Bob-Bass

E’ trascorso un mese esatto dall’ultimo pezzo scritto, lentamente, con cadenze assolate agostane e primo settembrine attendevo che si sbloccasse qualcosa nel mercato degli Hornets che, hanno sì diversi giovani interessanti (Monk, Bridges, Hernangomez e Bacon), ma hanno mantenuto l’ossatura dal contratto garantito composta da MKG, Marvin Williams e il pluriaggravato Nic Batum.

Lemme lemme il tempo è scivolato via, fluido, come liquida ed evanescente scia e nemmeno Kupchak, assoldato da Jordan che sfidava la forza di gravità con fluttuazioni eterne in aria, è riuscito a modificare la staticità di una situazione non esattamente idilliaca.

Più che aggiungere pezzi gli Hornets ne hanno pesi, se consideriamo minimale l’uscita del buon Mathiang, centro che faceva da spola tra Greensboro e Charlotte con un two way contract, passato nella città delle tre T; “turòon, turàs, tetàss” (Torrone, Torrazzo e Maggiorate), ovvero Cremona. Alla Vanoli quindi potranno ammirare un giocatore che qualche minuto nella NBA l’ha giocato.

C di Cremona, C di Charlotte… sull’altra sponda si parla di ruoli a questo punto.

Borrego sa che dovrà fare i conti con il materiale che avrà a disposizione (immagino che durante il colloquio con Kupchak questo non sia stato un dettaglio) e se Walker è l’unica certezza, punto fisso intoccabile, già si parla di slittamenti in alcuni ruoli.

Sicuramente gli esterni, le ali o gli swingman, spesso sono intercambiabili nel basket moderno, è così che sta prendendo corpo l’ipotesi di vedere partire come starter Jeremy Lamb (dopo la sua buona stagione) o magari Malik Monk, uno che nelle ultime partite ha fatto capire di comprendere meglio la NBA, riuscendo a gestire meglio palloni che prima perdeva banalmente.

Lamb, in scadenza, dovesse confermarsi, attrarrà sicuramente tante attenzioni da parte di altri team e potrebbe anche partire a fine stagione se Charlotte non riuscirà a trattenerlo, ma questo è argomento prematuro.

E Nic Batum?

Ci si può permetter di tenere fuori un giocatore dal contratto così pesante?

Vedremo… per adesso pare si possa spostare in posizione di ala piccola, dove potrebbe, dal mio punto di vista, rendere meglio, limitando magari qualche soluzione offensiva forzata da guardia tiratrice.

Lì la concorrenza giovanile non manca, gravitano intorno anche Bacon, Bridges, il secondo ha mezzi atletici ma per ora sembra essere una versione Monk 1.0, con scelte di gioco da maturare, inoltre c’è un MKG da rivedere se Borrego dovesse optare come dichiarato per un gioco veloce e di transizione ma per lui si parla di possibile slittamento.

MKG rischia di finire a giocare in PF, pare essere un’idea di Borrego, anche se peso e cm non paiono essere dalla sua.

In avanti Kaminsky potrebbe passare al ruolo di centro (altro slittamento ventilato dal coach da provare in preseason), anche se nel reparto (mal assortito numericamente) però ci sono già i vari Zeller, Hernangomez e Biyombo, non tre fenomeni di primo piano ma tre discreti giocatori con caratteristiche diverse ad affollare il reparto.

Al momento a mio giudizio, il tutto sembra ancora un brodo primordiale, con reparti galassia troppo caldi e vicini e altri vuoti, più sguarniti, come quello di PF, dove Marvin Williams rischia di partire ancora titolare (vista l’incapacità di MKG di tirare da fuori) per fornire triple e punti di rottura.

Walker, Lamb, Batum, Williams e Zeller potrebbero essere un’idea iniziale con Parker, Monk, Bacon (o Bridges), MKG e Kaminsky pronti a subentrare. Un peccato che Hernangomez e Biz rischino d’aver poco spazio, a meno che Willy non slitti anche lui in PF.

Altre news recenti sono:

  1. La scelta nei 12 del roster per il team USA che affronterà l’Uruguay in casa il 14 settembre e Panama da “Visitor” il 17.
  2. Joe Wolf, giocatore che giocò tra le riserve degli Hornets 64 partite nel 1994/95 per poi chiudere ancora a Charlotte nel 1999 dove toccò il campo in tre occasioni e compagno di MJ a NC, sarà il nuovo allenatore della franchigia affiliata di Greensboro Swarm. Nel mezzo delle sue parentesi charlottiane, giocò per Orlando, Milwaukee e Denver. Wolf oggi ha 53 anni e sarà il secondo allenatore di Greensboro. Kupchak pensa che Wolf sia la persona adatta per sviluppare i giovani avendo esperienza nel settore.

    Nel video, eccolo un po’ più giovane, alle prese con Shaq…

  3. Purtroppo c’è da segnalare anche che venerdì 17 agosto a San Antonio è scomparso all’eta’ di 89 anni Bob Bass, GM degli Hornets dal 1995 per ben nove anni.

