Game 57: Charlotte Hornets @ Detroit Pistons 108-114 (OT)

 
E’ già Ieri…
 
La voce di Linus pronuncia: “Buenos Dias, dias, dias, dias, dias, dias, dias!
Sono le 7:00 del mattino.
Fatti un caffè, guarda fuori, è una giornata meravigliosa e il sole splende …oggi è la notte più importante.
E sapete perché?
Perché è il 13 agosto”…
No, non sono impazzito io, semplicemente sono le parole che in radio pronuncia Linus ogni mattina nel film: “E’ già Ieri”, una specie di remake di “Ricomincio da Capo”, girato alle Canarie con protagonisti Antonio Albanese e la bella attrice locale Goya Toledo.
Il protagonista (Filippo Fontana, interpretato da Albanese) è bloccato in un loop spaziotemporale.
Ogni mattina, questo inizialmente cinico divulgatore, si sveglia sempre il 13 agosto e rivive le stesse scene.
E’ lui a dare un senso alla monotonia della giornata inventandosi sempre cose nuove da fare.
Non vi rovino il film (lo trovate anche su YT), diciamo solo che dopo l’idea che apre spazio a riflessioni sul tempo che scorre e sul senso della vita, il finale della commedia parla “d’amore”. Proprio il vero amore riuscirà a spezzare il sortilegio e finalmente dopo mesi, forse anni, il nostro protagonista riuscirà a vivere anche il 14 agosto con un rinnovato spirito e in compagnia della sua nuova ragione di vita.
Gli Hornets allo stesso modo dovrebbero ricordarsi, oltre che a essere dei professionisti, di metterci il “cuore” (qualcuno ha il portafoglio troppo gonfio e non ricorda le origini) avendo scelto lo sport ascensionale per antonomasia.
Batum su tutti.
Bene, anzi… male… anche oggi ci svegliamo ed è il 13 agosto, non so quando finirà essendo vittima come Voi, tifosi di Charlotte dello stesso paradosso spazio/tempo.
Altra L, punto a punto e al supplementare.
Superfluo inserire statistiche in questa parte introduttiva, non direbbero molto se non magari segnalare i 33 punti di Caldwell-Pope tra i Pistons.
 
Passando al match, gli Hornets rinunciavano a Zeller, Sessions e Miles Plumlee scendendo sul parquet comunque con; Walker, Batum, MKG, M. Williams e Kaminsky.
L’amico/nemico Stan Van Gundy invece costellava il parquet con le sue 5 punte; R. Jackson, Caldwell-Pope, M. Morris, Leuer e Drummond.

Kemba Walker, 34 punti, gran finale ma non riesce da solo a interrompere la serie negativa di trasferte consecutive.

