New players & new hopes

Sconvolgere il panorama in un istante a Charlotte negli ultimi anni si era rivelata un’impresa impossibile.

Il progressivo deterioramento del roster e del talento che è andato in scena aveva semplicemente finito di fare il suo corso azzerando le possibilità di accesso ai Playoffs la scorsa stagione.

L’icona di questo disfacimento è stata senza dubbio Nicolas Batum, che, ossimoricamente, aveva costituito la chiave di volta (in negativo) per mantenere in piedi quella struttura che ha bloccato Charlotte nel limbo per varie annate.

Charlotte, poco attraente agli occhi degli attuali giocatori NBA, ha dovuto spesso pagar di più buoni giocatori per poterli attrarre ma un tetto salariale al limite e il pensiero di Jordan di non superarlo avendo un team che poteva ambire al massimo ad arrivare a un second round, ha fatto sì che ci si trovasse in una situazione pessima.

Kupchak – il GM – però, ha deciso, sfruttando una possibilità che offre la NBA, di tagliarlo a inizio stagione per avere abbastanza spazio e far firmare Gordon Hayward, “la possibilità” della quale parlava lo stesso ex GM dei Lakers.

Indiana Pacers, Atlanta Hawks e New York Knicks seguivano il giocatore ma pare che sia stata decisiva la telefonata di Michael Jordan per portare il vecchio pallino (nel 2014 i Bobcats gli offrirono il massimo ma i Jazz che lo avevano in casa come restricted free agent, pareggiarono l’offerta) del proprietario.

L’accordo è quadriennale e frutterebbe all’ex ala dei Celtics 120 milioni di dollari, 30 all’anno (ne avrebbe percepiti 34 per il suo ultimo anno a Boston).

Così stando le cose Batum guadagnerà comunque i suoi 27 milioni ma spalmati in tre anni ma per gli Hornets quei 9,043.478 milioni all’anno potrebbero essere un dead cap pesante, ecco perché Celtics e Hornets sono in trattativa per trovare eventuali soluzioni che migliorino ulteriormente la posizione di entrambe riferisce Adam Himmelsbach del Boston Globe.

Mentre l’agente di Nicolas Batum (da ricordare che il transalpino aveva deciso di utilizzare la sua player option da 27,13 milioni pur venendo da una stagione con poco minutaggio, 22 partite disputate alla media di 3,6 punti) dice che il suo assistito lavora duramente da due mesi con degli allenatori, tanto da aver perso 10 kg e sei team (Nets, Warriors, Jazz, Clippers, Bucks e Raptors) l’avrebbero contattato mostrando interesse per il francese, Hayward pare deciso a firmare:

“Nella città di Charlotte, non vedo l’ora di iniziare il prossimo capitolo della mia carriera! Sono pronto a giocare per un’altra incredibile organizzazione con gli Hornets”…

La mossa degli Hornets potrebbe rivelarsi un azzardo poiché Hayward negli ultimi anni ha subito una frattura alla gamba sinistra e una distorsione a una caviglia ad agosto che lo tenne fuori un mese.

I miei personali dubbi, come quelli di molti tifosi, sono sul suo reale stato di salute mentre molti lamentano il fatto che sia pagato più del dovuto ma, anche guardando questo video, direi che da molti è sottovalutato.

Probabilmente è vero che il giocatore guadagnerà più di quello che si pensi possa esser un equo stipendio visto il suo status di secondo violino.

Non sarà una superstar ma Gordon va a dare un contributo importante per il gioco degli Hornets come giocatore in grado di mettere punti con discreta facilità (buco evidente degli ultimi Hornets che stagnavano con la palla in mano, bloccandosi per conclusioni improbabili o affidandosi a conclusioni dalla lunga troppo spesso, variando il gioco meno del necessario) con un discreto tiro da fuori, un buon jumper anche in situazioni di uno contro uno potendo andare anche al ferro meglio di Bridges, inoltre è anche un buon passatore secondario.

Kendrik Perkins ha criticato la scelta di MJ ma se l’ex Celtics stesse bene sarebbe un vero upgrade, pagato probabilmente troppo profumatamente, ma la realtà attuale è che se Charlotte vuole attrarre altri free agent di valore e non rimanere nel limbo deve iniziare ad avere un magnetismo più forte.

Bene lo sviluppo dei giovani ma potrebbe non bastare.

Il direttore generale degli Hornets Mitch Kupchak dice spesso che il più grande bisogno di questa squadra non è il ruolo ma il talento collettivo.

