Anno nuovo, tempo di bilanci (scadenti)…

Con l’anno nuovo, non avendo nulla da scrivere su una proprietà col braccino corto, un GM che fa affari alla fiera dell’Est tenendo giocatori sempre rotti o molto discutibili in squadra ed entourage/organizzazione imbarazzante per non parlare della maggior parte dei giocatori sul parquet e qualcuno anche fuori, non mi rimane altro che postare una tabella all-time su come sono andati gli Hornets/Bobcats dalla loro fondazione a oggi soffermandoci con colonne specifiche riguardanti gli ultimi anni.

Prima di iniziare scrivo subito che si tratta della tabella che la lega considera ufficiale, ovvero le partite giocate da Charlotte (record ricomprati dopo essere passati a New Orleans con la franchigia nel 2002) fino al termine della stagione 2002 e poi quelli degli ultimi 20 anni con la denominazione Bobcats / Hornets.

Personalmente non considero “miei” quelli delle annate a Charlotte targati Bobcats ma sono indispensabili per capire il trend, l’andamento della franchigia fisica nell’ultimo tragicomico ventennio.

Ad ogni riga è associata la squadra avversaria ovviamente e proseguendo troviamo il numero di totale di partite giocate contro il team avversario, comprensivo di partite playoff e play-in (non ci sono ovviamente le amichevoli prestagionali) dove vediamo che le rivali divisionali Atalanta e Miami sono state le squadre più sfidate a quota 141.

Nella seconda colonna troviamo il bilancio ad oggi contro ogni team, vinte e perse: la squadra contro la quale Charlotte ha vinto più volte è Atlanta con 68, quella contro la quale ha perso più partite è Chicago con 92  mentre Minnesota e Memphis sono le due squadre contro le quali abbiamo perso meno partite.

Contro new Orleans Charlotte ha vinto solamente 12 partite essendo NOLA ripartita nel 2002 come nuova franchigia, in più in questa serie esiste il paradosso che all’epoca fossero in Louisiana i Calabroni…

Comunque sia, passando alla column successiva troviamo quante (in genere) partite dovrebbe recuperare Charlotte per portare il bilancio in parità contro quel team: il caso di Chicago (-44) è il peggiore mentre il migliore è quello dove gli Hornets/Bobcats conservano un cuscinetto di 19 vittorie in più sui Timberwolves.

La colonna seguente riguarda il record, interrotto, dei primi Charlotte Hornets, quelli originali, all’epoca in ascesa dopo i primi 4 difficili anni da expansion team dal 1988/89 al 1991/92.

Come si nota il bilancio, seppur “minimal” rispetto ad oggi è decisamente migliore, erano solamente 77 le partite da recuperare prima che George Shinn, ex proprietario, trasferisse la squadra e nonostante la morte di Bobby Phills e le continue vendite/scambio la squadra manteneva un discreto assetto con dei buoni record.

All’epoca la striscia più lunga di vittorie era stata realizzata contro i Clippers (7) mentre oggi, gli stessi velieri sono la bestia nera di Charlotte che è a quota 12 sconfitte consecutive non riuscendo a batterli dal 18 novembre 2017 e ovviamente lo 0-10 nelle ultime 10 uscite (nella colonna successiva) è pieno così come quello contro i Sixers ai quali Charlotte ha regalato a piene mani anche questa stagione riuscendo a perdere a Phila senza Embiid e Maxey al supplementare…

Tornando alle percentuali, ecco quelle totali contro le tutti i team.

64,1 è la migliore contro la squadra di Minneapolis mentre il 28,1 against the Rockets (ormai non ritoccabile questa season chiusa sull’1-1) è la peggiore.

L’ultima riga è particolare, calcola la differenza da quando gli Hornets sono stati spostati a New Orleans.

facciamo un esempio con Boston: Charlotte aveva fissato sul +5 il proprio vantaggio ma negli ultimi anni ha una differenza negativa di 36 partite, il totale ci riposta a quel -31 segnato con lo sfondo aranciato della terza colonna.

Ovviamente anche i Bobcats hanno un bonus virtuale di scusanti ragionevoli come  expansion team essendo ripartiti da zero ma il bilancio complessivo d questi ultimi 20 anni per una città in netta crescita, non più quella pensata in maniera pseudo folkloristica campagnola di fine anni ’80, è impietoso soprattutto per la gestione.

