Preview/Anteprima Charlotte Hornets 2019/20

Un Cody Zeller visto da me alla guardia del fortino degli Hornets.

Sotto una stella bipolare

C’era una volta un mondo che per orientarsi su grandi distanze ricorreva alla propria stella “guida”.

Nell’emisfero boreale, la stella polare sotto la quale è stata scoperta l’America è Polaris, la quale ancor oggi rimane romantico punto di riferimento da contemplare nei pressi del nostro polo ma anche le stelle guida, seppur lentamente cambiano e mentre scrivo Jordan sta contrattando la vendita di quote di minoranza con due imprenditori newyorchesi.

Sarà che quando inizia una nuova lunga stagione NBA si avverte quel senso di eccitazione, curiosità, gioia per vedere dove potrà arrivare la tua squadra, anche sapendo che non sarà nemmeno una contender magari ma quest’anno alle latitudini di Charlotte il buio permea tutto e non si vede una sola stella dalle parti del North Carolina.

Il “mercato” è stato francamente imbarazzante; Parker si è ritirato perché la squadra non poteva competere, Kaminsky non è stato rinnovato e Lamb è stato lasciato partire per Indianapolis per cifre trattabili ma l’offuscamento totale dei cieli si è avuto con la perdita di Walker al quale né è stata data una squadra in grado di competere come chiedeva, né l’offerta economica è stata adeguata per mantenere un giocatore del suo calibro, da qui l’orientamento del nostro ex numero 15 di scegliere i Celtics e chiudere un’era.

GLI ULTIMI ISTANTI DI WALKER A CHARLOTTE APPLAUDITO DAL PUBBLICO.

A parte le entrate da Draft, l’unica addizione arrivata dal mercato è stata quella di Terry Rozier (agevolato da una sign and trade con i Celtics dopo la decisione di Kemba), a oggi giocatore da rotazione super pagato che già da oggi definiscono insieme a Bridges la star della squadra.

A fronte di questi movimenti appare lampante che il progetto annuale sia quello di tankare (perder appositamente più partite delle altre squadre) sperando di ottenere dalla lottery la prossima scelta n° 1 e nel contempo far crescere i giovani in squadra se possibile.

Il problema è che il meccanismo della lottery è recentemente cambiato nelle percentuali proprio per evitare che queste situazioni di comodo falsino le partite nei finali di stagione anche se la mia personale fiducia nel metodo lottery è pari a quella che dovrebbe avere lo sparring di un pagliaccio al circo quando si china per raccogliere qualcosa su indicazione del clown e immancabilmente gli viene assestato dalle parti del fondoschiena un calcione con quelle ridicole scarpe gigantesche bombate…

Se Cho era riuscito a stipulare dei lunghi contratti con il nocciolo dei player e di fatto ha finito per condannare Charlotte a una stagnante situazione (idea buona per risparmiare ma rendimento giocatori pessimo), il nuovo GM Kupchak, in due sessioni di mercato estive non ha smosso niente contemplando la montagna franata davanti ai propri occhi, aggiungendo frasi del tipo: “Peccato, era un bel pino”, come se lui fosse esente da colpe dell’incuria societaria.

Il vero colpevole, inviso a molti sportivamente parlando, a oggi in North Carolina è però un’icona del basket stesso, anche in senso letterale visto che gli Hornets sono l’unico team a portare sulla divisa il suo logo come sponsor tecnico.

Ed eccola spuntare sopra Charlotte, la stella MJ.

Una pulsar capace d’incenerire con il suo fascio di radiazioni tutto ciò che era rimasto a Charlotte.

E come un glitch, un’improvviso aumento di velocità di rotazione sulla stella, MJ ha portato a uno sconvolgimento nel roster degli Hornets più impoverito dell’uranio.

Evidentemente MJ come proprietario non ha abbastanza ascendente sui possibili giocatori da portare nella Buzz City anche per altre variabili in gioco.

Se come giocatore Jordan non ha bisogno di ulteriori commenti positivi e dal lato umano spesso si è fatto notare per donazioni degne di stima (vittime degli attentati 2001, a favore delle persone colpite dall’ultimo disastroso uragano in North Carolina e in ultimo altre donazioni per chi è stato colpito da Dorian), come proprietario, è senza mezzi termini e oggettivamente una sciagura cosmica.

Prima GM, poi proprietario da circa 9 anni, mai andato sopra la soglia per la luxury tax, apparizioni ai playoffs con il contagocce e mai un primo turno passato con le uniche tre vittorie ottenute contro Miami nei playoffs 2016…

I fan non sanno più che cosa aspettarsi poiché le scelte al Draft sono andate perdute (vedi Kaminsky) o non stanno rendendo quanto dovrebbero (leggi Monk), non si fa uno sforzo per trattenere il proprio uomo simbolo anche se questo avrebbe comportato magari pagare per un anno la luxury tax per non approdare a nulla ma alla scadenza dei contratti di Biyombo, Williams e MKG avremmo potuto iniziare a rifare la squadra in maniera migliore.

