Memphis ha vinto tre delle ultime quattro partite in stagione e le ultime quattro contro gli Hornets in RS.
Kyle Anderson è stata una parte importante generalmente in questi successi e nell’ultima uscita ha collezionato numeri importanti uscendo dalla panchina.
Piuttosto inusuale quindi che proponga un matchup con uomini pronti a uscire dalla panchina ma se Charlotte vuole avere possibilità di riscatto deve tornare ad avere un contributo importante dalla bench decaduta ultimamente, primo fra tutti da Kelly Oubre Jr. che dovrà mostrare di essere quel giocatore accolto entusiasticamente in estate visto solo raramente a oggi.
Possibili svantaggi:
Bloccare un player da videogame come Ja Morant per la peggior difesa della NBA potrebbe essere problematico, anche perché la guardia di 191 cm è in grado di creare anche per gli altri.
Tiratori come Anderson che godono anche di una certa altezza (206 cm) sembrano essere il prototipo alla Anthony, giocatori non sempre veloci ma letali.
I tiratori di Memphis dovranno essere costantemente monitorati e non persi da una difesa troppo quantistica mentre anche le ali Jaren Jackson e Clarke potrebbero dar fastidio come rimbalzisti e scorer.
Una squadra in fiducia che ha una mentalità vincente e che gioca in casa parte favorita.
Possibili vantaggi:
“Nessuno ha abbassato la testa quando siamo scesi di 8, 10 punti”, ha detto Borrego.
“C’era una certa resilienza lì. Avremmo potuto cedere. Abbiamo chiuso forte nei regolamentari e alla fine abbiamo avuto una possibilità di vincere”.
Già… peccato che gli Hornets abbiano incassato la quinta sconfitta consecutiva con una tendenza a rimanere indietro nelle partite per poi cercare di rimontare.
Il tutto è molto preoccupante perché non sembra esserci la determinazione feroce di arrivare alla vittoria anche strappandola con i denti.
Chiaro che Charlotte si affiderà alle proprie star (Ball, Bridges, Hayward e Rozier) sperando di trovare una buona serata da esse per ribaltare il pronostico (nel pezzo precedente troverete qualche delucidazione EgosistemHornets | RotaziHornets (playitusa.com) ) ma se panchina e sistema di gioco sui due fronti non dovessero funzionare la sconfitta arriverà scontata.
Per mitigare queste problematiche sarà importante la panchina e Oubre Jr. – se vorrà – potrebbe dare problemi agli swingman di riserva dei Grizzlies.
Il gioco di parole tra ego ed eco sistema oltre agli Hornets potrebbe essere spiegato con un libro chiamato The Dice Man che avevo già toccato per una mia introduzione (narrava di uno psicologo che autodistruggeva il suo ego e sé stesso affidandosi a dei dadi) ma la realtà è che l’unico comun denominatore di queste parole è l’equilibrio, parola valida anche per il fragile ecosistema terrestre che sta trovandosi ad affrontare l’impatto antropocentrico distruttivo del lavoro dell’uomo sul pianeta.
Una squadra di basket non è molto differente e gli Hornets al momento sono una squadra che ha perso diversi equilibri, tattici ma anche gestionali con ben 5 sconfitte consecutive. Dopo un’ottima partenza c’è da capire, non tanto di chi sia la colpa anche se dei colpevoli ci saranno sempre, ma di comprendere e correggere ciò che non va perché a mio parere il team sta rendendo meno di ciò che potrebbe esprimere.
Se siete fan degli Hornets da qualche anno ormai sarete abituati purtroppo a vivere dei momenti di crisi nei quali la squadra scava una buca dalla quale non sembra più in grado di uscire.
Le radiazioni offensive delle squadre avversarie sembrano sempre trovare momenti nei quali possano colpire velocemente e con facilità.
Ai Calabroni non riesce nemmeno rintanarsi sotto la sabbia per evitare le radiazioni e viverci come hanno fatto alcune tipi di granchi del Pacifico dopo l’esperimento nucleare a Mururoa.
Dal mio punto di vista, nonostante i progressi personali di qualche singolo come il Player of the Week a Est, Miles Bridges, già a 30 punti o più 4 volte in stagione ma calato un po’ ultimamente, LaMelo Ball, fresco da tripla doppia a LAL più un Rozier che attende conferme dall’ultima buona uscita dalla città degli angeli, la squadra sta stentando e ha collezionato la quinta sconfitta consecutiva contro i giallo-viola.
Cosa non funzioni ha alcuni aspetti evidenti ed altri meno appariscenti che cercheremo di sviscerare con l’aiuto di questa grafica fatta di cifre che ho precedentemente preparato ma anche con l’analisi combinata tra me e Matteo Vezzelli per spiegare qualche dinamica di gioco reale sul parquet osservando situazioni capitate – nello specifico – a Plumlee di recente.
Innanzitutto la squadra, come sappiamo bene, cerca di attuare un gioco moderno affidandosi molto sul gioco da tre punti, in maniera troppo ossessiva direi (anche Bridges in PF e P.J. Washington prendono spesso tiri da fuori) e le percentuali, scese nelle ultime partite, hanno portato il team dal primo posto nei 3FG% al 3° che, ancora male non è, ma dovessero continuare con questa basse statistiche ottenute nelle ultime uscite, i Calabroni scenderanno presto nel gorgo dei team a centroclassifica in questa statistica.
Tra i singoli in rotazione sta pesando molto il tiro non ancora efficiente di Rozier e quello di Oubre Jr. che non stanno riuscendo a colpire con alte percentuali dagli scarichi ma, mentre Terry potrebbe tornare a riprendersi dall’infortunio alla caviglia riportando il suo tiro costruito a più alti livelli (specialmente sui catch n’shoot), Oubre Jr. pare più un giocatore da striscia in grado di realizzare diverse triple in serie con buona mano o fallire completamente la serata, sfiduciato o svogliato, sicuramente non troppo concentrato visto che palesa anche qualche FT mancato di troppo.
Probabilmente a Charlotte avrebbe fatto più comodo un giocatore specializzato come Kennard che tuttavia non ha lo stesso atletismo ed è un grado peggiore rispetto a Oubre Jr. in difesa.
Sbagliare meno possibile è l’ovvia chiave per il successo e tra i singoli non aiuta la percentuale di Ish Smith che si è abbassata troppo recentemente così come il suo minutaggio fino a rimanere a zero minuti nell’ultima uscita.
Probabilmente i problemi difensivi, un tiro da tre non consistente oltre che ricercato e un gioco a volte fai da te non sempre efficace del nativo di Charlotte, hanno fatto propendere Borrego per altre scelte ma il giocatore sembra essere andato leggermente in sfiducia dopo il brillante inizio con apice nella sfolgorante prestazione a Brooklyn.
Bridges e Ball sono i giocatori che offensivamente prendono più tiri per distacco seguiti da Hayward e Oubre Jr. ma ci sarà anche Rozier a breve tra i primi quattro, caviglia permettendo.
McDaniels, Oubre Jr. e Rozier sono i giocatori che tirano in percentuale più da fuori, i primi due spesso con catch n’shoot dagli scarichi del compagno, sebbene non prendano i loro tiri sempre in condizioni ottimali mentre Rozier è in grado ormai di crearsi anche il proprio tiro con agilità, step-back, finte o fade-away.
Altro punto debole attualmente per una squadra che ha poco margine per portare a casa le partite è che sfruttiamo male i tiri liberi: Charlotte è 26ª con Plumlee a essere il più inabile tra tutti con un 29,4% (10/34) seguito da Ish Smith con il 33,3% ma Oubre Jr. e McDaniels sono comunque sotto il 70,0%.
Fin qui abbiamo parlato di offense seguendo la tabella che evidenzia alcuni buoni fattori come l’esser secondi per punti realizzati in tutta la NBA anche in virtù di un ritmo molto alto teso a metter fuori causa le difese avversarie giocando con rapidità come dei veri calabroni.
Il pace è il sesto in tutta la NBA e grazie a questo modo di giocare da possibile transizione fissa per ottenere punti facili o tirando da tre, senza costruire spesso un complicato gioco interno sfruttando agilità, velocità e gioventù abbiamo portato a casa buoni punti.
Le note dolenti arrivano però nella percentuale da due punti dove la squadra è in difficoltà: 25ª e a rimbalzo, fattore chiave.
Sia nei totali che nei difensivi i Calabroni rimangono al 27° gradino con sole tre squadre a far peggio poiché nei singoli dei nostri lunghi ancora non si combinano sempre ottimalmente; fisicità, atletismo, cm ed esperienza.
Nessuno però fa peggio in difesa dove Charlotte incassa 118,3 punti di media risultando terribilmente fragile in ogni aspetto per idea difensiva.
Cambi sistematici sul lato forte, posizioni flottanti di qualche giocatore pronto a intercettare possibili passaggi su passaggi cambio lato e tendenza a far densità nel pitturato per dar una mano a Plumlee che è un discreto rimbalzista (con 7,9 è il migliore della squadra prima di Bridges a 7,4 giocando 27 minuti contro i 36,6 di Miles) su ma non un gran difensore portano spesso a creare molta confusione anche in occasione di aiuti.
Borrego comincia a essere in discussione da parte di alcuni fan perché non convince, il suo gioco monodimensionale è adatto a questa squadra?
Il materiale che ha in mano può essere plasmato per migliorarsi ed avere un ruolo definito per aiutare Charlotte a vincere le partite?
Personalmente credo che se il rapporto con il gruppo sia buono e sia grande l’empatia con i giocatori (almeno i principali), altrettanto alta la possibilità che la maniera di giocare del team non sia ottimale come sia scollegata sia la squadra dal punto di vista tattico e nelle rotazioni.
La resa della panchina si sta poi abbassando, sia dal punto di vista offensivo che difensivo, l’atletismo di Oubre Jr. non è ben sfruttato in difesa anche se accoppiato talvolta con Martin e i blackout offensivi sono parzialmente spiegabili con la scarsa capacità di molte riserve di creare per gli altri, ora che Smith, nonostante la propensione ad andar da solo e qualche TO di troppo ultimamente (gestibile visto che gli Hornets non sono tra i team peggiori nei TO), non sta giocando e la bench del North Carolina rimane con un AST% (la capacità di creare assist per i compagni) basso.
Considerando gli undici giocatori realmente con minutaggio, in undicesima piazza troviamo senza grandi aspettative da lui per ruolo e tecnica il centro Nick Richards con 3,6.
Oubre Jr. è decimo con 7,2, nono P.J. Washington a 9,6, ottavo Cody Martin a 10,8% e McDaniels 7° con 11,7.
Ball è primo con 35,6, Smith secondo con 26,3%, Bridges, Hayward e Plumlee mantengono percentuali simili con un 13,6%, 13,5% e 13,0%.
Prendendo ad esempio il terzo, il quarto e il quinto di Chicago a paragone poiché quasi occupano le stesse posizioni o comunque sono elementi importanti tra i titolari, troviamo: Vucevic con 18,4, DeRozan con 18,3 e Lonzo Ball con 17,9.
Chiaro che con un attacco troppo spesso fermo e perimetrale la situazione sia affidata a un egosistema del giocatore che cerca di tirare o penetrare anche senza aver preso vantaggio da un hand-off o da un blocco e qui entriamo un analisi con 4 situazioni esaminate insieme con Matteo.
Azione n° 1
Qui vediamo George – in palleggio – passare agevolmente Hayward grazie al blocco alto di Zubac e mentre viene effettuato il sistematico cambio sul pick and roll Plumlee.
Un po’ in difficoltà, arretra verso il ferro con martin in aiuto mentre George decide di prendersi un fade-away dal post alto destro sul quale Plumlee non fa male andandolo a contrastare ma mentre la palla picchia sul ferro Mason tende a spostarsi all’esterno cercando di coprire George o portarsi in attacco (fiducioso che uno dei nostri due difensori riuscirà a recuperare il rimbalzo) ma è ancora Zubac a deviar palla dove non è presente nessun Hornets così Mann può avanzare e passare la palla a Batum alzandola semplicemente.
Il back-door del francese con 4 nostri giocatori in chiusura sull’entrata del giocatore in dreadlock rende tutto semplice con una difesa pigra e scomposta sull’ex lato debole.
Azione n° 2
Qui vediamo uno degli schemi principali del playbook di Borrego.
Uno schema che l’anno scorso Borrego utilizzava con interpreti diversi.
Se durante la scorsa regular season spesso erano Zeller o Biyombo a portar blocchi lontano dalla palla per far arrivare a smarcarsi i nostri tiratori da tre punti quest’anno è Plumlee a portare i blocchi.
Nel dettaglio vediamo però che Mason parte prima che Martin possa passare il blocco andando a ribloccare alto per Rozier ma Jackson, che probabilmente ha ricevuto istruzioni dal proprio coach su come difendere in queste situazioni, passa sul blocco (non fatto tra l’altro in maniera perfetta) e mentre Plumlee va ad infognarsi in palleggio in una zona non a lui consona per poter tirare, chiude il palleggio e tenta l’hand-off per Bridges che tuttavia non riesce a guadagnar palla perché anche in questo caso il difensore passa insieme all’attaccante opponendosi al consegnato.
Ne risulta che lo scatto di Rozier per anticipare Jackson e non far scadere il cronometro lo porti a ricever palla ma sul cambio difensivo dei Clippers l’accoppiamento con il lungo Zubac non sia il migliore e il tiro, non certo ottimale, si trasformi in disperato fade-away dall’angolo e colpisca solamente il ferro, già molto per un’azione del genere.
Questo anche perché se Plumlee, discreto passatore, non trova vie di passaggio, spesso rimane inabile a poter segnare lontano da canestro.
Azione n° 3
In questa azione vediamo che Charlotte, invece di tentare il contenimento, opta per un raddoppio in show sul portatore di palla.
Lo show è abbastanza deciso ma non mantiene una buona angolazione per impedire il bel passaggio verticale per il centro dei Clippers e mentre Martin flottando cerca di riaccompagnarsi con Zubac dopo esser tornato su Jackson, l’aiuto di Miles dal lato debole è un po’ tardivo così il numero 40 in bianco, sfruttando i suoi cm, può schiacciare agevolmente su Miles ma avrebbe anche per assurdo potuto aprire per due tiratori totalmente liberi sul lato debole.