L’iniziale parentesi difficile di Robert Louis Johnson “Bob-cats” e il passaggio a un Jordan evidente non molto convinto di investire più del minimo in una franchigia da small market che ne avrebbe bisogno hanno portato pochi giocatori (fuori dai Draft), Al Jefferson e Gordon Hayward sono arrivati con grandi problemi fisici e se la resa del primo è stata buona fino al canto del cigno ai playoff contro Miami (il punto più alto anche se misero raggiunto da Charlotte negli ultimi 20 anni) al primo turno, quella del secondo un pochino meno…

Andando a sentimento, un po’ saltellando qua e là nel tempo… a parte il folle caso Kai Jones (marginale), scelte errate col senno di poi come quella di Lance Stephenson, giocatori modesti scelti al Draft peggiorati da come ha interpretato il gioco Charlotte, vedi Frank Kaminsky sfruttato quasi solo esclusivamente da oltre l’arco, giocatori che hanno fatto il minimo sindacale dopo aver rifirmato (vero Batum?) e nel caso del francese tagliato in dead cap per poi vederlo redivivo ogni volta che gioca contro la Buzz City, buoni giocatori tagliati prima dell’ultimo anno di scadenza (Dwight Howard e Belinelli ad esempio), allenatori saltati all’ultimo come Kenny Atkinson che ha rifiutato un posto che sembrava già destinato a lui prima di riprendersi Clifford e vedere un coach esordiente come Lee in palese difficoltà hanno fatto rimpiangere a qualcuno Borrego che aveva un gioco minimale ma una squadra migliore di quella vista negli ultimi anni orfana di LaMelo Ball che ha saltato 116 partite sulle ultime 196 (nelle ultime tre stagioni) giocandone solo 80 e l’anno prossimo avrà un sostanziale aumento di contratto terminata la rookie scale, sono tutti elementi del disastro non entropico…

Infortuni che Charlotte non può permettersi (infortuni che ne generano altri come la pochezza del roster visto che 2/3 giocatori non possono reggere la baracca da soli), dove oltre la sfortuna bisognerebbe valutare la preparazione atletica, la profondità della panchina e tutte quelle situazioni di contorno che ti permettono di reggere senza i tuoi migliori giocatori per qualche tempo.

Soprattutto, dal mio punto di vista, è che oltre al business a questa franchigia manca, ha perso l’anima, sia quella di gente al vertice (proprietà nuova Plotkin -Schnall scusabile il primo anno, non questo) che voglia trascinarla fuori dal gorgo della tristezza dei risultati perdenti ma non solo (inutile rammentare la storia della Playstation data e tolta al bambino prima di Natale), manca anche l’alma ai giocatori che non difendono davvero e arrivano sempre nuove ed imbarazzanti sconfitte in maniere che non smettono mai di stupire.

La rifirma di Bridges ad un prezzo più basso dopo il caso extra-cestistico che lo ha coinvolto è stata la cartina tornasole di un team che non sa dove voltarsi…

Non bastano in questi anni alcune vittorie certamente emozionanti come quella a Toronto con il tiro da metà campo di Lamb, quella a sacramento con il two and one di Monk, la rimonta natalizia a Denver o quella casalinga alla prima contro Chicago vinta di un punto nei tanti, troppi rush finali persi, i fan vorrebbero rispetto e la capacità di creare buone squadre come praticamente tutti i team hanno avuto in questi anni, d’altra parte se l’avvocato della proprietà provasse a difendersi con delle attenuanti, basterebbe ricordargli che molto probabilmente (salvo inspiegabili miracolo che non stanno più di casa a Charlotte), questo sarà il nono anno che la città e i fan dei Calabroni vedranno i playoff degli altri con mia soddisfazione perché risparmierò sul League Pass dei Playoff…

Buon 2025 a tutti, in particolare ai fan degli Hornets, a chi ormai provato e stanco, in assenza di elementi reali di cambiamento, riuscirà a non buttare via tutto il materiale degli Hornets a casa, in attesa di un cambiamento che forse mai ci sarà perché anche di quello si sono smarrite le speranze.

Questo articolo è stato pubblicato in Inside The Hornets da igor . Aggiungi il permalink ai segnalibri.

Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.