Kupchak quindi ha finito, andati i primi due prospetti, per scegliere il giocatore che tutti danno come il più futuribile di questo Draft, il playmaker LaMelo Ball.

Qualcuno, esagerando, l’ha paragonato a Pistol Pete Maravich per l’abilità nel passaggio, altri a D’Angelo Russell, a me i paragoni non fanno impazzire come non fa impazzire suo padre, LaVar, abile però a sponsorizzare i figli e a creare un brand.

Il benvenuto a bordo per LaMelo è d’obbligo, l’ambiente è quello giusto per crescere senza eccessive pressioni potendo tentare di giocare al meglio, ora, accanto a Hayward che gli darà una mano a sentirsi meno solo.

Il roster potrebbe subire ancora scossoni in entrata ma soprattutto in uscita.

Per Rozier si vociferava come nuova casa L.A. sponda Velieri ma al momento sono solo rumor e a Charlotte farebbe comodo un sesto uomo così di lusso.

L’uscita di un giocatore Hornets per mercato o sign and trade con Boston potrebbe verificarsi, dissicile capire esattamente quale sarà il giocatore anche se vi sono degli indiziati principali come Zeller, Monk, Bridges e lo stesso Rozier ma in questo strano e veloce mercato non si può escluder nulla anche se si va rapidamente verso la sua conclusione.

Miles Bridges potrebbe esser panchinato e uscire da ottavo, nono uomo come ala piccola al posto di Hayward, che, se dovesse aver problemi fisici avrebbe comunque un sostituto non indegno anche se non ancora convincente per la verità.
La formazione attuale degli Hornets potrebbe essere verosimilmente la seguente: LaMelo Ball, Devonte’ Graham, Gordon Hayward, P.J. Washington e Cody Zeller al centro.

Il veterano Biyombo ha appena rifirmato un contratto con Charlotte che si immagina sarà al minimo salariale concesso ai veterani secondo John Hollinger di The Athletic.

Willy Hernangomez, pur sentiti anche gli Hornets, ha preferito firmerà con i New Orleans Pelicans, al minimo salariale.
Biyombo ha detto che a marzo avrebbe potuto chiedere un buyout come hanno fatto i compagni di squadra Marvin Williams e Michael Kidd-Gilchrist ma ha dichiarato che sarebbe stato interessante rimanere a Charlotte per vedere come sarebbe andata a finire questo movimento giovanile di ricostruzione post kembiana.
Biz sta facendo anche da mentore a Malik Monk e il suo ruolo di uomo spogliatoio potrebbe essere importante ma i centri attualmente sono quattro e se pur uno tra Richard e Carey Jr. andasse agli Swarm, al momento non avremmo un centro in grado di dare un upgrade immediato alla squadra.

Il taglio di Zeller che guadagna 15,4 milioni sarebbe buono anche per alleviare il peso del cap dopo l’arrivo di Hayward.

In questi giorni sono arrivati oltre a LaMelo e a Hayward (manca ancora la firma) mentre si discute per una sign and trade con Boston che potrebbe coinvolgere una terza squadra, nuove facce a Charlotte, i tre rookie ma anche giocatori che con contratti two-way o da 10 giorni d’esibizione, vanno a riempire il roster oltre l’ultimo slot disponibile.

Vediamoli qui sotto…

Nuovi volti secondari

Vernon Carey Jr.:

Alla posizione numero 32 del recente Draft gli Hornets sono andati su un centro proveniente da Duke.

Nato il 25 febbraio 2001 a Miami, è un lungo di 208 cm per 122 kg.

Vernon Carey Jr. (n° 22) è un centro mancino fisico che è emerso come uno dei giocatori interni più imponenti dell’ACC.

Un atleta imponente che battaglia con energia e fisicità.

La NBA è anche questo e per fare il salto di qualità, l’ex Duke dovrà riuscire a competere con fisici altrettanto massicci.
Se al college, come molti giocatori che si avvantaggiano grazie al fisico, poteva sfruttarlo per uno contro uno, adesso deve dimostrare di poter compiere il salto di qualità anche se il giocatore, sotto l’egida di coach K. Ha mostrato di trovare modalità per metter la palla nel cesto.

Riesce a trovare il contatto finendo per segnare grazie alla sua coordinazione superiore rispetto a un centro normodotato mentre sul tiro da fuori c’è da lavorare ma potrebbe stupire.
Charlotte cercava un difensore fisico e Carey a Duke lo era mentre cercava di fermare i big man avversari che si aggiravano vicino canestro.