Un rischio che può starci ma ci si chiede se queste cose siano programmate poiché le collaborazioni difensive in questo caso devono essere più automatiche e veloci cercando di non lasciare mezzo attacco scoperto.
Azione n° 4
L’ultima azione non è molto convenzionale per Plumlee (anche se ultimamente sta cercando di prendersi qualche tiro in più ma in genere da molto vicino al ferro) e avrei potuto prendere come esempio un’azione contro i Lakers dove con quattro giocatori piantati sul perimetro e senza movimenti (due negli angoli e due circa a 45° gradi a coprire le diagonali) vedono Ball prender palla ed attaccare frontalmente in un duello western in uno contro uno il difensore.
Ball segnerà in appoggio, non tanto bene andrà invece a Plumlee in questa azione.
Anche qui i movimenti dei compagni con Mason sono minimi eccetto Rozier che prova a ricevere affiancandosi a lui ma dopo aver perso il tempo per il passaggio con Jackson in chiusura sul nostro numero 3, Mason decide di chiudere il palleggio e prendersi una specie di mezzo fade-away in step-back soltanto che la mano è quella granitica con la quale sbaglia la maggior parte dei liberi e dalla top of the key riesce solo a tirar fuori un tiro senza parabola che si infrange sul primo ferro.
Alla vigilia di Charlotte @ Memphis non credo che il coach James Borrego sia intenzionato a cambiar qualcosa di sostanziale se non nel minutaggio di qualcuno (tra l’altro Bouknight e Jones, principali scelte al Draft sono ancora ancorate alla panchina), quindi solo l’aiuto di squadra e un ecosistema fatto di assist e schemi, al posto di un egosistema dei singoli sempre pronti a cavar le castagne dal fuoco ma inabili ad arrivare alla W finale, possa salvare la squadra.
Quando si va a giocare in casa dei Lakers la mia fantasia abbina la squadra a Hollywood, non solo perché il quartiere della città losangelina ha espanso su tutto il globo commercialmente la propria cultura con la sua arte ma anche perché sovente le star del team sono ammantate in una galassia lontana e dorata brillando di luce propria guardandole dall’esterno.
Sarebbe troppo facile citare Kobe Bryant oppure i vari Magic, Kareem Abdul-Jabbar, Shaq o le due stelle attualissime che devono storicizzarsi (LeBron James e Anthony Davis).
Una franchigia che riesce sempre a ricrearsi non badando troppo a spese mentre al contrario gli Hornets vivono in un mondo più povero arrabattandosi e vivendo con ciò che di buono trovano nutrendosi di talenti inesplosi.
Troppo spesso Hollywood è stata soltanto immagine anche se qualcosa sta cambiando negli ultimi anni, seguendo il sentimento della società, sta trasformando in parte la sua attività con un cambio di paradigma sociale più attento a dinamiche psicologiche proponendo qualcosa di più oltre al trattamento dell’immagine e agli sterili effetti speciali.
Quest’anno però i riflettori si sono aperti anche per LaMelo Ball, play da da Chino Hill che cercherà di mostrare che i film patinati di Hollywood possono essere superati in contenuti.
Forse la sfida è improba e Charlotte – abituata negli ultimi anni a fare da jobber – non ce la farà, noi però proviamo a crederci nonostante le traumatizzanti “botte” prese recentemente, in fondo la settima arte (il cinema) è un’illusione che serve a crescere.
Andamento della partita
I quintetti iniziali.
Dopo aver scoperto le carte dei Lakers (Davis e DeAndre Jordan insieme in attacco come coppia fisica in frontcourt), gli Hornets scoprivano anche le intenzioni di Frank Vogel che mandava tramite Westbrook il primo messaggio della partita a Borrego con un alley-oop vincente di DeAndre.
Charlotte rispondeva con l’entrata di Hayward che inciampando si Jordan, caduto in area, segnava un two and one portando sopra Charlotte 3-2.
I Lakers tuttavia piantavano uno 0-7 di parziale sfruttando le due torri più una tripla aperta dall’angolo sx di Bradley prima di essere riavvicinati da un’entrata a tutta velocità di Miles chiusa di dx a tabelle e da un altra in transizione con appoggio a sx del plexiglas.
Altro alley-oop di Jordan per il 7-11 ma gli Hornets replicavano con Miles (½) in lunetta e una tripla di Ball trovando il pari a quota 11 a 7:13.
Ball conservava il risultato stoppando Bradley e Hayward con un tiro rim/glass portava sopra i Calabroni.
Fragile vantaggio poiché dopo il pari di Jordan in lunetta a 6:26 un’altra dunk del corpulento centro portava sopra LAL che era comunque raggiunta da un reverse layup in corsa di Hayward abile a evitare Bazemore e accorrenti.
Gli Hornets ripassavano avanti a 3:56 quando Ball- dritto per dritto per dirla alla Maccio, trovava la continuazione più fallo di Bradley (18-17).
La risposta dei Lakers si materializzava con la tripla di Anthony a 3:22 e benché Balla rispondesse da fuori 20 secondi più tardi (21-20), Westbrook con un gioco a due sfruttava le sue doti colpendo dalla media.
Scappavano i Lakers sul 21-29 dopo una tripla di Ellington benché Rozier con una drive servisse Richards abile a trovare il two and one a :30.5 per il 24-29.
Due liberi di Rozier chiudevano il quarto sul 26-29.
Il secondo quarto si apriva con due di Oubre Jr. per il -1 ma i Calabroni non si fermavano volando avanti dopo un errore di Oubre che si riprendeva la sfera, usciva dall’area e andava in angolo a colpire da tre per il 34-31.
L’ex Monk pescava il pari sul close-out di McDaniels e dopo aver visto il rookie Reaves far passare in vantaggio i locali, il pari di Rozier in euro-step (36-36) era seguito da qualche decisione pro Lakers (errori da ambo le parti con una leggera propensione a favore dei padroni di casa) che aiutava la fuga giallo-viola sino al 36-45, un -9 che un 2/3 di McDaniels (travolto in angolo dal rookie Reaves) a 5.34 attenuava.
Ball in coast to coast e Hayward da tre punti a 4:49 realizzavano il -2 (43-45) e quando Hayward (appoggio al vetro dal mid range sx) più Martin (tripla da destra) realizzavano un canestro a testa, i Calabroni rimettevano il capo avanti (48-47).
I Lakers giocavano spesso in post o nel pitturato sfruttando l’esperienza e la supremazia fisica recuperando anche FT mentre gli Hornets erano tenuti vivi da Rozier e dalla tripla di Ball dalla sua mattonella deep sulla diagonale sx (55-54).
Di Rozier con uno swooping left hand e una tripla con anticipo di finta e ricollocamento partita dalla diagonale destra erano le ultime firme pro Hornets del primo tempo ma Anthony con una perfetta bomba scavalcava Charlotte che non trovava nulla di meglio che tirare con Bridges da distanza siderale ottenendo solo aria offesa.
60-61, Hornets ancora in partita con 4 player in doppia cifra: Ball 14, Hayward 12, Rozier 11 e Bridges 10 pt..
Lakers con Anthony e Davis a 12 pt., Jordan 10.
Qui le statistiche di squadra dei primi 24 minuti:
La ripresa partiva nel segno del calabrone con uno splendido arresto in area di Miles che attirava due giocatori per tagliarli con un passaggio corto rifinito da sotto da Plumlee in reverse dunk e dopo tre secondi chiamati a Plumlee (0/1 FT Davis) Rozier in transizione ci portava sul +3 prima di infilare anche uno stop & pop.
Westbrook con la classica entrata in velocità più appoggio rispondeva ma LaMelo realizzava il 69-63 attendendo e colpendo passivamente la palla di testa in discesa dalla retina così la zelante terna aiutava i locali con un FT tecnico.
Gli errori dei Lakers al tiro e la tripla di Rozier avvantaggiavano Charlotte salita sul 72-64 ma la scelta troppo frequente di tirar da fuori non premiava Charlotte che giocava intelligentemente poche volte come in occasione del canestro di Plumlee contro il rookie anche se l’and one era fallito classicamente.
Riprendevano fiducia i locali che segnando con Anthony da tre realizzavano il 78-75 quindi l’alley-oop di Davis e la tripla di Ellington ribaltavano la partita con la beffa di un tecnico affibbiato a Borrego per giuste proteste poiché sulla partenza dell’azione un blocco con la spinta di Davis su Ball era evidente.
0-11 di parziale interrotto dalla tripla di Rozier per il pari a quota 81 ma nonostante lo stesso Scary si esaltasse andando ad appoggiare dopo un’esitazione che faceva perder il tempo ai difensori avversari Charlotte perdeva affiatamento e mano e i Lakers scappavano in transizione con la dunk di Davis per l’83-88.
Dopo due FT di Bridges nell’ultimo minuto la beffa arrivava sulla sirena per mano dell’ex Monk che recuperando una palla tirata sui piedi di Oubre Jr. indovinava il siluro da centro campo.
Nell’ultima frazione succedeva di tutto poiché i Lakers, sulle ali dell’entusiasmo, sospinti dal pubblico, trovavano un rush che li portava sull’89-103 a 9 minuti esatti dalla fine quando Anthony calava una delle sue triple di serata.
Sembrava finita anche perché se Rondo veniva espulso con un Flagrant 2 per manata cattiva sulla testa di un ondeggiante Rozier, arrivava la terza infrazione per tre secondi comminata agli Hornets (no damage nel caso) ma a riaprirla erano gli stessi Lakers che si facevano fischiare tre tecnici consecutivi (team, Anthony e Westbrook) oltre ai due liberi assegnati in precedenza a Ball che glacialmente infilando 5 punti trascinava di nuovo Charlotte in partita passando dal 101-110 al 106-110.
Charlotte accorciava a 4 con l’entrata frontale di ball in solitaria (108-112) e mentre Reaves respingeva gli Hornets con il tiro dalla baseline ecco il fing and roll di Rozier su Davis.
Dopo essere tornati sul +5 i Lakers subivano la girata di Plumlee nel pitturato (112-115) e dopo aver fallito un’ulteriore occasione i giallo-viola incassavano l’incredibile tripla di Miles a :23.7 dalla diagonale dx che di fatto portava la partita ai supplementari perché né il tiro di Davis contro Bridges né di quello del nostro numero zero allo scadere, in girata e da lontanissimo, avevano reali chance di successo.
115 pari e OT iniziato bene per Charlotte in allungo con un floater di Ball ma Monk, raggiunto da un passaggio sotto canestro, dimenticato da tutti pareggiava.
Una triangolazione con extra-pass di Hayward per Plumlee portava il centro in schiacciata mentre Rozier si beffava di Monk infilando il 121-117.
Si fermava lì Charlotte mentre Davis dal pitturato sfoderava il piazzato con Mason troppo piantato ed Anthony, dopo aver mancato un tiro da tre off balance contro Miles, lo metteva in transizione scavalcando Charlotte (121-122).
A 1:48 la truffa della palla non assegnata a Hayward dal fondo (c’era anche un fallo di Westbrook in chiusura) dava la possibilità ai Lakers di allungare con un ottimo bsln jumper dalla media sx mentre Rozier si mangiava Monk con spin e alzata per il 123-124.
Il fallo di Plumlee su Davis mandava fuori il nostro centro e dava il +3 ai padroni di casa a :49.9 mentre sulle seguenti due azioni Bridges e LAL non trovavano il canestro.
Gli Hornets si giocavano il time-out a :11.7 sotto di tre.
Palla a Bridges che era fermato ma gli Hornets la recuperavano e girandola sul lato debole sparavano con Martin chiuso da due difensori, palla all’interno del ferro a colpire il secondo, troppo tesa perché potesse trascinare a un altro supplementare Charlotte così i Lakers si salvavano e come nei migliori film hollywoodiani i buoni trionfavano sulla minaccia esterna salvando la loro terra.
Rozier in azione in serata ha terminato con 29 punti. Foto tratta dalla pagina ufficiale degli Charlotte Hornets.
Analisi
La solita trama hollywoodiana, prevista e scontata nel finale benché ricca e densa di colpi di scena.
I tre registi con il fischietto hanno dato lustro alle stelle decadenti dei Lakers che si affermano sui jobber Hornets dopo un supplementare aiutate anche da un Davis parso piuttosto a suo agio nonostante i problemi al dito.
Palesemente avvantaggiati in molte situazioni nonostante brillino l’espulsione di Rondo e tre tiri liberi consecutivi assegnati per tecnici a LAL, Charlotte recrimina per diverse situazioni anomale (3 secondi fischiati tre volte, un po’ come se piovesse, falli non assegnati e decisioni dubbie). 23/28 contro un 25/35 dalla lunetta pro Lakers non del tutto figlio della evidente supremazia fisica dei giallo-viola o delle difficoltà conosciute e palesate dal nostro team che ci ha messo ancora del proprio per perdere giocando alcune buone fasi alternate a altre meno brillanti.
Un intermittenza che ci ha portato sul -14 nel quarto periodo ma dopo 5 FT consecutivi di Ball e la tripla di Bridges per l’OT una palla data persa a Hayward (toccato da Westbrook) con la sfera che carambolava fuori con molti dubbi sull’ultimo giocatore ad averla toccata ci portava a un punto a punto finale con gli Hornets incapaci di trovare nuovamente il pari.
Martin sulla sirena tirava un po’ troppo teso e lungo sul secondo ferro e benché la palla rimbalzasse all’interno prendeva il classico beffardo controbalzo salvando i Lakers da un’altra figuraccia dopo quella rimediata a OKC.
Non servono i 29 punti di un ritrovato Rozier né i 25 di Ball, gli Hornets soffrono i 32 di Davis e i 29 di Anthony mentre Westbrook con 17 punti, 14 assist e 12 rimbalzi va in tripla doppia come Ball con 12 assist e 15 rimbalzi.
Gli Hornets tirano meglio i liberi, vincono nelle 2nd chance, nei fast break e nei punti nel pitturato (56-48) ma sono sotto in molte altre principali statistiche, vedi il 24-30 negli assist mentre finisce 59 pari a rimbalzo.
