(Es)Tr(a)iano la spada nella roccia?

Ingegno, fortuna, bravura, occasione ma soprattutto ricerca… queste dovrebbero essere aspetti fondamentali e/o caratteristiche che il nuovo GM Kupchak, il quale, facendo una piccola digressione, compie 64 anni oggi, dovrà avere in estate per cercare di far svoltare la situazione a Charlotte che oggi appare come una nave incagliata o magari come la spada nella roccia, la quale potrebbe essere estratta da Kupchak per divenire come Artù, re, nella Queen City.

 

Tenterà l’impossibile Mitch?

 

Lo scenario contrapposto dal mio punto di vista sarebbe altrimenti abbastanza deprimente.

Non ho voluto scrivere appositamente nulla sino a oggi per quel che riguarda la conferenza stampa di presentazione tenuta da Borrego, poiché presentava tutti i crismi di una conferenza di facciata nella quale non si era ancora deciso nulla.

Non che sia cambiato molto a oggi.

La situazione sembra ancora in stallo anche se è di poche ore fa la news che l’ex allenatore dei Phoenix Suns Jay Triano si è unito come head coach allo staff degli Hornets.

Triano, sessantenne canadese, ha allenato la nazionale dalla foglia d’acero per anni, prima d’approdare in NBA nel 2002 come vice con i Toronto Raptors per poi passare (2012/16) ai Portland Trail Blazers prima di passare gli ultimi due anni a Phoenix, l’ultimo da head coach (licenziato Watson sullo 0-3 Triano è stato promosso), ruolo che aveva già ricoperto nella parentesi 2008/09 dopo l’allontanamento del coach dei Raptors, Mitchell.

 

 

Triano entra a far parte dello staff tecnico dei nuovi Hornets 2018/19.

 

 

Triano, tradisce il cognome, è d’origine italiana. Il suo bisnonno toccò terra classicamente a Ellis Island in cerca di fortuna, prima di dirigersi verso l’Ontario. Jay, nato a Tillsonburg ha vissuto affacciato sulle cascate del Niagara a Niagara Falls.Ha lavorato anche come commentatore per i Vancouver Grizzlies.

Tornando alle parole di James Borrego in conferenza, spero siano state dettate più dall’esigenza di far fronte alle domande che a reali convinzioni, perché se è vero che Howard, parlando di sistemi di gioco (parlando della sua buona stagione ma citando ad esempio anche Rondo di New Orleans) ha richiamato l’attenzione sui sistemi di gioco che potrebbero dare maggiori/minori chance a un giocatore, è altrettanto vero che chi come me, negli ultimi anni ha visto tutte (ma proprio tutte, comprese le amichevoli prestagionali) partite degli Hornets, monitorando il vecchio nucleo di giocatori, credo non dissenta sul fatto che ci sia bisogno di parecchie novità.

Pazienza e soprattutto fiducia sono terminate.

Problemi fisici, età, forse anche mancanza d’entusiasmo, sono sembrate minare l’ultimo anno e mezzo e se, come dichiarato, Borrego intende rendere Charlotte di nuovo una buona squadra nella Eastern Conference sviluppando i giocatori esistenti nel roster, probabilmente sta per prendere una “cantonata”.

Detto ciò (no, non Cho), potrebbe anche non avere altra scelta e la mia personalissima idea (verosimile) è che durante i colloqui con i possibili head coach abbia ipotizzato anche di non riuscire a muovere il roster, sondando la disponibilità dei vari coach in questo caso.

Mitch Kupchak ha ricordato che “Non esiste un piano generale per far saltare questa squadra in questo momento” oltre che a ricordare che Borrego è stato assunto sulla base del roster attuale (ecco perché il mio 1 + 1…).

Il primo allenatore ispano-americano (contratto di 4 anni con opzione per il team all’ultimo) nella storia della NBA in conferenza ha tenuto il gioco a Kupchak:

“La mia mentalità è che questo è il nostro gruppo e stiamo andando avanti con questo”

Dal mio punto di vista si sarebbe potuto risparmiare il:

“Sono eccitato per il gruppo attuale così com’è ora. Penso che il nostro più grande spazio per la crescita sia lo sviluppo interno.”

Kupchak ha detto anche che (al momento della conferenza stampa), le possibilità maggiori sono quelle di andare avanti con il team attuale, probabilmente sia per non generare troppe aspettative nei fan sia perché i pezzi da cedere potrebbero non avere mercato o richiedere esose contropartite.

Certo… puntare sullo sviluppo di quelli che saranno due sophemore (Malik Monk e Dwayne Bacon), come intende fare, è corretto, inoltre vuole migliorare Frank Kaminsky e Michael Kidd-Gilchrist. Al primo dovrebbero dare un’occhiata in difesa, magari non costringendolo sempre a tirare solamente da tre in attacco, al secondo, uno dei miei giocatori preferiti, temo che il doppio infortunio, nonostante la giovane età, gli abbia tolto quell’atletismo spinto che lo consacrava come miglio difensore del team e ottimo rimbalzista, oggi un po’ oscurato dalla presenza del mantello di Howard.

Borrego sa di non avere la bacchetta magica, anche se ritiene d’avere in casa pezzi di qualità come Kemba Walker, Nicolas Batum e Dwight Howard. Personalmente non sono molto d’accordo sul secondo, il quale alterna assist ficcanti a passaggi no look e palle perse che mandano in transizione gli avversari e anche l’intensità difensiva è molto calata. Starà a Borrego motivarlo e dare nuovo entusiasmo alla squadra (vedi la frustrazione di Kemba per i mancati playoffs) se dovesse rimanere più o meno l’attuale, bloccata come saprete dal monte ingaggi e dai lunghi contratti realizzati dal GM precedente Cho.

Il nuovo coach vorrebbe aprire spazi per Walker (fin qui, tutto scontato), il quale però dovrà parlare con la società visto che la scadenza del contratto è fissata per il 2019…

James ha detto che avrebbe intenzione di giocare uno stile up-tempo in attacco (magari concludendo in 8/10 secondi), ponendo in difesa molta attenzione sulla linea dei 3 punti, convinto di avere i pezzi giusti sullo scacchiere per poter fare ciò.

Sono piuttosto scettico sull’attacco modello D’Antoni a Phoenix o per rimanere d’attualità, in stile Golden State, inoltre non è che ami moltissimo questo tipo di gioco, oltretutto non vedo così tanta qualità per poterlo attuare, a meno che i giovani non facciano un deciso salto di qualità e i cosiddetti “tiratori” dedichino più tempo per sviluppare il tiro da fuori in termini di precisione e tempo.

Proprio sui giovani si è soffermato poiancora l’ex vice degli Spurs:

C’è un gruppo di giovani che dopo questa estate dovrebbe fare un grande salto. Se fanno un grande passo avanti, il nostro roster cambia in modo significativo”, altrimenti, aggiungerei io, sarà l’ennesimo salto nel buio in discesa, ma l’estate con le sue lunghe luci deve ancora iniziare, chissà che i fotoni colorino un’estate più allegra della tela attuale…

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.