OdéHornets

Questa pagina serve a ricordare chi, almeno per me, ha lasciato un segno tangibile del suo passaggio all’interno degli Hornets.
 
L’idea mi è venuta ricalcando un po’ quella di Alberto Figliolia, giornalista, scrittore, poeta che interseca queste caratteristiche per dar vita a un mix caratteristico e “romantico” dello sport.
 
Per il resto delle definizioni autobiografiche su di lui vi rimando all’intervista che troverete nel gennaio 2017 se avrete voglia e tempo di legger qualcosa sul basket in generale.
 
La pagina si chiama OdéHornets perché l’odéon nella Grecia antica era il luogo (solitamente piccolo) dove si esercitavano gli ellenici nel canto, si tenevano concorsi di poesia e musica.
Da questa radice la parola ode, quella che vuole essere, una dedica (in un piccolo spazio virtuale) per ricordare chi ha accompagnato lo scorrere del tempo nella mia vita (ma penso anche in quella di molti tifosi Hornets) caratterizzando momenti, anche storici, emozioni positive e negative.
 
Il primo non poteva che essere il “centauro” Bobby Phills, il quale unisce gli Hornets del North Carolina e quelli della Louisiana (essendo nato a Baton Rouge).
Maglia n° 13 ritirata da Charlotte, poi passata a New Orleans con il trasferimento della franchigia a sud e tornata indietro nella nuova gestione jordaniana nel 2014.
 
Scomparso tragicamente il 12 gennaio 2000, ne appresi la notizia uscendo dal luogo di lavoro per recarmi al bar di fronte per un break di 15 minuti.
Aprendo “La Rosa”, in un gelido 13 gennaio. Lessi la notizia rimanendo incredulo…
Non sembrava possibile, invece purtroppo la sua Porsche si era schiantata su un guardrail dopo un allenamento e per lui non ci fu nulla da fare.
Un giocatore modello fuori dal campo dedito alla beneficienza e agli altri.
 
Per me la sua scomparsa segna anche l’inizio del nuovo millennio, caratterizzato da una società più egoista, competitiva, spietatamente debole ma forte con i deboli, almeno, questa è la mia opinione, sebbene nel secolo breve si siano viste nefandezze d’ogni genere.
Però… qui parlo di un modello di mutazione antropologica dell’essere umano che Bobby Phills, pur fiero, determinato e battagliero sul parquet, non rappresentava affatto.
Dopo di lui, le Torri Gemelle, la crisi, un millennio dedicato all’appiattimento e al conformismo.
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Bobby Phills
Anche quel giorno volavi sull’ali del vento,
non più distanziando rapido listelli in legno
rubando agli avversari il momento,
in transizione sugli attoniti avversari lasciavi il segno.
Sospinto dal tuo fisico scolpito nella roccia
dopo una palla conquistata,
mostrasti al Barone a cui facesti da chioccia,
la rubata e la schiacciata,
lui l’apprese e memore contr’Orlando fu fatto anch’esso santo. L’istante del mistero è l’attimo nefasto,
del nuovo millennio il bug.
Quella sporca dozzina di giornate lasciate dal fato,
dopo l’allenamento ausiliare all’agevolar pioggia di triple,
il silenzio, le lacrime e il tormento in un mondo agitato.
Robert e Yao nella carambola della sorte ebbero miglior fortuna, tu ch’amavi i piccoli animali dalle zampette corte intraprendesti il rapido cammino con loro, prima tappa: Luna.
Moglie, figli, amici, parenti e fan increduli come i compagni, tutti sulla Tyvola accorsi dopo il tam tam tecnologico,
testimone dell’infrangersi prematuro dei tuoi sogni.
David, Derrick, Paul, e gli altri, tutti lì per te,
Signore dentro e fuori dal parquet.
Formasti il Barone per farlo decollare nel cielo, nessuno pensava saresti volato più in alto di lui nel Valhalla della palla spicchi, valoroso guerriero.
Nell’intervallo tuo figlio acerbo e sorridente,
alzando alle stelle quel 13 sventurato,
orgoglioso d’aver un papà star del cosmo luminescente,
ti consacrava a tornar polvere di stelle e goccia di memoria.
Lo spostamento del tuo segno in terra natia, il ritorno all’Alveare, resterai esempio per chi conosce la tua storia.

Bobby Phills (2)

Ti riconosco,

sei uno di quei rari e strani meteoriti fantasma scagliati da una dimensione parallela,

comunicante e differente,

se non bohémien spirito angelico dal volto di Gargolla a guardia del cesto,

fulmine lanciato a folle velocità, duro e scheggiato da un impatto laterale bruci come cera,

non scalfito il tuo cuore morbido ed attento alla gente,

attraversando un universo nel quale non puoi apparentemente interagire ma solo collassare presto,

la forza magnetica del fato interferisce con la materia,

invidiosa del tuo lavoro incessante,

si è ripresa il nulla del quale siamo composti,

ti ha giocato un brutto scherzo su quell’arteria,

ma se mi sposto più lontano nello spazio posso ancora udire il tuo splendore errante

e tu che dalla bench osservi i tuoi cinque compagni ai loro posti.