    Bass nel 1996 risponde ad alcune questioni poste dai giornalisti su Charlotte.
    Foto:
    Peter A. Harris, AP

    Fu premiato sia nel 1990 e nel 1997 (nel secondo caso con gli Hornets) come miglior dirigente dell’anno. Bass fu allenatore nell’ABA, poi passò ai San Antonio Spurs, dove fece sia il direttore generale che il vicepresidente. “Bob ha avuto un impatto enorme su ABA e NBA”, ha detto il capo allenatore degli Speroni Gregg Popovich, che aveva lavorato con Bass nei primi tempi. Di Bass ricordiamo anche la trade che portò Bryant ai Lakers, una trattativa però con poco margine che portò Divac a Charlotte per un paio di stagioni. Sotto la sua egida gli Charlotte Hornets non finirono mai sotto i .500… Condoglianze alla famiglia, ricorderò sempre con simpatia Bass.

La grande bellezza.

Esagoni che compaiono e scompaiono…

A Milano, da San Babila fino a Piazza della Borsa (in centro), sul selciato vi sono anche talvolta alcune forme esagonali che creano un dislivello che capita di calpestare e personalmente, credo come la maggior parte degli abitanti della città, osservando altro, camminando un po’ freneticamente non mi è mai capitato d’accorgermi della loro presenza.

E’ il giornalista e scrittore Paolo Sciortino a darmi la fonte su un suo libro su Milano di pochi anni fa.

Cosa siano queste forme esagonali perfette che squarciarono il suolo è presto detto:

Si trattava di barre incendiarie che gli aerei americani (i cosiddetti “Pippo”) sganciavano (oltre le bombe) durante i bombardamenti avvenuti nella seconda guerra mondiale.

Queste barre a volte cadevano in piedi provocando scintille incendiarie.

La Scala stessa fu colpita con diversi danni.

Prima d’addentrarmi nel pezzo, come trait d’union, visto che paradossalmente siamo nell’intervallo tra le date delle due bombe atomiche che furono sganciate su Hiroshima e Nagasaki vorrei ricordare le vittime innocenti che perirono nei due attacchi nucleari dal mio punto di vista piuttosto gratuiti vista la situazione del Giappone in termini di mezzi, ormai ridottissimi con diverse fabbriche inservibili.

Fu un avvertimento all’Unione Sovietica che aveva aspettato la scadenza del trattato di Matsuoka per attaccare le guarnigioni giapponesi in Cina, dilagando piuttosto facilmente vista la superiorità di carri armati e altri mezzi pesanti.

Arrivare prima dei sovietici era l’obiettivo.

Chiuso il capitolo (sarebbero vastissime le tematiche da discutere), tornando a parlare di America in termini sportivi (decisamente meglio), l’obiettivo di oggi della società dei Calabroni è probabilmente quello di prendere attraverso il senso della vista, del bello, i propri tifosi…

L’operazione “La Grande Bellezza” (oserei dire) è stata condotta presentando un nuovo parquet, molto simile a quello inaugurato dagli Hornets nella stagione 1995/96, con esagoni all’interno dell’area mentre esternamente il bicolore foglia di tè e viola regna sino alla linea bianca del tiro da tre punti. A centrocampo torna Hugo, il secondo logo usato dai Calabroni dopo aver velocemente abbandonato il primo.

Una striscia, una scia come se fosse una s meno curva da un lato bordo campo arriva sino all’addome del Calabrone.

 

 

 

 

E se il mio personale giudizio storico sulle due bombe atomiche oscilla tra l’inutilità e il crimine, in questo caso è palese che sia oggi il campo più bello della NBA, tornato in auge per celebrare i 30 (circa viste le peripezie) anni di Charlotte nella lega.

Difficile dire se sarà sin die o l’anno prossimo verrà smantellato per far posto a del legno con una nuova livrea ma per quest’anno sarà bello giocare su un parquet spettacolare.

 

 

 

 

Un tuffo nel passato quando a metà anni 90 diversi campi avevano colori accesi (i primi che mi vengono in mente sono quelli dei Raptors, dei Pacers, dei Suns e dei Rockets) che insieme ai vari protagonisti dell’epoca (da Jodan a Barkley, passando per Bryant e Iverson oltre a molti altri), contribuivano al successo scenografico della Lega “baskettara” più famosa al mondo.

 

 

Il campo dei Rockets a metà anni ’90 riprodotto in videogame.

 

 

E dopo la polemica Donald Trump/LeBron James sulla quale non solo la moglie di Trump, Melania si è schierata con il neo cestista giallo-viola (ha aperto una scuola in Ohio per ragazzi in difficoltà finanziata da lui stesso), anche Michael Jordan (tirato in ballo dal presidente americano dicendo che a lui piace Mike) ha appoggiato il collega, pur essendo restio a parlare su questioni politiche e affini.

 

 

L’entrata della LeBron James’ I Promise School in Akron, Ohio.
Gli studenti avranno da impegnarsi…
Foto: Jeff Zillgitt, USA TODAY Sports

 

 

MJ però ha trovato modo di rendere il suo tempo più produttivo mandando una lettera e un regalo a un signore australiano che sta lottando contro il cancro.