Invece, ecco tre anni di contratto spropositato per Rozier, il che potrebbe indicare due cose: la franchigia vuole ricostruirsi in tre anni circa, oppure non hanno idea di ciò che stanno facendo e una cosa non esclude paradossalmente l’altra, ovvero navigare a vista in acque basse e vedere che succede…

Certo, vista da un altro punto di vista… Kemba non bastava in una situazione così compromessa, ricostruire tutto in due o tre anni dal punto di vista dei risultati potrebbe rivelarsi anche una giusta scelta a lungo termine ma a caro prezzo.

La parola alla difesa

Dato che ovviamente ogni situazione porta con sé una visione soggettiva, anche se si cerca di analizzare oggettivamente i fatti, proverò a dare la parola anche la difesa al direttore generale degli Charlotte Hornets, Mitch Kupchak che tramite il Charlotte Observer ha fatto conoscer la sua (interessata) opinione.

“Transizione”, al posto di “ricostruzione” è la parola che preferisce per descrivere la vita della squadra senza Kemba Walker.

“Se esiste un piano generale, è quello di passare da una squadra costruita attorno a una superstar a una squadra costruita attorno ai nostri giovani giocatori e uno stile di gioco”, ha detto Kupchak…

“Non ho intenzione di allenare una squadra basata sui contratti, su ciò che stai facendo, su dove sei stato arruolato, se sei stato arruolato”, ha detto Borrego.

“Per me non è il mio lavoro. Il mio compito è quello di ottenere il massimo da loro, sia che siano stati draftati o meno.”

Borrego vorrebbe far giocare i giovani, o a Charlotte o eventualmente a Greensboro se non ci sarà spazio nel roster.

Riferendosi a Walker, ha detto: “Abbiamo trascorso anni fantastici con lui e non siamo entrati nei playoffs, cosa ci fa pensare che il prossimo anno sarebbe stato diverso?”

“Devo fare un passo indietro e guardare dove siamo stati e dove stiamo andando. Tracciare una via che ci offra le migliori possibilità di costruire qualcosa che sia sostenibile per più di un anno o due.”

Kupchak ha dichiarato di ritenere che le possibilità di rinnovare la firma di Walker fossero buone alla scadenza commerciale di febbraio.

Oggi sappiamo come è andata a finire anche perché MJ non vuole andare in luxury tax per una squadra mediocre.

Firmare poi Rozier a caro prezzo dai Celtics con una sign and trade aggiungendo anche una seconda scelta però mi è parso eccessivo e va un po’ a cozzare con l’idea di linea verde da Draft.

Personalmente ritengo che Kupchak non sia il principale responsabile della situazione ma sia un interprete inadeguato e limitato dalle circostanze imposte dall’alto.

Componente sottesa, toccata indirettamente nel discorso è quella dei tifosi che si sono visti depredare del loro amato ex giocatore.

La NBA, essendo un business ha bisogno di numeri e la fortuna della città di Charlotte potrebbe essere rappresentata dalla sua espansione economico/demografica che potrebbe attirare occasionali allo Spectrum Center ma mentre il presidente Fred Whitefield annuncia che l’80% dei fan hanno già rinnovato l’abbonamento per la imminente season, altre persone della fan base, anche storiche, hanno fatto già sapere che limiteranno le loro presenze o non saranno presenti allo Spectrum Center la prossima stagione, sfiniti da una gestione che rimanda i sogni di gloria alle calende greche.

La squadra

Completamente rinnovata per “cause di forza maggiore” come dicevamo, gli Hornets hanno una mezza parentela con la squadra della stagione appena trascorsa ma nel cromosoma peggiore e difficilmente ci si avvicinerà al 39-43 dello scorso anno anche se (vedi l’ultima virgolettata di Monk)…

I veterani che nessuno vuole ai prezzi che Charlotte ha elargito generosamente in passato per una pletora di mediocri giocatori ha fatto sì che questi sian rimasti in casa tra rinnovi da player option e contratti più in là in scadenza.

Questo mix tra giovani e giocatori con diversi anni di esperienza NBA potrebbe essere comunque interessante dal punto di vista dello spogliatoio.

Se i più “anziani” mettessero a disposizione la loro conoscenza, i giovani potrebbero integrarsi più velocemente e facilmente.

Dal mio punto di vista questa è una squadra che non ha nulla da chiedere alla stagione e quindi sarebbe lecito aspettarsi che i protagonisti del fallimento delle passate tre stagioni si possano accomodare in panchina a favore di un ricambio che possa favorire lo sviluppo di eventuali giovai talenti se ve ne fossero.

