Game 82: Charlotte Hornets @ Indiana Pacers 119-93

 
 irca 24 anni fa,
insieme a Senna moriva la vera Formula 1.
Una F1 che per antonomasia, pur essendo sport tecnologico principe, ancora aveva al centro i piloti, mitici eroi che affermavano la supremazia del pilota sulla macchina permettendosi di fare la vera differenza.
Oggi le parti si sono invertite, lo spettacolo non è paragonabile a quello dell’epoca nel quale Senna ebbe duelli mitici con i vari Piquet, Mansell, Prost e quello con Schumacher, teutonico pilota (perfetta icona d’acciaio per la nuova era), appena accennato.
Avversari, non nemici, poiché diceva che la vita è troppo breve per avere nemici.
Grande pilota ma ancor di più grande uomo.
Elargiva donazioni anonime che faceva per aiutare i bisognosi nel suo paese ma aveva in mente di fare di più.

Alcuni pensieri di Senna presi dal sito: www.ayrtonthemagic.com .

La progettazione di una fondazione sarà realtà avvenuta solo post mortem
Viviane Senna, la sorella ha portato avanti il desiderio di Ayrton dando alla nuova fondazione il loro cognome.
Per questo e per tanti altri motivi il pilota brasiliano non sarà dimenticato come il giornalista de L’Unità (ricordo d’aver comprato in stile Fantozzi alle elezioni parecchi quotidiani che parlavano l’evento per capire cosa fosse successo visto che si parlava di piantone dello sterzo assottigliato e altro riguardo al tragico incidente di Imola) scrisse con amarezza e provocazione, centrando problemi legati ai nostri tempi che non hanno un confine tra sport e il mondo esterno ad esso.

Con Senna muore la F1 era il titolo completo.

E’ vero che la corsa necessariamente continua, “the show must go on” non fosse altro per legge universale del movimento cosmico, ma gli aforismi di Senna e soprattutto il suo essere concreto e non retorico, dal mio punto di vista, lo eleggono ancora oggi come uno di quei campioni che faticano a scomparire nell’oblio.
Persone non solo amate a prescindere dai colori difesi, ma che travalicano gli sport inserendosi nella società come esempio positivo.
Un esempio che anche gli Hornets avrebbero dovuto seguire quando Senna diceva di credere nel duro lavoro.
Un duro lavoro che alcuni componenti dei Calabroni non hanno mostrato sul parquet troppe volte durante l’anno.
Troppi canestri semplici concessi agli avversari, poca difesa aggressiva sul tiro (vedere le statistiche dei liberi concessi) per non parlare di strenua resistenza, inesistente.
Il trend negativo in difesa è iniziato a gennaio 2017, la squadra dal mio punto di vista avrebbe potuto anche approdare ai playoffs nonostante i limiti se avesse interpretato la difesa con più intensità e qualche accorgimento tattico a livello di spaziature e movimenti differenti, ma questo è stato…
Questo imputo alla squadra, per il resto, nonostante la delusione, sarò sempre con gli Hornets, a prescinder dal primato del risultato, anche se ci auguriamo che per il prossimo anno la squadra di MJ possa iniziare ad avere successi simili a quelli ottenuti dal pilota carioca.

Kemba Walker alla FieldHouse Arena.

 
La partita… i lunatici Hornets indossavano il colore più mistico esistente (il viola), sarà per questo che, dopo aver incassato una pesante L nell’ultima casalinga stagionale proprio dai Pacers, imprevedibilmente si riscattavano sul parquet avverso.
Certamente la L era ampiamente favorita dai riposi di Oladipo, Bogdanovic e Young, con i Pacers senza più nulla da chiedere in attesa inizino i playoffs.
Charlotte dal suo canto schierava la formazione titolare per raggiungere almeno la cifra di 36 vittorie, esattamente quelle dello scorso anno.
 
