Preseason Game 2: Charlotte Hornets Vs Memphis Grizzlies 98-128

La prima uscita stagionale davanti a un riacquisito pubblico va davvero male.

Dopo la brillante prestazione a OKC, i Calabroni, privi di due titolari e il loro sesto uomo (Hayward e Plumlee per il protocollo di sicurezza nonostante il team sia integralmente vaccinato e Oubre Jr. per distorsione alla caviglia dx), vanno sotto subito non riuscendo più a riemergere.

Dopo il reverse layup di Morant e il 5-0 di parziale targato Hornets (5-2), a Charlotte non riesce poi più molto se non qualche giocata assist di Ball, catch’n shoot di Rozier e iniziativa di Miles.

La difesa latita, il tiro da tre non entra e a rimbalzo Adams e soci mangiano in testa a P.J. Washington & Company.

La small ball di Borrego contro Memphis non funziona e a fine primo tempo, oltre a 24 rimbalzi di differenza, ci sono ben 30 punti di divario: 43-73.

Terzo quarto sulla stessa falsa riga, un distacco che saliva addirittura sino a -39 (grazie al cambio passo della squadra del Tennessee) prima che Memphis staccasse un po’ la spina e contemporaneamente Borrego mandasse sul parquet i nuovi nell’ultima frazione con un Bouknight che, scaldati i motori, decollava per l’iperspazio esaltando a livello iperuranico i sensi del pubblico dopo una schiacciata tremenda.

Bene le bocche da fuoco Rozier e Bouknight, discreto Ball, sufficienti Bridges e Smith, non fantastico Richards, male P.J. Washington, Iwundu e McDaniels.

Kai Jones interessante ma manca di esperienza mentre JT Thor meriterebbe un po’ più di spazio, Scottie Lewis ha messo a referto in poco tempo i suoi primi due punti NBA.

E’ andato tutto storto a Charlotte mentre Memphis mentalmente ha volato sulle ali del vantaggio in una classica situazione psicologica di canestro vasca da bagno.

C’è da lavorare e capire come incastrare meglio le rotazioni ma si è visto ancora un volta che rinunciare a diversi titolari per Charlotte è drammatico anche se questa che è solo un’amichevole prestagionale conta poco, conta molto però per le avvisaglie e gli avvertimenti dati al coach che dovrà sviluppare qualche sistema alternativo di gioco a quelli visti stasera poiché spesso non hanno funzionato e l’affidarsi spesso al tiro da lontano senza aver costruito bene l’azione rischia di essere controproducente poiché si subiscono anche punti in transizione.

Poco male, prossima a Miami pretendendo di meglio.

La personale analisi audio-video sulla partita.

Questi gli highlight della partita.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.