Stars Countdown

Utilizzando “Notte Stellata” di Van Gogh, andremo a toccare l’argomento legato al rientro delle tre star Hornets infortunate da lungo tempo.

Intro

Ci hanno spiegato scientificamente che l’inizio del nostro universo deriverebbe dall’esplosione conosciuta come Big Bang ma le cose si fanno più complicate quando si cerca di ricostruire il perché dello scoppio, figuriamoci se si tenta di ricostruire – andando sempre più a ritroso – che cosa vi sia stato prima di quel che noi chiamiamo tempo.

La mente si perde incapace di fissare un punto iniziale inerziale che sostituisca il nulla.

Esiste un inizio del tempo o la domanda in questione è irrilevante perché non esiste davvero il tempo ma solo una sequenza di eventi fisici che portano a “costruzione e distruzione”?

E se in fisica quantistica la freccia del tempo è relativa, la nostra macro-fisicità ci porta a sperimentare gli effetti di ciò che definiamo (erroneamente o meno) tempo, in ogni momento.

Elemento imprescindibile nel basket come nelle cose di tutti i giorni, misuriamo il tempo in maniera relativa calcolandolo sulla base del nostro ambiente.

Eppure anche all’interno del tempo ci sono vari tempi che scorrono in maniera differente (concetto di spazio-tempo) legati alla fisicità degli oggetti.

E’ noto, per fare un esempio semplice, che la luce delle stelle impiegherà ad arrivare a noi quel tempo necessario sulla base della distanza percorsa, ciò significa che se la luce solare impiega pochi minuti per arrivare da noi, osservando stelle nettamente più lontane faremmo letteralmente un viaggio nel tempo vedendo com’era quella stella anni luce prima e non è detto che paradossalmente essa possa anche non esistere più.

Dalla clinica per alienati mentali di Saint-Rémy de Provence, Van Gogh nel 1889, dipinse prima dell’alba questo ritratto dove bellezza e inquietudine si fondono mostrando in una potente distorta visione onirica ciò che il pittore poteva osservare.

Una potente visione che vuol trasmettere l’anima del soggetto dove oltre la Luna e Venere (la stella del mattino), altri astri più distanti, luminosi o fiochi, una compagnia di contemplazione ed esaltazione per il genio olandese cui è dedicato un episodio del film “Sogni” di Akira Kurosawa.

Da molto tempo tre delle principali stelle degli Hornets non sono presenti nel cielo dei tifosi ma prima di parlarne vorrei citare Terry Rozier e lo stato della squadra che nonostante la gioventù sembra un po’ “sulle gambe” in alcune serate.

Rozier e la stanchezza

Terry Rozier ha sostenuto la squadra molte volte quest’anno giocando sopra le aspettative ma ultimamente sembra abbastanza cotto.

Nelle ultime due partite ha tirato con un 8/35 dal campo e un 1/15 da 3 punti.

Sicuramente tutti noi siamo dispiaciuti sia per l’esito delle due partite appena giocate che per le prestazioni di un Rozier sottotono se non fritto.

Le assenze di tre principali terminali offensivi hanno costretto Rozier a dividersi in 4: leader, marcatore (arrivato da Boston da riserva con capacità difensive principalmente, oggi è il principale scorer della squadra), difensore e uomo assist.

Terry mantiene comunque una mentalità marziale senza ingombranti paure quando la partita conta.

“Niente scuse. Abbiamo la fortuna di essere nella posizione in cui ci troviamo, di giocare il gioco che amiamo. Dobbiamo solo superare il momento. Anche tutte le altre squadre stanno disputando molte partite” ha detto Rozier.

Terry sa che alcuni fan prenderanno a criticarlo:

“Avrai dei crolli. Avrai partite nelle quali i tiri potrebbero non entrare. Molte persone reagiranno in modo eccessivo. Il mio lavoro è guardarmi allo specchio, restare in equilibrio e prendermi la colpa. Preoccupami per la prossima partita.”

