Sfida ai Numeri

Quando Michael Jordan, anche per quest’anno, ha deciso di non superare la soglia della luxury tax è andato incontro a un rischio.

Parker si era già ritirato e il piano sul Tank da parte della franchigia era già quello di non rifirmarlo ma, dalla scacchiera il rischio di perdere Walker e Lamb diveniva concreto.

Tralasciando che la trattativa con i due nuovi investitori newyorchesi per aquisire quote della franchigia è andata in porto, de facto Jordan, che secondo questa vecchia immagine pubblicitaria, andava bene in matematica (ironicamente sarebbe colpa di Janice Hardy quindi?), ha sfidato i numeri, i quali ci consegnano oggi una squadra che da molti analisti è giudicata poverissima di talento che potrebbe anche arrivare ultima quest’anno o giù di lì.

A dire il vero MJ ultimamente ai fan degli Hornets produce un po’ più effetto Space Jam…

Difficile trovare una vera quadra che dalle cifre ci porti ad individuare esattamente come sarà la nuova stagione degli Hornets poiché il fattore umano e le numerose variabili, nonché l’interpretazione o la parzialità dei contenuti presi in esame, possono essere mine che facendo sbalzare un’ analisi, discostano alla fine il risultato ma i vecchi numeri non mentono…

Vediamo allora cosa hanno perso gli Hornets lo scorso anno in funzione di una possibile compensazione dei nuovi elementi.

Quanto dovranno “pedalare” i nuovi per colmare la voragine lasciata dagli ex?

Lo faremo con otto tabelle considerando i sei ex, sebbene Mack e JP Macura siano molto marginali (non ci vorrà molto a far meglio) ma per la precisione debbono essere inclusi.

Partiamo con l’istogramma sul minutaggio che i sei hanno ottenuto:

Il minutaggio sta alla base per comprendere diversi fattori.

Innanzitutto quanto spazio potrebbero ricavare i giovani già solo dai minuti che lasceranno i giocatori fuoriusciti dal roster, gli “out” nella tabella per comodità.

19830 minuti sono stati i minuti giocati in totale dallo starting five lo scorso anno.

Di questi, 6930 (il 34,9%, più di un terzo del totale) saranno quelli da redistribuire al nuovo roster.

Direi che spazio per la crescita ce n’è…

Walker polarizzava il minutaggio con 2863 minuti sul parquet (Rozier prenderà il suo posto ma quanta resistenza unita a qualità avrà l’ex Celtics abituato a esser giocatore da rotazione? Dubbi legittimi ai quali spero Scary risponderà positivamente…) e un 14,4% complessivo, a seguire gli altri in grafica.

Continuiamo osservando i punti realizzati:

Qui la cosa si fa preoccupante.

9081 furono i punti realizzati, la media è di 110,7 ma senza i principali realizzatori con punti nelle mani (Walker, la spalla Lamb, ma anche Parker e Frank), il punto interrogativo è chi compenserà e se riuscirà a compensare un gap tecnico evidente, nonostante i minuti per migliorare il proprio gioco ci siano.

Walker aveva una media di 25,6 punti, Lamb di 15,3 (secondo miglior marcatore) e per salir sul podio, ex aequo, ecco la strana coppia Marvin Williams e Cody Zeller che ritroveremo quest’anno ma con solo 10,1 punti a testa, rasentando la singola cifra.

Il 46,9% dei punti dello scorso anno però proveniva da giocatori che non ci saranno più quest’anno.

Cerchiamo di capire quanti tiri a partita prendevano gli ex:

Notiamo subito come differenziale che, gli “Out”, prendevano il 46,8% dei tiri della squadra realizzando poi lo 0,1% in più, come da tabella precedente.

Questo discostamento ha un valore positivo ma è minimo.

Bisognerà fare scelte oculate e magari evitare troppo spesso personalismi avventati.

Walker lo scorsoo anno tentò 1684 volte dal campo seguito da Lamb come spalla con 979 mentre Parker dalla panchina, puntava sì l’area ma tra riposi e parte finale della stagione in panca ha finito per non esser a ruota del nuovo Pacers ma è andato nettamente staccandosi.