I ruoli sono piuttosto mischiati, nell’ottica di Borrego o per proprie caratteristiche personali alcuni player potrebbero ricoprire anche tre ruoli.

IN & OUT

Acquisti:

Terry Rozier (PG, Boston Celtics), P.J. Washington (PF, Draft 2019), Cody Martin (SG/SF, Draft 2019), Caleb Martin (SG, Free Agent), Jalen McDaniels (SF, Draft 2019), Thomas Welsh (C, Free Agent), Josh Perkins (PG, Free Agent), Kobi Simmons (PG, Free Agent), Robert Franks (SF/PF, Two-Way Contract), Ahmed Hill (SG, Two-Way Contract).

Cessioni:

Kemba Walker (PG, Boston Celtics), Tony Parker (PG, ritirato), Shelvin Mack (PG, Olimpia Milano), Jeremy Lamb (SG/SF, Indiana Pacers), Frank Kaminsky (PF/C, Phoenix Suns), J.P. Macura (SG, Cleveland Cavaliers).

Quest’anno, invece di dividere quindi reparto per reparto vorrei provare a indovinare come potrebbe ipoteticamente in quest’ottica apparire il quintetto per poi passare alle riserve.

Ho cercato di esser abbastanza breve ma per ora i giocatori a roster son 21…

Starting Five

Terry Rozier

Kemba Walker non ci sarà più ma il suo posto da “accentratore” come point guard, non è un mistero, sarà preso da Terry Rozier.

Scary Terry sarà la scommessa forzata degli Hornets, un giocatore che porterà sulle spalle parte del peso offensivo della squadra come uno dei giocatori che saranno più spesso chiamati a finalizzare.

Nei primi quattro anni della sua carriera Rozier è stato chiuso da Thomas e Irving a Boston, quest’anno gli si offre un posto da titolare e c’è molta curiosità attorno a lui per vedere come se la caverà in questa nuova veste, più onerosa ma senza troppa pressione visto che le aspettative del team non sono alte. Le perplessità sono costituite da un gioco dispendioso e poco ordinato in attacco che lo porta a tirare da qualsiasi zona e ciò rende le percentuali più basse di quel che potrebbero essere ma se dovesse avere nuovi stimoli con la divisa degli Hornets chissà che sistemando un pochino alcuni dettagli, non possa rivelarsi un buon acquisto, anche se i fan degli Hornets hanno ancora negli occhi Kemba Walker.

Malik Monk

Come guardia tiratrice, ci ho pensato un po’ su, direi che questo potrebbe essere l’ultimo ballo di Monk giunto alla terza stagione in teal & purple, pronto a fare il salto di qualità o a tendere a scomparire.

Responsabilizzare il giocatore dandogli fiducia ottenendo finalmente una vera guardia tiratrice nel ruolo dopo le esperienze di Stephenson e Batum che tutto saranno fuorché SG pure.

Malik non è certamente un gran difensore ma potrebbe limare qualche punto a partita che probabilmente perderemo lo scorso anno poiché il talento offensivo di Lamb, Parker e Walker potrebbe essere colmabile solo attraverso un abile gioco di squadra.

Probabilmente una delle due posizioni più incerte, al camp “lotterà” con Batum per una maglia da titolare e Borrego potrebbe vedere chi dei due si adatta meglio al gioco di Charlotte e con i compagni.

Di base potrebbe partire anche il transalpino (non lo vorrei a mia difesa nemmeno in una rissa uno contro dieci) per lasciare ben presto il minutaggio reale al nostro numero 1.
Nelle due stagioni precedenti ha mostrato spesso solo lampi ma per esser consistente la nube Monk dovrebbe cominciare a scagliar anche saette e forse il gioco di Borrego potrebbe giovargli se saprà esser meno impulsivo in certe situazioni.
Molto atletico ed esplosivo ha mostrato ottimi backdoor per andare in alley-oop, schiacciate, ma è un po’ leggerino, le sue scelte non sono sempre felici e la difesa, specialmente quella perimetrale, rimane un punto a suo sfavore.

Per compensare un po’ la mancanza di peso Monk sta lavorando questa estate cercando di aumentare muscolarmente oltre a prendersi molti tiri.

Su questi due aspetti dice: “Sta andando abbastanza bene.”

Dwayne Bacon


In ala piccola potrebbe presentarsi Bacon, altro giocatore giovane che sulla riga di Monk dovrebbe fare il salto di qualità.

Sa penetrare o lanciare floater con una discreta agilità ma soprattutto si combinerebbe bene con Monk e Rozier perché “Er Pancetta” è un buon difensore pur con qualche lapsus.

Dwayne Bacon potrebbe essere uno dei principali giocatori che saranno incaricati di prender più iniziative/tiri.