 
La palla a due era spazzata via da Drummond, Caldwell-Pope sulla sinistra faceva saltare Marvin Williams ma falliva il tiro, era Kemba a dar in profondità un pallone allo stesso Marvin che rimbalzava su un difensore elevandosi, tuttavia il 2-0 era assicurato, così come il pari di Drummond da sotto senza Kaminsky nei dintorni, costretto a seguire un taglio lontano dal canestro.
A 10:41 a sorpresa arrivava una tripla di Kaminsky ma anche questa era riassorbita da una tripla di Caldwell-Pope che sfruttava un ribaltamento lato e Batum in ritardo sulla chiusura.
A 8:54 primo vantaggio Pistons con l’hook di Drummond (12 pt., 13 rimb.), Charlotte subiva la pressione su Walker che in attacco portava palla ma il distacco dei lunghi dentro creava spazio e distrazione nella difesa bianca bordata di rosso e blu, Kemba prendeva il centro e segnando da tre punti riportava in vantaggio Charlotte di un punto a 8:42.
A 8:14 Kemba era favilla, crossover, penetrazione, assist sulla sinistra del ferro per MKG che si guadagnava due punti easy.
A 8:01 M. Morris replicava da tre punti agganciando sulla minima doppia cifra gli Hornets che ci provavano con un pick and pop tra Batum e Kaminsky finito irrimediabilmente con un tiro a fender l’aria da parte di quest’ultimo…
Hornets che tuttavia riprendevano la strada del vantaggio con un 2/2 di Batum bravo a forzare dal palleggio Jackson a una difesa troppo aggressiva.
Walker sulla destra era sfidato da Leuer in difesa, palleggio, step back veloce e due punti con il classico tiro imprendibile per i riflessi del lungo…
Kemba era scintillante ancora andando nel mezzo a romper la difesa, drive e assist originale dietro la schiena per Kaminsky che nell’angolo destro onorava il compagno non fallendo la tripla del 17-10.
Hornets brillanti e Kaminsky che con la drive da fuori arrivava sino quasi al ferro alzando con un soft touch vincente la sfera.
Harris (25 pt.) segnava il 19-12, poi, dopo due errori di Batum, Jackson accorciava ulteriormente dalla lunetta di due il gap dei Pistons che finivano per ritrovare il pari a quota 19 con un gancio di Jackson dopo un palleggio insistito dello stesso contro Kemba e tiro dalle parti alte dell’area.
MKG a 3:19 sbloccava l’attacco degli Hornets con due liberi, seguiva il pari dei Pistons ma Walker da tre dalla diagonale sinistra prima segnava e poi se la rideva quasi incredulo per la buonissima partenza.
MKG seguiva al buon attacco di Walker, partenza dalla sinistra, zona rossa guadagnata, appoggio di destra con autorità sopra i due difensori a protezione e 26-21 Hornets.
In difesa Lamb recuperava due rimbalzi grazie a riflessi felini riuscendo a districare un paio di situazioni difficili ma una penetrazione di Johnson con tocco al vetro riportava al -3 i padroni di casa.
Per un blocking foul di Ish Smith, Walker si presentava in lunetta e segnando le due occasioni chiudeva lo score dei primi 12 minuti sul 28-23.
 
Charlotte ripartiva senza Kemba nel secondo quarto ma facendo girar palla Roberts si prendeva il vantaggio e penetrando segnava in floater seguito da Lamb.
Hornets che incameravano altri 4 punti di vantaggio (32-23), così Van Gundy optava per un time-out a 11:09.
Motown cercava di risolver la situazione a suon di triple; Harris a 10:33 e a 10:00 ne metteva un paio intervallato solo da un tiro da due di Lamb bravo a crearsi spazio.
Per Charlotte rispondeva Belinelli, prima tirando su Harris da due e successivamente andando dopo una finta a prendersi il tiro dalla baseline sinistra con schiena all’indietro e difensore non lontanissimo.
Ancora una volta il risultato era la retina, così gli Hornets tornavano a comandare di 9 punti (38-29) ma Marvin era stoppato da Harris, questa volta per i Pistons era Morris a segnare da tre approfittando di un po’ di confusione degli Hornets sulla difesa del perimetro.
Non c’era nulla che Clifford potesse fare per arrestare il rientro dei Pistoni, a 7:19 tripla di Johnson e a 6:58 drive di Harris, fallo di Batum.
Gioco da tre punti e sorpasso della macchina di Van Gundy lanciata sul +3 con un 12-0 di parziale…
Hornets che ritrovavano la via smarrita quando Batum intuendo il possibile fallo di Morris passava dietro al blocco e scaricava da tre giusto per guadagnare i tre liberi, poi assegnati e realizzati. Batum da tre dalla diagonale sinistra questa volta ci provava davvero finendo per segnare il 44-41, in più Kemba a 5:46 estendeva il controparziale Hornets sull’8-0 segnando con un pullup micidiale per esecuzione.
Leuer rintuzzava da due punti ma sull’eurostep di Kemba, lo stesso lungo non teneva il passo del nostro numero 15 finendo per concedere altri due tiri liberi agli Hornets.
Ancora una volta precisissimo il nostro capitano ci portava sul 48-43.
Dopo due punti Pistons in attacco la palla perveniva a Kaminsky che sulla destra fintava dall’esterno, faceva un paio di passi alzando il floater sul contatto con Drummond.
Ancora tiri liberi, numerosi e copiosi per Charlotte nei primi 24 minuti… questa volta però Frank splittava facendo risultare l’unico errore degli Hornets sul tabellino durante il primo tempo.
Poco male perché MKG asportava una palla a Drummond e a 3:52 sull’assist di Batum dalla linea di fondo destra finiva per segnare in schiacciata.
Charlotte usava la difesa, magari un po’ spartana, confusionaria ma reggeva da sotto, Batum in entrata spostando peso del corpo e anca finiva per dribblare in corsa il difensore e appoggiare il fing and roll del 55-45.
Arrivava anche un tecnico a Van Gundy, così Charlotte con l’1/1 di Kemba si ritrovava sul +11.
A 2:48 pioveva sul bagnato per Detroit.
Impensabile ma Frank stoppava Drummond, Kaminsky si esaltava forse e segnando da tre il 59-45 faceva decollare Charlotte.
Harris a 1:34 da tre recuperava qualche punto ma ai 24 Marvin sulla sinistra era toccato ingenuamente sul salto in avanti di Johnson.
Tre liberi, tutti a segno quando il cronometro segnava :05.9.
Ci metteva però solo :05.3 Smith per l’arresto e tiro vincente che chiudeva il primo tempo.
Hornets 62, Pistons 50 dopo i primi 24.