Chiaro come in alcuni frangenti le rotazioni di Borrego con la panchina non siano ottimali (Oubre Jr. e Martin insieme non sono mediamente consistenti) e la squadra sia ferma offensivamente in alcuni momenti (vedi l’entrata di Ball nel cuore dell’area in solitaria) con una shooting selection piuttosto povera e mal funzionante.
La squadra si è battuta ma nonostante qualche giocata di team non ha ancora un gioco di squadra rodato che possa fare la differenza così i protagonisti principali prendono le loro responsabilità andando spesso da soli.
Il 16-59 tra le panchine decreta la scomparsa di quella charlottean che non vede entrare sul parquet nemmeno Ish Smith o James Bouknight.
Quinta sconfitta consecutiva per Charlotte che sprofonda sul 5-7 dopo esser stata sul 3-0.
Piccoli segnali di ripresa, insufficienti però per vedere una squadra solida.
Per quanto riguarda le pagelle ho aggiunto dei titoli di film abbinandoli a ogni giocatore.
LaMelo Ball: 7
“L’attimo fuggente.” Il play degli Hornets deve necessariamente cogliere l’attimo. Il suo carpe diem fatto di tempi per le conclusioni e i passaggi. Vede dove altri non vedono come nel film il professor John Keating (Robin Williams) con i suoi stravaganti e funzionali metodi, insegna ai giovani studenti che esistono prospettive differenti per guardare il mondo. Finisce con 25 pt. (8/18), 15 rimbalzi, 12 assist in tripla doppia e un +6 in plus/minus. Glaciale ai 5 liberi consecutivi, non sempre in entrata può far miracoli ma ha il coraggio di provarci in assenza di alternative. Un paio di deep 3 dalla sua mattonella diagonale sx a segno.
Terry Rozier: 7,5
“Il Cavaliere Oscuro.” Rozier, spostato in altri tempi, potrebbe avere la tempra di un cavaliere. Sa escogitare soluzioni fantastiche alla Batman pur rimanendo umano, non avendo superpoteri tuttavia il suo impegno lo porta a essere importante nel tessuto della squadra. 29 pt. (11/22), 2 rimbalzi, 3 assist. In attesa di ritrovare la mano da fuori (3/10) fa miracoli in entrata tra assist in drive, spin move, esitazioni e canestri che sembrano facili ma non lo sono. Dopo un periodo buio speriamo sia tornato il supereroe dello scorso anno.
Gordon Hayward: 7
“L’altro Volto della Speranza”. Film finlandese di Aki Kaurismäki piuttosto ossimorico: freddo, intenso e bizzarro che narra su come la casualità o meglio, le contingenze della vita portino a incontri improbabili. Un immigrato incontra un uomo finlandese che acquista un ristorante e dopo qualche problema tra i due si instaura un rapporto che produrrà, oltre a dei ristoranti di matrice esotica poco credibili, nuove speranze nei due. Gordon lascia Boston lo scorso anno intrecciando una relazione con Charlotte e insieme a Ball è l’altro volto della speranza di tornare competitivi da parte dei giovani Hornets. 21 pt. (7/14), 6 rimbalzi, 3 assist. Porta punti e qualche rimbalzo oltre un bel passaggio per Plumlee sotto canestro. Peccato gli scippino la palla a 1:48 all’OT.
Miles Bridges: 6,5
“Demolition Man”. In un team mediamente percettivamente più buono, l’heel face composto forse da fibre di kevlar più resistenti dell’acciaio è l’unico che abbia quella particolare grinta per provare a ingaggiare un duello fisico senza esclusione di colpi con i cattivi di turno. 19 pt. (6/18), 8 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. +12 in +/-. Pareggia con la tripla decisiva per andare all’OT ma rovina tutto almeno tre volte con triple forzate che non portano da nessuna parte. Un’ottima difesa su Anthony nel finale corpo a corpo e nel primo tempo due entrate rapide con appoggio sui differenti lati del tabellone. Deve trovare però una miglior scelta al tiro (3/11 da fuori).
Mason Plumlee: 6
“Palle in Canna” (National Lampoon’s Loaded Weapon 1), film divertente e demenziale che ha molte citazioni di altri film nel quale un indiziato fornisce un identikit di un criminale che risulterà essere Mr. Potato al quale Plumlee assomiglia anche. 13 pt. (6/7), 10 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata in 34:36. Ancora out per falli, sembra uno scherzo nel primo tempo ma migliora fino alla doppia doppia aiutata dai passaggi dei compagni e da un suo semi-gancio in girata nel finale. Meglio del solito nonostante la strabordante potenza di Davis e soci. Out DeAndre va meglio anche se spesso dalle parti del ferro non c’è nessuno a contrastare gli alley-oop. Il solito (1/3) ai liberi.
Kelly Oubre Jr.: 5
“Fire With Fire”, film con Bruce Willis. Anche Kelly deve difendersi in primis e rispondere al fuoco avversario per sopravvivere ma segna 8 punti (3/10) con 3 rimbalzi e 2 TO. Manda un bacio virtuale a Rozier per l’assit che lo porta a segnare con la tripla aperta ma se da tre fa bene (2/4) da due è un disastro e con lui in campo la squadra sembra essere più vulnerabile, meno aggressiva ed efficace così le sensazioni sono confermate da un -24 in +/-, attendendo le prossime partite per smentite o ulteriori conferme.
Cody Martin: 5
“Il Settimo Sigillo.” Per un giocatore ben piantato ma normodotato è difficile giocare una partita a scacchi contro avversari temibilissimi come la Morte nel film. Lui deve garantire difesa prima che si scateni l’Apocalisse. La fede nel suo lavoro e in sé stesso gli stanno facendo superare gli ostacoli che avrebbero potuto allontanarlo dalla NBA ma i soli 3 punti (1/5) e i 5 rimbalzi sono un po’ troppo poco in 21:50. Manca il tiro da tre finale andando un po’ lungo, peccato.
Jalen McDaniels: 5,5
“Road to nowhere”… Dove sta andando McDaniels? Gioca scostantemente per la scelta di Borrego. Oggi rimane sul parquet per 8:48 con 2 punti messi ai liberi (2/3), 2 rimbalzi e 1 assist. Prende però, nonostante gli onesti close-out, molte triple in faccia.
Nick Richards: 5
“Gli Invisibili”. In una Berlino totalmente nazista “liberata dagli ebrei”, alcuni di essi riescono a nascondersi risultando totalmente invisibili al regime. Chissà che Richards non torni a esserlo dopo il rientro di P.J. Washington. 3 pt., 4 rimbalzi, 1 rubata, 1 stoppata ma anche 3 PF, 3 TO e -18 in +/-. Non convincente, mette un solo tiro dei 4 tentati in 15:36. Non facile giocare con la second unit anche se aiutata ma un passo indietro rispetto alla precedente partita per il giamaicano.
Coach James Borrego: 5
Gioco ancora latitante eccetto sporadiche apparizioni, difesa così così, il problema è che questa squadra si scompone mentalmente come il Lego, troppo facilmente quando gli avversari trovano la giusta vampata di calore. Il collasso di Charlotte però in serata è attenuato da LAL che ci riporta in partita ma alla fine gli Hornets non riescono a portarla a casa con una selezione di tiri discutibile come quella ce ci fa mangiare il vantaggio dopo il primo allungo fatta solo quasi esclusivamente di tiri da tre punti.
LaMelo Ball cerca la prima vittoria a Los Angeles dopo aver incassato tre sconfitte consecutive approfittando delle numerose assenze nelle file gialloviola, prima tra tutte quelle dell’indispensabile LeBron James che ha saltato le ultime due partite dei Lakers per uno stiramento addominale e la squadra ha perso entrambe le volte: 107-104 in casa contro gli Oklahoma City Thunder giovedì e di nuovo a Portland 105-90 sabato.
Gli Hornets in teoria potrebbero duellare per risorgere ma di questi tempi sembrano i perfetti jobber per far risorgere le stelle gold & purple rimaste nonostante anche Anthony Davis sia in dubbio per un problema a un pollice occorsogli contro i Thunder.
Horton-Tucker, Nunn e Ariza gli altri “out” Lakers, P.J. Washington rimarrà fuori ancora per Charlotte.
Possibili svantaggi:
Nonostante le assenze o le possibili assenze tra le file dei californiani, la posizione di centro, in una difesa che fa acqua da tutte le parti, potrebbe essere molto problematica con Howard e DeAndre Jordan oltre a Bazemore che potrebbero catturare più rimbalzi dei nostri centri grazie alla loro fisicità.
Non sapendo chi giocherà de facto ho optato per un duello tra guardie ma se il Monociglio dovesse giocare contro Plumlee, Mason avrà molto bisogno di aiuti veloci e intelligenti.
LAL è una squadra di veterani che porta con sé più esperienza mediamene dei giovani Hornets.
Accanto a loro ci sarà probabilmente lo stesso spazio utilizzato da Bradley anche per l’ex Monk che personalmente non preoccupa molto quanto il volubile Westbrook che duellando con Ball potrebbe essere la chiave per vincere o perdere il match, di certo per LaMelo non sarà facile tenerlo e potrebbe essere Rozier in prima battuta ad occuparsene.
Da evitare canestri facili in transizione (15,2 di media per i Lakers).
Possibili vantaggi:
La velocità e l’aggressività “ben distribuite” o meglio “spalmate”, dalle rotazioni dovranno essere la parola d’ordine per Charlotte difensivamente parlando per irretire gli avversari più navigati propensi ai TO (16,1 contro i 13 di Charlotte) mentre in attacco si spera di vedere qualche giocata più strutturata che muova palla e possa battere la difesa avversaria.
Borrego ha minimizzato dicendo che impareranno dalla partita precedente, in fondo c’è un’altra partita (leggesi possibilità) per gli Hornets.
Affacciati sulla costa pacifica, aspettando un’altra battaglia navale contro i Velieri.
Se un tempo i Clippers erano entomofobici, giacché negli ultimi anni è sempre andata male ai Calabroni che hanno perso tutti e sei gli scontri andati in scena possiamo dire che lo scenario si è ribaltato.
Chissà se Tsunami Papi, al secolo Kelly Oubre Jr. (“Il padre delle onde” è il soprannome che si è dato) potrà contribuire a far passare ai Calabroni volanti la cymofobia (la paura delle onde e del movimento ondeggiante).
I Velieri quest’anno sono più abbordabili e meno armati ma di fatto rimane sempre un incontro difficile tuttavia Charlotte ha più possibilità quest’anno avendo molti più Calabroni pronti a planare sopra i Velieri per bombardarli più precisamente e cercare di mandarli sul fondale.
La contraerea dei Velieri indebolita dall’assenza di Leonard cercherà di far rispettare la tradizione ma l’incursione degli Hornets mira a trasvolare verso i playoff dopo aver perso parte della flotta affondata dalle cannonate di Cavalieri, Guerrieri e Re.
Andamento della partita
I quintetti iniziali.
Gli Hornets partivano bene ottenendo la palla a due e colpendo al limite dei 24 con Hayward per il 3-0.
Charlotte rimaneva avanti anche dopo il canestro di Jackson allungando sul 5-2 con il mezzo spin di Miles in aerea e appoggio oltre George.
Quattro punti di Zubac però ribaltavano un vantaggio instabile che passava da una parte all’altra per via delle triple di Bridges, Batum, Ball e George mentre un floater di Ball spezzava il gioco da tre ma riportava sopra Charlotte (13-12).
I Clippers segnavano ancora da fuori con Batum approfittando di un po’ di spazio su Hayward ma Plumlee dal post dx tirava fuori un piazzato per il pari a quota 15.
Lo stesso Mason con un perfetto bound pass innescava Rozier in back door per il canestro facile così Terry prendeva fiducia pur sbagliando due conclusioni ma il rimbalzo offensivo di Charlotte portava ad aprire per Bridges che scaricava l’open 3 del 20-15 utile a mandare in time-out la partita.
Anche Martin con il piazzato frontale da tre aiutava a scavare il solco che Ball aumentava con la tripla su George dalla diagonale sx (26-15) prima di due liberi di Bledsoe ai quali rispondeva Richards in schiacciata.
Charlotte manteneva il +11 dopo il canestro di Batum da sotto replicando con il bel crossover di Martin che mancava l’appoggio ma Richards, pronto a rifinire, calcava la mano con la seconda jam per il 30-19.
Charlotte reggeva con qualche entrata come quelle di Oubre Jr. e Ball in cambio mano nel finale ma sulla sirena Kennard trovava la seconda tripla di serata accorciando sul 39-31.
L’esplosivo primo quarto degli Hornets, nonostante un abile two and one di Oubre Jr. su Ibaka, si afflosciava con la panchina in campo, in particolare un poco brillante Ish Smith e un Batum capace si rubare anche un pallone rapidissimamente (cose mai viste a Charlotte) avvantaggiava i suoi che recuperavano dalla lunetta con Mann il 41-37.
Senza Ball a dare ritmo il sorpasso era nell’aria, così George dalla baseline sinistra con un fade-away scavalcava Bridges e gli Hornets (44-45) prima che Ball dalla lunetta effettuasse il contro-sorpasso.
Charlotte cadeva sul -3 ma nonostante Ball dovesse uscire per aver speso lo stesso numero di falli rispondeva con l’alzata in corsa di Bridges e l’appoggio al vetro di Rozier che mandavano coach Lou a 4:03 in time-out sul 52-51 Hornets.
La partita rimaneva lì e una transizione con un bullett pass di Miles per Oubre Jr. portava gli Hornets di gran corsa sul 56-55 ma Batum da tre (13 pt. A fine primo tempo) mandava sul +2 i Clippers benché Hayward pareggiasse in pull-up vendicandosi sul francese.
Purtroppo però un buzzer beater improbabile quando deep e volante di Mann condannava gli Hornets nuovamente sulla sirena: 58-61.
Numeri molto simili a fine primo tempo con un 26-24 a rimbalzo, 12-13 negli assist, 5-5 nelle rubate, 10-9 nei TO e nessun blocco su entrambi i fronti con un leggero predominio in percentuale Clippers (47,9% a 48,9%).
Brutta partenza di Charlotte nella ripresa che rischiava di far saltare la partita in pochi minuti: la tripla di Jackson con km dal primo difensore utile valeva il 64-69, in più Jackson in transizione ne aggiungeva altri due per il +7 Velieri.