Uno dei principali indiziati nel portar punti come cibo all’Alveare.

Sicuramente sostituire il talento offensivo degli uscenti non sarà facile e Dwayne dovrà lavorarci su, anche per ottenere discrete medie di tiro sebbene nel finale della scorsa stagione abbia mostrato progressi puntando il canestro anche se in società dicono debba migliorare sulla visione di gioco (personalmente a volte mi pare poco interessato a fornire l’assist ma più orientato ad andare fino in fondo).
Dopo la pausa per l’All-Star Game è andato su con medie di 11,4 punti in 27,4, anche grazie al fatto di aver avuto un finale di stagione a disposizione da giocare.

Una stagione da breakout insomma, le sue speranze e le nostre coincidono, pur sapendo di non aver in casa un fenomeno, con più minuti potrebbe aver meno fame di puntare il canestro e aiutare la squadra qualche volta in più a seconda delle situazioni.

Miles Bridges

In PF dovrebbe presentarsi, come annunciato in estate, Miles Bridges che si sposterà quindi da ala piccola ad ala grande in un ruolo più impegnativo in difesa nel contenimento di giocatori più massicci anche se a Miles non mancano kg e velocità per poterlo fare.

Per Miles che entra nell’anno di sophemore, il discorso legato alla crescita è valido, anche se in NBA da meno tempo di Bacon e Monk, ci si aspetta un deciso miglioramento dopo esser stato un po’ fuori dagli schemi nella prima parte della scorsa stagione, utilizzato perimetralmente o per back-door sulla linea di fondo ricevendo passaggi dalle parti del ferro per utilizzare le ancor più evidenti doti di esplosività, potenza e velocità che combinate donavano ai fan dinamitarde intense schiacciate che potremmo rivedere quest’anno rinverdire.

C’è da vedere quanto riuscirà a migliorare in penetrazione, nonostante qualche numero lo scorso anno era partito lanciando mattonate alle tabelle per poi migliorarsi molto e finire per mostrare anche qualche gioco di prestigio e delicatezza/morbidezza inaspettate per un giocatore come lui.

Cody Zeller

Come centro, dopo le black interlude (Al Jefferson e Dwight Howard) ecco rispuntare l’immarcescibile Cody Zeller.

Probabilmente Zeller è un giocatore underrated rispetto a nomi più altisonanti e in passato la sua assenza si è fatta sentire, almeno così dicono le statistiche.

Ovviamente non stiamo parlando di un dominatore delle aree ma di un giocatore utile anche se lo trovo snaturato rispetto a ciò che era a inizio carriera.

In questi anni Zeller ha messo su massa muscolare diventando molto meno filiforme per ottemperare alle esigenze di difesa del pitturato ma stenta di più contro i kg e la velocità di certi avversari perché ciò dal mio punto di vista l’ha privato di una maggiore agilità e tempismo.

I riflessi per difendere son venuti un po’ meno e probabilmente il fisico più possente ed il suo peso maggiore rispetto a un tempo ha minato un po’ la sua salute e un ginocchio già carico.

I numerosi infortuni occorsi a Cody hanno fatto sì che negli ultimi due anni abbia giocato la metà delle partite (82 su 164 possibili).

Le sue (poche) atletiche incursioni improvvise sono sempre comunque molto difficili da fermare e vedremo se riuscirà a trovare una complicità/intesa con qualche giocatore per eventuali pick and roll (i suoi blocchi sono molto buoni grazie ad ampiezza, stazza ed angolazione) anche come finalizzatore.
La scorsa stagione, Zeller ha giocato in sole 49 partite e l’anno precedente è sceso sul parquet in sole 33.

Se dovesse mostrare ancora altri infortuni, non occasionali come quello occorsogli alla mano sul finire del 2017, probabilmente Charlotte lo lascerebbe volare verso altri lidi.
Zeller ha segnato in media 10,1 punti, preso 6,8 rimbalzi e smistato 2,1 assist per Charlotte la scorsa stagione e tutto starà nell’aspetto fisico.

Intorno al ferro avversario si rende spesso pericoloso e i giochi di pick and roll come bloccante o finalizzatore sono succosi, sfortunatamente ciò che gli manca è la capacità di intimidire e bloccare i big man avversari dalle parti del nostro ferro.

The Bench

Attingere alle risorse della panchina sarà altrettanto importante ovviamente anche perché oltretutto in taluni casi le differenze di talento saranno probabilmente limate e compensate da altri fattori come esperienza, tenacia, fisico, a seconda dei casi.

Per fare ordine proviamo a dividerle per i cinque ruoli classici avendo ben presente l’interscambiabilità nel ruolo.

PG

Con l’abbandono della coppia Walker/Parker è lecito aspettarsi che Devonte’ Graham parta per essere il ricambio di Rozier.

