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Il prossimo anno, come probabilmente molti di voi già sapranno, la NBA cambierà volto, almeno nel look proposto dalle trenta squadre in lizza.
 
Lo sponsor tecnico, attuale fornitore della NBA, non sarà più la tedesca Adidas (il nome deriva dal fondatore Adolf Dassler e dal troncamento di alcune lettere nel nickname “Adi” unito alle iniziali del cognome), ma l’americana Nike.
 
L’azienda indigena produce anche il marchio Jordan, così MJ, essendo l’icona del brand, ha pensato di differenziare il team ponendo sulle divise, anziché il “baffo” della Nike, la sua famosa silhouette volante immortalata mentre va a schiacciare una palla a spicchi.

Per i pochissimi che non lo sapessero o lo confondessero, questo è il marchio di Michael Jordan che verrà anche posto sulle divise degli Charlotte Hornets 2017/18.

 
Una vera mania per gli appassionati ma anche per i giovani che ne hanno fatto un feticcio.
Negli Stati Uniti si sono registrati casi in passato di rapine finite tragicamente.
E’ il caso di uno studente di 15 anni (Eugene Thomas) soffocato assurdamente da un coetaneo per un paio di Le scarpe Air Jordan nel 1989.

Una pubblicità cartacea della Nike d’inizio anni ’90, quando l’omino volante jordaniano non era ancora presente sulle pagine delle riviste.

 
A prescindere nei casi alienanti in cui vi è un rovesciamento delle parti, la reificazione dell’essere umano ridotto a cosa a mero oggetto, in favore di un altro giudicato più bello e da ottenere con qualsiasi mezzo nella logica disumana introdotta in forma pubblicitaria nelle menti indifese di “bambini” un po’ troppo cresciuti, il marchio Jordan per molti fan è sinonimo della pallacanestro stessa se è vero che anche Larry Bird una volta, dopo aver giocato contro Jordan, disse d’aver visto Dio giocare.
 
Esistono poi anche casi nella cinematografia nei quali oggetti di Michel Jordan produrrebbero superpoteri, è il caso di “Like Mike”, uscito in Italia con il titolo di “Il Sogno di Calvin”.
Il protagonista del simpatico film è un orfano tredicenne di colore che trova e indossa un paio di scarpe appartenute a Michael Jordan e con esse, compie prodezze mirabolanti tanto da esser messo sotto contratto dai Los Angeles Knights (franchigia inventata ovviamente).
 
La Nike però, tornando al discorso di produzione, finì in generale anche al centro d’aspre polemiche per le condizioni degli operai nelle fabbriche dei paesi del terzo mondo, nelle quali sono realizzati palloni, scarpe (comprese le Air Jordan).
L’azienda si difese dicendo che non possedeva queste fabbriche ma semplicemente commissionava il lavoro, dettando tuttavia regole ben precise al contraente che spesso sacrificava la sicurezza per non parlare dei costi.
Nel secolo scorso (1997), 1.300 lavoratori vietnamiti fecero sciopero chiedendo un aumento di un centesimo l’ora, mentre nel 1998 in Cina altri 3.000 lavoratori fecero sciopero contro la propria ditta protestando contro le pericolose condizioni lavorative oltre che i bassi salari, oltretutto poi vendute in occidente a prezzi altissimi in rapporto al costo.
 
Questa è la parte anti etica della globalizzazione capitalista, ma tornando al basket, come scrivevo a inizio pezzo, riportato anche da giornalisti americani, gli Charlotte Hornets saranno l’unico team a mostrare il logo di Jordan anziché quello della Nike.
 
Un logo che ha fruttato nel 2015 a Jordan circa 100 milioni di dollari mentre in 15 anni di carriera MJ ne ha accumulati intorno ai 94…
 
Un comunicato stampa certifica questo fatto così come gli Hornets, all’interno dello Spectrum Center sono intenzionati a cambiare le posizioni del box office e del negozio per i fan.
 
Personalmente la maggior parte delle divise Nike sportive le ho sempre trovate piuttosto semplici, con poca fantasia, ho sempre preferito quelle proposte da Adidas a livello estetico, ma questi son gusti personali, di sicuro il brand Jordan, sportivamente scrivendo, prestigioso per storia personale, almeno inizialmente darà un effetto che potrebbe portare i Calabroni in un’altra dimensione futura, lanciati in una nuova stagione vincente se oltre al look, Cho, Clifford, lo stesso Jordan e la dirigenza tutta sapranno curare anche il “mercato dei giocatori” e gli equilibri di squadra.
Chiudo inserendo il video dell’annata di Ramon Sessions.
Play deludente sulla strada del mercato estivo.
Charlotte non ha intenzione infatti di rinnovarlo, tuttavia un paio di schiacciate da highlights quest’anno le ha regalate.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.