La neofilia della SF

Forse qualcuno si sarà chiesto, riferendosi al titolo, a cosa si riferisse SF, ovviamente non sta né per Scuderia Ferrari, né per Street Fighter tantomeno per San Francisco ma per small forward poiché gli Hornets pare stiano facendo collezione di ali piccole da Josh Green in poi.

La neofilia, ovvero il bisogno di avere sempre costanti novità intesa come nell’accezione peggiore della situazione, porta il tifoso a disaffezionarsi poiché vede i pezzi migliori partire (c’è uno svuotamento materiale ma anche affettivo), distrugge i progetti che Charlotte puntualmente tenta di costruire e poi smantella nel giro di qualche anno smentendosi, spesso accortasi di aver sbagliato scelte ma dato che tutto è permeato da variabili, a qualcuno in società non è mai venuto in mente che dopo anni di insuccessi, forse un po’ di mea culpa per l’incompetenza ci starebbe?

La stagione non ha più nulla da dire ma i tifosi si augurano comunque di vedere aumentare lo striminzito record di 12 vittorie in 28 partite che ha portato gli Hornets a livello di una vittoria ogni 4 partite parametrandosi sulle due annate precedenti.

Difficile farlo se si vendono però sempre i pezzi migliori.

Mark Williams, dichiarato incedibile in estate insieme a Ball e Miller (gli unici tre) è stato spedito ai Lakers in cambio di Dalton Knetch e Cam Reddish oltre ad una scelta non protetta nel 2031 e uno scambio di scelte nel 2030 ma forse i fan si saranno suicidati tutti prima…

In estate è arrivato Josh Green che sta giocando come ala piccola e oltre a Cody Martin ancora in roster e il nuovo arrivato Josh Okogie, ecco i due nuovi provenienti da LAL ad affollare il roster.

La voglia di nuovo nel ruolo sembra qualcosa di follemente demenziale, sia perché vi è un affollamento nel settore, sia perché Mark Williams è andato via per un cencio.

Intendiamoci, Mark Williams ha giocato le ultime partite in chiaroscuro con poca voglia e senza Ball a innescarlo ha mostrato parecchi limiti offensivi quando deve fare da solo compresi quelli sotto canestro dove non sa difendere la palla con il suo ottimo fisico e spesso finisce per esporla e perderla in maniera banale.

Sicuramente però questa stagione Mark Williams ha giocato alcune delle migliori partite della sua carriera e sembrava dover essere un pezzo fondamentale a lungo termine della franchigia.

Nelle sue ultime nove partite, Williams ha avuto una media di 21,6 punti, 12,9 rimbalzi, 3,2 assist e 1,7 stoppate a partita anche se quei numeri vogliono dire poco se non lo si osserva in partita su ambo i fronti e su come ha ottenuto quei punti.

Sicuramente i Lakers mettono insieme per l’oggi il pezzo mancante del mosaico perché Doncic e LeBron apriranno spazi a Williams che è ciò che il treccioluto giocatore gradisce di più.

Gli Hornets con Knetch acquisiscono un discreto tiratore, un rookie anomalo di 24 anni che può crescere e ha già un massimo in carriera di 37 punti.

Gli Hornets hanno acquisito anche Cam Reddish, altro giocatore alla Okogie orientato alla difesa e a proposito di defense gli Hornets sono rimasti con un solo centro sotto contratto, ovvero il prossimo al ritiro, ovvero Taj Gibson.

C’è anche Moussa Diabaté ma l’ex Clippers ha ancora un contratto two-way.

Mark Williams era stato criticato nell’ intervallo dal commentatore degli Hornets Terrence Oglesby per non aver mostrato alcuno sforzo contro i Washington Wizards. “Va bene quando i tiri vengono sbagliati, va bene quando si fanno errori ma se c’è almeno impegno, posso conviverci. Mark Williams ha messo insieme un primo tempo che non ho mai visto da un centro titolare a livello NBA… È stato così scarso dal punto di vista dell’impegno oggi che hanno dovuto toglierlo dalla marcatura di un centro sulla via del tramonto come Jonas Valanciunas, e poi ha concesso tre punti open ai tiratori avversari perché non si stava dando da fare per contestare i tre. Lo sforzo deve essere migliore. Potresti essere sotto di 23 punti, qualsiasi cosa… Questa squadra dei Washington Wizards è ultima in attacco e difesa e ti stanno battendo di 23 punti sul tuo campo perché non hai voglia di muoverti. È pazzesco. Mark Williams, se diventerai il centro di una franchigia in cui hanno investito e hanno pianificato che tu fossi un elemento fondamentale di ciò che faranno in futuro, quello sforzo è inaccettabile.”

Guardando la partita sottoscrivo tutto, sacrosante parole ma un altro mea culpa dovrebbero farlo i proprietari che in questi anni hanno gestito la franchigia, incapaci di trovare feeling ed appeal per portare giocatori già affermati a Charlotte non volendo spendere più del necessario e affidandosi a progetti sisifiani di ricostruzione, si spinge il masso in cima e lo si fa rotolare nel burrone, lo si riprende e lo si riporta in cima per continuare il ciclo eterno senza andare davvero da nessuna parte…

Peterson si è agglutinato e sembra diventato un Presti a lunga gittata che accumula scelte (o capi come tristemente vengono chiamate anche) da qui al 2031, una strategia che può piacere o no e potrebbe anche portare qualche benefit se la franchigia si regolarizzasse, ciò non toglie che a Charlotte aspettano di vincere una serie di playoff dal 2002 e visti gli infortuni di questi anni non è detto che l’unica strategia che pare percorribile low cost sia anche di successo.

Tornando a Williams (un punto a favore di Peterson è che potrebbe essere un giocatore con una presenza limitata per via degli acciacchi avuti in questi anni, un classico injury prone diciamo nonostante la giovane età) ha cominciato a vagare per il campo come fosse un fantasma per poi fare il suo nel secondo tempo a livello numerico poiché ha messo a segno 23 punti (7/12 FG), 14 rimbalzi, 2 assist, 1 palla rubata e 1 stoppata tuttavia, la sua prestazione difensiva è stata insufficiente, concludendo la partita con un punteggio difensivo di 112,6…

La sua prestazione in quella che è finita per essere l’ultima partita della sua carriera con gli Hornets è stata molto peggiore.

Contro i Milwaukee Bucks, ha messo a segno 6 punti (2/8 FG),catturato  5 rimbalzi e smistato 2 assist, concludendo la partita con un punteggio difensivo di 126,4.

Ora la palla passa ai Lakers e dovrà migliorare se vuole evitare critiche feroci.

Ai fan Hornets comunque rimane l’amarezza perché la contropartita può essere vista da alcuni come interessante ma il potenziale di un Williams motivato nelle sue migliori serate è stato sminuito e il giocatore svenduto e credo si sarebbe potuto ottenere qualche contropartita migliore vagliando l’interesse di altre squadre.

Agli Hornets resta Knetch, nato a fargo, la più popolosa città dello sperduto North Dakota, sperduti anche i fan di Charlotte che non vedono fine al peggio…

Rimangono meno di 6 ore alla fine del mercato, pare che Denver e Milwaukee siano interessate a Cody Martin, in fondo dovesse partire sarebbe neofilia, troppo vecchio per restare e troppe immagini di insuccessi con lui in questi anni (ovviamente non per causa sua) ma i signori che gestiscono la franchigia se fossero seri e non solo businessman dovrebbero vendere la franchigia perché ci meritiamo di meglio, il coma farmacologico ha un limite temporale che è stato ampiamente superato ormai…

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.