I giocatori degli Hornets organizzano un meeting per soli giocatori dopo un 1-16 nelle ultime 17…

 

Steve Clifford con Nick Richards, centro titolare per esigenza.

Questo articolo è un mix di alcuni articoli più o meno recenti, mixati con alcune mie considerazioni e statistiche.

Gli Charlotte Hornets ospiteranno il loro primo incontro per soli giocatori dalla stagione 2017-18. Dopo la sconfitta di domenica contro i Miami Heat, Terry Rozier ha detto al Charlotte Observer che è ora che i giocatori parlino della situazione.

“Penso che ne parleremo in un incontro riservato ai giocatori. Perché per quanto le cose stiano andando male, siamo solo cinque o sei partite indietro per un posto per il torneo play-in. Se vinciamo le prossime tre, le cose possono cambiare per noi. Dobbiamo solo crederci come squadra e impegnarci per raggiungere questo obiettivo”.

Gli Hornets vengono dal periodo peggiore della storia recente della franchigia, accumulando un divario negativo da 78 punti nelle tre partite recentemente giocate.

Il contesto di queste sconfitte fa sembrare le cose peggiori, specialmente di fronte a una squadra come San Antonio che aveva racimolato solamente sei vittorie e una squadra come Miami a cui mancavano quattro giocatori chiave.

Sì, anche gli Charlotte Hornets hanno sofferto di infortuni ma è la natura delle sconfitte ad essere straordinariamente preoccupante.

Gli Hornets sembrano senza vita nonostante il ritorno di LaMelo Ball.

Nelle ultime due gare Charlotte ha segnato i minimi stagionali consecutivi in termini di percentuali di field goal con il 36% contro gli Spurs e il 34,7% contro gli Heat.

I giocatori stanno iniziando a guardare oltre il punto di interesse, guardano la risposta scoraggiata dopo il crollo della difesa di transizione di seguito.

Nessuno si ritiene responsabile a vicenda, nessuna frustrazione e nemmeno alcun contatto visivo, a questo punto stanno camminando come sonnambuli nel gioco.

Gli infortuni non sono più una scusa valida per questo livello di basket.

I fan non si aspettano vittorie ma è troppo aspettarsi un basket semi-competitivo con almeno un certo senso di piccolo pericolo, d’emozione.

Sembra che anche Terry Rozier lo sappia, in quanto leader di questa squadra sta facendo del suo meglio per coinvolgere tutti nell’organizzazione di questo incontro.

A questo punto il play-in è un sogno fantasy, se fosse NBA 2K faresti immediatamente clic sull’opzione “Sim Rest of the Season”…

Mark Williams, il giovane centro è out per una contusione alla schiena e non gioca dal 9 dicembre quando gli Hornets batterono Toronto.

Mark pare più decisivo di Ball, con lui Charlotte è: 7-12 senza di lui… 1-17, mentre con LaMelo la squadra è 5-12, senza: 3-15.

Clifford ha spedito sul parquet Richards, P.J. tra infortuni e small ball non sempre riuscite nel ruolo di centro non ha convinto, ancora meno Thor anche se in altro ruolo, che è stato decisamente bocciato (troppo lento, poco reattivo in difesa ed impacciato nonostante la sua statura) così il buon Nick fa quello che può dimostrando di essere un discreto back up ma non un giocatore da starting five.

Per il resto…

P.J. Washington è ancora appetito da Cleveland, su Hayward sono tornate voci di possibili trade (in 7 team non potrebbe trovar casa per via del superamento della Tax Apron da parte di queste franchigie) o persino un buyout, Bridges è in scadenza ma potrebbe porre un veto ad un eventuale trasferimento.

L’organizzazione è in subbuglio ma pare sia sempre atavicamente ferma come un Buddha sotto l’albero e la scorsa estate ha alzato i contratti di Ball (gran talento ma la tenuta fisica è un gran problema per ora) e di P.J. Washington mentre Rozier che sembra avere un futuro a Charlotte dopo il buon quadriennale a Charlotte è l’altro unico pezzo sul mercato che gli Hornets potrebbero “farsi pagare”.

Personalmente viene da chiedermi se la mancanza dell’allenatore sia normale o un sintomo del disagio.

Clifford parlava in questi termini:

“L’altro argomento è che ho letto articoli in cui i direttori generali dicevano:

“Non puoi sviluppare giocatori senza minuti giocati”, su questo non sono assolutamente d’accordo. Direi che lo sviluppo del giocatore riguarda i minuti guadagnati. Una cosa che mi piace di qui, che amo di qui (a Charlotte) è che Mitch (Kupchak) è della vecchia scuola e nessuno è più vecchia scuola di Michael (Jordan). Non abbiamo un ragazzo nel nostro roster che possa lamentarsi di non giocare, nemmeno uno, se sei sincero (beh, il caso Kai Jones doveva ancora scoppiare e non entro nel merito). Tutti hanno avuto una possibilità. Alcuni di loro hanno fatto molto meglio di altri, questi sono i ragazzi che hanno ancora una possibilità. Gli altri ragazzi che non hanno giocato bene li abbiamo a Greensboro, abbiamo gli allenamenti, abbiamo le sessioni di tiro. Sanno come mi sento, parlo con loro in modo molto diretto. La reazione negativa a questo caso è che ci sono molti esempi nella NBA in cui l’approccio “New school” nell’interpretare ragazzi giovani, indipendentemente da ciò che ha avuto successo”. Ci sono squadre come OKC che hanno dato enormi minuti ai giovani e ora funzionano, se a Charlotte non si fa forse il vero problema qui è che i giovani giocatori nel roster non sono allo stesso livello, qualcosa che Clifford non direbbe mai pubblicamente.

Il punto sottolineato da Clifford riguardo al guadagno di minuti è qualcosa che può essere un’ottima base di partenza ma dal mio punto di vista non si possono ignorare i cambiamenti in atto, pena bruciare qualsiasi tipo di giocatore sia passato di qui, chi con più talento chi con meno (vedi i vari Vonleh, Kaminsky, Monk, ecc., ora Bouknight) ma bisogna trovare un compromesso.

Regalare del tempo di gioco a chi non lo merita mina un po’ la fiducia del resto della squadra (tenendo sempre conto che la decisione è soggettiva e la funzionalità non incontrovertibile) ma il punto è che a questo livello, il non cambiare mai, se non per le innumerevoli problematiche legate agli infortuni che hanno fatto partire Charlotte con starting five spesso rivoluzionati, non è una soluzione che migliori qualcosa.

Gli standard difensivi sono dramatici:

Opp PTS/G: 120.1 (25th of 30)  Def Rtg: 121.4 (29th of 30) Net Rtg: -11.9 (30th of 30)

Gli offensivi sono ulteriormente crollati:

PTS/G: 108.3 (28th of 30) Off Rtg: 109.5 (28th of 30)

Per Charlotte, ci sono altre 44 partite da giocare che nessuno aspetta con ansia.

La pazienza della fanbase degli Hornets, che è una delle più comprensive della NBA, si sta esaurendo.

Fino a quando questa squadra non inizierà a giocare con un maggiore senso di ispirazione e vigore, nemmeno i nuovi proprietari degli Hornets potrebbero incolpare i fan più accaniti degli Hornets per non essersi sintonizzati.

 

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.