La voglia c’era, la mano calda anche (18/42 da tre per un 42,9%) così gli Hornets sbancavano la FieldHouse Arena con una buona prestazione di squadra lasciando almeno un buon ricordo finale in una stagione amara e avara di successi.
2-2 il parziale stagionale contro i Pacers.
Top scorer per Charlotte è stato Kaminsky con 24 punti, seguito da Monk con 17.
Per i Battistrada, terzetto a 13 punti come top scorer (Leaf, Robinson III e Collison).
Pari il duello a rimbalzo con 54, vittoria negli assist per gli Hornets con 27-22, agevolati da una squadra non eccessivamente fallosa.
Gli Hornets sono andati in lunetta 12 volte contro le 8 dei Pacers, a testimoniare una partita vera ma piuttosto giocata tecnicamente e “rilassata” anche se Charlotte ha messo come i Pacers intensità difensiva, senza eccedere.
 
Il tip-off era vinto da Howard ma Batum in attacco commetteva passi in partenza.
Indy partiva forte senza perder colpi con Collison che, seguito da Marvin (il quale si staccava dalla marcatura del proprio uomo sul pick and roll), metteva un lungo tiro da due nonostante la nostra PF gli si parasse davanti.
Ancora peggio andava poco dopo (10:59), quando Collison, in testa alla classifica dei 3 pt% centrava la bomba rischiando di essere il primo Pacers a vincere questo titolo.
Batum da tre punti rispondeva con semplicità dalla top of the key ma Stephenson mandava a bersaglio un tiro da due, Howard segnava un banker dalla media destra battendo Turner ma Lance, l’ex, pareva indicare una super serata per i Pacers nonostante il turno di riposo di parecchi titolari. Dwight mancava un appoggio ma la palla rimaneva a Charlotte, Batum rioffriva il pallone al centro che in schiacciata accorciava prima che con una tripla dalla diagonale sinistra uno scatenato Williams riequilibrasse la situazione (10-10).
Booker, dopo due tiri mancati infilava il cesto in floater ma un passaggio all’indietro di Batum che schermava il catch and shoot frontale di Williams da tre punti era utile per il vantaggio dei Calabroni.
In transizione Batum tagliava con un bound pass in diagonale la difesa dei Pacers, facile per l’isolato Kemba arrivare ad appoggiare alto il 15-12.
Dopo un paio d’aggiustamenti Turner arriva a a schiacciare a una mano ma Williams a 6:04 dimostrava d’essere in una di quelle serate ON con un’altra tripla dalla diagonale sinistra ricevendo sulla rimessa dal fondo di Batum.
Turner da tre con un in & out faceva perdere un turno ai suoi mentre a 4:47 Williams bombardava ancora da oltre l’arco portando il match sul 22-15.
La fuga targata Marvin era continuata da MKG che schiacciava violentemente a una mano dopo che un recupero di Stephenson su Howard aveva consentito momentaneamente ai Pacers di bloccare un divario destinato comunque ad aumentare.
Sabonis entrava in campo presentandosi con un jumper frontale ma a 3:10 Kemba scacciava i cattivi pensieri segnando da tre nonostante il contatto di Collison.
Hornets sul +10 (27-17) nonostante il mancato fischio mentre in un duello tra centri Turner mancava la tripla, Howard giocando alla vecchia maniera segnava da sotto il 29-17 prima che Kaminsky con un mezzo turnaround a molla, leggermente fuori equilibrio segnasse anche il 31-17.
A 1:29 Sabonis realizzava il secondo canestro della sua partita mentre Stephenson spezzava la difesa sotto canestro veleggiando in fing and roll per il 31-21 ma Joe Young commettendo fallo nella metà campo difensiva degli Hornets regalava due FT a Monk che si metteva in ritmo appena entrato con un 2/2.
Un runner al vetro del rookie Leaf riportava sul -10 i Pacers ma una trattenuta fallosa di Sabonis su Willy, cercato con un lob in area serviva al nostro centro per mandare a segno almeno un FT.
Indy segnava da due a pochi istanti dalla sirena ma Frank da metà campo, pur con due difensori davanti a mani alzate trovava il tiro che una frazione prima della luce rossa partiva per infilarsi incredibilmente.
Hornets 37, Pacers 25 a fine primo quarto.