“Vorrei far riposare tutti i ragazzi a essere onesti. La realtà è che questo è il programma. Questa è la NBA”, ha detto Borrego.

“Abbiamo fatto riposare Terry una volta (contro i Los Angeles Lakers il 13 aprile) ma come agonista vuole giocare.”

“Gestione del carico” è un termine alla moda nella NBA solo che adesso sarà più dura permettersi di risparmiare qualcuno in queste condizioni.

“Ho cercato di gestire le loro menti e i loro corpi per tutta la stagione. Abbiamo le ultime 10 (partite). Abbiamo bisogno di ognuno di loro”, ha proseguito Borrego.

Personalmente amo la determinazione di Rozier, ovviamente le sue pagelle recenti hanno rispecchiato ciò che ha mostrato sul parquet ma chiedo al buon “Scary” di rifiatare un po’ e farci vincere le prossime partite gestendole con intelligenza, battere specialmente contro quei team che non abbiamo ancora battuto e quelle più easy per approdare ai playoff giacché gli Hornets sono sull’orlo del precipizio di un’ottava posizione che potrebbe anche divenire una scomoda nona o decima per dei play-in complicati ma almeno, nonostante l’intensità del calendario, la maggior parte delle avversarie sono abbordabili sulla carta.

Charlotte era quarta prima degli infortuni e prima della propria divisione. Oggi rischia di diventare quarta nella Southeast con la rimonta di Washington clamorosa ma saranno decisive per le sorti degli Hornets la sfida contro Miami e forse l’ultima nella capitale.

Countdown

Tornando alla squadra, il giorno che sta scorrendo e quello di domani saranno 47,30 ore fondamentali per generare un riposo ristoratore.

E’ sicuramente poco ma poi ci saranno partite ogni due giorni e diversi back to back perché il conto alla rovescia degli Hornets sarà di 10 partite in 15 giorni.

Una marcia della morte se Borrego non riuscirà a coniugare il minutaggio dei pezzi migliori con il risultato.

Abbassarlo sarebbe rischioso per il risultato della partita perché di alcune facce sul parquet che hanno ottenuto recenti e inaspettati spazi se ne ha anche la nausea poiché si vorrebbe vedere più qualità e divertimento sul parquet.

Rientri

La domanda che tutti i fan si fanno è: “Quando rivedremo Monk, Ball e Hayward?”

Il piano è che Ball (polso rotto, fuori dal 20 marzo) e Monk (caviglia slogata, out dal primo aprile) si mischino con i giocatori che non ruotano per verificare se sono idonei per giocare una vera partita.

Hayward è ancora più lontano da questa possibilità indossando ancora uno scarpone da passeggio per proteggere il piede destro slogato.

Dall’Observer fanno sapere che c’è una speranza che Ball e Monk possano giocare entrambi questo fine settimana anche se aspettarsi subito grandissime cose potrebbe rivelarsi erroneo però, nonostante Bridges, Graham e P.J. Washington in particolare stiano sostenendo la squadra ciò non basta.

L’apporto di Ball e Monk (ROY o ROTY in progress per il primo che dal 57% dovrebbe quindi passare oltre il 60,0% dando una spinta e una rinfrescata che convincerebbe gli addetti a votare per lui per il titolo di rookie of the year) non risolverebbe il problema del centro ma darebbe più qualità e punti alla squadra abbassando l’eccessivo sovraccarico in minutaggio di alcuni elementi allungando le rotazioni e giacché Borrego spesso usa la small-ball potremmo permetterci di avere migliori più opzioni dei quintetti sul parquet.

E se in un aforisma Cesare Pavese diceva che “non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi”, allora speriamo che si possa accedere ai meritati (dal mio punto di vista vista la resilienza della squadra in un momento così difficile, falcidiata da importanti e lunghi infortuni) playoff con qualche attimo sportivamente indimenticabile.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.