Parafrasi

Nelle prime tre righe c’è il riconoscimento di una dimensione umana comune, un archetipo che attraversa il genere umano ma concede solo a pochi una certa condizione, forse figlia e conscia dell’impermanenza, forse solo empatia.

I bohémien – scritto velocemente in poche parole – erano artisti dallo stile di vita un po’ decadente, in conflitto con il perbenismo di una società falsa e distruttiva, il termine deriva dall’errata credenza dei francesi che i gitani provenissero dalla Boemia, Bobby voleva fare il veterinario e a detta di chi lo conosceva cercava di aiutare le persone.

Gargolla (in italiano) o gargoyle, si riferisce al volto serio e granitico mostrato sul parquet (Jordan disse che era uno dei 5 difensori più ostici da lui incontrati e Charlotte lo prelevò da Cleveland per cercare di arginare MJ),

fulmine lanciato a folle velocità è trivalente, nella vita, in auto (episodio che gli è costato la vita a 160 km/h) e per la condizione di sensibilità superiore al di fuori dal parquet che è come se lo elevasse, lo ponesse sopra la norma dei comuni mortali sensibili solo ai beni più materiali e superflui e alla convenzionalità noiosa delle normale relazioni umane fatte di reazioni prevedibili e scontate.

Seguendo, ho immaginato, un po’ come nella mitologia greca (anche se mi riferisco agli scherzi del destino ed alla natura indifferente) che qualche Dio ce l’avesse con lui per i suoi successi per i quali ha dovuto lavorare duro perché Milwaukee l’aveva selezionato e lasciato a piedi, passato dalla CBA aveva lavorato e si era gradatamente affermato con i Cavs e l’abbia punito con quello schianto sulla Tyvola Road.

Nell’ultima parte si allude al fatto che ipoteticamente spostandosi lontani nello spazio, come la luce del Sole arriva a noi circa dopo 8 minuti e 19 secondi, le onde radio delle partite NBA di più di 22 anni fa potrebbero essere ascoltate.

L’ultima frase riguarda la volontaria cessione del posto in quintetto e la partenza da sesto uomo anche per far maturare un giovane Baron Davis.

Tyler Blevins, 8, of Kannapolis, N.C., holds a sign praising Charlotte Hornets guard Bobby Phills before the team’s first home game since Phills’ death, at the Charlotte Coliseum in Charlotte, N.C., Monday, Jan. 17, 2000. Phills was killed last week in an auto accident after a practice session before a game. (AP Photo/Chuck Burton)

L’amico David Wesley (a sinistra, ora commentatore per i Pelicans), scherza insieme all’amico Bobby Phills il primo giorno al camp a Fort Mill (South Carolina) lunedì 4 ottobre 1999. I due, nell’occasione della scomparsa di Phills si dice stessero gareggiando, circostanza sempre smentita da Wesley. (AP Photo/Chuck Burton)

La canzone è: La Vita non è un Film” degli Articolo 31.

Le cose non sempre vanno come dovrebbero andare, il testo non è sempre aderente ma “hai visto amici andarsene prima del tempo e sei sicuro che dall’alto ti proteggano” ad esempio, lo trovo coerente.

Senza voler e poter considerarmi tra gli amici reali di Bobby, quante volte abbiamo visto “amici virtuali”, facce amiche che attraverso il loro mestiere ci hanno fatto sognare o gioire? Siano essi, sportivi, scrittori, cantanti, registi o quant’altro volete…

Il link sottostante riguarda una bella pagina (in inglese), dedicata a Phills.

http://grantland.com/features/bobby-phills-nba-charlotte-hornets-guard-death-car-crash-david-wesley-paul-silas/

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Kemba Walker

 

Oscilla Kemba,

imprevedibile pendolo,

imprendibile,

dipinge scie colorate di fantasia,

talento e poesia in movimento,

da finto lento al crossover in un tempo,

si trasforma in freccia scagliata nel vento,

leader di correttezza in campo,

blocca l’avversario in sfondamento,

corre e spara da tre macigni che sibilano prima d’entrar nella retina,

delizia i fan spezzando raddoppi come katana in fascina,

cuore Hornets dalla Grande Mela alla Charlotte Regina.

 

Kemba Walker, scelto dai Bobcats, continua a ostinarsi per rimanere agli Hornets di Charlotte nonostante non sia sempre supportato sufficientemente (siamo nel 2018).

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