
Intro
Dopo due terzi di stagione gli Charlotte Hornets non hanno ancora preso una reale direzione rimanendo nel limbo delle incompiute, in quel purgatorio tra inferno e paradiso a causa delle proprie caratteristiche.
Miscelando le mie considerazioni con alcune condivise da Roderick Boone, giornalista del Charlotte Observer che segue i Calabroni, ho provato a fare il punto della situazione.
Un allenatore che poche volte abbiamo visto adattarsi alle squadre avversarie alle prese con un team giovane e con alcuni deficit strutturali storici evidenti più una dirigenza che non vuole affrettare i tempi ma che rischia di minare l’entusiasmo e l’eventuale ascesa degli Charlotte Hornets.
Siamo ancora in un processo di crescita interessante che tuttavia ha problematiche da risolvere in un cocktail esplosivo che potrebbe portare a una nuova morte della franchigia se non si prenderà atto e cura di questi problemi.
I recenti scivoloni a organico quasi al completo hanno gettato un’ombra sul proseguo della stagione di una squadra giovane che andrebbe aiutata sebbene poi i rookie non stiano giocando perché Jones è come una mela Granny Smith, verde ed acerbo mentre Bouknight è relegato molto spesso in panca e pare che ormai – con i rientri di Oubre Jr. e Hayward – dopo aver giocato abbastanza senza le due ali piccole, stia tornando ad occupare fissamente la bench tanto che la frustrazione l’ha portato ad avere uno scatto contro Borrego nell’ultima partita.
Trattenuto da Ball e accompagnato negli spogliatoi dopo aver giocato soltanto 14 secondi, spero che la questione, nonostante uno scambio di parole volate, possa risolversi tra persone intelligenti senza ulteriori strascichi.
Ovviamente Borrego sa che l’altro JB vuol giocare ed è indicatore di mancanza di apatia che il nostro “Sid” (chiamandolo così affettuosamente) voglia farlo.
Un ragazzo giovane probabilmente che si è sentito mancare di rispetto da parte del coach e ha risposto impulsivamente alla stessa maniera.
Non serve fare la morale ma tornare a remare tutti nella stessa direzione circoscrivendo l’episodio come stress da frustrazione con i due protagonisti impegnati a loro modo nel cercare di fare il meglio per gli Hornets anche se con idee differenti.
Toronto e Chicago sono alle porte, Hayward deve ritrovarsi in fretta, Oubre Jr. aggiustare la mano, Bridges tornare a mettere qualche punto in più prendendosi i suoi spazi e Martin mettere più intensità, Charlotte ha bisogno di tutti per uscire da un momento difficile dopo quattro sconfitte (solo una volta in stagione avevamo fatto peggio con cinque tra il primo e l’otto novembre ma con quattro trasferte ad Ovest).
Frontcourt e mercato
Il 10 febbraio, alle ore 16:00 convenzionali americane il mercato chiuderà e ancora tutto tace per ciò che riguarda i rumors, eppure la scarsa difesa messa in mostra richiederebbe ritocchi intorno al ferro e non solo.
Mason Plumlee è già stato espulso cinque volte in stagione e altre sei ha raggiunto i cinque falli dovendo limitarsi ad un minutaggio già frenato dalle scelte di Borrego in favore di una small ball e una pallacanestro più dinamica, anche perché se Mason ultimamente sta acchiappando qualche rimbalzo in più, intorno al nostro cerchio rimane un buco evidente (23 volte ha chiuso senza una stoppate contro altre 22 volte dove è riuscito a respingere almeno un tiro ma solo due volte è arrivato a tre in serata), inoltre il coach fatica a schierarlo quando nei finali sa che le altre squadre potrebbero fermarlo con un Hack-a-Shaq, perché il misero 34,3% dalla linea del tiro libero (34/99 dopo la partita con Miami) è un dato che favorisce più gli avversari che i nostri costretti a dei giri a vuoto in attacco.