Da un FT di Hayward e due di Miles (7:19 dopo un duro fallo di Zubac sanzionato con un Flagrant 1 per contatto non necessario) nasceva il -4 benché Plumlee buttasse via un altro possesso donando palla al francese l’ex non faceva danni tirando corto da fuori sul close-out di Rozier.
Charlotte si riportava sotto dopo la stoppata di Bridges su Bledsoe e la tripla dal corner sx di Rozier (70-71) ma dopo aver mancato un paio di occasioni subiva la tripla di George in transizione e quella dalla destra di Mann.
I Calabroni replicavano con 4 pt. ma a 3:12 Mann – in euro-step – andava a bersaglio ottenendo l’and one per l’80-74.
Charlotte sul -8 trovava un canestro di Oubre Jr. da tre sparato dal corner destro mentre si alternavano triple aperte per i Clippers alle quali rispondeva due volte Hayward con due strepitosi two and one che disegnavano l’idea di tecnica nel basket.
Dopo il gancio in girata di Hayward ecco il suo close-out anti-beffa sulla tripla di Batum per conservare l’87-89.
I pari di Charlotte si materializzava con il lungo arcobaleno orizzontale disegnato da Rozier per l’esaltante alley-oop di Miles che faceva impazzire i fan Hornets in arena e caricava la squadra abile a passare avanti con un ½ di Oubre Jr. dalla lunetta e con altri due pt. dell’ex Warriors.
Rozier segnava in appoggio, martin intercettava un pallone e segnava da tre dall’angolo sinistro mentre Rozier con un fing and roll e la prima tripla di serata infilava il 102-93.
Un +9 che resisteva poco per un fallo considerato da Flagrant 1 di Oubre jr.: 2/2 di Zubac, tripla di Kennard (Ball lento in chiusura) e altra bomba di Jackson per il 102-101.
Ciononostante il parziale aumentava sino allo 0-13 ribaltando tutto con la tripla di Jackson in a row e la jam di Mann in corsa per il 102-106.
Challenge per Charlotte (fallo di Ball tolto su tiro di George a 4:10), ma per più di un minuto non succedeva nulla e Borrego andava in time-out a 3:07.
Un fallo di Ball nella metà campo avversaria su ripartenza di Jackson a 2:16 non era punito con il flagrant (manata in faccia da dietro) ma i Clippers allungavano il parziale sullo 0-22 mentre gli Hornets tornavano a segnare a 1:09 dopo 6 minuti con l’appoggio di Miles valevole solo per il 104-115.
Finiva 106-120…
Il centro giamaicano Richards ha chiuso con 6 pt. (3/3).
Analisi
Difficile andar lontano quando incassi 30 punti a quarto.
Alla peggior difesa della NBA si aggiunge anche per la seconda volta in stagione un black-out offensivo lunghissimo durato ben 6 minuti nei quali il clamoroso parziale da 0-22 dei Clippers ribalta la partita passando dal 102-93 al 102-115…
Evidentemente gli Hornets tengono a essere eclatanti in tutto, solo ricordassero di farlo per i fan qualche volta in positivo…
Ironia a parte, una squadra che non può andare avanti così e mentre l’entourage dorme a Charlotte mantenendo un coach che ha un’alta percentuale di colpe oltre ai demeriti di qualche giocatore e della società che li ha scelti, scendiamo sotto quota .500 tornando alle recenti abitudini.
Il passaggio dentro di George (marcato da Plumlee) per Zubac contrastato da Miles e Oubre Jr. ha riaperto il vaso di Pandora.
2/2 ai liberi, Flagrant 1 del biondo ex Warriors e possesso sfruttato con una tripla e poi Jackson da tre, bomba stordente dalla quale gli Hornets non si sono più ripresi…
Superfluo parlare di cosa non ha funzionato anche se ho apprezzato il fatto che offensivamente si cercasse di giocare più sotto canestro (54-38 nel pitturato) ma senza uno schema diventa difficile.
I Clippers, nonostante il 13-20 nei TO hanno vinto tirando con il 47,7% mentre Charlotte che ha preso qualche tiro in meno da tre è rimasta comunque basa in percentuale da fuori con il 30,3%.
Il 30-44 tra le panchine ha poi curiosamente prodotto l’esatto scarto tra le due squadre.
Charlotte incassa la quarta sconfitta consecutiva mentre i Velieri ottengono la quarta W di fila.
Dall’altra parte decisivi George (20 pt.) e Jackson (19), tallonati da Kennard con 18 e Mann con altri 17.
14 pt. e 11 rimbalzi per Zubac, 16 pt. per l’ex Batum al quale arriva la terza gioia contro di noi ma si guadagna il marchio d’infamia sportiva visto l’atteggiamento poco professionale tenuto a Charlotte in contrasto rispetto alle partite con il dente avvelenato che gioca contro di noi ed in più stanno ancora continuando a pagarlo per via del “contratto stralciato”.
LaMelo Ball: 5,5
Partenza sprint (17 pt. nel primo tempo) per il genietto degli Hornets che tra triple ed entrate ad effetto ricava FT e canestri utili come il cambio-mano dopo aver passato Kennard in corsa (spesso sverniciato dai suoi crossover) ed aver evitato il lungo sotto il plexiglas. Chiude con 21 punti, un po’ nervoso nel secondo tempo con un challenge chiamato da lui praticamente sul quale vince (fallo contro di lui su tiro di George) e poi rifila una manata involontaria a Jackson nell’altra metà campo. Deve migliorare nei close-out sul perimetro dove è troppo lento e incassiamo con facilità. 7 rimbalzi, 3 assist, 3 rubate e 5 PF completano l’opera.
Terry Rozier: 5,5
L’ex Leprecauno non trova il ritmo offensivo nel primo tempo con un 2/8 dal campo anche se da sotto compie due buoni tagli mentre in difesa da molto fastidio in chiusura ai Velieri. Chiude con un 8/22 e 17 pt. oltre 8 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. Ottime giocate nel miglior momento degli Hornets con alcune entrate ed appoggi al vetro oltre all’unica sua tripla in serata (1/9) sembrando poter tornare clutch come la scorsa stagione. Ancora bene rispetto ai compagni in difesa, corregge un po’ il tiro nel secondo quarto ma anche lui dopo aver dato il +9 non incide più.
Gordon Hayward: 5
Partenza non brillante in difesa concedendo troppo spazio ma nel terzo quarto compie un finale da paura con due two and one sfruttando al massimo le sue caratteristiche di finta e di tiro morbido riuscendo a evitare anche la terza beffa sul buzzer beater di Batum con un close-out impegnato. 15 pt., (5/14), 7 rimbalzi. Sparisce anche lui nell’ultima frazione prendendosi un pull-up da marcato che colpisce il ferro in un momento delicato dove avrebbe potuto far di meglio. Zero assist, va da solo e questo è tutto dire sulla costruzione di gioco offensiva di Borrego ma se anche lui non costruisce gioco, “buonanotte”…
Miles Bridges: 5,5
La voglia di riscatto di Miles la si vede nei pressi del ferro sin da subito. Attacca il canestro, recupera FT e segna chiudendo i primi 12 minuti con 13 pt. (4/6). 21 pt. Finali (7/19), 4 rimbalzi, 6 assist, 1 stoppata su Bledsoe molto bella, con ritmo anche se prende in testa una schiacciata dal lungo ma si rifà in avvio di ultimo quarto con un alley-oop tremendo che momentaneamente fa salir l’adrenalina ai fan. Purtroppo nel blackout sbaglia qualcosa di troppo compresi un paio di tentativi da sotto ma anche su una transizione pasticcia. Miglior scorer di serata in coabitazione con Ball tra le nostre fila.
Mason Plumlee: 4,5
Imbarazzante primo tempo girovagando su posizioni non sue (vedere il canestro di Batum nel finale secondo quarto). In attacco da solo non sa che fare palla in mano quando c’è poco movimento: spedisce un paio di palloni al vento e uno palleggiando uno dei quali in transizione per le imprecazioni di Borrego che aveva ragione. Bello e preciso, invece, il bound pass per Rozier in back-door. Con lui alto, passato facilmente dal passaggio tagliante dello stesso parte il diluvio. Questi continui cambi e raddoppi rapidi in show o simil show sono disastrosi per Charlotte che lascia due uomini bassi nell’occasione a difendere sul centro. In 24:37 colleziona 2 pt. (½), 6 rimbalzi, 4 assist, 4 TO ma risulta stranamente a zero nel plus/minus.
Kelly Oubre Jr.: 6
Peccato per il flagrant 1 che cambia la partita (un po’ generoso ma più o meno tiene il metro del fallo dall’altra parte speso su Bridges) però lui l’aveva riaperta con una tripla (dopo qualche errore di troppo da fuori compreso un open) e con diversi canestri in uno contro uno cercando l’alzata in area. Deve rimanere più concentrato ai liberi (1/3) ed evitare qualche fallo (4). Chiude con 16 pt. (7/14), 4 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata, 1 rubata in 28:14.
Ish Smith: 5
0 pt., 2 rimbalzi, 1 assist e 1 rubata in 4:43. Fatica a creare gioco e la squadra ne risente come lui, sempre più contingentato nel minutaggio, risente probabilmente di una ristretta mancanza di fiducia da parte del coach ma se la deve meritare. Un po’ addormentato nelle ultime uscite.
Cody Martin: 6
8 pt. (2/7), 3 rimbalzi, 2 assist, 3 rubate, 2 PF. Solo -2 con lui in campo, alcune buone difese compresa la steal alla quale seguiva la tripla durante il miglior momento di Charlotte nel secondo tempo. Lasciarlo fuori nel finale anche se ha sbagliato troppo al tiro è stato un suicidio ma difficile incastrare tutti in una small ball che questa sera in alcuni momenti ha raggiunto comunque vette estreme.
Nick Richards: 6
6 pt. (3/3), 2 rimbalzi, 2 TO in 13:22. Commette tre falli e fa perdere un paio di palloni in attacco a Charlotte ma indica la via. E’ aggressivo e potrebbe dare di più se Borrego gli concedesse qualche minuto in più invece di affidarsi ai nomi. Schiacciate che non lasciano scampo anche se di rottura.
Coach James Borrego: 3,5
Sul più bello prendiamo un parziale da 0-22 che nemmeno nei sogni del più ottimista tifoso LAC sarebbe saltato fuori. Squadra al collasso offensivo, i soliti 30 punti – o quasi – presi a quarto, uno straccio di gioco offensivo reale non c’è e se il fluttuante tiro da tre punti si abbassa in percentuale è la fine… Le imprecazioni sul passaggio di Plumlee in transizione per Rozier le condivido…
Dalle stelle alle stalle per gli Hornets che cancellano quanto di buono fatto finora nel giro di pochi giorni.
Tre sconfitte pesanti che riportano molti fan con i piedi per terra.
Con il proseguo del giro di trasferte ad Ovest, la luce in fondo al tunnel sembra essere ancora lontana.
Ecco nel dettaglio le partite che ci attendono:
Game 11: lunedì 08/11/2021 ore 03:00 italiane @ Los Angeles Clippers (4-4):
Inizio di stagione altalenante per i californiani.
Con Leonard fuori a tempo indeterminato, i “Velieri” si affidano all’altra stella Paul George (27.9 ppp) per levare le castagne dal fuoco (visto che siamo in stagione).
Il furetto Reggie Jackson (16.8 ppp) e il veterano Eric Bledsoe (8.8 ppp) saranno altre gatte da pelare per la nostra difesa (ad averne una!).
Inutile citare l’ex avvelenato e stipendiato Batum, personalmente è sempre un piacere vederlo giocare con una divisa che non sia quella di Charlotte.
Visto il livello di gioco espresso in questo West trip, la sconfitta è dietro l’angolo.
1.
Game 12: martedì 09/11/2021 ore 04:30 italiane @ Los Angeles Lakers (5-5):
Inizio di stagione altalenante anche per gli altri losangelini.
Tra prestazione imbarazzanti (chiedere ad OKC) e acciacchi importanti (James non è al top e ha subito un infortunio all’addome che dovrebbe tenerlo fuori contro Charlotte) i giallo-viola sono partiti con il freno a mano tirato, inoltre, con il roster rivoluzionato in estate, la chimica di squadra è ancora “work in progress”.
Ciononostante, i Lakers, dovrebbero essere ancora fuori portata per i poveri Hornets che nell’occasione ritroveranno anche l’ex Monk, altro ex con il dente avvelenato.
Altra L in arrivo.
1.
Game 13: giovedì 11/11/2021 ore 02:00 @ Memphis Grizzlies (5-4):
Ottimo inizio di stagione per la squadra del Tennesse.
Uno stratosferico Ja Morant (25.2 ppp) da videogame guida i suoi con colpi da fuoriclasse, coadiuvato dal giovane compagno Jackson Jr. (13.6 ppp), rientrato dopo una stagione da infortunato.
Sotto le plance il kiwi Adams (8.9 ppp) potrebbe rendere problematica la situazione per i nostri lunghi.
Partita che sarebbe anche alla portata ma viste le condizioni di gioco degli Hornets e la stanchezza per il tour di trasferte ad Ovest, un’ulteriore sconfitta è nell’aria.
1.
Game 14: sabato 13/11/2021 ore 01:00 Vs New York Knicks (6-3):
I Knicks sono partiti alla grande anche in questa stagione continuando quanto di buono iniziato l’anno scorso.
In più, con l’aggiunta dei veterani Kemba Walker ed Evan Fournier, gli arancioblù hanno costruito un roster con un buon mix tra giovani di talento e affidabili “vecchie guardie”. Recuperato anche il lungodegente M. Robinson.
Partita dura, prepariamoci ad una settimana senza vittorie.
I Clippers, orfani di Leonard per la quasi totalità della stagione, sono ormai la squadra di Paul George e per questo motivo sarà importantissimo lo scontro con Miles Bridges.
George sarà il principale finalizzatore di una squadra che offensivamente sta facendo fatica a trovare la coralità di gioco che l’aveva contraddistinta nella passata stagione.
A Bridges sarà richiesto uno sforzo ulteriore dal punto di vista difensivo e inoltre dovrà cercare di ritrovare il ritmo offensivo perso nell’ultima uscita contro Sacramento.
