami sta rientrando per tornare a schierarsi con la 2-3 mentre Charlotte ha 4 uomini sul perimetro e Zeller al centro.

L’idea è probabilmente quella di ribaltare il lato ma il passaggio in orizzontale di Williams verso Batum è intercettato da un reattivo Olynyk che approfitta di una clamorosa ingenuità degli Hornets.

Passaggio in orizzontale, una delle cose peggiori che si possano fare nel basket specialmente se la linea degli attaccanti è quella più arretrata.

Un errore davvero grave che ci costa due punti semplici per una superficialità che un giocatore dell’esperienza di Williams non dovrebbe commettere.

Charlotte in quel frangente stava andando in tilt con decisioni in attacco piuttosto rivedibili…

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Le principali statistiche di squadra in grafica:

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Qui sotto ecco i confronto tra giocatori con lo stesso ruolo (circa) con il primo a sinistra titolare e il ricambio a destra nelle prime cinque jpg:

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Qui sotto troverete la classifica dei giocatori con la relativa media voti.

Più stringata delle precedenti versioni cercando di sintetizzare, riassumendo l’ultima parte di stagione ma in generale l’anno con le caratteristiche salienti dei vari giocatori.

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Classifica Giocatori

17°, Shelvin Mack: 4,75

Per la forma ricorda Derrick Coleman ma in un altro ruolo, con meno cm e senza lo stesso talento. Imbolsito, sembra poter esplodere in un assist clamoroso quando pompa palla ma si affloscia.

Preso da Kupchak per accontentare la piazza dopo il mancato acquisto di Gasol, gioca due gare e per Borrego (giustamente) sono già abbastanza…

Un’intervista a Mack dopo un allenamento circa un mesetto fa…

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16°, Joe Chealey: 5,5

Mai visto in questa serie di partite. Ha giocato solo del garbage time a Boston in tutta la stagione.

Borrego usa ancora meno di Clifford i two-way contract, eppure in preseason aveva mostrato buona mano da fuori e il coach chiedeva molto tiro da tre punti.

Nemmeno come specialista è riuscito a trovar spazio ma io in certi frangenti, senza qualche titolare, qualche occasione gliel’avrei concessa anche perché Charlotte non è una macchina da guerra nel tiro da oltre l’arco.

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15°, Devonte’ Graham: 5,76

Purtroppo mostra d’esser giocatore ancora acerbo in attacco e lacunoso in difesa.

Senza cambio passo, molto elementare di solito nei passaggi, sforna pochi assist, non è facile magari mettersi in relazione in partita con i compagni giocando poco ma negli allenamenti dovrebbe acquisire sicurezza sebbene poi trovarsi in partita non sia la stessa cosa.

Era una piccola speranza tra i rincalzi in preseason ma in stagione regolare non va aldilà del compitino anche se ogni tanto piazza qualche tripla ma nelle ultime otto partite nelle quali è sceso sul parquet i suoi +/- sono tutti negativi anche se c’è la discriminante di dover giocare con la panchina.

Ogni tanto fa la differenza, ma in G League con gli Swarm…

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14°, Guillermo Hernangomez: 5,79

Accantonato perché risulta esser nullo a livello difensivo, spesso sembra guardare i lunghi avversari metter dentro come se lui non facesse parte della partita.

Altre squadre hanno lunghi che vanno a disturbar tutto preferendo commetter fallo piuttosto che lasciar un tiro semplice.

Lui è troppo arrendevole.

Peccato perché in attacco qualcosina di buono riesce a farla anche grazie alla scuola europea e a inizio stagione regolare aveva dato sicuramente un buon contributo dalla panchina.

Finte e tiri ma anche rimbalzi su ambo i lati del campo che numericamente non sono male rispetto ai minuti giocati a partita effettivamente.

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13°, Malik Monk: 5,84

La delusione dell’anno, eppure avevo creduto in lui ma forse la testa ancora non c’è tanto e sicuramente non ha trovato il ritmo.

Patisce meno in difesa anche se di certo siamo lontani da standard accettabili ma è in attacco il problema.