 

 

 

 

E se come giocatore MJ non si poteva discutere, come presidente l’ho criticato per i mediocri risultati, dal punto di vista umano, con questo gesto disinteressato guadagna molti punti.

Adesso i tifosi degli Hornets, dopo il regalo dello splendido parquet, aspettano che “Mike” colmi l’ultima lacuna (come proprietario) per diventare trinità, anche se c’è già chi lo idolatra “solamente” per la sua carriera cestistica, ma come dimostrato da James e dallo stesso Mike, c’è di più fuori…

Nessuna operazione?

Avevamo lasciato Devonte’ Graham in lista infortunati alle pese con un ginocchio “incerto”.

Ieri pare che il suo consulto con degli specialisti abbia portato alla decisione di non essere operato chirurgicamente per l’infortunio alla cartilagine al ginocchio destro.

Out da inizio mese, si era infortunato in Summer League.

 

 

Devonte Graham impegnato con Charlotte in Summer League.

 

 

Ora pare che Graham possa riprendere ad allenarsi con precauzioni e possa tornare in tempo per il training camp anziché saltare tutta la prossima stagione.

Una buona notizia se la diagnosi fatta sarà confermata nei fatti.

Graham sarà il terzo play dietro a Tony Parker (ricordiamo la firma per due stagioni con la seconda non garantita) mentre Joe Chealey, giocatore firmato dagli Hornets per il roster camp (oltre ai vari Jaylen Barford, Zach Smith and Isaiah Wilkins) dovrebbe così uscire dai 15 titolari per la prossima stagione.

La guardia del College di Charleston ha davanti a sé altre tre PG e nonostante le discrete prove in Summer League più le cifre da senior all’università (18,0 PPG, 4,6 Rimbalzi e 3,6 Assist a partita) è improbabile che Chealey possa trovare spazio in squadra.

 

 

Joe Chealey firma il contratto.
Foto ripresa dalla pagina ufficiale degli Charlotte Hornets.

 

 

Forse potrebbe avere spazio in G-League nei Greensboro Swarm.

Dopo aver scritto su Ryan Anderson ieri, si è scoperto che gli Hornets lo scorso anno avrebbero tentato, insieme ad altri team (Miami e Portland) di arrivare a Kevin Love tramite uno scambio ricevendo però sempre fermamente un “No, grazie”.

Non si sa che cosa abbiano offerto gli Hornets per Love, ma nonostante la rivoluzione invernale dei Cavs, la società chiarì che Kevin non era sul mercato, oltretutto è storia recente la sua firma pluriennale con la squadra dell’Ohio per 120 milioni per quattro anni.

Anche se il prototipo di giocatore cercato pare essere quello alla Ryan Anderson o alla Love, con un contratto del genere penso possa essere difficile un eventuale scambio oggi, almeno per il secondo.

Arnoldas Kulboka invece, dopo un anno in prestito all’Orlandina, la scelta di Charlotte al Draft e la Summer League, come promesso da Kupchak è tornato momentaneamente in Germania al Brose Bamberg, dove probabilmente inizierà una nuova avventura trovando molto più spazio per giocare.

Fantasie…

Tutto tace o quasi dal punto di vista del parquet in casa Hornets.

Mentre l’unica fievole possibilità di rumors, creata artificiosamente, alla quale peraltro non credo molto renderebbe Kupchak GM of the year (in sintesi sarebbe uno scambio, forse con qualche aggiunta) tra Nicolas Batum (il quale a Charlotte ha intasato il cap con il suo rendimento non eccelso) e Ryan Anderson degli Houston Rockets.

Fantascienza?

Fantasie?

Probabile, (l‘idea è stata inizialmente suggerita dal collaboratore di Bourbon Street Shots, Mason Ginsberg), ripresa e menzionata da Brian Windhorst di ESPN, i Rockets sarebbero pronti ad accollarsi un contratto a lungo termine cedendo l’ex New Orleans Hornets polifunzionale giocatore.

 

 

Ryan Anderson raffigurato in card ai tempi dei New Orleans Hornets.
Lo sfortunato giocatore perse la fidanzata Gia Allemand, pare per suicidio nel 2013, quando lei aveva solamente 29 anni.

 

 

Anderson, contratto che andrà in scadenza, avrà 30 anni il prossimo anno e percepirà 20,4 milioni (qualche milione in meno dei 24 che percepirebbe il transalpino) utile su ambo i lati del campo, sia come difensore che come specialista da grandissime distanze da tre, gli Hornets acquisirebbero un vero talento che permetterebbe di allargare il campo anche in caso di attacchi rapidi come vorrebbe giocare il nuovo coach Borrego.

Batum, potrebbe incastrarsi perfettamente come gregario in una squadra già ricca di talento con la coppia di guardie Harden/Paul a fagocitare un buon numero di palloni.