Possibili svantaggi:
Come abbiamo avuto modo di vedere nelle ultime uscite, la difesa degli Hornets ha molti aspetti da sistemare prima di avere un’efficacia nella media.
Per questo motivo qualsiasi tipo di avversario può facilmente mettere in difficoltà il già scricchiolante sistema difensivo.
Bloccare il principale realizzatore (vedi Rozier su Curry a GSW nel primo tempo), come anticipato in precedenza, potrà aiutare ma non risolverà tutti i problemi.
Possibili vantaggi:
I Clippers stanno soffrendo abbastanza per quanto riguarda la gestione dei rimbalzi e in generale non sono una squadra così fisica.
Charlotte, tendenzialmente, riesce ad accoppiarsi bene contro questo tipo di squadre viste le difficoltà in termini di stazza del nostro roster.
Una partita aggressiva potrebbe mettere in difficoltà gli avversari sotto molti aspetti.
Dopo l’infruttuosa trasferta di San Francisco dove solo le ali degli Hornets (Hayward e Bridges hanno volato), la squadra si trasferisce su un parquet che nei recenti anni è stato uno di quelli che ci ha regalato più inaspettate vibrazioni positive con le vittorie al cardiopalma assurde firmate Troy Daniels e Malik Monk.
Foto di felicità estemporanea scattate in anni difficili.
Gli Hornets attendono ancora di trasformarsi da gruppo in squadra e per far ciò servono: umiltà, sacrificio, abnegazione e un’organizzazione di gioco che pare piuttosto latente contro team strutturati per difendere. Ci sono statisticamente cose che funzionano e altre molto meno. Ho preso questi dati di riferimento prima delle partite della notte del 4 novembre, quindi ci può essere qualcosa che si sia leggermente modificato ma per gli Hornets i dati sono questi:
1ª nel tiro da tre punti con il 39,6% (una costante ricercata ossessivamente in ogni condizione), 2ª nei punti segnati con 114,7 in virtù dell’alto valore del tiro da oltre l’arco, 4ª negli assist con 26,3 ma passando da partite molto positive come quelle contro Brooklyn e Portland sciorinando gioco ad altre dove la totale assenza di gioco è visibile e le singole giocate degli uomini Borrego risultano talvolta più efficaci paradossalmente di un attacco prevedibile e stagnante come quello messo in scena nel terzo quarto a San Francisco.
Charlotte, usando un ritmo veloce, è sesta nelle steal con 9,3 a partita e sempre al sesto posto si trova anche per i rimbalzi offensivi mentre limitando i propri turnover a 13,6 si trova in ottava piazza sulle trenta squadre.
Andando nel cuore della classifica, in quindicesima posizione – a metà – si trova per i rimbalzi catturati (45,4) e per al percentuale dal campo (45,1%), evidente problematica di come il gioco da due non sia così redditizio e come il team sprechi troppo in relazione ai punti segnati.
In 16ª piazza ci sono le stoppate (5,2), il +/-, sceso sotto lo 0 contro GSW (-0,2) e i falli che i giocatori riescono a disegnare (19).
Le note dolenti sono nei tiri liberi con giocatori come Miles e LaMelo migliorati ma altri come Plumlee, Oubre Jr. e Smith non proprio glaciali.
Il 72,4% lascia Charlotte in 25ª posizione mentre di peggio facciamo a rimbalzo difensivo, fattore importante, catturando solamente 33,4 rebound a game, il che ripropone il vecchio refrain della problematica difensiva con Plumlee non sempre adeguato e Borrego a metterci de suo con una small ball essenziale che sul lato difensivo non garantisce copertura lasciando fuori Richards, Carey Jr. e Jones sparando in campo P.J. Come centro.
Infine – dulcis in fundo – scritto ironicamente, il motivo più pesante per il quale Charlotte ha incassato almeno tre delle quattro sconfitte fin ora occorse: i punti subiti che sono ben 114,9, peggior squadra in NBA per un team che le da e le prende, si diverte e diverte gli spettatori neutrali, meno i fan che time after time osservano con frustrazione la squadra non risolvere uno dei principali problemi.
Fatto un po’ di focus, preoccupa un po’ anche l’atteggiamento di alcuni giocatori e lo sguardo di altri tenuti fissamente in panchina, un bel gruppo ma gli Hornets sono una squadra?
Vediamo in linea generale cosa dice Julio Velasco (due mondiali, tre europei, 5 World League e un secondo posto alle olimpiadi) su cosa sia essere una squadra piuttosto che un gruppo.
Personalmente mi sovviene il dubbio che tutti questi meccanismi non ci siano ma c’è una partita alle porte da affrontare e cercare di vincere sperando che le caratteristiche positive che mascherano i profondi problemi di questo giovane team siano sufficienti per ottenere una W benché per risolverli servirebbe altro.
Andamento della partita
Nello scontro tra il nostro reale centro e quello possibile si materializzava in salto la prima palla per gli Hornets che non la sfruttavano venendo colpiti da un lancio lungo che trovava in solitaria Haliburton per la schiacciata.
Charlotte scavalcava i padroni di casa con la tripla di Ball che prendeva la mira dall’angolo destro con il secondo open dopo aver fallito il primo ed essersi visto restituir palla da Plumlee.
Barnes imitava Ball dalla stessa mattonella e sorpassava ma Hayward contro-sorpassava colpendo alla fiera da tre.
Hayward e Holmes con un paio di gancetti alzavano sull’8-7 il punteggio e mentre gli Hornets cominciavano a sbagliare le loro conclusioni, Sacramento prendeva velocemente il largo con un paio di triple di Harkless libero sul lato sinistro.
Dall’8-13 si passava al 10-14 grazie a un’invenzione di Rozier in entrata che appoggiava passando in mezzo alle fronde di tre difensori a protezione del canestro.
Una putback dunk di Holmes e una tripla di Haliburton valevano il 10-19 quindi due inusuali errori ai liberi di Miles erano parzialmente recuperati con lo step-back 3 e un’entrata di forza dello stesso numero zero ma erano gocce in un mare di ondate da tre targate River City: Hield metteva una tripla, Borrego andava in time-out ma Davis II ne infilava due consecutive portando sul 15-35. Charlotte tentava il recupero ma il risultato diventava impervio da recuperare quando con pochi secondi Mitchell scavava il nuovo -19 con una tripla solamente – sul baseball pass – i Kings dimenticavano Smith che appoggiava in solitaria battendo di un soffio la luce rossa per il 24-41 di primo quarto.
Il secondo quarto si mostrava ancora più devastante nella sua prima parte con Harkless dalla sinistra a infilare la terza tripla personale e Fox in entrata ad allontanare le possibilità di rientro di una Charlotte irriconoscibile.
Un deep 3 piuttosto casuale di Hield baciava il vetro per inabissarsi nella retina (22-49) ma dopo la tripla di Oubre Hield colpiva per l’open del 25-52…
Martin portava buone cose come lo sfondamento preso (precedentemente alla tripla di Hield citata) da Holmes o l’appoggio in euro-step in allungo mentre Richards metteva in campo un paio di buone difese segnando anche un canestro in two and one e un altro in autocorrezione per il 37-56.
Charlotte non riusciva mai però a inanellare un parziale deciso da rientro, interrotto all’occasione dalla tripla di Hield e dal tecnico preso da Richards a 4:50 che Holmes convertiva nel 39-60, un -21 che si ripresentava puntuale a fine quarto dopo aver visto gli Hornets tornare con le giocate di Ball e due FT di Hayward al -15 ma al termine del primo tempo l’impietoso risultato era di 53-74.
Il 56,5% dal campo dei Kings contenente un surreale 56,0% da tre punti decideva i primi 24 minuti, detto che la difesa degli Hornets sul perimetro sembrava esser tornata quella inesistente degli scorsi anni mentre anche il 20-34 a rimbalzo non era dato confortante.
Ripartire meglio sarebbe stato fondamentale per riprendere fiducia ma nonostante Ball portasse due triple in a row (la seconda propiziata da un bell’anticipo di Plumlee alto su Holmes) e Rozier dalla diagonale destra finalmente mettesse la propria (61-83), la difesa di Charlotte rimaneva friabile sia con Mason che con Nick sul parquet e i Re ne approfittavano anche con Holmes che salito di tono dava problemi anche all’interno frequentemente.
Le speranze di aggrapparsi a una partita abbondantemente persa passavano dalle due triple consecutive di Hayward, quella soft di un McDaniels lanciato in campo che – dopo l’hook di Gordon – rifiniva anche l’ottimo lavoro con il bound pass di Hayward stesso per il -14 (83-97).
Teneva botta Sacramento nel finale con un difficile triplone di Hield e una schiacciata di Thompson arrivata dopo aver mosso palla.
Il -17 (89-106) era ancora utopia di vittoria.
Un po’ di consistenza al sogno di strappare una immeritata vittoria la dava Martin che con due liberi, una deviazione e una schiacciata aiutava la squadra a tornare sul -12 a 8:06 dopo un ½ di Plumlee dalla lunetta ma la doppia risposta da tre punti (Mitchell/Hield) rispediva agli inferi Charlotte a 7:39 (96-114).
Il finale non era avvincente.
I Kings mantenevano il vantaggio e nonostante la super dunk di frustrazione di Rozier e gli ingressi in campo super tardivi da garbage time di Bouknight e Jones, il divario si ampliava risultando al suo apice fino al 110-140 finale.
Miles Bridges in entrata. Per lui serata sottotono rispetto alle precedenti.
Analisi
Gli Hornets al Golden 1 erano sul 4-1 tuttavia questa note non avrebbero mai potuto imporsi un’altra volta.
Scabrosa prestazione degli Hornets che sembrano essere tornati (oltre a essere la peggior difesa NBA numeri alla mano) a difendere malissimo.
Squadra scollata che senza ritmo e spesso senza gioco si affida ai singoli che spesso si trovano in serata no, vedi Rozier che probabilmente non sarà in perfette condizioni fisiche.
Sul perimetro difensivo l’inesistenza degli Hornets, oltre al merito degli avversari, crea una commistione letale che chiude di fatto la partita già dopo 12 minuti.
Il rientro di Charlotte è una chimera poiché, a parte un Holmes che nel secondo tempo pare far anche meglio del primo nel pitturato, le triple dei Kings si abbattono su Charlotte come se fosse sparare sulla Croce Rossa (50,0% da tre) e il 55,2% totale dal campo di certo fa comprendere come i 140 punti dei Kings arrivino in maniera facile con 87 tiri contro i 92 effettuati da Charlotte che ha chiuso con il 46,7% e solo il 31,4% da tre punti.
38-62, spazzati via a rimbalzo…
Il 37-58 dalle panchine ha poi favorito nettamente Sacramento.
Hield ha chiuso con 26 punti seguito da Holmes con 23 punti e 20 rimbalzi, Fox ne ha messi 21 con 9 assist mentre sono stati 19 quelli del rookie Mitchell che ha anticipato Barnes e Haliburton, entrambi a 14 punti.
Ora si va a Los Angeles per una doppia trasferta da play defense or die…
LaMelo Ball: 6,5
Porta alla squadra 12 punti nel primo tempo (4/6) e 5 assist. Dalle sue iniziative arrivano giocate efficaci ma va inserito in un meccanismo. Protesta più volte ma è meno ascoltato dalla terna di un bambino da genitori distratti e poco propensi ad accontentarlo. Chiude salomonicamente con 24 punti (9/14) cercando di dare gioco con 13 assist a una squadra arrancante. In difesa alterna momenti di parossismo agonistico (magari sui tentativi di steal che sono a 0 in serata) a un po’ di sonnolenza. 3 rimbalzi e 2 TO.
Terry Rozier: 5
Il giocatore in dreadlock mette in piedi qualche buona difesa ma non basta per non esser presi a pallate. In più chiude con un 1/8 il primo tempo al tiro segnando il canestro più difficile da sotto attorniato dai rami di tre fusti dei Kings. Chiude con 9 punti (3/14) grazie anche a una tripla e una dunk di frustrazione nel finale più 4 assist.
Gordon Hayward: 6,5
Chiude il primo tempo con 11 punti, secondo miglior marcatore della squadra mettendo dentro 4/9 delle sue conclusioni prendendosi le sue responsabilità e in più fornisce l’assist per la easy dunk a Martin. Finisce top scorer del team con 25 punti (10/17 e 3/6 da tre pt.), 2 assist e 2 rimbalzi. Potrebbe essere più collante attraverso gli assist ma in una squadra che stenta decide di mettersi in proprio portando a termine spesso azioni personali prendendosi la responsabilità. La squadra non migliora nel gioco ma l’urgenza di segnare punti la fa da padrona e lui si prende le proprie responsabilità rispondendo alle critiche di chi lo aveva visto troppo fuori dal gioco.
Miles Bridges: 5
10 pt. (4/14), 5 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. Oltre al -30 incassato con lui sul parquet, la fotografia della serata terribile al tiro da parte di Miles è nell’1/5 dalla lunetta che a lui stesso pare strano. Increduli attendiamo risposte sul campo per le prossime sfide.
Mason Plumlee: 5,5
5 pt. (2/2), 6 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata, 1 stoppata in 21:51. Gioca qualcosina in più vista l’assenza di P.J.. Finisce fuori per falli spendendo l’ultimo onestamente per arrestate l’entrata di Mitchell. Cerca di fare il suo con tutti i limiti del caso. L’1/5 dalla lunetta è qualcosa alla Shaq che probabilmente aveva una meccanica di tiro migliore da fermo.
Kelly Oubre Jr.: 6
Difficile dargli un voto anche se gioca 13:49 segnando 9 punti (4/10 ma 1/5 da 3 pt.) e catturando 4 rimbalzi. Tra le mie aspettative su di lui più alte e la totale assenza nell’ultima partita, l’ibrido è questo match dove torna a giocare, si esalta in uno swooping hook e in una tripla più una buona difesa, peccato manchi la successiva e si raffredda un po’.