L’assistente allenatore Jay Triano sta lavorando con lui ma i risultati ancora stentano ad arrivare e questa dalla lunetta risulta essere nettamente la sua peggior percentuale in carriera.
Il sophemore Nick Richards non gode di completa fiducia perché in possesso di un talento limitato e su Carey Jr. bisognerebbe chiedere a “Chi L’Ha Visto?”…
P.J. Washington è un giocatore adattato al ruolo di centro che in alcune partite può far bene mentre in altre pare essere in netta difficoltà (dipende dalle caratteristiche degli altri centri, più fisici, tecnici, in grado di giocare in post piuttosto che in corsa o tirar da tre) allora i nomi alla ribalta vengono fuori alla spicciolata: Myles Turner su tutti, Jusuf Nurkic, Richaun Holmes; Mitchell Robinson, Christian Wood, Montrezl Harrell e Jaxon Hayes.
Ovviamente acquisire (riacquisire) un centro come Wood non migliorerebbe la protezione al ferro ma in attacco e in base alla contropartita potrebbe non servire a un team che ha bisogno di equilibrio per migliorare una difesa tra le più frustranti dell’intera NBA, negli ultimi posti in diversi tabellini, indicatori del malessere su questo lato del parquet.
Sicuramente Kupchak ha fatto un discreto lavoro, non si sta facendo ricattare cedendo prime scelte per giocatori che alla scadenza del contratto cercheranno fortuna altrove.
L’ex GM Lakers ha fatto una mossa alla scadenza commerciale in tre stagioni a Charlotte (un contrattino per qualche mese concesso a Brad Wanamaker e nemmeno ai Lakers se lo ricordano molto per queste finestre di mercato) ma le sconfitte sono frustranti sia per i numerosi fan che stanno rioccupando con entusiasmo lo Spectrum Center e per gli stessi giocatori.
Per ora Miles Bridges ha giurato fedeltà a Charlotte per l’intera carriera:
“Se potessi, prenderei un Dirk (Nowitzki) o un Kobe (Bryant), sai. Adoro stare a Charlotte. Amo i fan, amo l’atmosfera e voglio far parte di qualcosa che si sta costruendo, sai… Sento che stiamo costruendo qualcosa e alla fine vogliamo vincere un campionato. Questo è l’obiettivo”, un domani le cose potrebbero cambiare anche perché leggendo tra le righe Miles in estate si aspetta di essere pagato per la sua odierna resa (se MJ non lesinerà come su Kemba).
Abbiamo diverse spie rosse accese, questo non vuol dire che Kup debba improvvisarsi meccanico, ma che cercando di fare delle scelte oculate (non solo nel ruolo di centro ma migliorando anche la difesa sul perimetro) tenti di smuovere possibilmente qualcosa a distanza di quattro giorni dalla scadenza commerciale.
LaMelo Ball
Se Bridges dice di voler rimanere a Charlotte, sebbene le possibilità di trattenere Ball per altre tre stagioni e mezzo almeno, grazie alla rookie scale, ci siano tutte, lo scanzonato ragazzo di Chino Hills potrebbe anche decidere di andar via un giorno.
Ovviamente non credo sia lo scenario attuale per un ragazzo al quale al momento interessa solo migliorarsi e ottenere risultati ma proprio questi, tardassero ad arrivare, potrebbero essere la molla per farlo scattare verso altri lidi più “fortunati”.
Il discorso è assolutamente prematuro e Ball attualmente è uno dei volti franchigia dei giovani Hornets (penso sia ben felice di esserlo e di non trovarsi in un ruolo secondario in un big team per poter giocare liberamente prendendosi i suoi spazi) ma Charlotte deve dimostrare di avere un progetto serio per dare a Ball una squadra in grado di competere più solidamente contro team più completi che non lo costringano sempre a forzare prestazioni super.
Per togliergli un po’ di pressione di dosso e riempire il vuoto lasciato da Monk e Graham è arrivato l’ex GSW Oubre Jr. (troppo incostante) che ha monopolizzato la serata ad Indianapolis segnando 10 tiri da tre punti ma è stato aiutato anche da Ball, il quale a sua volta ha mostrato un gioco super.