Marvin Williams ad Aubunr Hill al “The Palace”.
2017 NBAE (Photo by Brian Sevald/NBAE via Getty Images)

 
Il terzo quarto iniziava con due punti di Drummond ai quali rispondeva Marvin, poi era Jackson a provarci era Jackson, tripla frontale, praticamente già dentro ma ferro e palla concordavano per l’uscita della stessa e sfera con incredibile calcio gravitazionale a uscire per uno dei tiri più sfortunati della storia con la parte inferiore della sfera già sotto il livello del ferro.
Una volta tanto la fortuna ci arrideva, Marvin metteva due FT con Morris pescato in azione fallosa sul tentativo d’appoggio della nostra ala grande.
Se a 9:58 Caldwell-Pope infilava il jumper, gli Hornets rispondevano doppiamente con due transizioni; Walker appoggiava sulla destra resistendo al contatto con Leuer, poi era Marvin ad alzare per Batum solo nel pitturato, appoggio volante al vetro di destra per il 70-54 a 9:00 dal termine della terza frazione. A 8:22 un tap-in di Drummond su una seconda occasione liberava un po’ la mente dei locali da queste situazioni sulle quali erano riusciti solamente una volta a realizzare.
Leuer non aveva fortuna contro Marvin bravo a piazzare uno stoppone sul lungo bianco, dall’altra parte appena fuori dai bordi dell’area a destra Batum con un turn and gun sparava a canestro trovando anche il settantaduesimo punto.
A 4:44 Leuer riportava il distacco all’iniziale dozzina di punti costringendo Clifford a chiedere una pausa. Si rientrava sul parquet, Frank si prendeva licenza d’entrata, braccio sinistro di Leuer ad angolo su Frank e spinta, canestro e libero realizzato. Rispondeva a 4.21 CKCP5 da tre punti ma Kemba con le sue esitazioni si portava nel pitturato avversario, i compagni intorno si muovevano, la difesa dei Pistons valutava le opzioni mentre Kemba ripartiva battendo tre difensori con il layup.
Da un assist orizzontale di MKG Batum ne ricavava un hook al vetro per portare i Calabroni sull’83-67.
Gli Hornets creavano spazi, ma anche quando non ci riuscivano ecco arrivare Lamb a circumnavigare il lato sinistro e poi arrestarsi in prossimità della linea di fondo per segnare un preciso uno contro uno a 1:56, un capolavoro che dava a Charlotte il +18.
Come perdere una partita fotocopia di quella di Toronto per gli Hornets era semplice. Panchina in campo e Detroit a chiudere sul -15 il terzo quarto, Charlotte anche graziata da un open dall’angolo destro di Harris non andato a buon fine.
Era lo stesso Tobias a inaugurare il quarto finale con due punti ottenuti dalla drive, sempre lui riportava di tripla al -12 (87-75) i suoi.
Tobey in seconda battuta riusciva a fermare lo scatenato avversario in penetrazione sulla linea di fondo sinistra riuscendo a vincere anche la palla a due alla quale lo aveva costretto ma proprio su un suo passaggio Johnson intercettava e chiudeva la transizione del -10.
Panchina deleteria in campo, Walker rientrava e fornendo l’assist per il rollante Marvin che depositava oltre il difensore in allungo dava qualche speranza d’interromper l’inerzia dei locali.
Niente da fare però perché mentre il vantaggio scemava a 8, Batum falliva una tripla aperta, i Pistons si rifacevano sotto e su un passaggio saltato di Smith i Calabroni lasciavano la via centrale aperta, dish di Ish schiacciata dinamitarda di Harris e 88-87 quando alla fine ancora mancavano 262 secondi tutti da vivere.
Finale rovente…
Batum in entrata riusciva a battere due giocatori appoggiando Harris non mettendo la tripla lasciava un’altra occasione offensiva a Charlotte che sfruttandola con Walker riusciva ad andare sul +4 (contatto con Smith sulla penetrazione e due liberi a segno nonostante Ish non fosse d’accordo).
Caldwell-Pope da tre a 2:19 riportava a contatto i Pistoni (93-92), i quali se la dovevano vedere con un Walker per nulla intenzionato a perdere.
A 1:53 da tre punti realizzava il 96-92 ma dall’altra parte in soli 7 secondi KCP5, ancora lui, da oltre l’arco ridava il minimo scarto a Motown.
A :44.8 uno step back separava Kemba da Leuer, tiro al limite della riga da tre punti, fantastico considerando anche il fatto di esser stato ottenuto sulla sirena dei 24…
Kemba era ancora una volta la risposta e gli Hornets viaggiando sul +3 (98-95) sembravano poter resistere agli assalti degli uomini di Stan.
Una dunk centrale di Caldell-Pope però rilevava tutta la fragilità di Charlotte, la quale non riuscendo a stoppare la SG avversaria si votava a qualche santo mentre per fortuna gli arbitri non punivano anche il tocco di Frank sull’avambraccio dell’avversario.
A :20.7 l’arresto e tiro da due di Kemba portava Charlotte sul +3. Detroit sulla rimessa si affidava a KCP5, solito gioco di blocchi. Batum in due tappe della Via Crucis seguiva benino l’avversario, poi passava dietro un blocco di Leuer (non troppo regolare, comunque della tipologia concessa con braccia fuori cilindro a spingere sul passaggio), il numero 5 guadagnava tempo ed era preciso nel segnar da fuori per il 100 pari.
Charlotte avrebbe l’ultima occasione per vincere; rimessa, Kemba a prendere il pallone e a congelarlo sino a una decina di secondi dalla fine, penetrazione in area, chiuso dal raddoppio scarico sulla destra per Marvin in angolo che facendo girar palla indietro e più centralmente dava l’opportunità a Belinelli d’esser l’eroe della partita.
Questa volta Marco non centrava (come la volta scorsa fuori tempo) il canestro e si andava ai supplementari in una gara senza più storia.
 