Charlotte Hornets’ Frank Kaminsky (44) goes to the basket against Indiana Pacers’ Domantas Sabonis during the first half of an NBA basketball game Tuesday, April 10, 2018, in Indianapolis. (AP Photo/Darron Cummings)

 
Indy iniziava forte il secondo ottenendo 6 punti con Sabonis bravo a ricevere nel pitturato battendo Kaminsky per un 3/3 dal campo.
37-31…
Monk restituiva vigore all’attacco segnando nel traffico ma Leaf con una second chance realizzava il 39-33.
Frank in entrata sbatteva leggermente sul rookie andando ad appoggiare al vetro ottenendo anche il libero addizionale (trasformato).
Dopo un time-out voluto da McMillan, Young infilava la tripla per poi sbagliare da due, ma un attivo Leaf correggendo da sotto riavvicinava ulteriormente i padroni di casa.
Per restituire margine di vantaggio ai Calabroni c’era però Monk, il quale a 7:23 puniva la distratta difesa dei bianchi che lo lasciava troppo solo a sinistra, poi, a 6:52 lo stesso Malik in transizione, arrestandosi appena fuori dall’arco, sparava nella retina il 48-38.
Entrava Big Al Jefferson che aveva la meglio con il piazzato su Lamb che falliva un runner ma Willy in tap-in dava una mano al compagno per il 50-41.
L’ex Big Al in reverse accorciava sino al -7, Monk tentava ancora da tre ma questa volta in maniera imprecisa, poco male se Frank in versione Howard schiacciava una bimane con la putback dunk.
Il n° 22 dei Pacers (Leaf) dimostrava di saper fare di tutto un po’ mandano a segno la bomba da destra ma un passaggio telefonato offensivo dei Pacers diretto a Joseph intercettato da Hernangomez faceva ripartire Charlotte in contropiede con la chiusura del Tank da sotto.
A 3:34 Joseph commetteva l’errore di lasciare lo spazio a Walker in palleggio per mettersi in ritmo e sganciare l’ennesima bomba del primo tempo di Charlotte (57-45).
Il duello Howard/Jefferson favoriva il secondo che guadagnando due FT aggiungeva al proprio tabellino altri due punti.
A 2:21 Kemba in corsa apriva al volo sulla sinistra cambiando lato dove Batum solissimo faceva fuoco da tre punti realizzando il 60-48.
Stephenson segnava un libero (fallo Williams), Kemba in step back dall’area pitturata due a 1:37 ma Young con un paio di canestri nel finale aggiustava il punteggio tentando di dire ai suoi che la notte era ancora giovane.
I Pacers correvano sino al -8 finendo sul 63-55 il primo tempo.

Charlotte Hornets’ Dwight Howard (12) shoots between Indiana Pacers’ Myles Turner, left, and Trevor Booker during the first half of an NBA basketball game Tuesday, April 10, 2018, in Indianapolis. (AP Photo/Darron Cummings)