Devonte’ Graham-N° 4, PG, 22/02/1995 Raleigh (North Carolina), squadra precedente: scelto al Draft 2018 alla posizione N° 34 dagli Atlanta Hawks e scambiato per due seconde scelte future, a Charlotte dal: 06/07/2018, G. 46, Pt. 217 (a fine stagione 2018/19), stipendio 2017/18: $988,464. Foto: Chuck Burton, AP.

Gamberone troverà un minutaggio più consistente che potrebbe dargli modo di sviluppare le sue qualità.

In Summer League ha fatto vedere già un miglioramento ma ci sarà da lavorare sulle percentuali al tiro ma ancora deve dimostrare tutto.

Dipende tutto da quanto tempo sarà concesso a Rozier e quanto Scary sarà indispensabile per Charlotte.

Dovesse essere un’opzione primaria e funzionante Graham potrebbe scender di minutaggio ma penso che come ricambio principale, almeno per dare un po’ di fisiologico riposo a Rozier (uno che si spende su entrambi i lati del floor, 15/18 minuti potrebbe ottenerli.

Ovvio che Graham probabilmente salirà rispetto ai 4,7 punti di media messi a segno da rookie ma dovrà migliorare il suo 34% dal campo e il 28% da tre punti (ci ha provato parecchio lo scorso anno da fuori).

Efficienza, sicurezza e miglioramenti nel gioco senza palla (qualcosa di buono ha fatto intravedere) per avere un ruolo più importante.

Un po’ di talento c’è e speriamo fuoriesca dai suoi polpastrelli con più continuità per avere minuti di qualità dalla panchina.

Josh Perkins e Kobi Simmons sono alla ricerca di un posto in squadra e mentre il secondo ha giocato qualche partita tra Grizzlies e Cavaliers nei due precedenti anni, il primo è uno dei pochi che mi è piaciuto alla Summer League per la capacità di fare diverse cose, anche in difesa.

Kobi Simmons

Tra tutti quelli a rischio taglio, l’ultimo posto in squadra, fosse per me, lo affiderei a lui.

SG/SF

Due ruoli che si somigliano sempre di più e che si interscambiano ormai senza una reale componente caratteristica e tecnica.

Basti vedere l’equivoco Stephenson ripetuto con quello di Batum in ruolo di guardia tiratrice.

Il francese che ha disputato un tiepido mondiale si candida per un posto da titolare come SG ma potrebbe “swingare” anche in ala piccola.

Partiamo con Nicolas Batum, il giocatore di “lusso” che si contenderà con Malik Monk probabilmente il posto da starter.

Il fatto di essere il giocatore più pagato del roster e la considerazione di cui gode in società per il fatto di riuscire a metter a incasellare pochi zero nelle varie voci del tabellino delle statistiche lo potrebbe favorire ma il transalpino è stato spesso inguardabile sia in attacco che in difesa dopo l’0anno nel quale ci ha aiutato a conseguire i playoffs.

Era il 2016 e dopo tre anni fallimentari io direi basta a meno che non si voglia continuare a farci del male provando e riprovando un giocatore che ha avuto troppe chance di riscatto.

Troppo tiro da fuori, non sempre preciso, poche penetrazioni, difesa svogliata, statistiche in calo…
La scorsa stagione, Batum ha segnato in media solo 9,3 punti ed è sceso in altre statistiche chiave rispetto ai suoi valori.

Dal mio punto di vista si tratta di un giocatore in inevitabile declino per il livello NBA, solo che a Charlotte fanno finta di non capirlo…

Nel ruolo di guardia o ala piccola, Cody Martin (lui dice che si sente un play) potrebbe dire la sua dopo aver mostrato differenti qualità in Summer League che hanno impressionato qualche opinionista.

Personalmente son rimasto deluso dalle troppe palle perse ma è normale per un giocatore che sta entrando in un livello superiore e deve capire come adattarsi tanto più che parlando di adattamento martin può ricoprire almeno tre posizioni e questo potrebbe spingere il coach a schierarlo a seconda delle esigenze momentanee nelle posizioni richieste facendo guadagnare a Martin minuti tra le rotazioni secondarie.

Cody Martin, 36^ scelta di Charlotte al Draft NBA di codesto giugno, arriva da una season in Nevada nella quale ha ottenuto 12,1 punti, 4,5 rimbalzi e 4,9 assist di media. Anche se nella Summer League è sceso a 8,6 punti, 3,6 rimbalzi e 1,8 assist.
Diciamo che Martin è una speranza e i controversi giudizi e dubbi su di lui potranno esser eventualmente spazzati via con il tempo se a Martin ne verrà concesso sul parquet.

Le possibilità le ha, ora sta a lui e in chi lo vede intravedere le sue doti e crederci mentre Caleb Martin, SF (anche lui multitasking) gemella di Cody, dovessi fare un pronostico, alla fine penso verrà arruolato a Greensboro per vederlo migliorare….