Fosse per me, lo scambio, oltre a sponsorizzarlo, lo farei subito, per Charlotte si tratterebbe di un chiaro guadagno, per i Rockets forse non molto, a meno che l’uomo di Lisieux nor arrivi in Texas motivato come il primo anno agli Hornets e riesca a calare la sua mente in una dimensione da gregario…

In Africa invece il 4 agosto si svolgerà ancora un NBA Game il 4 agosto.

Il terzo evento sarà giocato a Pretoria, in Sud Africa e vedrà per gli Hornets protagonisti Marvin Williams (nel team internazionale) e il rientrante Biyombo, co-captain del team africano.

Andando sul concreto, Charlotte festeggia i 30 anni dalla propria nascita nel 1988, anche se vissuti in maniera travagliata, tra vicissitudini, spostamenti, rinascite e personalmente aggiungerei “Record Storici” non condivisi.

Settimana scorsa Charlotte ha presentato la Classic Uniform, un’edizione leggermente rivisitata della canottiera originale con le righine usata da Charlotte dal 1988 al 1997.

Lo scorso anno fu prodotta la versione color “foglia di tè”, quest’anno, come ha ricordato il presidente Fred Whitfield, la società “ha cercato di replicare l’esperienza e l’eccitazione dei primi giorni degli Hornets, indossare l’uniforme bianca che il team originale indossava ogni sera al Charlotte Coliseum porta un altro livello di autenticità per i nostri fan.”

La maglia dovrebbe essere indossata nelle classic night, presumibilmente saranno circa almeno sei gli eventi del genere.

 

La nuova divisa.

 

 

 

Lascio anche il link della pagina contenente un video ben realizzato sui momenti trascorsi dall’alba della Charlotte del basket a oggi:

https://www.nba.com/hornets/press-releases/hornets-unveil-new-white-classic-uniform-2018-19-season

Sulla pagina ufficiale c’è poi anche la possibilità di votare per i propri 10 giocatori preferiti di sempre scegliendo tra quelli proposti in foto nelle tre pagine dedicate ai giocatori o la possibilità alla fine del percorso di segnalarne uno non presente e magari vincere un pacchetto di premi offerti dalla società per il trentesimo anniversario.

Io ho provato, ma dato che la mia fortuna si ferma a livelli commisti tra Paperino, Fantozzi e Kenny McCormich di South Park (l’omino intabarrato in arancio che ogni puntata muore ma poi fortunatamente rivive puntualmente nella puntata seguente), se volete almeno tentare, previa veloce iscrizione o collegamento da social, buona fortuna…

https://www.hornets30vote.com/

Assenze ed eliminaziHornets…

Charlotte ferma la rincorsa finale alla vittoria della Summer League e lo fa alla sua maniera, dipingendo l’estate come in un quadro di Van Gogh (Campo di grano con volo di corvi).

Già… perché se non fossero bastati gli infortuni di Monk (più leggero del previsto) e di Devonte’ Graham, due titolari per la Summer League, l’assenza di Willy Hernangomez ha decretato la sconfitta al supplementare contro i Raptors per 84-87.

Il centro spagnolo, a cui vanno le sincere condoglianze, purtroppo è stato colpito da un lutto in famiglia ed era più che naturale non fosse quindi della partita.

Una sfida che a roster completo gli Hornets probabilmente avrebbero vinto agilmente e che hanno tentato comunque d’improntare sulla via del successo sin dalle prime battute scattando sul 9-2.

 

 

LAS VEGAS:
Luke Petrasek #51 of the Charlotte Hornets shoots the ball against the Toronto Raptors during the 2018 Las Vegas Summer League on July 14, 2018 at the Cox Pavilion in Las Vegas, Nevada.
Vecchia conoscenza (nel giro della prima squadra anche lo scorso anno), Petrasek ha finito con due punti e due rimbalzi fallendo anche due liberi.
2018 NBAE (Photo by David Dow/NBAE via Getty Images)

 

 

I canadesi però sono rientrati quasi immediatamente e nonostante una schiacciata da brividi di Miles Bridges per il 13-7, hanno dato vita a una partita equilibrata.

Il numero 0 si è ripetuto pareggiando la gara con altre due dirompenti giocate spettacolari per il 35 e il 51 pari, cambiando tipologia di canestro per un agile, rapido e coordinato capolavoro infilando il sessantacinquesimo punto.

Sotto di qualche punto gli Hornets a 3:25 dalla fine dei regolamentari, grazie a un canestro di Bacon si sono trovati sul +5 ma non hanno saputo difendere il prezioso vantaggio finendo all’OT dove Alkins (25 pt.) con una tripla, ha sancito de facto l’eliminazione degli Hornets, anche se a tre secondi dalla fine in corsa Bacon ha servito nell’angolo destro la palla del pari a Henderson che ha sparato lungo strisciando il secondo ferro nel tentativo di pareggiare e portare la gara al secondo OT.

Una sconfitta che lascia un po’ d’amarezza ma preventivabile visto lo stato dello starting five della squadra del North Carolina.

Bacon ha segnato 28 punti, Bridges 18 (pregevoli canestri ma solo 5/20 al tiro) e la PG divenuta titolare Joe Chealey si è arrestata a 14. Nessun altro Hornets è arrivato in doppia cifra, anzi, la panchina ha subito molto nei +/-, identificando il problema di Charlotte nella partita.