Ish Smith: 5,5
2 pt. (1/3), 1 assist, 1 rimbalzo. Gioca solamente 12:03 e questo non lo avvantaggia, giacché Borrego usa la small ball potrebbe provare a inserirlo qualche minuto in più con lo stesso per cercare di riscaldarlo un po’. Segna un canestro rapido dal pitturato in solitaria per battere il cronometro a fine secondo quarto e poi manca un paio di tiri non incidendo come nelle primissime partite di stagione.
Cody Martin: 7
Due stoppate e altrettante palle guadagnate nel primo tempo (sfondamento preso da Holmes) che danno più consistenza alla difesa. Chiude con un 3/3 in 11 minuti il primo tempo tra una schiacciata, un bel jumper dalla media e anche nel secondo tempo va alla grande risultando essere il migliore dei nostri. Ci mette grinta e aggressività, sono le sue doti ma lo si vede anche agganciare una palla sulla linea di fondo avversaria e partire per una bimane che nessuno va a contrastare. Ad averne un altro paio forse almeno rimarremmo in partita di più. Non può da solo risolvere tutti i problemi difensivi. 12 pt. (5/5), 1 rimbalzo, 1 assist, 2 rubate e 2 stoppate.
Jalen McDaniels: 6,5
Mandato sul parquet alla disperata nel terzo quarto entra e porta punti a Charlotte con un soft touch da tre e un taglio perfetto che lo porta su passaggio di Hayward a chiudere in reverse layup. Chiude con 7 pt. (3/5), 3 rimbalzi, 1 rubata e 1 TO.
James Bouknight: s.v.
0/3 al tiro, 0 punti in 3:31 più un fallo. Martin lo consola all’uscita. Lui prova a segnare il primo canestro NBA ma dalla tabellata da tre all’ultimo tiro in uno contro uno risulta impreciso. Dargli un voto a partita già ampiamente persa sarebbe però un affronto. Alla prossima, speriamo.
Kai Jones: s.v.
Dilettanti allo sbaraglio. No, non lui ma quello in panchina che lo lancia inutilmente nel garbage time dove perde un pallone toccando la linea laterale prima di un tiro. Spero di rivederlo quando la partita dovesse contare di più.
Nick Richards: 5
La volontà c’è, il talento latita anche se attraverso l’impegno riesce talvolta a proporre una difesa valida ma è lento e macchinoso (vedere il rimbalzo nel finale lasciato a Mitchell che corregge anche al volo), poco reattivo se c’è bisogno di recuperare velocemente da un ritorno in salto. Mentre P.J. È out e Kai Jones e Carey Jr. latitano in panchina lui fa quel che può soffrendo nel secondo tempo Holmes. Ci prova ma è poco convinto. Un bel canestro con two and one.
Coach James Borrego: 3
Non vorrei svalorizzarlo giacché è anche simpatica come persona ma come coach si rivela un disastro: 140 punti presi a Sacramento, terza sconfitta consecutiva. Gioco offensivo semi-inesistente con black out paurosi con un prendi e tira che va a intermittenza. Se i tiratori non funzionano le iniziative personali dilagano ma non sempre portano frutti poiché il talento puro risiede nelle mani di pochi e comunque spesso il tutto è prevedibile. Difesa perimetrale latente ovunque e facile al collasso per non parlare di quella sugli angoli. Farei prima io in un close-out da casa. Giocatori tenuti in panchina e rotazioni ambigue. Ora… magari questa squadra troverà una serata magica a Los Angeles (lo spero ma dubito viste le ultime uscite simili alla preseason) ma il punto è che quella scesa in campo nella River City tonight sembra un’accozzaglia di giocatori messa lì in qualche maniera. Frustrante vedere per tutta la partita una squadra inseguire senza possibilità e senza tentare di effettuare correzioni più incisive in corso.
L’inizio di stagione dei Kings è stato abbastanza tortuoso ma ha trovato un protagonista inaspettato, Harrison Barnes.
Seppur i riflettori siano sempre puntati su De’Aaron Fox, è stato il veterano a trascinare la squadra verso le prime 4 vittorie realizzando anche un buzzer beater contro i Suns. Dall’altro lato ci sarà quindi bisogno di un Gordon Hayward più incisivo perché in queste prime partite è mancata quella marcia in più che ci si aspetta da un giocatore come lui, presente sì, ma serve di più.
Possibili svantaggi:
Le caratteristiche di Sacramento sono pressoché invariate dallo scorso anno, attacco molto prolifico e difesa abbastanza traballante.
La variabile in più è Davion Mitchell, ottimo difensore che potrebbe essere piazzato ‘a uomo’ sul nostro LaMelo (Ball ha subito un colpo all’anca contro i Warriors ma dovrebbe poter giocare) per soffocarne le iniziative.
Già Bouknight in Summer League ha patito molto la marcatura di questo giocatore, vedremo se Ball saprà dare al duello una storia diversa.
Possibili vantaggi:
Il gioco offensivo dei Kings si basa sempre e comunque sulle abilità di Fox anche se come abbiamo detto non sembra essere molto in palla in queste prime gare.
Bloccare le sue scorribande in area potrebbe anestetizzare completamente il sistema della sua squadra facilitando molto il lavoro difensivo per gli Hornets.
Il pezzo sarà completato nel pomeriggio con le pagelle.
Intro
Dante si perde in una foresta prima di affrontare l’inferno, Gesù rimane 40 giorni nel deserto a contatto con Satana, bestie selvatiche e gli angeli per uscire rafforzato dalla prova, Charlotte alla vigilia della quintuplice trasferta a Ovest cade in casa contro Cleveland e complica un po’ il suo cammino lasciando qualche dubbio a se stessa e ai fan soprattutto.
La prima tappa oltretutto è in California contro i Warriors sul 5-1, trasferta insidiosa quindi.
Chissà se gli Hornets avranno fatto uno scalo proprio in California all’Anza-Borrego Desert State Park.
“Non mi dispiace essere in viaggio con questa squadra”, ha detto lunedì l’allenatore di Charlotte James Borrego.
“Questo gruppo si trincera davvero. Sono insieme, sono uniti. Noi contro il mondo. Non mi dispiace.”
Come avrete notato il nome del parco contiene la parola Borrego (essendo al confine meridionale vicino al Messico) che in inglese è traducibile come “bighorn”, ovvero, la pecora selvatica.
Il deserto comunemente viene associato nell’immaginazione popolare come un luogo arido e sterile ma non sempre è così, in questo luogo di montagne e canyon con altitudine media di 1888 mt., ormai attaccato dai cambiamenti climatici vivono flora (molto delicata) e fauna (civette, volpi pigmee, coyote, roadrunner, tartarughe, puma, linci, cervi e serpenti a sonagli).
Che sia solo un viaggio (comunemente le nostre vacanze servono a ristorare corpo e mente) per gli Hornets o un metaforico ritrovarsi dopo aver meditato sui propri errori, peccati contro i Cavs, l’importante è giocare con fiducia avendo un team che, per come è stato costruito, può vincere o perdere contro chiunque ma per essere felici a fine partita deve conoscersi e ottimizzare le proprie risorse facendo fiorire in ogni giocatore le caratteristiche migliori a disposizione evitando soluzioni improbabili ed egoiste non nelle corde del singolo.
Vada come vada la parola d’ordine è ritrovarsi per cercare di mantenere una classifica che ci porti ai PO.
Andamento della partita
Palla a due era vinta agli Hornets con un doppio tocco e due erano anche i tentativi consecutivi di Bridges da tre punti.
Dopo il rimbalzo di Rozier e l’apertura di Ball, buona la seconda.
Time-out di Kerr dopo 23 secondi per problemi a Poole non gravi poiché rientrava e segnava il 3 pari.
Rozier viveva un primo quarto dalle polveri bagnatissime cominciando a mancare due tre punti nel duello con Curry che marcava comunque benissimo ma un passaggio di Steph per l’arcobaleno di Poole da sotto portava in vantaggio i gialloblu.
Quelli della baia erano ripresi da Ball e superati da Hayward (timida schiacciata in corsa per il 7-5) e mentre Looney mancava due FT e Rozier stava addosso a Curry, a 7:04, su una delle numerose steal Ball apriva per Rozier ma arrivando il fallo di Poole il clear path era doveroso.
Due liberi affondati da Ball ma nulla sull’ulteriore possesso con Rozier ancora impreciso.
Il catch n’shoot dalla destra di Poole per il 9-8 era sentore di sorpasso respinto da Bridges a 5.45 per il 12-8 e mentre Terry mancava anche un facile layup in transizione, ball ringraziava a rimorchio segnando il 14-8.
Si arrivava sul 16-10 quando Borrego mandava in campo la panchina tenendo il solo Hayward del quintetto iniziale sul parquet.
Un TO di Charlotte consentiva a Green di appoggiare ma dalla destra Hayward calava la tripla del 19-12 replicata da Bjelica sull’altro fronte.
Smith generava il secondo TO e per Payton II era facile schiacciare il -2.
P.J. allontanava i padroni di casa con una bomba ma Poole passava il Telepass Oubre Jr., tuttavia lasciare Hayward in quintetto dava i suoi frutti poiché Gordon arrivava in corsa ad appoggiare deciso alla tabella il 24-19.
Bjelica segnava un two mancando l’and one (fallo di martin alle spalle) ma si faceva rubare sotto il proprio canestro palla da Hayward che a contatto capiva le intenzioni di passaggio, compiva il furto e chiudeva il quarto sul 26-21.
La panchina degli Hornets reggeva poco in avvio secondo periodo così Curry trovava il primo canestro e Iguodala il pareggio con la tripla a quota 26, equità che si riproponeva a quota 29.
A rompere la parità ci provava Bridges che in entrata depositava lo scoop, colpiva da tre e segnava in turnaround dal post basso sx in uno contro uno prima di esaltarsi in transizione con arresto frontale e tripla dalla top of the key per il 39-32.
Purtroppo per Charlotte i Warriors trovavano un gran Poole che realizzando un paio di triple riportava a contratto stretto i suoi (41-40) prima di riuscire a pareggiare a quota 43 con l’ennesima granata.
Plumlee splittava dalla lunetta e Poole si esaltava infilando l’ennesima stilettata da fuori per il 44-46.Miles segnava in schiacciata per il pari su un passaggio in corsa di ball smistato con no look e lo stesso numero zero respingeva solarmente il tentativo di affondata di Wiggins mentre Hayward dal mid range sinistro faceva toccare quota 50 a Charlotte.
Green splittando pareggiava dalla lunetta ma dopo un torto ai Calabroni (una rimessa invertita), Curry trovava i suoi primi tre punti del match e Plumlee con un improbabilissimo gancio in girata da marcato dava buona rotazione e direzione alla palla che morbidamente entrando chiudeva le marcature dei primi 24 minuti sul 52-53.
Warriors con un Poole da 22 punti, Curry con 5.
Per Charlotte erano 21 da Bridges e 13 da Hayward.
Il 12/25 contro il 6/20 da tre premiava i padroni di casa sul filo nonostante il 5-10 nei TO.
Tabellino di Charlotte a fine primo tempo.
La ripresa partiva male con un blocco per Poole che non lasciava ancora scampo a Charlotte tuttavia lo scoop di Rozier e la tripla di Miles dall’angolo sinistro valevano l’aggancio a quota 57.
Wiggins in entrata a ricciolo dalla sx alzava di quel tanto che bastava per superare Hayward mentre Miles si esibiva con un hook dopo il turnaround sulla linea di fondo con poca finestra ma comunque a segno per il 59 pari.
Ball anticipava un passaggio verso Green e segnava in solitaria la jam ma Wiggins era fortunato con un rim/glass da 3punti e mentre Looney da sotto recuperava un paio di canestri come Wiggins si faceva un paio di giri in lunetta, gli Hornets con brutte scelte in attacco non trovavano più il bandolo della matassa consentendo ai Guerrieri di scappare sul 63-70.
Il time-out di Borrego a 5:15 era un’ibridazione tra l’esigenza di risistemare le cose e cambiare Plumlee autore di qualche scelta scriteriata.
A nulla serviva inserire P.J. perché Charlotte, irretita dalla difesa del team di Kerr, passava solo con un FT tecnico affibbiato a Poole realizzato da Miles mentre la difesa degli Hornets era tagliata a fette dall’erede di Payton e soci.
Golden State volava sul 64-80 poiché i più di 9 minuti senza segnare dal campo di Charlotte erano interrotti solo dalla tripla di P.J. Washington a :26.3 ma il canestro estemporaneo serviva solo a riportare a -13 Charlotte.
Nell’ultimo quarto Charlotte arrivava al massimo sino al -6 con due FT di Hayward (92-98) ma una tripla di Wiggins dall’angolo tagliava le gambe agli Hornets che lasciavano anche a Payton, il più piccolo sul terreno, un rimbalzo offensivo e conseguente canestro.
La festa dei Warriors e un Miles che sedendosi in panchina, nonostante i 32 punti risultava visibilmente scoraggiato, chiudevano la gara che in garbage time prendeva i connotati di un 92-114 finale.
Nei Warriors: 31 punti per Poole, 15 per Curry e Lee, 14 a testa per Payton II e Wiggins.
Hayward prova a trovare Bridges che chiuderà con 32 punti mentre Gordon sarà il secondo miglior marcatore di Charlotte con 23. A seguire LaMelo Ball con 14. Foto tratta dalla pagina ufficiale degli Charlotte Hornets.
Analisi
In una partita con squadre partite abbastanza aggressive che similarmente facevano del passaggio e del tiro da tre le loro armi migliori unitamente alle transizioni indotte, ad avere la meglio è stato l’atteggiamento difensivo.
Dopo un primo tempo equilibrato finito sotto di un punto con Charlotte che ha giocato leggermente meglio ma ha sprecato troppo, nel terzo quarto la difesa di Golden State (terza miglior difesa NBA) si è materializzata approfittando anche di aver contro la penultima di tutta la NBA nel terzo.
Quando poi Charlotte ha avuto il proprio blackout totale non trovando la retina dal campo per ben più di 9 minuti, gestendo male troppi attacchi sotto la pressione di Payton e soci, il divario si è fatto irrimediabilmente troppo ampio.
I locali arrivavano a toccare il +16 e gli Hornets che compivano uno sforzo per rientrare sino al -6 non sono stati capaci di andare oltre nell’ultimo quarto anche perché il finale è stato tutto a favore della squadra di Curry.