PF

Partiamo con Michael Kidd-Gilchrist, un po’ per il fatto che fu la seconda scelta dietro ad Anthony Davis nel famoso Draft “scippato” a Charlotte e perché rimane il giocatore più enigmatico del roster.

Lo scorso anno il coach lo ha shiftato da ala piccola ad ala grande e per qualche minuto come centro, cosa si voglia fare con lui quest’anno è impossibile saperlo.

Charlotte ha appena lasciato andare Kaminsky smentendo la propria scelta e anche per MKG l’anno prossimo potrebbe essere tempo di cambiare aria.

Ciò che lo tiene in vita, inutile scriverlo, è il suo buon rendimento difensivo anche se in qualche serata incassa pesantemente ma rimane uno dei migliori difensori di Charlotte anche perché non si risparmia ma dai suoi infortuni secondo me è uscito un MKG modello matriosca, leggermente più piccolo, con meno capacità atletiche e di esplosività. Numeri in calo a rimbalzo e i minuti concessi quest’anno potrebbero essere calanti se Borrego decidesse che non farà parte del progetto futuro ma in fondo MKG in rotazione può essere sempre una valida opzione se accompagnato da giocatori più propensi ad offendere (non mancano) perché anche se il nostro Re Leone ha messo su anche un saltuario tiro da tre punti, dei piazzati e qualche volta ava a canestro (senza prender poi molti contatti), rimane un giocatore da punti di rottura al quale magari scaricar palla quando le altre fonti di gioco e punti sono rimaste impantanate nelle sabbie mobili difensive avversarie.

Continuiamo con, PJ Washington, principale scelta di Charlotte al Draft che per convincere Borrego a dargli dei minuti dovrà cercare da subito di farsi trovare pronto.


Non sarà facile e comunque PJ Washington rimane, nonostante la buona stagione a Kentucky, un piccolo mistero.

Un po’ perché la concorrenza nel ruolo di PF è molta e un po’ perché per problemi al piede non ha giocato la Summer League.

Descritto come giocatore moderno e versatile, capace di allungare il campo, prendere molti rimbalzi, tirare e potrebbe anche avere un buon futuro ma per ora è solamente un rookie.

Borrego forse non gli darà lo spazio che una dodicesima scelta potrebbe ricevere ma accumulare minuti significherebbe aumentare di esperienza e lo slittamento nel ruolo di centro o il contro-slittamento come ala piccola potrebbero aiutarlo a ottenere qualche minuto in più.

Chissà che la capacità di andare a rimbalzo possa aprirgli una strada migliore durante la stagione.

Jalen McDaniels, ala grande alle prese con una vecchia storia proprio non edificante, rischia di non partecipare al camp.

Chiudiamo con Marvin Williams, il quale sembrerebbe aver perso il posto da titolare a favore di Bridges.

Immagino che Marvin, stimato professionista, continuerà a svolgere il suo lavoro al meglio ma nonostante alcune serate dove ha mostrato una buona difesa, una buona applicazione su certi avversari, i punti di rottura e le triple scagliate a inizio primo e terzo quarto solitamente, non sono abbastanza. L’età avanza e inesorabilmente a questi livelli l’esplosività e ‘atletismo calano anche se in alcune circostanze possono esser riproposte ma in edizione limitata.

Troppo scostante a livello realizzativo, può passare da buonissime serate, anche al tiro da fuori, ad altre tragiche dove i suoi punti vengono a mancare.
Ha segnato in media 10,1 punti e catturato 5,4 rimbalzi la scorsa stagione.

Williams potrebbe iniziare a essere il classico saggio dello spogliatoio, una guida per i giovani ma non per questo rinuncerà immagino a voler giocare i suoi minuti.

Alcuni siti lo danno come uno dei candidati a lasciare Charlotte anche durante la stagione regolare se ve ne fosse l’occasione.

C

Nel ruolo di centro gli Hornets non hanno né aggiunto né tolto nulla se non un Thomas Welsh fortemente indiziato di taglio e ai bordi delle gerarchie attuali nel ruolo.

Dal mio punto di vista è quindi ipotizzabile che Zeller detenga il ruolo da titolare mentre Biyombo con Willy Hernangomez si giocheranno il posto per backup principale.

I due hanno caratteristiche fisiche e tecniche nettamente differenti e questo potrebbe renderli complementari, Borrego potrebbe quindi decidere di schierarli alternativamente a seconda del tipo di partita a seconda di ciò che pensa sia più adatto anche in un frangente di partita.

Bismack Biyombo ha chiuso con 4,4 punti e 4,6 rimbalzi di media la scorsa stagione in 54 partite.