 

 

Dwayne Bacon si libera del proprio marcatore.
2018 NBAE (Photo by David Dow/NBAE via Getty Images)

 

 

Qui sotto troverete il tabellino di Charlotte e gli highlights della partita.

 

 

 

 

Poco male comunque… Charlotte ha chiuso con un bilancio di 3-2 grazie alle vittorie su OKC, Miami e Golden State contro le sconfitte incassate per mano di Boston e Toronto ma i giocatori degli Hornets che saranno inseriti nel roster sono stati abbastanza convincenti.

Bacon sembra più caparbio andando ad attaccare il ferro mostrando buone capacità, Hernangomez è sembrato pronto per la regular season, sperando che questo grave lutto non intacchi il suo morale, Miles Bridges ha numeri ma deve diventare più concreto mentre per Graham si aspettano responsi dall’infermeria ma ha fatto vedere buone cose oltre che sicurezza e solidità.

Il gruppetto di ragazzi giovani c’è, ora tocca a Kupchak sondare il mercato per vedere di destrutturare il reparto titolare swingman/ali possibilmente, laddove ci dimostriamo carenti da un anno e mezzo per far sì che si possano ottenere finalmente risultati soddisfacenti quando i giochi si faranno seri.

Agrodolce Hornets

In alcuni ritagli di tempo per rilassarmi e apprendere nuove cose mi capita di leggere un po’ di tutto.

Uno scritto nel quale un adulto ricordava che da bambino gli pareva il tempo fosse immobile pensando ingenuamente che i signori anziani con i capelli bianchi fossero sempre stati così può far da sfondo a un’estate nella quale le giornate si allungano e il tempo sembra scorrere più lentamente ora che il lavoro ha lasciato posto alle vacanze.

Se non ci fosse movimento probabilmente non recepiremmo il futuro come sale per insaporire il piatto delle incognite e delle sorprese, anche se per certi versi vorremmo che alcune cose restassero immutabili.

Tra queste, anche se meno importante per molti versi, aggiungerei l’immutabilità negli equilibri in termini di campioni a disposizione per ogni team che aveva “l’antica NBA”, una lega che sta lentamente mutando i connotati democratico-economico cestistici anche oggi che pare in letargo da gioco.

A riportare il tutto al movimento/decadimento stanno pensando gli Hornets, i quali nella Summer League hanno battuto i Golden State Warriors pur senza due giocatori principali.

A rendere però la giornata dal sapore agrodolce ci ha pensato Devonte’ Graham, il playmaker che gli Hawks hanno ceduto a Charlotte, confermando che la “fortuna guarda da un’altra parte, essendo già finito in lista infortunati.

 

 

Devonte’ Graham.

 

 

La PG di Kansas ha subito una lesione condilare al ginocchio destro, sicuramente salterà il resto della Summer League 2018.

Non si capisce ancora bene di quale condilo si stia parlando, femorale, laterale, tibiale, anche se oggi Graham si è sottoposto a una risonanza magnetica e a Charlotte sarà ulteriormente valutato dallo staff medico degli Hornets i quali poi potranno stimare i tempi di recupero, attualmente incerti.

 

 

La composizione del ginocchio e i suoi condili.

 

 

Nelle tre partite disputate viaggiava a una media di 10,0 punti, 6,0 assist e 2,7 rimbalzi con 26 minuti di media a partita.

Per quanto riguarda la partita invece Charlotte, battendo i Warriors in maniera convincente per 87-69, è partita bene in questi playoffs.

Dwayne Bacon ha messo a segno ben 19 punti affermando dopo la partita che sta cercando di giocare attaccando l’anello e che si sente abbastanza forte per poterlo fare.

 

 

Hernangomez al tiro.

 

 

J.P. Macura, detto Dennis la Minaccia va in palleggio.

 

Una schiacciata di B.J. Johnson giocatore di La Salle nato il 21/12/1995.

 

 

Willy Hernangomez è andato in doppia doppia con 18 punti e 13 rimbalzi mentre Miles Bridges si è attestato sui 17 punti e otto rimbalzi chiudendo il conto dei tre Hornet a 54 punti sugli 89 totali…

 

 

 

 

La vincente della partita 52 in tabellone (Toronto Vs Denver) avrebbe sfidato la vincente della partita n° 53 (Charlotte Vs Golden State), così, un po’ a sorpresa saranno gli Hornets ad andare contro i Raptors sabato alle 18:00 americane al Cox Pavilion.

Se gli Hornets dovessero vincere si aprirebbero le porte dei quarti di finale contro la vincente di Houston-Cleveland.

Una strada ancora lunga verso la vittoria finale ma ciò che conta è che i futuri Calabroni trovino amalgama e fiducia.

 

 

Il mistero metafisico/amletico di Monk…

Frattura o non frattura? Questo è il problema…

Potremmo scrivere così, storpiando i versi di William Shakespeare fatti pronunciare al Principe di Danimarca Amleto che, avvolto dal dubbio esistenziale rimane imprigionato in una trappola mentale che non gli permette d’agire verso ciò che molti fotografano come un discorso verso l’estremo gesto.

