Game 37: Charlotte Hornets @ Utah Jazz 117-112

Mark Williams, 31 punti e doppia doppia per lui.

Al Delta Center di Salt Lake City va in scena una di quelle partite aperte e accattivanti poiché la classifica delle due squadre non ha molto da dire.

Gli Hornets si presentano con lo starting five titolare ma appena prima del match giunge la notizia che il centro di riserva Nick Richards insieme a una seconda scelta è stato scambiato con Phoenix (sarà rimasto lì visto che a Salt Lake City non c’era?) per Josh Okogie e paccottiglia di seconde scelte, una nel 2026 e un paio per il 2031 quando avrò l’Alzheimer e non saprò come è potuta accadere questa altra “brillante” operazione del GM Peterson detto umoristicamente…

Infatti i problemi si presentano dopo l’avvio, lo starting five parte bene con Mark Williams che difende bene il ferro e a 7:07 Charlotte vola sul 18-7 dopo una tripla di ball ma le rotazioni di Lee cominciano a far girar male la squadra, Nick Smith Jr. spara a casaccio, Taj Gibson è da ospedale geriatrico e nell’insieme il disastro si concretizza con un 2-19 che lancia i Jazz sul 20-26 con un layup di Sensabaugh a 2:25…

Ad un paio di secondi dalla prima sirena tocca vedere anche l’alley-oop di Eubanks…

Il secondo quarto i Jazz lo passano interamente in testa nonostante i vari tentativi di avvicinamento Hornets che arrivano al -2 (53-55) con una cutting dunk di Bridges prima di andare a riposo sul -7.

La percezione è comunque che gli Hornets possano dire la loro in questa partita visto che l’avversario è giovane e qualitativamente non un granché, inoltre fa fatica a difendere nel pitturato ma con questi Hornets non ci stupiremmo di nulla, nemmeno di perderla collassando.

L’avvio di ripresa però è davvero shock: i Jazz inanellano una serie di 4 triple su 5 tentativi e a 7:41 vanno sul 63-76…

Dopo due FT a segno di M. Williams è cortesia di Miller far rimanere in corsa i Calabroni con due triple nella parte centrale del quarto che fanno tornare i visitor al -5 (71-76) ma ci si inizia a spazientire da fan di Charlotte, Micic è imbolsito e perde un pallone tentando un dribbling prolungato, Eubanks nel finale schiaccia ancora a :42.6 dalla terza sirena portando a +11 gli orsi dello Utah, per fortuna Bridges e Ball mettono dentro un paio di canestri che mitigano il gap, ridotto a 7 punti prima di iniziare l’ultimo quarto.

L’unico canestro di Micic della partita.

Charlotte parte bene nella corrida dell’ultimo quarto ma non riesce ad agguantare i Jazz che tengono nonostante un tecnico fischiato contro il loro allenatore per reiterate proteste su uno schermo dei suoi palesemente in movimento.

Ball fa 93-94 ma l’ex Spurs Mills che aveva già spedito dentro un paio di bordate nel terzo, ne affonda un’altra da lunga distanza e il sorpasso (98-97) arriva con Ball che si butta dentro e segna.

Sorpassi e contro-sorpassi con Williams che firma il 106-105 con una delle 9 schiacciate di serata.

Il momento del vantaggio decisivo Hornets arriva su una doppia giocata: Martin, con un occhio nero per un colpo ricevuto dall’ex compagno Plumlee a Charlotte (partita contro Phoenix ovviamente) riesce a mettere comunque a fuoco il bersaglio e incendia Miller che su una rimessa Jazz è lesto ad anticipare il passaggio e a metter dentro involandosi in transizione in una partita dove questo aspetto ha avuto la sua importanza.

Il 111-105 è mantenuto dagli Hornets, nonostante qualche scelta statica, da 4 FT di Williams per il 115-108 a :55.2 dalla fine.

Ancora Mark sbaglierà – fischiato dal pubblico – due liberi ma sul rimbalzo offensivo di Bridges e assist di Ball giungerà al suo record personale di 31 punti sigillando la vittoria a :18.1 dalla fine.

Charlotte ha utilizzato un attacco bilanciato con quattro giocatori che hanno concluso con almeno 20 punti tirando con il 52,9% dal campo.

Gli Hornets hanno segnato 37 punti solo nel quarto quarto dopo la miseria racimolata a Phoenix nel quarto decisivo.

Per Utah Keyonte George ha guidato Utah con 26 punti e 6 assist mentre Brice Sensabaugh ha aggiunto 19 punti, George è tornato dopo un’assenza di cinque partite per un’infiammazione al tallone sinistro e ha giocato la sua sesta partita da 20 punti in stagione.

Il playmaker Isaiah Collier ha avuto un record stagionale di 10 assist ma per la squadra locale non è bastato.