Biyombo è un altro di quei giocatori che provano a migliorarsi facendo più lavoro rispetto alla norma dei giocatori NBA ma le sue doti tecniche e balistiche sono rimaste limitate, i punti portati sono pochi perché non è un player che tende a forzare molto quando ha la palla.

Il problema è che se Borrego decidesse di dare spazio a PJ Washington come centro in alcuni momenti per giocare una small ball, Biyombo, insieme al suo spropositato ultimo anno di contratto, potrebbe veramente sparire dai radar.

“Protect the rim” potrebbe essere il motto di Biz per avere spazio durante la prossima stagione ma non credo che gli Hornets vorranno rifirmarlo alla scadenza del contratto e de facto questo potrebbe essere un fattore determinante per il quale Biz avrà poco spazio.

Più facile inserirsi forse per Willy Hernangomez (neo laureatosi campione del mondo con la Spagna) che ha due anni in meno del congolese, un contratto nettamente inferiore che lo potrebbe portare a far parte di un progetto futuro e un fisico differente che lo porta a esser più agili con mani più capaci in attacco anche se difensivamente la fisicità dell’africano è preferibile a quella del più spostabile Willy.

Hernangomez in tempi di magra potrebbe ottenere più minuti rispetto a quelli giocati negli scorsi anni anche perché porta in dote 7,3 punti e 5,4 rimbalzi in soli 14,0 minuti di media…

Come per molti altri il suo “tallone D’Achille” è costituito dall’aspetto difensivo dove si dimostra ancora fragile a livello NBA.

Sarà agente libero a fine stagione ma Charlotte a un prezzo leggermente superiore all’attuale potrebbe anche trattenerlo se Willy mostrasse progressi e la società pensasse di puntare su di lui per un anno o due…

Two Way Contract

I contratti a due vie, già per definizione denotano la doppia destinazione del giocatore e sono sbilanciati in favore della squadra affiliata alla maggiore quindi Robert Franks e Ahmed Hill passeranno gran parte della stagione a Greensboro.

Oltretutto lo scorso anno Macura e Chealey videro pochissimo il parquet con Borrego.

Ahmed Hill, nato a Fort Valley in Georgia, è una guardia tiratrice ventiquattrenne che difficilmente troverà spazio dietro i vari Monk, Batum e Bacon.

Più degli altri quindi potrebbe essere importante impressionare favorevolmente lo staff tecnico al camp per indurre Borrego a schierarli in qualche occasione, specialmente se dovessero esservi delle defezioni.

Robert Franks sembra avere talento offensivo ma anche lacune, specialmente difensive.

Robert Franks

Giocatore moderno che può allargare il campo, giocare più posizioni e dire la sua in attacco ma se vuole fare il salto di qualità deve migliorare in difesa.
Durante la sua stagione da senior nello Stato di Washington, Franks ha raggiunto una media di 21,6 punti e 7,2 rimbalzi, sparando dal 40% dal fuori tuttavia i livelli di G-League e di NBA salendo metteranno a dura prova le capacità di Franks che potrebbe rimanere uno dei tanti ai margini ma se gli Hornets in ricostruzione troveranno spazio anche per dargli qualche opportunità forse potrebbe avere l’occasione di entrare nel giro che conta, il problema è che tra i lunghi gli spazi e le rotazioni sono già affollate anche se non di qualità eccelsa.

Aspetto Tattico

Al suo secondo anno Borrego riproverà a fornire una versione migliorata del suo personale run & gun (corri e spara) che oggi va così di moda tra numerose squadre NBA ma che al sottoscritto personalmente non piace molto quando le scelte sono forzate.

Per fare ciò dal mio punto di vista avrà bisogno di giocatori che hanno fame, in genere i più giovani o chi ha voglia di riscatto, di dimostrare, ecco perché il mio starting five comprendeva una green line con Monk e Bacon al posto dello svogliato Batum.

Se i giovani garantiscono impegno e corsa, spesso però devono migliorare e affinare qualche dote tecnica come il tiro da tre punti che Borrego predica ma deve essere migliorato da molti, altrimenti sarà scelta poco funzionale e controproducente.

Bacon lo scorso anno aveva un soddisfacente 43,7%, Rozier un “accettabile” 35,3, ma Monk con un 33,0%, Bridges con il 32,5% e Graham con il 28,1% devono migliorarsi.

Di contro i giocatori scelti al Draft paiono essere soluzioni ibride in grado di ricoprire più ruoli come i due Martin, McDaniels, PJ Washington o giocatori che sanno riempire i tabellini come Perkins, il quale rischia però d’esser tagliato anche se la sua versatilità e capacità farebbe comodo a Charlotte che “offre” qualche lacuna difensiva agli avversari che il nostro giocatore da Summer potrebbe colmare.