«Essere, o non essere, questo è il problema:
se sia più nobile nella mente soffrire
colpi di fionda e dardi d’atroce fortuna
o prender armi contro un mare d’affanni
e, opponendosi, por loro fine? Morire, dormire…
nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine
al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali
di cui è erede la carne: è una conclusione
da desiderarsi devotamente. Morire, dormire.
Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo,
perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire
dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale
deve farci riflettere. È questo lo scrupolo
che dà alla sventura una vita così lunga.
Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo,
il torto dell’oppressore, l’ingiuria dell’uomo superbo,
gli spasimi dell’amore disprezzato, il ritardo della legge,
l’insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo
che il merito paziente riceve dagli indegni,
quando egli stesso potrebbe darsi quietanza
con un semplice stiletto? Chi porterebbe fardelli,
grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa,
se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte,
il paese inesplorato dalla cui frontiera
nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà
e ci fa sopportare i mali che abbiamo
piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?
Così la coscienza ci rende tutti codardi,
e così il colore naturale della risolutezza
è reso malsano dalla pallida cera del pensiero,
e imprese di grande altezza e momento
per questa ragione deviano dal loro corso
e perdono il nome di azione.»

Passato lo scritto originale del drammaturgo britannico, spostandoci sull’altra sponda dell’Atlantico più prosaicamente il dubbio aleggiava sullo staff medico di Charlotte e più umilmente sul “Monaco”, alias Malik Monk, il quale dopo aver saputo ufficialmente di avere il pollice destro fratturato, ieri ha scoperto in realtà di non averlo.

Un paradosso…

Già, perché in questa grottesca vicenda ci sono i crismi dell’ufficialità.

Prima l’ipotesi peggiore, oggi la marcia indietro sul sito ufficiale.

 

 

Dalla pagina ufficiale di Charlotte…

 

 

Vedremo ora quindi i tempi di recupero che sicuramente si accorceranno notevolmente se la prognosi finale dovesse essere confermata.

Intanto nella Summer League gli Hornetss, dopo la vittoria iniziale di un punto sui Thunder per 88-87 nella gara d’esordio, i giovani Calabroni sono riusciti a battere anche gli Heat 94-90 emergendo nel finale di un’altra partita tirata grazie anche a 22 punti a testa della coppia Bacon/Hernangomez,

 

 

 

 

cadendo nel back to back con Boston per 80-110.

 

 

 

 

Miles Bridges, principale rookie Hornets 2018 ha chiuso con 20 punti (8/17) e 7 rimbalzi.

L’ex collegiale ha detto:

“Ero a mio agio là fuori adattandomi al gioco. Mi sento ancora come se potessi fare giocate migliori più utili per la squadra”, continuando: “Questa partita è stata di gran lunga la nostra peggiore (della Summer League). Abbiamo girato troppo la palla non comunicando in attacco, ma mi sento come se dovessimo riprenderci”.

Sconfitta abbastanza indolore perché ora si aspettano sconosciuti avversari (saranno determinati nella notte italiana di mercoledì) per affrontarli nel prossimo round di playoffs e testare valori e ambizioni di quel gruppetto di giovani che sarà parte integrante della prima squadra.

Biz zarrie…

E’ arrivata in Italia nel cuore della notte un’altra Woj Bomb per quel che riguarda Charlotte.

La notizia secondo la quale Orlando Magic, Chicago Bulls e Charlotte Hornets avrebbero finalizzato una trade che vedrebbe il team della Florida acquisire il neo acquisto degli Hornets Mozgov e Jerian Grant dai Bulls.

La principale squadra sul campo di MJ invece acquisisce l’ex Venezia e Charlotte Julyan Stone (contratto garantito solo se non verrà tagliato entro il primo agosto), mentre ai Calabroni, dopo tre anni passati tra Raptors e Magic, torna Bismack Biyombo, detto Biz e due second round (2019/2020).

 

 

Biyombo in schiacciata durante la stagione 2014/15 con la divisa di Charlotte.

 

 

Biyombo fu scelto da Charlotte nell’era Bobcats nel Draft 2011, 206 cm per 115 kg non è mai stato un centro in grado di spostare offensivamente una partita ma è un discreto rimbalzista e un buon stoppatore.

Sicuramente questa news non cambierà gli equilibri della NBA ma personalmente mi solleva perché Charlotte nello scambio qualitativo con Mozgov (detto Mozzy) guadagna parecchio, non solo perché l’ex Hornets, nato il 28 agosto 1992 è di ben 6 anni più giovane, ma è anche un player con più grinta e fisicità, anche se al momento le gerarchie nel ruolo di centro appaiono più sfumate.

Dal mio punto di vista Cody Zeller attualmente sarebbe il favorito con Willy Hernangomez pronto a incalzare Cody, seguito da un Biyombo che comunque per fare il terzo centro avrebbe un contratto decisamente importante che parla di 17 milioni a stagione per i prossimi due anni con player option per l’ultimo.