Kaminsky segnava il 46,3% dei suoi tiri sfruttando il fattore altezza e dei tiri presi più comodamente (non sempre), Tony Parker il 46,0%, Lamb il 44,0%, Walker il 43,4%.

Nel gioco di Borrego le conclusioni da fuori sono considerate arma importante, ecco quanti tiri prendevano i ragazzi “out” e quanti sono riusciti a infilarne la scorsa stagione:

Il 45,1% dei tiri è stato preso dagli “Out” che ne hanno realizzati il 44,8% sul totale di tutta la squadra.

Walker ne prendeva il 26,2% riuscendo però a metterne il 26,6% del team (35,6% è stata la sua percentuale lo scorso anno, da non confondere con le percentuali fuori parentesi che sono quelle rispetto al team, le complessive), Lamb ne prendeva l’11,8% realizzandone l’11,7% (34,8%) mentre Frank The Tank con il 4,99% preso ne realizzava il 5,11% per un suo personale 36,0%.

Penultimo aspetto da trattare è il tiro libero, è sempre importante avere la capacità di mettere in difficoltà la difesa avversaria e riuscire ad andare in lunetta nelle situazioni di irregolarità, ancor di più lo è realizzare le occasioni a disposizione:

Qui saliamo addirittura sopra la metà del totale squadra nonostante si stia parlando di solo 6 giocatori su un roster di 17…

Questo testimonia la qualità dei vari giocatori che sapevano trovar spazio in penetrazione o il contatto, per non parlare di qualche and one ben riuscito.

Lamb con l’88,8% e Walker con l’84,4% in lunetta erano garanzie, con il 73,8% Kaminsky precedeva Parker con il 73,4% ma purtroppo Biyombo con il 63,7% è rimasto in roster mentre da Willy, terzultimo lo scorso anno con il 69,4% (peggio di loro solo Mack con il 55,6%) mi aspetto di più.

Ce la faranno i vari Monk, Bacon e compagni a non far rimpiangere i partenti?

Inutile dire che se già Charlotte non ha quell’appeal della squadra un po’ più tutelata per inerzia delle altre, senza i top player qualche non fischio arbitrale, detto senza ipocrisie, potrebbe arrivare.

Infine uno sguardo ai rimbalzi totali:

Cosa perde Charlotte, considerando che in realtà l’unico lungo andato perso è stato Kaminsky?

Non molto, Lamb e Walker insieme ne catturavano il 22% sul 29,1% totale degli “Out”, considerando che Kaminsky nella prima parte della stagione non ebbe spazio, il suo contributo finale fu limitato.

Il pacchetto lunghi è rimasto pressoché inalterato e il neo-campione del mondo Willy Hernangomez è uno che in pochi minuti mette su buone cifre a rimbalzo, Biyombo c’è, sperando che Cody riesca a dare un po’ di protezione in più sotto questo aspetto.

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Traendo delle conclusioni direi che sia corretto pensare che dove non arriverà il talento, il gioco di squadra dovrà essere essenziale in attacco, Borrego ha detto che la difesa sarà un aspetto fondamentale e questo dovrà essere realmente un aspetto fondante per una squadra di questo genere anche se conciliare una run and gun con una squadra di giovani e una difesa attiva sarà impresa non semplice, speriamo non utopica.

Bacon, Batum, Hernangomez e Williams sono rispettivamente i primi 4 giocatori per percentuale nella realizzazione da tre punti della scorsa annata e sono rimasti tutti.

Rozier da fuori lo scorso anno da noi sarebbe arrivato settimo con le percentuali 2018/19 ma l’anno precedente aveva fatto meglio.

A rimbalzo potremmo anche bastare nonostante qualche preoccupazione, specialmente se PJ Washington dalla panchina saprà imporsi subito mentre c’è curiosità per Bridges spostato in PF.

Fondamentalmente perdiamo in qualità, il punto interrogativo a questo punto, se non siete già proiettati verso il prossimo Draft è: “Ce la faranno i nostri eroi a compensare alle statistiche perdute?”

Direi che è una vibrante o sfibrante (fate voi) sfida ai numeri…

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.