Tornando all’attacco, rimpiazzare Walker non sarà semplice perché Kemba aveva stabilizzato il suo gioco con soluzioni abbastanza efficaci, tiri da tre punti presi dopo esser passato da un blocco semplice, magari uno stagger o un hand-off dal quale poteva anche in corsa puntare a canestro, pochi tiri presi dal mid range da dove soleva magari alzarsi dopo uno step-back dei suoi nel caso la difesa o il difensore singolo l’avessero chiuso in quell’azione.

Di certo Kemba riusciva a prendersi buone soluzioni anche da solo.

La differenza nel riuscire a crearsi un buon tiro e doverselo prendere grazie ai vantaggi divide già i giocatori in un paio di categorie ma sfortunatamente Kemba, Parker, Lamb e Kaminsky, giocatori che riuscivano a crearsi lo spazio per andare a canestro o tirare non ci saranno più, per questo saranno importanti spaziature, blocchi e schemi per prendersi vantaggi ed evitare di forzare tiri, “ponticelli” dalla bassa percentuale.

Magari penetrazioni con scarico ed eventuale extra pass potrebbero essere soluzioni anche se non avendo più giocatori d’esperienza sono pronto a scommettere che non saremo più tra le prime tre nei palloni persi come i due anni precedenti.

Zeller potrebbe ricoprire il solito oscuro ruolo chiave in ciò mentre dovranno esser trovate soluzioni per far render al meglio gli esterni come Monk e Bacon.

In difesa siamo rimasti al palo, legati agli atavici problemi di rim protector (Borrego ne vorrebbe uno ma dopo l’addio di Howard il nulla) che si legano e si leggono come un elettrone gira attorno al protone nel nucleo.

Sulla linea da tre punti i tiratori avversari hanno troppa libertà per via della tendenza a chiudere il pitturato ma anche le dimenticanze difensive e le rotazioni non sempre con tempismi adeguati hanno portato i team avversari a prendersi comodi tiri dagli angoli o comunque appena al di fuori dalla linea dei tre punti.

I close out dovranno esser più efficaci anche in termini di difesa totale.

Buoni giocatori ma non sempre immarcabili, lo scorso anno (Rodney Hood, Trey Burke, Lou Williams già un gradino sopra e altri) hanno trovato serate da massimo in carriera contro gli Hornets, la priorità è difender meglio.

Pochi i giocatori capaci di rubar palloni, un pelo meglio con le stoppate ma nulla di che e una difesa per nulla aggressiva (Batum su tutti, che viene ancora ricordato come un buon difensore ma lo era qualche anno fa) hanno consentito ai rivali spesso di chiuder le loro azioni con un tiro che sia andato a segno o no…

La pressione cliffordiana è andata perdendosi nel tempo, peccato perché la densità che gli Hornets riuscivano a produrre in taluni casi, specialmente allo Spectrum Center, portava anche a far perder palloni agli avversari.

Previsione

Inutile nascondersi dietro un dito.

Al momento la squadra a parer personale sembra essere tra le più povere di talento della NBA ma ci sono sempre altri fattori come determinazione, coraggio e voglia di migliorarsi, gli spazi per molti giovani di mettersi alla prova ci saranno e si potrebbe salire di tono durante la stagione.

A Borrego il compito di amalgamare la squadra:

Come potrebbe funzionare una franchigia, un squadra, un giocatore prendendo in prestito una caffettiera dove ogni componente è fondamentale, dai soldi che fanno partire il tutto, dalle scelte che si fanno, ai buoni giocatori, alla pressione su di loro e al lavoro passando dal filtro del coach e la guarnizione, ovvero il gioco di squadra, circolare, alla fine si arriverà al risultato che non è però la fine di tutto, perché la prospettiva, specialmente per un giovane team, è sempre quella di migliorarsi…

Paradossalmente rimarrà una regular season singolare.

Più vittorie vorrebbe dire abbassare la possibilità di ottenere una prima o seconda scelta al Draft.

Io, volando basso, orientativamente penso che questa sia una squadra sulle 18/20 vittorie, massimo 25/26, i bookmaker a Las Vegas la danno a 23,5, insomma, non c’è il rischio che si facciano i playoffs ma non poniamo limiti alla fantasia, anche se la realtà dice che dovremmo passare un’amara stagione, magari togliendoci qualche soddisfazione in singole partite sperando di aggiungere un rookie la prossima stagione e che la franchigia il prossimo anno tagli i rami secchi per liberar spazio e andare finalmente sul mercato per costruire una squadra almeno degna dei predecessori anni ’90 ma per ora do credito a Monk che ha detto: “Non c’è pressione su di noi adesso. Non pensano (la gente) che vinceremo, quindi dobbiamo uscire e mostrare loro cosa possiamo fare”…

Allora auguri a Monk e agli Hornets.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.