Pagelle

LaMelo Ball: 7,5

27 punti, 9 assist, ben 3 stoppate… Peccato per i 6 TO e qualche scelta di tiro da lontano statica, non in ritmo e non ottimale, una presa nel finale un po’ da brividi però chiude con una buona percentuale di 11/21 al tiro e non ha paura di buttarsi dentro dove usa bene il corpo per riuscire ad appoggiare a canestro.

Brandon Miller: 7

20 punti, 5 rimbalzi, 3 assist, 3 rubate ma anche 5 palle perse. 8/18 al tiro per un sophemore che deve a volte aggiustare la mira prendendo decisioni migliori ma in un contesto con altra gente intorno che può andare a concludere meglio della bench che ha avuto intorno nel lungo periodo degli infortunati, migliora. Il 3/10 da lunga distanza non è granché ma due triple decisive nel momento peggiore di Charlotte sotto di 11, sono essenziali.

Josh Green: 6

3 punti, 3 rimbalzi, 1 assist in 22:06. Il più in ombra del quintetto, gioca meno ma non sfigura per impegno difensivo. Con tutta la ciurma al proprio posto prende solo un paio di tiri, due triple di rottura, splittate.

Miles Bridges: 7,5

25 punti e 10 rimbalzi, doppia doppia con 4 assist e un largo +25 di plus/minus. 9/16 dal campo, 4/4 in lunetta. Riesce a mettere di tanto in tanto i colpi che servono per far rimanere Charlotte in partita e non è poco.

Mark Williams: 8,5

31 punti, 13 rimbalzi, 1 stoppata ma influenza diverse conclusioni avversarie perché quando andiamo davvero per tempo con i close-out gli avversari sbagliano… Massimo in carriera, dominio nel pitturato con 12/14 dal campo e 7/10 dalla lunetta. L’ancora decisiva per la vittoria nel finale. Adesso c’è da mostrare i muscoli e far vedere che è tornato, contro i Bulls sarà meno semplice ma se ha convinzione può sicuramente portare vantaggio a Charlotte su Vucevic.

Taj Gibson: 4

Più che inesistente, dannoso… 7:09, -16 di plus/minus. Ex giocatore ormai cariatide. Troppo rovinato fisicamente, lento e troppo leggero per i centri avversari. La verticalità non basta, sembra aver perso anche mestiere e Peterson ha ceduto Richards. Qualcuno con facoltà mentali richiami subito dagli Swarm Diabaté che sarà limitato ma almeno esiste.

Cody Martin: 7

22:23 minuti, se la gioca con Green. Lui segna 9 punti con ¾ dalla lunga distanza (3/6 in totale al tiro*) ma mette una bomba decisiva. Gioca con un occhio pesto ma è resiliente e combattivo. Per fortuna dalla panchina esce lui perché in serata si sono visti fantasmi.

Tidjane Salaün: 5

0 punti in 13:40, 1 rimbalzo, 1 assist, 1 TO. 0/2 al tiro, entrambi presi dalla lunga distanza, meno dannoso di Gibson ma anche lui viene coinvolto con demerito nel parziale di -16… Sembra essersi già perso ma speriamo ad maiora.

Nick Smith Jr.: 5,5

0 punti, 0/5 al tiro, si salva un po’ nel voto per i 4 assist smistati ma è l’ennesima serata dove in 16:29 spara tutto a casaccio e non gli entra nulla. -13 in plus/minus, difesa che non mi convince.

Vasilije Micic: 4,5

2 punti in 9:56 più 3 rimbalzi, 3 assist. Un buon canestro in entrata poi una palla persa (due in totale) da minors tentando di dribblare prolungatamente non so cosa in modalità bradipo. Avrà trovato delle kafana dove fanno gli škembići o sarà stanco dall’estate lavorativa? Appare imbolsito e sicuramente l’ombra del giocatore intravisto lo scorso anno.

Seth Curry: s.v.

Entra nel finale per un secondo di cronometro scarso. Entra perché se riuscisse a entrare in possesso della sfera su una rimessa a nostro vantaggio, avremmo un tiratore affidabile in lunetta ma il lungo linea va verso Miller, palla persa e ciao Seth, match, game…

Coach Charles Lee: 5,5

Rotazioni troppo lunghe nel senso che crea un disastro senza i 5 titolari insieme sul parquet. Sarebbe da fare una scelta estrema, sostituirli quasi tutti in blocco e per non molto tempo un paio di volte a partita perché senza Grant Williams che faceva da collante, Mann che portava punti e Richards che difendeva un po’, la squadra è stata molto in difficoltà, far giocare Seth Curry un secondo è stato il capolavoro. Sfrutta di più il gioco interno, infatti Charlotte vince nettamente nel pitturato ma non basta, il 30,8% da tre tira giù il 52,9% totale, bisogna sfruttare con più intelligenza i mismatch interni.

 

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.