Tira male, troppo velocemente e le tante occasioni sprecate hanno abbassato la media nel tiro da fuori mentre rispetto allo scorso anno è salita la media dal campo ora al 38,6% ma pur sempre solidamente al di sotto del 40%…

Tira molto bene dalla linea ma la tendenza a perder palloni dovuta alla confidenza nel palleggio, alla frenesia o alle cattive scelte di passaggio per inesperienza anche se è entrato nell’anno da sophemore (secondo anno) minano la solidità della squadra che prende punti in transizione evitabili.

Sparito nelle ultime gare per scelta tecnica perchè le stava giocando peggio rispetto a inizio e centro stagione.

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12°, J.P. Macura: 6,00

Altro two way non più rivisto sul parquet e impossibile da valutare realmente vista la sola presenza che lo rende satellitare più che periferico.

Difficile probabilmente considerarlo pronto a livello complessivo ma peggio di Graham e Mack difficilmente avrebbe fatto se fosse stato schierato nuovamente sul parquet dopo l’unico spezzone finale con Dalla sin casa…

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11°, Bismack Biyombo: 6,00

Involontariamente, l’icona dei problemi degli Hornets sotto due aspetti.

Il primo è quello economico, il suo contrattone, infatti, non vale di certo ciò che riesce a offrire sul parquet.

Se poi è inappuntabile dal punto di vista dell’etica lavorativa (lavorando anche di più per cercare di migliorarsi e colmare qualche lacuna), sfortunatamente dal punto di vista tecnico dimostra scarsa qualità al tiro. Migliorato ai liberi, ogni tanto riesce a piazzare qualche due punti in jumper “sorprendente” per lui ma da fuori non ha tiro.

In generale manca di quelle qualità cestistiche complessive che fanno la differenza tra un buon e un mediocre un giocatore e che garantirebbero al buon giocatore di potersi destreggiare in ogni circostanza invece d’esser considerato uno specialista in grado di fare solamente una o due cose..

Nello skill set (abilità/capacità) non ha poi la velocità nel coordinarsi in risposta agli attaccanti rapidi avversari e questo gli crea qualche problema di falli spesi, oppure qualche canestro subito per Charlotte sebbene in stoppata possa sempre dir la sua.

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10°, Nicolas Batum: 6,00

Stesso discorso per quel che riguarda il rapporto qualità/prezzo.

La colpa primaria di Batum è quella e oggi Charlotte, a causa del non voler andare oltre la luxury tax per un team che non ambisce all’anello, rischia di perder Kemba Walker avendo uno stipendio così pesante a piombare il salary cap…

Sempre presente fino alla trasferta a Houston dove è rimasto fuori, fermato da un virus influenzale.

Scostante nel rendimento, non essendo uno scorer ma un tuttofare che da una mano a Walker sotto il punto di vista degli assist, rimbalzi, rubate, ecc., non garantisce picchi di punti elevati.

Quest’anno, grazie a qualche serata migliore dello scorso anno, ha una media dal campo (compreso nel tiro da fuori) superiore a quella dello scorso anno ma è calato nella media punti realizzata.

Ha diminuito i TO, la media rimbalzo e quella nelle stoppate sono leggermente migliorate (quella nei blocchi impercettibilmente, rimanendo comunque esigua) ma smazza due assist in meno (da 5,5 a 3,5) a gara e sono parecchi.

Probabilmente l’esser costretti spesso ad andare sul piccolo di maggior talento avversario incide così come aveva inciso lo slittamento nel ruolo di SF ma, nonostante qualche episodico buon intervento difensivo, in attacco usa ancora poco la penetrazione preferendo andare in fade-away o provare il tiro da tre punti.

Nel complesso sarebbe un giocatore da scambiare per tentar di salir di livello perché una sufficienza sul filo per il giocatore più pagato del roster equivale a una sconfitta.

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09°, Dwayne Bacon: 6,02

Riapparso ultimamente nelle rotazioni di Borrego (il coach sta dando spazio a tutti riprovando player out da tempo) dopo tanta gavetta a Greensboro ha esordito bene contro Washington sublimando la sua buona gara tenendo bene sull’ultimo possesso Beal ma contro avversarie più toste come Bucks e Rockets ha finito per sciogliersi mostrando i suoi limiti.