L’ex Suns e Warriors ha detto: “Non penso nemmeno che stesse cercando di farlo. Nessuno di noi stava cercando di puntare sui numeri oggi. Stavamo solo cercando di giocare duro, fare quello che facciamo al meglio delle nostre capacità”.
Ball è giunto alla quarta tripla doppia stagionale nella vittoria per 158-126 degli Hornets su Indiana al Gainbridge Fieldhouse.
Oubre Jr., commentando le doti del compagno ha proseguito: “Quando ci riesce anche la squadra ci riesce”, eppure io, come San Tommaso, andando a spulciare qualche statistica su LaMelo che confermi la bontà delle parole di Oubre Jr. ho trovato soltanto parziali conferme ma i numeri a volte sono bugiardi perché nell’interpretazioni di essi sono omesse le variabili.
Ball è stato 15 volte il miglior marcatore della squadra davanti a Rozier con 14, Bridges con 11, Oubre Jr. con 7, Hayward con 6 e Bouknight con una eppure quando risulta essere il miglior scorer del team la squadra ha vinto solamente 3 volte contro 12 sconfitte.
A quel punto sono andato a vedere la statistica assist, altra sua caratteristica primaria poiché indubbiamente il n° 2 risulta essere un facilitatore di gioco importante ma anche qui la sorpresa: pur avendo raggiunto per 12 volte la doppia cifra nei passaggi vincenti, il record di W/L è di 5-7.
Ho proceduto osservando i TOV limitandomi a quando al massimo perde due palloni a partita (considerandolo un buon dato per un playmaker) e il record è di 9-11, altra statistica controversa e fine a se stessa.
Ha più senso il 4-13 registrato quando Ball è in ambasce difensive e commette almeno 4 falli a partita mentre l’11-4 registrato quando LaMelo riesce a catturare almeno 9 rimbalzi è dato secondario che emerge però dalle statistiche del figlio di LaVar, buon rimbalzista della squadra.
Il 17-4 quando ha un plus/minus superiore allo zero è ovviamente quasi fisiologico essendo uno dei perni del team con un minutaggio elevato ma dall’altro lato denota come quando riesca a giocare bene su più fronti la squadra ne tragga beneficio.
Il problema è trovare, appunto, la costanza per essere annoverato già ora tra i migliori giocatori della lega in grado di fare la differenza e non essere una luccicante promessa, una stella discontinua pulsante modello cefeidi.
Questo Ball lo sa e rimane modesto sui complimenti ricevuti e i paragoni sprecati su certi nomi di big: “Niente davvero”, ha detto Ball su cosa significa sentirlo paragonare a nomi importanti. Sto solo cercando di continuare a vincere. Abbiamo obiettivi, cerchiamo di fare i playoff, cose del genere quindi onestamente sto solo cercando di ottenere vittorie. Sento che l’obiettivo principale sono solo le vittorie per davvero. Se segno tanti punti, pochi punti, tanti assist, qualsiasi cosa, sto solo realizzando una doppia doppia (o una tripla doppia).”
“Sicuramente essendo un playmaker sento come va ed è così che gira la squadra”, ha detto ancora Ball.
“Sicuramente iniziare bene mi fa sentire in grado di continuare ad aiutare tutti, quindi se entro con energia, sento che sto per ‘gocciolare’ e tutti possono avere un po’ di energia”.
Se contro i Pacers, Ball ha mostrato il suo high, il suo low è arrivato contro una difesa più forte e fisica come quella di Miami con tiri da tre fuori ritmo nel secondo tempo e poco del suo talentuoso campionario messo in mostra con Borrego a sottolineare come la sua shot selection sia ancora un work in progress.
