Game 19: Charlotte Hornets Vs New York Knicks 98-99

Josh Green, serata da combattente chiusa con 15 punti per lui.

Terza partita di coppa (0-2) per gli Charlotte Hornets in uscita per la prima volta sul proprio splendido parquet.

La squadra di Charles Lee è in piena emergenza con sette giocatori fermi e la perdita letale di Ball (problema al polpaccio sinistro secondo l’allenatore Charles Lee) li metteva in una posizione disperata da sfavoriti ma l’inizio è tutto cuore con i due francesi a mostrarsi bravi anche a finalizzare; Moussa Diabaté da sotto con un mezzo circus a 9:01 e Tidjane Salaün a 6:52 dalla sinistra da tre realizzava il 12-7.

Charlotte aumentava il vantaggio con una drive (da vedere) con inchiodata del rookie KJ Simpson a :39.9 e con Seth Curry a sei secondi dalla prima sirena per il 23-15 del primo quarto con i Knicks un po’ sfasati.

KJ Simpson va a schiacciare a sorpresa durante il primo quarto.

La pressione diminuiva leggermente nel secondo e i Knicks a 6:43 pescavano il pareggio con il tiro dalla distanza di McBride (32-32) ma gli Hornets trascinati dagli M&M’s (Micic/Miller) segnavano due triple (una ciascuno) poi il no look pass in taglio per Miller che da sotto appoggiava il 45-36, faceva scattare Charlotte con un 8-0 run.

Ovviamente la maggior qualità disponibile dei Knicks faceva la differenza e Brunson chiudeva da tre un contro-parziale da 10-0 facendo passare avanti i newyorchesi 45-46 ma Josh Green in difesa prendeva una gomitata da Hart in salto e recuperava la sfera per poi sull’azione seguente andare a segnare a :01.1 dalla sirena dell’intervallo che il semi-eroico australiano batteva ancora recuperando al volo in salto la rimessa dal fondo e realizzando in turnaround solitario sulla sirena il 49-46.

Nel terzo quarto la gara restava combattuta, i Calabroni cercavano di mantenere il vantaggio ma Hart nel finale da tre realizzava il 69-71 prima che KJ Simpson a :05.7 infilasse la sua unica bomba del match per restituire il +1 ai viola a 12 minuti dalla fine.

A 9:16 un caldo Nick Smith Jr. realizzava da tre ma Payne a 8:13 contraccambiava per l’82-81.

A 4:49 si vedeva la consistenza dei Knicks e l’evanescenza degli Hornets dovuta a età ed inesperienza; alzata di Brunson per l’85-86, pasticcio Brandon Miller – Diabaté sul passaggio, palla persa con rubata e schiacciata in transizione di McBride per il +3 Knicks ed altri due per Brunson che chiudeva per l’85-90.

A 1:33 una dunk di Diabaté restituiva qualche speranza ma un pallone tirato sui piedi dello stesso francese da 10 cm che avrebbe potuto innescare una transizione era interrotta dalla terna piuttosto in ritardo per una kick ball assolutamente involontaria…

Il regalo per gli arancioblu arrivava a fagiolo perché poi per un fallo in close-out di Diabaté su Brunson l’attaccante in bianco realizzava due FT su tre: 90-96.

Hornets che segnavano con Diabaté che mancava l’and one perché il francese e i liberi non sono amici (servirebbe un corso da Celentano per vedere come si molleggia) quindi martin recuperava il rimbalzo ma anche lui soffrendo lo stress quasi replicava gli sciagurati tiri nella partita precedente: 1/2, 33-96.

Charlotte difendeva bene ma sullo scarico di Miller, Cody Martin non andava oltre il ferro e il pareggio sfumava.

Il finale era fatto di liberi e i 2 di Brunson per il 95-99 chiudevano il match anche se la tripla di Green dall’angolo sinistro dal giro infinito si inabissava sulla luce rossa per chiudere il match sul 98-99.

Cantavano amaramente i talk Talk: “So much heart is not enough” e la sconfitta si è rimaterializzata puntualmente, si riuscisse a limare qualche errore da impostazione strutturale come una certa frenesia o tentare tiri da lontanissimo effettuati da giocatori con scarsa probabilità per andare a prendersi un mid range, probabilmente quei pochi punti in più, in partite come questa potrebbero fare la differenza.

Hornets comunque molto meglio del previsto in quasi tutti i loro interpreti, meglio negli assist dei Knicks (25-20), meglio nei TO (13-19) ma i rimbalzi (49-57) e i punti nel pitturato (28-44) nonostante un 6-5 nelle stoppate e un 8-7 nelle rubate, ha dato una mano agli ospiti che hanno ottenuto 31 punti da Brunson mentre Charlotte ha provato a contenere Towns concedendogli 19 punti e 12 rimbalzi.

Diabaté alto ha provato a dare una mano a contenere le triple avversarie che sono cadute nel cesto di Charlotte 12 volte mentre quelle dei Calabroni sono state 15 (31,9%) ma la percentuale migliore è stata quella dei Knicks (37,5%) che non hanno tirato fuori ritmo troppe volte mentre gli uomini di lee sono stati costretti o hanno scelto troppe volte delle soluzioni poco redditizie e frenetiche.

In particolare il 7/25 di Miller (20 punti) ha frenato Charlotte con Brandon spesso raddoppiato che ha finito per perdere 6 palloni.

Troppa pressione su di lui e percentuali basse, deve lasciar qualcosa di più a suoi compagni (solo 3 assist) anche se l’impegno con 6 rimbalzi, 3 stoppate e 1 rubata non è mancato.

Buon inizio per Salaun, calato alla distanza che ha chiuso con 14 punti e 8 rimbalzi partendo da starter mentre KJ Simpson ha messo a segno 11 punti in 16:23, piacevole sorpresa dopo l’esordio brusco e Nick Smith Jr. ne ha messi 8 sembrando in ripresa.

Buona prestazione di Josh Green con 15 punti, 3 assist e 2 rubate mentre Vasilije Micic è sembrato un po’ troppo rallentato (kg di troppo) in palleggio ma ha cucito buone trame, non è andato altrettanto bene al tiro, però…

Charlotte (6-13) sarà in back to back domani contro gli Hawks per vedere se alla quarta uscita casalinga, nonostante le emergenze, si riuscirà a strappare una vittoria per rimanere in corsa per i play-in avvicinando proprio i Falchi non distantissimi…

 

Questo articolo è stato pubblicato in Game da igor . Aggiungi il permalink ai segnalibri.

Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.