Principalmente dovrebbe essere un difensore, uno di quelli che per Charlotte devono cercare di fermare i buoni momenti avversari ma quest’anno ha finito diverse volte per alternare buone giocate difensive ad altre, complice la bravura altrui e qualche ingenuità sua, che son costate care.

Contro Houston ha avuto problemi nel tenere da tre punti non riuscendo a fissare la giusta distanza tra lui e l’attaccante.

Probabilmente non esiste questa distanza perché più ravvicinatamente l’avrebbero battuto sul primo passo ma pur con una buona impostazione di base per disturbare il tiro, il fallo su Harden e le due bombe prese in faccia hanno lasciato il segno.

Non mi aspettavo Borrego lo mandasse a farsi le ossa agli Swarm nell’anno di sophemore ma ancora dimostra una certa mediocrità, non so se risolvibile.

La voce di Bacon dopo la buona prova contro Washington. __________________________________________________________________________

08°, Cody Zeller: 6,02

La sua serata da leone ce l’ha con Golden State.

Il ruggito in attacco lascia l’eco laddove s’infilano in qualche varco gli avversari e anche Cousins fa una buona gara.

L’impegno non manca e nel ruolo è quello che ha un voto migliore di tutti al momento (escludendo Frank tornato a giocare anche come PF) ma è solo un 6,02 e questo la dice lunga su quale sia uno degli aspetti più problematici di Charlotte che non ha centri completi se non lui che tuttavia, nonostante la lotta, mostra limiti di qualità, sebbene in attacco porti blocchi dall’ottima angolazione anche per andare a giocare eventuali pick and roll, continui a offrirsi come incursore in qualche caso, oppure lavori le sotto le plance tentando il classico gioco da pivot tra rapide alzate e appoggi ma in difesa contro centri di valore spesso soffre perché non è rapidissimo anche se lui come Biz (a differenza di Frank e Willy) non disdegna nello spendere il fallo se serve.

Anche lui non riesce a bloccare gli avversari con efficacia nel pitturato non avendo una grande esplosività difensiva.

Rimane su medie da carriera con un tiro più consistente senza troppi sprechi tentando anche qualche open da tre se c’è la possibilità, pur non avendo grandi numeri da fuori…

Anche guardando Cody (invecchiato in due anni incredibilmente…) si ha la sensazione di trovarsi di fronte al classico bicchiere mezzo pieno/mezzo vuoto ma, pur in maniera differente da Batum, Marvin Williams e MKG, dopo vari anni nei quali Zeller ha militato a Charlotte, si può affermare che se la sufficienza la merita e migliora le prestazioni della squadra di Borrego in assenza di meglio, per fare il salto di qualità servirebbe ben altro.

Curioso l’episodio nel quale, tornando da un time-out, avvicinandosi furtivo ad Antetokounmpo con la palla tra le mani dopo il suo errore dalla lunetta, va a rubar palla e a schiacciare con il greco e tutti i Bucks colpiti dal flash di Will Smith…

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07°, Miles Bridges: 6,03

Borrego vede che qualcosa non funziona più.

Orlando prima dell’All-Star Game è un campanello d’allarme.

La squadra in difesa non c’è e lui pensa di buttare nella mischia, almeno per i minuti iniziali, il rookie per garantire più mentalità difensiva.

La cosa non funziona spesso comunque nonostante l’atletismo garantito in difesa ma anche in attacco.

Charlotte nelle ultime partite spesso si è trovata pesantemente a inseguire anche se non si può sparare addosso a un giocatore all’esordio che prova a fare del proprio meglio e non costituisce un buco principale come singolo.

Più coinvolto nel gioco, ancora deve diventare uno scorer consistente e affinare le abilità in attacco dove si è rivista qualche schiacciata ma non così accattivante e potente come quelle rilasciate a inizio stagione.