 
Dopo l’intervallo era un crossover di Howard con soft touch al plexiglass a 10:41 restituirci il vantaggio in doppia cifra.
Uno stop and pop di Batum si risolveva con due punti al vetro e contatto con Robinson per il libero aggiuntivo (realizzato) a 9:50 che spediva gli Hornets sul +13 (68-55).
A 9:34 Collison segnava un’altra tripla mentre a 9:06 da destra su una second chance Robinson III apriva ancora una volta la scatola con il tiro da fuori.
Un paio di bombe che riportavano Indy a 7 punti, c’era da non distrarsi…
Kemba in corsa s’incaricava dell’uno contro uno con appoggio alto su Turner per il 70-61, Batum con un perfetto pullup dalla diagonale ci regalava altri due punti prima che un gioco a due tra Batum e Williams con la rollata del secondo si trasformasse in un’azione pregevole con il preciso assist volante a una mano all’indietro per il piazzato di Howard (74-61).
Williams riusciva anche a salvare un pallone destinato oltre la linea di fondo dei Pacers dandolo a Batum che avendo preso posizione davanti ai difensori Pacers appoggiava subendo fallo.
77-63 seguito da un fing and roll di MKG per il +16 prima del reverse layup “comodo” di Leaf e del piazzato di Howard ancora dalla media distanza.
Collison passando dietro gli schermi si ritagliava un paio di sospensioni da due punti che non falliva ma a 3:56 la nostalgia di Marvin per la tripla gli consigliava un catch’n shoot con il quale trafiggeva la difesa d’Indiana.
Turner in corsa si arrestava con la finta scivolando però sino all’infrazione di passi, Kemba lasciava passare Collison sulla finta di tiro da tre punti e in caduta verso canestro trovava la bomba frontale che legittimava la probabile vittoria.
Howard stoppava Joseph, Frank mancava due triple, finiva per segnare Booker con la presa sul passaggio e il rilascio immediato nel pitturato a una mano.
Questo canestro chiudeva il terzo periodo sull’87-71.

Indiana Pacers’ T.J. Leaf goes to the basket against Charlotte Hornets’ Malik Monk during the first half of an NBA basketball game Tuesday, April 10, 2018, in Indianapolis. (AP Photo/Darron Cummings)

 
L’ultimo quarto iniziava con reminiscenze da tripla di Robinson III che dal corner dimostrava d’avere buona mano, Booker in atletico appoggio difendeva palla con la schiena ma Lamb con il primo canestro personale di serata a 10:13 realizzava il 93-76.
Troppo lontani i Pacers per tentare la rimonta, anche se Sabonis sparava il suo ultimo fuoco d’artificio battendo facilmente Stone sotto canestro.
Frank in fede-away e Lamb con l’appoggio sulla destra del tabellone davano un margine consistente agli Hornets.
Il vantaggio di 19 punti, se poi Booker da sotto, tentando di fare l’artista si mangiava un rigore, la sorte per i locali era segnata.
Robinson da tre comunque affondava una bomba questa colta dal centro destra, a Jefferson veniva la voglia d’imitare il compagno da oltre l’arco ma il suo tiro lento e mal costruito da fuori trovava la base del ferro rimbalzando via veloce… Joseph e Frank si rispondevano, poi a 5:03 Jefferson sciorinava la sua classe battendo con un tocco perfetto l’ottima difesa di Willy che ci riprovava poco più tardi sulla baseline sinistra ma Big Al era clamoroso ancora nei movimenti nonostante età e salute ripetendosi con un tiro solo cotone.
Nel mezzo Stone era riuscito a infilare una tripla, cosa che accadeva ancora da destra poco più tardi.
Sul 105-89 gli Hornets si permettevano il lusso di trovare un altro missile da fuori (assist Stone, tripla Kaminsky) a 3:13. Hernangomez stoppava alla grande Robinson e Kaminsky sviolinando un’altra tripla non dava retta a Paganini ripetendosi a 2:42 (111-89).
Frank in palleggio arrivava sulla destra da dove con un rapido e sicuro tocco confermava la sua buona serata.
Gli Hornets dilagavano con Sumner a commetter fallo sotto contro Willy che recuperava due punti e un libero.
Sulle parole di Steve Martin di commiato, Monk allietava il momento con la tripla del 119-91.
Sumner si riscattava con due punti chiudendo il match sul 119-93.
Chiudiamo dinque la stagione con una buona W, aspettando di vedere cosa faranno MJ e Kupchack (sembrato convinto ieri in conferenza stampa di poter costruire una buona squadra) in estate.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
15 pt., 2 rimbalzi, 5 assist. Gioca. Ha voglia di tornare a vincere dopo la breve vacanza presa. 6/11 dal campo con 11 punti costruiti a mezzo tripla (3/6) e da un’entrata con tocco alto su Turner, non semplice. Un paio d’entrate fallite non semplici, per il resto, in 24 minuti fa il suo contribuendo anche in zona assist ad esempio smarcando letteralmente con un ribaltamento Batum che manderà a a segno una comoda tripla.
 