Charlotte in due anni, dovesse mantenere Biyombo (sempre non vi sia un’altra sign and trade con l’ex) spenderà circa 1,3 milioni in più giacché il contratto del russo prevedeva 16 milioni per quest’anno e poco più di 16,7.

Charlotte quindi ha in casa tre centri, due dei quali un po’ vecchio stampo come Zeller e Biyombo, non due grandissimi attaccanti (Biz di media 5,7 punti in 18,2 minuti lo scorso anno e 6,0 in 22,1 minuti l’anno precedente) anche se Zeller l’anno scorso ha fatto vedere d’aver migliorato un po’ la mano sui piazzati e può inserirsi agilmente con i suoi pick and roll mentre Hernangomez è un centro giovane, ancora incompleto ma che in attacco eventualmente non disdegna soluzioni da lontano oltre a portare un po’ di fini movenze europee sotto canestro.

Difensivamente avremmo tre centri almeno in grado di ruotare per cercare di limitare con le loro caratteristiche le stelle avversarie nel ruolo opposto confidando nell’intelligenza tattica di Borrego.

 

 

 

 

A Charlotte arrivano anche due scelte da secondo giro, una per il 2019 e una per il 2020. livello di playmaker invece Charlotte pare essersi sistemata bene con Walker titolare, Tony Parker a fare da secondo e Devonte Graham, il rookie, pronto a subentrare dovessero esserci problemi.

Adesso Charlotte è sotto la soglia della Luxury Tax di 3,4 milioni mentre ci sarebbe da pensare di cambiare ancora almeno 3/5 di starting five poiché negli ultimi due anni Batum, MKG e M. Williams non hanno funzionato, o hanno funzionato solamente in parte.

Certamente il sistema di gioco potrebbe essere importante e Batum in SF dal mio punto di vista potrebbe essere più efficace se Charlotte prendesse una SG in grado veramente di colpire con buone percentuali.

Batum però è un peso contrattualmente e un rischio dopo due anni in calo.

MKG sembra non più in grado fisicamente di garantire rimbalzi e difesa serrata mentre si spende meglio in attacco con punti di rottura ma questo finisce probabilmente per influenzare le sue prestazioni nella metà campo difensiva.

Marvin Williams è quasi essenzialmente uno stretch four che va a sprazzi e anche se lo scorso anno per un po’ di tempo frequentò l’Olimpo nel tiro da fuori non garantisce più quell’esplosività difensiva che servirebbe per chiudere le numerose crepe che l’anno scorso si sono palesate nuovamente anche sull’arco.

Nel giro d’un paio di giorni quindi arrivano Parker e Biyombo, vedremo se Kupchak riuscirà ora a modificare il nucleo dello starting five che necessiterebbe di cambi.

Per chiudere c’è da registrare una brutta notizia.

Malik Monk si è fratturato il pollice destro contro i Thunder (23 punti per lui) nella partita a Las Vegas di Summer League vinta da Charlotte sui Thunder per 88-87 ((un libero su due di Hernangomez nel finale e una buona difesa a salvare il risultato) e il suo recupero è previsto in 6/8 settimane.

 

 

Ovviamente salterà le restanti partite della Summer League, un peccato ma l’aspetto peggiore sarebbe il fatto di dover forse saltare parte del camp prestagionale, anche se sono fiducioso (se non dovesse essere un tipo di frattura che richieda interventi particolari) che potrebbe accorciare i tempi rispetto le otto settimane stimate.

Tony Parkour

In un mondo sempre più liquido Charlotte sta cercando di progettare un futuro alla giornata.

Già, perché se è vero che la recente pista calda battuta portava il nome di Tony Parker per rimpiazzare Michael-Carter Williams che a sua volta aveva rimpiazzato Ramon Sessions e prima ancora Jeremy Lin preceduto da Gary Neal (che al mercato MJ comprò), tutti durati lo spazio di un anno, l’acquisizione del penta-campione è arrivata solamente dopo l’approdo di Tyreke Evans a Indianapolis.

 

 

Il solito Woj fa uscire la news…

 

 

Frutto dell’occasione quindi, bruciando per una volta un altro team (Denver) che avrebbe apprezzato i servigi sportivi di Tony.

Interpretare questa mossa quindi potrebbe essere di facile lettura dal punto di vista commerciale, considerando che ormai il numero di free agent era ristretto, che i 5 milioni all’anno per un contratto biennale sono relativamente pochi, così Charlotte ha disegnato il suo tracciato parkour (disciplina inventata e rinominata proprio in Francia sul finire del secolo scorso) spostandosi oltre gli ostacoli frapposti tra essa e il mecato.

Certo… Tony dal punto di vista del nome è un gran colpo ma nel gioco oggi porta più dubbi che certezze.