Quando gioca con energia sulla difensiva, intercetta e devia palloni, cattura rimbalzi è uno dei nostri migliori punti di forza in attacco perché lui sta spingendo. Questo sarà probabilmente il nostro miglior attacco andando avanti ma il suo spirito, lo spirito di LaMelo ci accende sempre. Che si tratti di un allenamento, di una sessione di filmati, sul pavimento… E per fare quello che sta facendo a 20 anni, è difficile avere un impatto su una squadra nel modo in cui lo sta facendo in questo momento”.
Ball, a parte essere il fenomeno mediatico che fa vendere maglie ed innamorare cestisticamente i ragazzi è considerato dal coach un All-Star e il disappunto per non aver visto né lui né Miles nelle riserve delle stelle si è manifestato sebbene LaMelo parteciperà all’All-Star nella partita delle Stelle levanti.
Sicuramente Ball sta esportando il nome degli Hornets anche fuori dal North Carolina e le televisioni si interessano di più agli Hornets, per questo uno sforzo di MJ in questo momento sarebbe richiesto perché al contrario si rischia di bloccare quel processo di entusiasmo ed ascesa degli Hornets invisibile che va oltre il parquet ma che crea quell’appeal che crea interesse nei confronti di Charlotte ma non solo, anche verso la stessa NBA.
“Beh, ha un impatto sul gioco in così tanti modi”, ha detto Borrego.
“È sul tabellone, può muovere la palla, può condividerla, può segnare in più modi. Mette la sua impronta. È uno di quei ragazzi che possono avere un impatto sulla vittoria in così tanti modi diversi”…
Oubre Jr. ha detto: “Facendo tutte le cose immateriali (aspetti secondari o lontani dalla palla) ci rende una squadra migliore, tutti sono semplicemente in grado di divertirsi e giocare dalla sua velocità e dal suo ritmo.”
Effettivamente l’imprevedibilità, il ball handling, la tecnica (floater, passaggi volanti con cambio all’ultimo secondo e lanci precisi per i vari alley-oop) e un talento offensivo che può contare su un variegato arsenale che va attirando i difensori andrebbe tutelato e messo in relazione con giocatori che possano sprecare meno il suo talento di rifinitore anche se qualche forzatura da tre e TO evitabile danno ragione a Borrego su come posa ancora progredire.
Ball, insomma, è ubriacante.
Detta i tempi di gioco, non solo quando gli capita di avviare una transizione ma anche a difesa avversaria schierata cercando di fornire ai compagni il miglior pallone possibile per una squadra che troppe volte prende e tira soltanto per impostazione e in questo ha avuto dei black-out pagati a caro prezzo (basti pensare alle partite a LAC e contro Miami), il suo ritmo diventa quindi fondamentale anche perché Borrego impiega pochissimo Ish Smith (lunatico come pochi) e una vera second point guard nel team non c’è.
Dai pick and roll, alle drive and kick passando per blocchi dai quali cerca di trarre vantaggio per colpire a seconda della distanza dell’avversario (il 36,0% da tre è buono ma migliorabile se evitasse tiri da ben oltre la linea del tiro da tre punti mentre è da menzionare il floater in girata, colpo vincente contro Milwaukee nato istintivamente in aria mentre aveva già l’intenzione del passaggio) nasce il suo miglioramento offensivo con un 19,6 ppg contro il 15,7 dello scorso anno.
Nel video vediamo qualche situazione nella quale LaMelo ha mostrato molte buone improvvisazioni offensive (il problema è che avremmo bisogno di un gioco più strutturato e meno evanescente e in questo Ball potendo puntare a canestro aiuta) leggendo le difese avversarie in maniera rapida, uscendo da un blocco, andando a canestro ma anche situazioni nelle quali il tiro da tre non è entrato o il compagno non è stato in grado di finalizzare (vedi l’alley-oop di Plumlee) o lui stesso è stato bloccato per non mostrare solo il meglio.
Insomma, il ticchettio degli orologi segna più scadenze ma c’è bisogno di sostanza prima possibile, Ball and Times nei tempi di gioco ma anche per un futuro luminoso.