Ha concesso 0,672 punti per post sul possesso.
Non veloce nel leggere alcuni situazioni difensive ma ha avuto alcune buone giocate istintive.
Lo scorso anno ha fatto registrare una media di 17,8 punti, 8,8 rimbalzi e 1,58 blocchi.
Ha fatto registrare 10 partite con almeno 20 punti e 10 rimbalzi.
I suoi punti di forza sono: presenza fisicamente imponente in vernice, piuttosto agile per le sue dimensioni, buono skill di mosse in post e potenziale come tiratore perimetrale.
Il padre, Vernon Sr., ha giocato otto stagioni NFL con i Miami Dolphins.

Insomma, per il college un bel giocatore, ora l’attendiamo, spazio concesso da Borrego permettendo, a Charlotte con curiosità per mostrarci di non essere un bluff e darci delle soddisfazioni.

Nick Richards:

Il centro di Kentucky nato il 29/11/1997 è arrivato agli Charlotte Hornets via scambio per una scelta al secondo giro del Draft 2024.
Nato in Giamaica a Kingston, vanta 211 cm per 112 kg ed è stato scelto alla posizione n° 42 del fresco draft.

Richards (n° 14) è emerso avendo anche la fortuna di giocare come matricola sotto la guida dell’allenatore John Calipari.

Ha trascorso la sua seconda stagione uscendo dalla panchina segnando una media di 4 punti e 3,3 rimbalzi a partita.
Fisico poderoso, buona esplosività e mobilità.
Richards ha un discreto gancio, è un rimbalzista di grande impatto e nelle ultime stagioni è riuscito a usare meglio il suo fisico per aumentare le percentuali vicino canestro anche se è un po’ altalenante.
Deve sicuramente migliorare difensivamente ma mostra buone doti nel difender l’anello ed è veloce e mobile nel movimento.
Molto aggressivo nell’inseguire i blocchi, ha mostrato più tempismo e capacità di usare la verticalità durante l’ultima stagione.

Le sue basi sono ancora in work in progress, ma è sorprendente la sua capacità difensiva di scivolare e costringere gli avversari a faticare per batterlo.

Detiene il terzo posto a Kentucky per FG% in carriera: 62,8.
A Charlotte potrebbe far comodo (sempre non passi plausibilmente più tempo in G League per migliorarsi) perché è un lungo alto, atletico e dalla mentalità difensiva, è molto vivace sotto le plance su entrambe le estremità, imposta schermi efficaci e rolla validamente verso l’anello.
Ama il calcio e dice che Cristiano Ronaldo è il suo atleta preferito.
“Ognuno ha la propria storia” è la citazione iniziale di una frase di Richards e allora come si usava dire una volta, auguriamoci che il matrimonio tra lui e Charlotte sia una “bella storia”…

Grant Riller:

Grant Riller (N° 20) è nato il 08/02/1997.

College Basketball returned to Addition Financial Arena on aturday as the College of Charleston Cougars were in town to take on the University of Central Florida Knights and Wright Smith was in Orlando Florida with My4oh7 as the UCF Knights held on to win 72-71. Stay #active with LockedIN Magazine

E’ nato a Orlando ed è fan dei Magic, è alto 191 cm e pesa 86 kg.

Grant è stato scelto al tramonto del Draft, alla posizione numero 56.

La barbuta comboguard ha aiutato negli ultimi anni i Charleston Cougars e con una media di 21,9 punti, 5,3 rimbalzi e 3,9 assist nella sua ultima stagione sotto la guida dell’allenatore Earl Grant è emerso fornendo diverse prestazioni offensive impressionanti contro le difese che cercavano di contenerlo.
Ottimo primo passo, marcatore istintivo con un gioco midrange avanzato e un buonissimo rilascio di tiro, Riller ha portato un pesante fardello offensivo per i Cougars.

Ha svariato su tutto il fronte d’attacco e si è applicato in difesa su giocatori di diversi ruoli. Spingendo la palla in modo aggressivo in transizione e mostrando un po ‘di visione e talento come passatore, ha aiutato la squadra a sviluppare un buon gioco offensivo.