18-33 eloquente negli assist e percentuali da tre punti crollate per gli Hornets sino a un 27,8% finale contro il 40,0% avversario condannano irrimediabilmente Charlotte.
LaMelo Ball: 6,5
Serpente a sonagli. After Cleveland il golden boy di Charlotte prova subito a capire se tra la salsedine di San Francisco è aria per lui e sibilando si mostra pericoloso raggiungendo il top sul passaggio verticale che manda a canestro Miles nel primo tempo come top della gamma di 8 assist sfornati nella notte. Striscia con una squadra che inventa poco e facendosi rubare 4 palloni, restituisce le palle perse con 4 rubate e guadagna 5 rimbalzi, peccato finisca solo a 14 punti con un 5/14 al tiro figlio dello 0/6 dalla distanza. Molto meglio quando attacca il ferro.
Terry Rozier: 5
Puma. Qualcuno ha sollevato il dubbio che Terry non si intersechi bene con Bridges e lui non fa molto per smentirlo. Più che altro il dubbio è che entri in loop negativo troppo spesso ultimamente se il tiro non gli entra e forzi facendo cose un po’ troppo complicate solo che “incazzato come un puma” non trova più l’armonia. Questa volta non risorge nemmeno nel finale anche se una bomba la mette. In difesa nel primo tempo annulla Curry alla grande ma finisce con solo 5 punti con un 2/12 dal campo (1/7 da 3), 6 rimbalzi, 2 assist e 3 TO, non certamente sufficiente.
Gordon Hayward: 7
Volpe. Il luccicante mondo di San Francisco ravviva Gordon che finisce con 23 punti (qualche fallo subito a cui non corrispondono tiri in lunetta (gli arbitri su Gordon erano forse le tre scimmie?) per il più grande tiratore di liberi ai PO. 8/15 al tiro e 11 rimbalzi per andare in doppia doppia. 2 assist e 1 rubata. Tiene bene insieme alla bench nel primo tempo, sparisce insieme alla squadra nel secondo scuotendo la testa quando rientra in panchina ma la sua prova come scorer è buona giacché ci ha mostrato un po’ del suo repertorio di finte e furberie varie, tutte legali (mi è piaciuto molto l’ottimo giro sul piede perno sulla baseline sx con il quale ha lasciato indietro il difensore per poi farsi saltare addosso e guadagnare due FT).
Miles Bridges: 8
Cervo. La parola “fear” è abolita dal dizionario milesiano. In formato maxi a metà del secondo quarto si ripresenta nell’ultimo quarto con altri canestri ma nonostante sia commovente e mi ricordi Larry Johnson per la potenza, la fluidità, la voglia e le novità (vedi arresto e tiro frontale in transizione con tripla annessa e connessa alla retina) che ha dimostrato stanotte purtroppo non basta. Una mega stoppata su Wiggins, degli spin che… “Tornado di Taz” spostati, impreziositi con appoggio finale e buon uso del corpo. Chiude con 32 punti (12/22), 5/9 da tre, uno dei pochi ad avere una media alta da fuori, 9 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate, 2 stoppate.
Mason Plumlee: 5,5
Tartaruga. In una partita come questa un centro vero avrebbe potuto spaccare la partita in un team come quello degli Hornets portato a colpire da fuori. Lui si inerpica una volta con un turnaround improbabile segnando pure. Chiude con 7 punti (3/7 dal campo), 4 rimbalzi, 2 rubate in 20:04. Meno peggio del previsto in difesa ma non fa la differenza in attacco dove commette anche un brutto TO.
Kelly Oubre Jr.: 4
Coyote. Il giocatore che più passa da alte vette a letti di torrenti in secca insegue sé stesso come Willy il coyote inseguiva il Bip Bip senza mai afferrarlo. Simpatico ma il problema è che rispetto a Willy questo ragazzo non si ingegna e non pare aver voglia di far sul serio e se continuasse così il secondo anno di contratto può scordarselo. Indisponente. Iniziare a giocare seriamente e a difendere sarebbe un bel modo per ricambiare l’affetto e la fiducia dei tifosi. Pascola, indipendentemente da chi stia sostituendo, problema di atteggiamento mentale e di un gioco corale monotematico… 0 pt. (0/4, 0/3 da 3 pt.), 1 rimbalzo, 1 assist, 2 TO.
Ish Smith: 4,5
Come un roadrunner corre imprendibile in genere ma questa sera parte male e di fa soffiare ben 4 sanguinosi palloni, inoltre altezza e fisico esile non lo aiutano di certo in difesa e Charlotte viene travolta con lui sul parquet. 2 pt. (1/3), 2 rimbalzi, -18 in plus/minus in 14:27. Rispetto a quello visto a BKN, irriconoscibile.
Cody Martin: 4,5
Incarna la testardaggine del bighorn così come le limitate possibilità a fronte di altre forme di vita ma sul suo terreno è agile. Sul suo, perché a San Francisco pare un pesce fuor d’acqua. Cosa guardi non si sa ma evidentemente non il giocatore vicino che immancabilmente ne approfitta (anche nel primo tempo commette un fallo alle spalle a canestro già realizzato)… Segna nell’ultimo quarto dalla baseline un buon canestro ma solo perché bloccato tuttavia manca il libero seguente. 2 pt. (1/3), 5 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata.
P.J. Washington: 6
Civetta. Appollaiato dalla linea dei tre punti è da lì che prende la maggior parte dei suoi tiri (2/5 su 2/8 totali). Chiude con 7 punti e 5 rimbalzi oltre a 1 TO in 17:22. Ha il merito di provar a cominciare una rimonta portando punti a cavallo degli ultimi due quarti anche se prima con i suoi tiri a salve aveva incarnato la mia idiosincrasia per questo eccesso.
Jalen McDaniels: s.v.
Lince. 0 pt. (0/2), 1 TO in 2:23. Garbage puro e un paio di colpi a salve per Jalen che non graffia però.
Nick Richards: s.v.
Tartaruga. 0 pt. In 1:51. Nulla da segnalare.
James Bouknight: s.v.
Fiore. Uno di quei fiori che nascono sulla roccia, raro e introvabile, infatti, anche Borrego non lo vede trovandolo solamente nel finale per farlo sgranchire. In una partita del genere avrebbe potuto provarlo prima visti i risultati dei più quotati giocatori. 0 pt., (0/1) in 1:51.
Coach James Borrego: 4
Qualcuno gli dica che ci siamo anche noi, i fan. Soli contro il mondo lui e la squadra aveva detto… Beh, io, come tanti altri ci sono da prima che lui fosse coach. Mi fa piacere se l’intento sia stato quello di voler dare una sveglia alla squadra ma a giudicare dall’impegno di alcuni direi che non ha sortito un grande effetto come in “Ogni Maledetta Domenica”. Suppongo abbia dei problemi a vedere dall’interno le cose o semplicemente sia molto testardo nel proporre il suo gioco. Chissà se questa (meritata) sconfitta gli rischiarerà le idee sul fatto che un minimo di gioco dovrebbe riuscire a darlo. Non segnare dal campo per nove minuti infilando solo liberi e per di più un paio di tecnici, è da partita horribilis. Buon primo tempo con la scelta di tener in campo Hayward con la panchina, secondo da collasso. C’è da sistemare la difesa anche se il materiale non è eccellente, lui ci mette del suo con il suo modo di giocare e la scelta degli interpreti inadeguatamente coperti. Puoi giocare a darle e prenderle solo se sai darle. Così non avremo una stagione super positiva, ad andar bene potremmo danzare intorno al 50% di vittorie al massimo.
I Guerrieri, dopo una partenza lampo (5-1), sono una delle squadre più in forma della lega in questo momento.
Gran parte del merito è di Stephen Curry, il quale sembra aver portato il suo già efficace modo di giocare ad un livello ancora superiore.
Le marcature sulla stella di Golden State saranno alternate tra Ball, Rozier e Martin in determinati momenti ma per bloccare le sue straordinarie doti offensive servirà un organizzazione corale.
Possibili svantaggi:
La partenza a razzo è anche dovuta a una difesa molto migliorata rispetto allo scorso anno e che sta rendendo al meglio con la solita precisa organizzazione di Draymond Green.
Gli Hornets possono colpire in molti modi a seconda del fatto che quel tale giocatore si trovi in una serata ideale ma non sarà facile scardinare il sistema dei Warriors.
Possibili vantaggi:
La dipendenza viscerale che c’è tra Curry e Golden State è anche il primo limite della squadra.
Limitare al meglio le sue possibilità offensive permette di poter giocare la gara responsabilizzando i suoi compagni di squadra, però non efficacissimi dal punto di vista offensivo.
L’importante sarà prendere di mira i punti più vulnerabili, Curry su tutti.
Quando volgo lo sguardo al passato durante l’era d’oro della NBA (corrisposta con la mia giovinezza) di primo acchito tendo a romanticizzare la cosa, sarà per questo che un paio di giorni fa ho fatto uno strano sogno in parallelo.
Mi trovavo sul campetto di periferia sul quale ho iniziato a giocare (piuttosto tardi, sui 20 anni) solo per passione, assiduamente.
Era una bella sensazione (trovarsi in quel luogo assolato nel passato) ma si distingueva chiaramente come il campetto fosse andato in malora con la rossastra pavimentazione polverosa un po’ in rovina, alla desolazione intorno nonostante il playground fosse circondato da un parco con ondeggianti frasche al vento, inoltre, cosa più importante, vi era paradossalmente l’assenza dei canestri (li tolsero dopo pochi anni e io dovetti trovare altri campetti in zone, paesi limitrofi).
Eppure quando apro qualche rivista dell’epoca, oltre alle prodezze dei vari Magic Johnson, Jordan, Iverson, Duncan, Mourning, Larry Johnson, Drexler, Stockton & Malone, Kidd, Kemp, Miller, Olajuwon e tanti altri si trovano storie poco edificanti o da “Alcatraz”.
Non era un’epoca scevra dal peccato certamente per cui ho pensato che se ieri, festa di Halloween, ho paragonato i mostri che spesso sono solo proiezioni che albergano in noi, oggi, festa di Ognissanti, prenderò spunto da Santi e beati da paragonare al meglio dei nostri giocatori augurandosi che l’Alveare, sempre più rumoroso, anche in back to back aiuti la squadra a ottenere la sesta vittoria stagionale e potremmo essere i primi a ottenerla avendo una mezz’oretta di vantaggio su altri tre team a 5 W a Est: Chicago, New York e Washington.
Intanto gli Hornets hanno rivelato la City Edition che è un mix di vari particolari del passato pescati per essere ibridati sulla divisa.
Chissà che i fan, se la squadra continuasse così, in una sorta di festa sportivo-pagana santifichi la squadra in vita grazie alle soddisfazioni che ci sta dando dopo tanti anni mediocri e difficili.
Andamento della partita
Charlotte ritrovava una squadra già affrontata e nonostante non ottimizzasse l’inizio pareva conoscerla ed avere la meglio quando dopo al canestro di Mobley rispondevano Hayward da tre punti dall’angolo sinistro e Bridges con uno scoop in transizione oltre a due FT a 8:40 che lanciavano sul 7-4 Charlotte ma nonostante una clamorosa schiacciata mancata da Allen sul primo ferro, palle perse e un paio di tiri sfortunati consentivano a Cleveland, nonostante un time-out di Borrego, di portare un parziale da 0-11 (uno 0-3 con parte della panchina entrante) interrotto da Ish Smith con un tiro frontale per il 9-15.
Cleveland però non si fermava, anzi, esplodeva a partire da una dunk di Allen e una tripla di Osman e mentre il divario si allargava, Borrego provava P.J. Che recuperava punti in attacco ma si dimostrava inefficace in difesa (Allen arrivava alla quarta schiacciata più a un two and one a 2:52 per il 14-30) sino al piccolo infortunio che spalancava a Richards il campo.
Il quarto terminava con le triple di Hayward e Osman ma i Cavaliers estendevano a 19 il loro vantaggio alla prima sirena: 21-40.
Lo scioccante divario era attenuato dai canestri di Richards e Martin in avvio di secondo quarto quindi, sempre Martin – dall’angolo sinistro – caricava altri tre punti (28-43) mentre la tripla di Ball, lo scoop di Miles in entrata a 8:48 e il fade-away di Rozier al vetro riducevano a 11 punti lo scarto (37-48).
L’avvicinamento arrivava sino al -8 quando Rozier intercettava una rimessa dal fondo avviando la transizione chiusa da Oubre Jr. in affondata a 6:31 (42-50).
Cleveland però con il rientro delle tre torri si portava sul +14 grazie all’ennesima schiacciata di Allen a 5:15 e a poso serviva un bel canestro del zigzagante Rozier che contrastato fallosamente da Osman trovava l’alzata vincente in caduta e l’and one del 45-56.
Cleveland accumulava qualche punticino, Charlotte aveva diverse possibilità ma ne mancava moltissime al tiro e nonostante Bridges centrasse con una tripla frontale il cesto avversario a :417 (48-63) si mancavano due dei tre FT finali concessi chiudendo sul -16 il primo tempo (49-65).
A penalizzare Charlotte le percentuali al tiro: 34,6% contro il 50,0% avversario che sfruttava la lunghezza dei suoi interpreti ma anche le palle recuperate attraverso le steal (6-9 pro Cavs) per un 8-13 nei TO.
Nessun Hornets in doppia cifra con Miles a 9 punti.
Allen chiudeva con 17 punti, Markkanen con 13 seguito da Garland a 10.
Ball riapriva le ostilità dopo l’armistizio con tre punti mentre Allen aveva gioco facile nel battere Hayward ma da un’iniziativa di Bridges Plumlee raccoglieva palla indisturbato e da sotto convertiva artisticamente ringraziando.
Ball infilava una tripla in pull-up marcatissimo da Garland, segnava un floater e rubava un pallone ad Allen per la fuga del 65-70 ma la trama della partita si srotolava come se la lepre fosse irraggiungibile e Cleveland raddoppiava il suo vantaggio infilando 5 punti complici i ragazzi di Borrego che alternavano ottime fasi ad altre nelle quali erano presi tiri improbabili o mal rifinite buone azioni (vedi i canestri mancati da Rozier e Martin dopo essersi portati sotto canestro con vantaggio).