Pope dalla destra realizzava da due con sicurazza dalla media distanza a 4:06, Morris a 3:31 metteva dentro da 3, partita già finita mentalmente, anche se Kemba subendo uno sfondamento e MKG segnando in contropiede a 1:59 (102-105) destava vaghi sospetti di rimonta che non si evolvevano nel crimine perfetto.
Canestro quasi mono quello della nostra ala, mentre dall’altra parte su una seconda possibilità Morris segnando da due punti garantiva la quasi sicurezza che dava a :55.1 Caldwell-Pope da tre.
Imbarazzante Nicolas in chiusura sulla tripla del 102-110.
Finiva 108-114.
Un dejà vu a tinte canadesi (dal +17 alla sconfitta) ma anche locali (sconfitta di un punto a Detroit nell’ultima tra i due team), fenomeno reale e non psichico purtroppo…
 
Pagelle
 
Walker: 7,5
34 pt. (11/19), 7 rimbalzi, 6 assist, 2 rubate. Aggiungerei 0 turnover e +4 nel plus/minus più un finale di ultimo quarto nei regolamentari eroico. L’unico veramente incedibile se non arrivasse ad esempio lo “Steph” nazionale, ma da queste parti non arriva nemmeno Varejao, quindi… Mi dispiace per lui. Meritava la vittoria, ha fato di tutto aumentando gli assist e piazzando un 9/9 dalla lunetta. Fino alla fine ci prova ma non può risolvere tutto lui.
 