I dubbi sorgono in difesa dove non si è mostrato costante anche se alcune buone giocate atletiche lo hanno messo in luce, sa anticipare o intercettare, subire cariche ma non sempre si è mostrato affidabile mentre va in salto a caccia di palloni vaganti per far partire la transizione e questo fatto gli ha consentito di aver un maggior impatto rispetto alla maggioranza delle guardie a rimbalzo.
Detentore del record del College of Charleston nella sua era NCAA Division I per punti in una singola partita (43).
Secondo miglior marcatore nella storia della scuola (2.474 punti), dietro ad Andrew Goudelock (2.571).
Ha registrato un record di 36 punti contro James Madison, realizzando 6 su 7 da tre punti (30 gennaio).
Le sue migliori armi sono: la versatilità di una comboguard con un impressionante arsenale offensivo, sa gestire la palla bene e crearsi il tiro, esplosività con un primo passo rapido, aggressivo, attacca il canestro e può andare in lunetta.
“Ha sempre avuto la naturale capacità di segnare ma la sua capacità di leggere la partita, la sua regia, la sua capacità di scegliere i suoi punti sono salite di livello”. – Ex assistente allenatore di Charleston Quinton Ferrell.

Se riuscisse a non essere come Troy Daniels, inconsistente in difesa, potrebbe anche ritagliarsi un discreto ruolo come tiratore…

Javin DeLaurier:

L’ala numero 12 ed ex capitano di Duke (4 anni), nato in Virginia, ha firmato un Exhibit 10 day contract con Charlotte.

DeLaurier è alto 208 cm e pesa 107 kg. Ha fatto segnare una media di 3,5 punti e 3,5 rimbalzi in 13,2 minuti durante la sua stagione da senior mentre la media in carriera è di 3,4 punti. Pessimo tiratore di liberi, buone le percentuali dal campo.

Kahlil Whitney:

Ala piccola nata l’08/01/2001 è stato aggiunto momentaneamente al roster dei Calabroni con un Exhibit 10 day contract.

198 cm per 95 kg, il giocatore nato a Chicago ha giocato per i Wildcats prima di dichiararsi eleggibile per il Draft ma le sue speranze sono andate disattese.

A offrirgli una piccola possibilità, rientrando dalla finestra, è stata Charlotte.

Statistiche non eccezionali con 3,3 punti e 1,7 rimbalzi di media per lui lo scorso anno ottenute in 12,8 minuti di media d’impiego.

Keandre Cook:

L’ex guardia di Missouri State, Keandre Cook (196 cm per 84 kg) ha twittato di aver firmato con i Charlotte Hornets.

Il suo sarà un Exhibit 10 day contract. Una delle parti più attraenti del gioco di Cook per gli scout NBA era la sua lunghezza per una guardia e la sua capacità di abbattere i 3 punti.
Cook, alto 195 cm, dice di essere bravo a colpire con i suoi open, mentre il suo allenatore ha elogiato la sua capacità di prendere e tirare.
Ha visto un miglioramento nel suo tiro esterno mentre tirava dal 37,2% nel suo anno da junior a un ottimo 42,3% nell’ultimo anno mentre aumentava anche i tiri presi da fuori.
La migliore prestazione di Cook dall’esterno dell’arco è arrivata durante la seconda partita della stagione 2019-20 quando è andato 6/7 da fuori contro l’Alabama State. Ha concluso la partita con 31 punti, massimo in carriera mentre la sua media è di 13,9 pt.

Xavier Sneed:

Ieri, 23 novembre, Charlotte ha raggiunto un accordo con l’ex ala di Kansas State, Xavier Sneed (fonte: Chris Haynes di Yahoo Sports), free agent, andato undrafted.

Nato in Alabama il 21 dicembre 1997 è alto 196 cm, pesa 97 kg e ha una sorella di nome Ania.

Non ci sono ancora dettagli dell’accordo, si presume che sia uno di quei contratti “esibizione da 10 giorni” per esser mandato eventualmente ai Greensboro Swarm.
Sneed ama tirare, specialmente da fuori ma la sua media è stata soltanto del 33,4%.

10,7 pt. di media in carriera.
La sua forma di tiro è un po’ pittoresca ma è stato uno dei migliori alle Shooting Drills della G League, equivalenti della Combine.

Il giocatore è anche valido sotto l’aspetto difensivo e a rimbalzo.

Alcuni giocatori sono interessanti, magari non completi, i rischi ci sono e si ma abbiamo preso il massimo o quasi di ciò che era alla portata (vedi il rifiuto di Harrell prima di trasferirsi sull’altra sponda di Los Angeles) Charlotte ci sta provando a ritagliarsi un posto tra le squadre dal record vincente in attesa che, dopo l’esplosione della stella Kemba, il magnetismo dell’universo riaggreghi rocce, asteroidi e detriti formando un pianeta vincente.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.