Mi aspettavo qualcosa di più in attacco dove deve ancora lavorare un po’ su un tiro da tre punti che potrebbe lievitare mentre usa abbastanza bene la linea di fondo piazzandosi in determinate occasioni vicino a canestro per ricevere il passaggio.

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06°, Frank Kaminsky: 6,05

Rispedito con costanza da Borrego in campo contro Brooklyn, il Tank è la versione buona di Hernangomez.

Come lui non ha una grande utilità difensiva anche se un minimo ci prova rispetto allo spagnolo, ha buoni movimenti e sa usare le fine anche se non è di scuola europea, spin e ampi giri di compasso e tiro da tre punti (gran finale contro Miami con il tiro da fuori per batter la zona degli Heat) le sue armi principali in attacco.

Il problema è che sommando attacco e difesa le due cose si bilanciano più o meno.

Fosse stato un difensore un po’ più consistente, Borrego non l’avrebbe ignorato per gran parte della stagione.

Un altro giocatore incompleto che a qualche team potrebbe far comodo come specialista in frangenti per recuperare punti tra tiro da fuori e movimenti se adeguatamente coperto dai compagni ma da noi non abbiamo nessuno a coprirlo se gioca anche da ultimo baluardo.

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05°, Marvin Williams: 6,15

Giocatore costante nelle presenze e uomo che non si risparmia in allenamento né in campo ma troppo scostante a livello di prestazioni.

Non è uno scorer primario ma se mancano i suoi punti di rottura che spesso ottiene con passaggi scarico dei compagni che servono ad aprire il campo e liberarlo, la serata diventa nightmare perché passa da ottime serate al tiro a pessime, giocatore da striscia…

Ha le abilità per andar dentro a ritmarsi in floater e dovrebbe provarci qualche volta di più quando gli spazi lo consentono.

Discreto difensore ma anche per il veterano della Buzz City vale il discorso fatto per altri.

Per galleggiare nella mediocrità come titolare va bene ma per aspirare a qualcosa di meglio non è l’ala grande ideale rimanendo un giocatore incompleto ed in inevitabile calo fisico.

Penso a Gallinari, Griffin o anche semplicemente a un Tobias Harris, giocatori che in maniera differente, con armi diverse e peculiari, hanno molto più impatto sull’attacco della propria squadra…

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04°, Michael Kidd-Gilchrist: 6,19

Partito benissimo tanto che qualcuno lo paragonava a Draymond Green nell’avere successo nel cambio di ruolo, il doppio salto da SF a C e il salto indietro da titolare (scelta numero 2 al Draft dietro il Monociglio) sembrava non averlo penalizzato ma dopo esser tornato a giocar da PF, soffrendo cm e kg avversari a volte, minutaggi e rotazioni di Borrego forse l’hanno danneggiato un po’.

Lui è sicuramente calato stabilizzandosi su scarse prestazioni.

Al momento resta al quarto posto ma il voto è sensibilmente calato e a Charlotte è venuto a mancare un difensore che sembrava capace di stoppare le folate avversarie.

Dopo tre partite di stop (scelta tecnica di Borrego avendolo visto soffrire parecchio) l’head coach lo rispediva sul parquet ma ciò che chiamiamo destino era in agguato.

Pochi minuti contro Washington e infortunio al ginocchio sinistro per il quale ancora oggi permane in day to day.

Ragazzo dalla storia personale da amare ma sul parquet si è disperso.


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03°, Jeremy Lamb: 6,35

Con Jeremy Lamb sul podio inauguriamo la categoria di “Giocatori che fanno realmente la differenza”.

Sull’onda, sulla scia della buona stagione dello scorso anno Lamb è finito in quintetto per poi riaccomodarsi in panca dopo l’All-Star Game ma a parte un paio di brutte “stecche”, continua ad attaccare il canestro e a dare respiro (ora) alla panchina di Charlotte che beneficia di uno scorer consistente poiché flessibilità, coordinazione ed equilibrio non gli mancano oltre a una discreta dose di velocità.

Giocatore che occasionalmente può anche stupire a rimbalzo o se inserito in un determinato contesto in versione assist anche se la sua ipotesi primaria con palla in mano è attaccare il canestro come un cavallo con il paraocchi.