Batum: 7
14 pt., 4 rimbalzi, 6 assist. A parte le due perse, è più preciso. 5/9 dal campo, buoni assist e un 2/4 da oltre l’arco oltre a un bel jumper in uno contro uno. Buona gara in soli 20 minuti.
 
Kidd-Gilchrist: 6
4 punti, 3 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. La difesa c’è, ad esempio ruba con caparbietà a Robinson sulla destra un pallone. Si nota poco in attacco in 22 minuti ma mete due dei tre tiri tentati.
 
M. Williams: 8
15 pt., 4 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, 2 stoppate. Merito suo se gli Hornets passano a condurre con buon margine comandando per tutta la partita. Nel primo quarto affonda varie triple ripetendosi ancora una volta nel secondo tempo. 5/9 da oltre l’arco e difesa attenta con eventuali cambi inclusi. Piazza anche un paio di stoppate e sulla rollata con Batum ha l’idea geniale di servire al volo con una mano all’indietro Howard che realizzerà il piazzato.
 
Howard: 6,5
14 pt., 17 rimbalzi, 1 stoppata. Solo 6/14 dal campo. Mani un po’ lisce sotto le plance offensive ma mette diversi piazzati mentre in difesa è una tenaglia. Afferra 17 rimbalzi e va in doppia doppia per l’ennesima volta. In qualche caso potrebbe chiudere meglio sul penetratore in appoggio ma sa anche andare a dar fastidio quando vuole.
 
Lamb: 6
4 pt., 3 rimbalzi, 4 assist, 1 rubata. 2/6 dal campo. Lamb segna solo 4 punti in 24 minuti ma a parte tre ottimi rimbalzi, serve anche 4 assist e in difesa è attento.
 
Kaminsky: 8,5
24 pt., 7 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Serata magica per Frank che finisce con 10/17 dal campo incluso il buzzer beater sulla prima sirena da metà campo… Top scorer, trova varie maniere per andare a segno, dalla tripla siderale all’appoggio sotto, turnaround fuori equilibrio e incursioni personali interessanti.
 
Monk: 6,5
17 pt., 2 assist. Chiude con 6/16 dal campo, non un percentuale altissima ma infila due bombe (3 in totale su 10 tentativi) consecutive in un momento delicato. In crescita, aspettiamo percentuali migliori.
 
Stone: 7
6 pt., 4 rimbalzi, 6 assist, 1 rubata. Stone chiude l’annata senza aver segnato un tiro da due punti. Non ci prova mai. Questa sera nel finale riscatta una prestazione un po’ opaca a livello difensivo mandando a bersaglio ben due triple oltre che a servire un assist per Frank. Da play fa un lavoro di smistamento per i compagni discreto. Dopo molti giudizi negativi questa sera è da premiare per la voglia e la prestazione che offre.
 
Hernangomez: 7
6 pt., 10 rimbalzi, 1rubata, 2 stoppate. 2/7 dal campo. Si arresta a 6 punti non andando in doppia doppia, perché 10 rimbalzi li cattura. Vive un momento di difficoltà con Jefferson pur facendo il massimo. Bravo a prender rimbalzi e nel finale si concede la stoppata su Robinson III più un’azione complessivamente da tre punti.
 
Paige: s.v.
0 pt. (0/1). Tre minuti, un tentativo da fuori sul ferro.
 
Coach Clifford: 6,5
Chiudiamo la regular season mostrando di saper giocare un po’ di più a basket rispetto a quanto mostrato in stagione regolare. Le percentuali dal campo aiutano.
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.