Batum: 4,5
18 pt. (6/17), 6 rimbalzi, 3 assist, 1 stoppata. Utile come un piatto piccante nel deserto nei momenti che contano. Mette dentro solo un layup, poi si affida a un paio di conclusioni forzate e a un tiro sbagliato. In difesa è più pigro di un panda o almeno… non è per nulla sul pezzo. Altra partitaccia se escludiamo la vampata che ci porta 6 punti di fila.
 
Kidd-Gilchrist: 6,5
12 pt. (5/9), 14 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate, 2 stoppate. Lui la grinta e la voglia come elementi d’amore per questo sport le mette. +9 di plus/minus. Tra stoppate, difesa e rimbalzi per un po’ tiene a galla Charlotte. Anche nell’OT nel mucchio si rende utile ed è suo l’ultimo canestro “utile”.
 
M. Williams: 5,5
13 pt. (4/8), 7 rimbalzi, 2 assist, 2 stoppate. Da tre proprio zero (0/2). Si prende in faccia un paio di triple, una di Harris micidiale, ha un -16 ma non voglio sparare eccessivamente su di lui. Ci prova alternando risultati buoni come la stoppata nell’OT su Morris da sotto che anticipa il canestro di MKG.
 
Kaminsky: 5,5
17 pt. (6/18), 1 rimbalzo, 2 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Limita a 3 I suoi falli. In difesa subisce nell’ultimo quarto uno spin danzante di Leuer senza troppe colpe. Nella prima parte tiene botta bene a Drummond, gran pregio e finisce anche con 17 punti ma con un finale decisamente in salita nel quale sbaglia un paio di tiri importanti. Un solo rimbalzo, dopo un buonissimo inizio cala come molti altri…
 
Belinelli: 5
4 pt. (2/7), 8 rimbalzi, 1 assist. Marco gioca 22 minuti e segna nel primo tempo due canestri consecutivi, poi il nulla. Prende otto rimbalzi, sembra Rodman con il radar per capire dove cadranno questi rimbalzi, magari non proprio corti a differenza dell’ex folkloristico giocatore di Pistons, Spurs e Bulls… Ha la possibilità di divenire eroe della partita ma sbaglia la tripla sull’ultima luce rossa e consegna la busta con la W dentro a Detroit.
 
Lamb: 5,5
6 pt. (3/8), 4 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Finisce al limite dei falli con 5, 0/3 da fuori, a volte è costretto a tirare sul rasoio, mette dentro un bel floater e un jumper notevole, spende falli in maniera “intelligente” a parte una spinta sulla schiena. Dalla panchina forse il migliore stasera nonostante sulla difesa si possa discutere abbondantemente.
 
Roberts: 5
4 pt. (1/5), 3 rimbalzi, 1 assist. Parte bene nel secondo quarto facendo girar palla, così come nell’ultimo però insieme agli altri 4 naufraga subendo un -10. Lui riesce a mettere solo un canestro e due liberi in 11 minuti smistando un assist. Poco come ricambio.
 
Tobey: 4,5
0 pt. (0/1), 1 assist. 13 minuti sul parquet basterebbero a far partire una retata a casa Cho per capire che sostanze stupefacenti usi il nostro GM. Inguardabile. L’unica volta che fa qualcosa di buono la vanifica con la palla persa. Di livello inferiore.
 
Coach Clifford: 5
Non ha risolto il problema della testa. La squadra nell’ultimo quarto la perde giocando a volte in maniera affrettata. C’è poca tranquillità e ci si affida sempre a Kemba che tra poche partite continuando così potrebbe aver già bisogno della bombola d’ossigeno. Avrebbe dovuto tempestare Cho di chiamate per farsi aggiungere qualcosa nel roster. Bene, diamo fiducia ancora alla squadra. La prossima a Sacramento è veramente l’ultima spiaggia contro un team, con tutto il rispetto, in disfacimento… Se non si vince nemmeno lì, possiamo anche andare in vacanza.
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.