Latita un po’ nelle percentuali da fuori ma se ha i piedi per terra e un po’ di spazio sa colpire come si è accorta Washington, sorpassata all’ultimo giro di lancette proprio da una tripla di Lamb che poi ha conservato il risultato con una stoppata su Portis.

Altro aspetto sottovalutato di Lamb, la difesa che non è un granché efficace contro avversari abili nel crossover/dribbling o particolarmente veloci ma è discreta sul tiro e negli spazi, sia in aiuto, in mischia che negli spazi, laddove riesce a intervenire ogni tanto sulle limnee di passaggio grazie a velocità e agilità.

Potrebbe partire in estate, vedremo che vorrà fare Charlotte che ha sicuramente come prioritario il caso Walker.

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02°, Tony Parker: 6,46

L’unico acquisto dell’estate ha portato sicuramente un upgrade al ruolo di PG dalla panchina sino a “mascherare” molto bene in termini di risultati i problemi di Charlotte ma poi son saltati fuori i problemi.

Delle ultime 14, tra infortuni e rinunce ai back to back (purtroppo l’età e l’usura di giocare a certi livelli si fa sentire) 5 partite sono state saltate al transalpino che ha cominciato a perder qualche colpo andando 4 volte sotto la sufficienza.

In altre 5 occasioni ha giocato bene riuscendo a dare un paio di volte un contributo importante per la vittoria ma per Charlotte che non ha tanti altri sbocchi offensivi (inteso in termini di punti ma anche assist) è poco e il 4-10 accumulato dalla squadra da Borrego si poggia anche in parte sulle problematiche sopraelencate.

Il giudizio rimane positivo nonostante qualche serata (da inizio anno) non proprio eccelsa al tiro (specialmente nel tiro da tre punti non ha mai tirato così male in carriera risultando spesso impreciso e con poca forza sul tiro già a partire dalle gambe) o altre nelle quali il poco minutaggio in campo ha coinciso con la non incidenza sul match, certo… per il futuro rimane sempre un rischio perché si è sub judice, sospesi tra un apporto di qualità e la possibilità di mancanza di tale apporto.

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01°, Kemba Walker: 6,80

E’ andato sotto la sufficienza tre volte in questo blocco di partite, purtroppo due volte in gare delicate contro Portland e Miami.

Il linguaggio del corpo a volte e il volto tradiscono un’insoddisfazione visibile mista a pena.

Perdere spesso non piace a nessuno, soprattutto se hai le qualità per vincere spesso.

Indubitabilmente il trascinatore della squadra, in una mediocrità disarmante si staglia sopra le figure degli altri player vincendo per distacco mostrando anche qualche talento difensivo come quello di piazzarsi per andare a ricevere le charge avversarie.

Una delle poche cose che gli si possono imputare è quella di aver usato troppo l’arma del tiro da fuori anche quando per un certo periodo era evidente portasse scarsi risultati.

A Houston ha finito per segnar 40 punti, con mezza squadra fuori si è caricato il team sulle spalle e più concentrato, quasi preso dalla disperazione di non mancare nemmeno un tiro per cercar di sostener la squadra, ha finito con un 6/6 da oltre l’arco con un paio di tiri non semplici.

Una stagione vissuta a pieno senza infortuni con 67 partite giocate.

Il miglior giocatore sempre in campo a disposizione, eppure…

La sua vittoria è già stata quella di non abbandonare la nave che affonda ma se Jordan farà come fece il governo militare nipponico con la Yamato (la più grossa corazzata giapponese, fatta partite nella battaglia di Okinawa in una missione suicida con il solo carburante per l’andata), nessuno potrà accusare Walker in caso di partenza, d’essere un novello Schettino.

Molti tifosi stessi di Charlotte lo incitano a partire ma nel caso di questa ipotesi, non è detto che Charlotte metta basi migliori per il futuro, sempre MJ e soci vogliano ambire ad avene veramente uno roseo.

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Qui troverete la tabella voti che porta alla classifica provvisoria riepilogata nella seconda scheda sottostante.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.