Tre canestri di P.J. valevano il 71-79 ma ecco che la tripla di Rubio riapriva la ferita e Charlotte a fine terzo quarto tornava sotto di 12 punti (76-88).
Una tabellata da tre di P.J. Washington oltre Allen in uscita, un pull-up di Ball più una penetrazione con scarico volante di Ball dalla linea di fondo per la dunk di Miles portava al -9 (83-92).
Osman colpiva però da fuori (4/4 al momento) e Charlotte sembrava crollare nuovamente in una fase nella quale i Cavs allungavano sino al +17 dopo un lavoro di fisico di Markkanen in avvicinamento nel pitturato spostando P.J..
A 6:49 cominciava però la rimonta: ai due FT di Miles seguivano un canestro di Rozier in transizione e una tripla per parte dello stesso Terry e di LaMelo per il 10-0, parziale interrotto dal finlandese ex Bulls da fuori per il 94-104.
Gli Hornets non ci stavano dimezzando lo svantaggio con un’entrata di Ball rallentata da Garland fallosamente sulla quale la terna (criticatissima per alcuni episodi discutibili) questa volta era benevola nel concedere la continuazione.
Il two and one del 101-106 faceva sperare i Calabroni che a 1:01 dalla fine con lo stesso ball sganciavano la granata del -3 (106-109), un deep 3 senza paura con Allen in uscita.
Il tempo però giocava a favore dei Cavs e anche se Rozier a :20.2 circumnavigava facilmente Allen in uscita per depositare il 108-110, si passava dai liberi con Garland in fuga che preferiva passare sotto il canestro senza segnare mentre la stessa cosa dall’altra parte la faceva Rozier imitando l’avversario ma tentando una tripla che mancata portava comunque a un putback layup di ball a :02.7.
Lo stesso Ball si allungava dopo un secondo e mezzo per commetter fallo su Garland che realizzava il primo FT ma mancava il secondo e gli Hornets senza più time-out vedevano Miles recuperar palla osservando il disperato lancio modello touchdown, disperata preghiera che si infrangeva sulla parte alta del plexiglas senza trovar fortuna.
Miles Bridges in entrata. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.
Analisi
Charlotte concede troppo a Cleveland nel primo quarto così rovina la propria partita e la squadra dell’Ohio, anche se con un po’ di fatica, controlla il grande vantaggio accumulato complice l’imprecisione degli Hornets in alcune fasi in cui i Cavaliers ne approfittano trovando canestri importanti per replicare e respingere gli assalti del team di Borrego.
Indubbiamente aiutata dai cm del trio Mobley, Markkanen e Allen che aiutano i Cavs a chiudere a 69 rimbalzi (contro 58) e dalle incursioni dei due piccoli oltre che al solito spauracchio di serata che si materializza in Osman (4/5 da tre punti), la squadra di Bickerstaff riesce a espugnare lo Spectrum Center con il fiato corto.
Mea culpa degli Hornets che se da qualche elemento hanno avuto meno per via del back to back, da altri hanno ottenuto poco nel primo tempo specialmente.
Fuori ritmo, la squadra di JB si è svegliata come il solito nella ripresa ma troppo tardi e nonostante il 27-21 negli assist, il 12-8 (ribaltato rispetto ai primi 24 minuti) nelle stoppate e una migliorata percentuale al tiro salita al 41,2% contro il superiore 43,3% degli avversari, ha finito per perdere una partita che avrebbe dovuto vincere per ambire a una stagione luminosa che può ancora esserci ma questa L getta delle ombre sugli aspetti evidentemente irrisolti in estate.
Plumlee ha passato gran parte della fase centrale in panca, sostituito da P.J. prima e poi per qualche minuto da Richards, rientrando nel finale quando ha catturato sotto le plance qualche comodo rimbalzo ma non è stato un fattore dopo i primissimi buoni minuti in avvio.
P.J. è un buon lungo mobile ma in queste partite farlo giocare difensivamente da centro non ha senso, tanto che anche Markkanen è riuscito a spostarlo e a segnare nel pitturato in uno contro uno spalle a canestro piuttosto facilmente.
Richards è grezzo ma se non hai alternative qualche minuto gli andrebbe concesso.
Ball ha finito con 30 punti, Rozier con 23 ma Charlotte paga anche la serata negativa al tiro di Miles (13 pt., 4/18).
Per Cleveland ci sono 24 punti e 16 rimbalzi da Allen, 21 punti e 8 rimbalzi da Markkanen, 17 punti di Sexton, 16 di Garland, 15 di Mobley che aggiunge anche 10 rimbalzi più un Osman in doppia cifra con 13 punti.
Prima delusione reale annuale degli Hornets in una partita che avrebbero dovuto vincere, ora si va sulla costa Pacifica alla ricerca di qualche vittoria d’oro partendo contro i Golden State Warriors passando poi da Sacramento.
LaMelo Ball: 7,5
San Carlo, protettore degli insegnanti. Non vi è alcun dubbio che un insegnante debba essere preparato sulla materia ed essere in grado di spiegarla al meglio ai propri studenti ma il mero passaggio di informazioni non può risultare avvincente nemmeno per un computer per questo le doti innate di Ball come playmaker possono insegnare basket anche stimolando attraverso un approccio entusiasmante l’alunno/fan che lo osserva cercando di imparare o replicare qualcosa del suo repertorio. 30 pt. (12/22, 5/8 da tre punti), 7 rimbalzi, 6 assist, 2 rubate, 2 stoppate. +14 in plus/minus. Ancora una volta trova canestri facili (per lui) in un tempo breve. Gli succede due volte in serata e Charlotte recupera sino a sfiorare il miracolo. Dalla steal a passaggio verso Allen alle triple su Garland e Allen stesso e al passaggio volante da drive per Miles è uno spettacolo che tuttavia non basta. Peccato che i piccoli miracoli di LaMelo non portino al fine ma non è cero colpa sua. Finisce out per aver speso il sesto fallo per fermare l’ultima volta il cronometro nel disperato tentativo di giocarsi un’ultima possibilità.
Terry Rozier: 6,5
Sant’Orsola. A parte l’omonima ditta che distribuisce frutti di bosco che non mi sta pagando per farle pubblicità, ma se le interessa le do i dati per un bonifico, è la protettrice dei matrimoni. Rozier e Charlotte paiono decisi a proseguire insieme in questo idillio dopo il multiyear firmato in estate. Il rientrante Terry vive un primo tempo non eccessivamente brillante pur risultando uno dei migliori nelle fila di Charlotte. Si scatena nel finale quando porta una partita morta al crunch time ma un paio di sue forzature da fuori non funzionano e dopo essere stato l’eroe del rientro è colui che manca un paio di colpi decisivi. Peccato. Rimangono comunque 23 punti (9/22, 4/11 da tre punti), 6 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate e 3 TO.
Gordon Hayward: 5,5
San Cristoforo, il protettore degli sportivi. Probabilmente Gordon qualcosa da dire al Santo l’avrebbe viste le sue numerose amnesie in passato. Noi ci affidiamo a lui e ad altro giacché l’onniscenza di San Cristoforo potrebbe essere obnubilata dall’eccessivo lavoro con tutti questi sportivi da controllare in ogni luogo. 6 pt. (2/7), 3 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate in 28:52. Forse paga il back to back lui che non ha più 20 anni. Serata un po’ spentasi presto per Gordon che non incide. Alla prossima.
Miles Bridges: 5,5
San Giuseppe da Copertino (lui è più da copertina), il santo svolazzante. In realtà il santo è stato considerato poco intelligente (faccio fatica a trovare negli Hornets un giocatore con basso IQ cestistico ma non potevo mettere giocatori esperti o di talento per questo ho scelto Miles che è svolazzante e sta aumentando la sua intelligenza baskettara. Giuseppe per questo fu lasciato a pulir le stalle ma dopo un esame dove dimostrò grandi doti spirituali fu ordinato sacerdote. Protegge gli esaminandi (qui è opinabile vista la premessa), gli aviatori e gli astronauti poiché si dice levitasse e chi altri meglio di Miles? In serata però Miles gioca ad andar dentro ma diventa frustrante, spesso le sue incursioni portano a errori sotto-misura con qualche lamentela per possibili falli (non sempre a torto) degli avversari. 4/4 in lunetta ma 4/18 dal campo con un 1/7 da tre punti. Si rifà parzialmente con 9 rimbalzi, 8 assist, 3 rubate e 2 stoppate portando energia ma non basta a sopperire le troppe occasioni fallite perché nel basket vince chi sbaglia meno e lui, insieme alla squadra del North Carolina ha sbagliato troppo.
Mason Plumlee: 5
San Francesco poiché parla con gli animali anche se dalle sue parti – sotto le plance – arrivano più bestie che animali giacché premetto che l’indeterminatezza dell’uomo fa si che gli animali siano più “umani” (nel senso più utilizzato del termine oggi come caratteristica positiva) dell’homo sapiens. Non so cosa bisbigli alle controparti avversarie per addomesticarle ma a giudicare da ciò che si vede sul parquet il tentativo è fallimentare come in “Uccellacci e uccellini” di Pasolini. 2 pt. (½), 7 rimbalzi, 3 assist, 3 stoppate e 3 falli. Dopo un buon avvio si perde velocemente, nel finale riesce a catturar rimbalzi facili e a smistare qualche assist ma non prova mai ad andare dentro o a cercare il canestro raccogliendo solo un rimbalzo offensivo con il nulla attorno per i suoi unici due punti del match. Borrego lo toglie e poi lo fa rientrare per dare peso e stabilità alla squadra.
Kelly Oubre Jr.: 5
Santa Pelagia, attrice protettrice dei musicisti e dei mimi. Incarna un visione libertina che viene vista come peccato. Oggi sarebbe considerata una man-eater probabilmente: “Gli uomini che prendeva per amanti diventavano ubriachi di lei. San Giovanni contemplò anche la possibilità che la donna li drogasse o che facesse uso di stregoneria” ma il fascino emanato da Pelagia sui suoi servitori (Pelagia poi convertitasi fino a cambiare vita e a mimetizzarsi/spacciarsi per uomo a Gerusalemme nell’ultima parte della sua vita) potrebbe essere paragonabile a quello di Oubre Jr. sui fan, che, grazie al suo aspetto, alle sue mimiche coinvolgenti e al suo swing da fuori può irretire difese avversarie e fan amici però stanotte va in direzione opposta, sembra un rollercoaster. In 20:47 colleziona 2 pt. (1/8) e un rimbalzo, un assist, una rubata e una stoppata arrivando a commettere 5 falli. Si piace troppo forse, serata negativa a parte l’affondata in schiacciata. 0/3 da fuori. Una bocca da fuoco spenta, un cratere che non erutta e per l’attacco degli Hornets sono problemi.
Ish Smith: 5,5
San Espedito da Melitene. Qui siamo alla leggenda e non ci sono reali informazioni sul santo ma il tutto nasce dalla sua possibile conversione da soldato, fante romano a capo della Legione Romana “Fulminante” e quindi venne ucciso. Gli expediti, i leggeri fanti agili inficiano sul suo nome e sulla sua mansione che serve per risolvere i casi urgenti. Chi meglio di un uomo a tutta velocità per i casi urgenti – offensivamente parlando – di Charlotte? 4 pt. (2/4), 1 rimbalzo, 1 assist. Nemmeno troppo per colpa sua ma la sua presenza non funziona (vedi il -16 in +/-) quindi gioca soltanto 11:23 avendo anche un Ball in forma.
Cody Martin: 6
San Crispino (e Crispiniano). Ok, forse tranne che a Porto Sant’Elpidio lo so che starete pensando che Crispino è il protettore degli alcolizzati vista la marca di vino, in realtà no, è quello dei calzolai (forse perché vogliono farci intendere che quel vino in tetrapak probabilmente chimico viene pestato con i piedi secondo tradizione?). Ok, non scomodatevi a ringraziarmi, San Crispino, Tavernello e simili, a me interessava compiere un parallelismo con martin poiché deve correre molto sul parquet per stare al passo dei big che deve affrontare. La leggenda narra che degli zoccoli da loro intagliati per una donna povera alla quale era stato ucciso il marito dai Vandali pochi giorni prima si trasformarono in pepite d’oro. Me la sarei potuta tenere per i Nuggets questa, va beh… tornando a Cody Martin, segna 10 pt. (4/9) più 6 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata. Alcune pregevoli cose in attacco ma anche forzature al tiro. Si guadagna la pagnotta anche difensivamente.
P.J. Washington: 6
Sant’Antonio da Padova. E’ indicato per trovare gli oggetti smarriti e P.J. Dopo il poco brillante tratto dello scorso anno è uscito bene nelle ultime due partite. Ritrovare la propria anima cestistica unitamente al tiro (8/8 nella precedente partita) è quindi la missione. 18 pt. (6/9), 4 rimbalzi, 1 rubata, 2 stoppate. Con un -19 nonostante segni con continuità facendosi trovare sotto il canestro avversario o sparando da fuori (2/3) in difesa non può tenere contro i big avversari. In 17:05 fa ciò che può, l’errore dal mio punto di vista è che Borrego, contro questo tipo di squadre, deve riportarlo in posizione di ala grande o finto centro in attacco, accompagnandolo in difesa con Richards o un’altra torre.
Nick Richards: 6
Saint Honoré. Protettore dei pasticcieri e non dei pasticcioni, il giamaicano commette un fallo da bloccante nel primo tempo ma poi realizza anche un buon canestro nell’unica occasione capitatagli nei 4:15 concessi da JB. Un fallo speso e niente da segnalare nelle altre caselle.
Coach James Borrego: 5,5
Con il rientro di Rozier si tratta di ritrovare la quadra. Se Bouknight e Jones rimangono ancora fuori perché acerbi, deve necessariamente trovare soluzioni contro team forti fisicamente. Gli anticipi e la pressione sono parte essenziale ma possono essere una buona soluzione parziale solo quando si intensificano al massimo come nel finale e sono comunque dispendiosi alla lunga. Non che in estate la franchigia gli abbia dato un upgrade incredibile ma si può fare di meglio. D’altra parte lo spirito indomabile della squadra è sempre vivo nonostante la L ma tatticamente deve trovare contromisure.