 

 

Qui Parker in azione contro una nuova conoscenza di Charlotte…
Chissà in allenamento quante volte ricapiterà…

 

 

In primis per la non sua più giovane età, in secundis perché arriva da un infortunio con rottura del tendine del quadricipite sinistro, un infortunio che non sembra però aver tolto la voglia di giocare al francese che lo scorso anno commentando il tipo d’infortunio di Leonard (simile), si era lasciato andare dicendo che la gravità del suo era stata 100 volte peggio, rinfacciando al compagno d’esser andato a cercare medici esterni rispetto a quelli validi di San Antonio, accusandolo d’esser guarito preferendo la panchina al parquet.

Uno che non le manda certo a dire dall’alto della sua esperienza con la dinastia vincente degli Spurs che ormai con l’uscita di scena di Parker ha calato il sipario dopo Duncan e Ginobili out il trentaseienne è volato in North Carolina lasciando coach “Pop” alle prese con la grana Leonard e Murray in rampa di lancio.

Parker ha comunque avvisato Popovich che avrebbe accettato l’offerta degli Hornets.

Il transalpino è alto 188 cm e pesa 84 kg, è stato sposato con Eva Longoria ed è nato in Belgio a Bruges.

Un colpo di genio degli Spurs sceglierlo con la n° 28 al Draft del 2001.

9,2 punti a partita nella sua prima stagione, arrivò all’apice come realizzatore nel 2008/09 con 22 punti.

Paradossalmente l’anno dopo le voci che gli Spurs avrebbero voluto scambiarlo (in una trade doppia) per Chris Paul.

Lo scorso anno in 19,5 minuti segnò la media di 7,7 punti a gara.

Tony porterà la capacità di giocare una pallacanestro corale, l’esperienza di 17 anni con gli Spurs e leadership anche dalla panchina dove Devonte Graham retrocederà a terzo play mentre Batum ha già dato il suo benvenuto al secondo galletto del team.

La lettura più probabile in questo momento è che Tony faccia il secondo a Kemba per giocare magari 15/20 minuti a partita intercambiandosi con lui e all’occorrenza giocando magari con il doppio play come accadeva con Jeremy Lin.

Certamente gli imprevedibili sviluppi di mercato non lasciano tranquilli.

Kemba è tirato in ballo in qualche rumors nonostante la smentita di Kupchak in un estate dove quella foglia attaccata all’albero potrebbe non muoversi mai e marcire o essere trasportati dal vento in una nuova dimensione dopo anni passati a rimirare un nucleo di giocatori indelebili dal punto di vista della presenza.

Stanotte intanto partirà anche la Summer League a Las Vegas per gli Hornets impegnati nella partita contro i Thunder per mettere in mostra a rodare il nucleo di giovani che dovrà dare una mano a Charlotte in Regular Season.

Charlotte potrebbe giocare con: Graham, Monk, Bacon, Bridges e Hernangomez.

Miami e Boston le avversarie future.

 

TabellHornets fermo e movimenti di mercato.

La bomba estalló e adesso fino alla fine della prossima stagione “Vamos A La Playa” canterebbero i Righeira oggi dovessero vedere questa nuova NBA, dal mio punto di vista sempre meno interessante.

Già, perché per onestà intellettuale, esercizio che nel giornalismo sottostante a qualche padrone di turno viene praticato sempre meno, c’è da dire che, nonostante si scriva di NBA, non ho nessun prodotto da sponsorizzare per quel che mi riguarda, quindi, sembra palese che dopo l’esplosione mediatica con sovrapposizione radioattiva di LeBron James sui media di tutto il pianeta, è evidente che il prossimo titolo (al momento) finirà in mano a un team su un manipoli di tre squadre che staccano le altre di molto.

Se i Lakers con James e Rondo danno la caccia anche a Leonard (ormai una saga infinita) per formare un super team da terzo polo, Houston e Golden State saranno gli altri due team che cercheranno di vincere il titolo a mani piuttosto basse.

Già, perché a Ovest squadre come quelle citate potrebbero già sfidarsi al second round o in semifinale, con l’unica possibilità per le squadre buone a Est come Boston o l’emergente Philadelphia di trovare (improbabilmente) stanca e decimata la squadra che uscirà vincente dalle battaglie dell’Ovest.

Gli sponsor possono oggi aiutare e permettere ai team di pagare ogni dollaro sopra la Luxury Tax a chi è in odor d’anello e poi c’è il fenomeno (va sempre più scomparendo) di quei giocatori franchigia che una volta rimanevano a vita (vedi Stockton e Malone) o quasi nella stessa città più legati alla piazza, senza magari mai vincere nulla pur giocando molto bene mentre oggi non esiste nessuna regola freno che imponga a un Cousins qualsiasi divenuto free agent di negoziare cifre ridicole con un team che presumibilmente potrebbe garantirgli il titolo.

Mentre questi giocatori ricattano le piccole franchigie che stagnano sul fondo, chi per incapacità, chi per mancanza di strategie, chi perché è costretta a intasare il proprio salary cap per giocatori mediocri che ricattano le suddette società, la differenza di valori in campo si sta facendo sempre più catastroficamente abissale.

Sia chiaro… non ce l’ho con Golden State che per 3/5 si è ricostruita un futuro con Curry, Thompson e Green, ma con il modus agendi che consente, come capita oggi nella vita reale a chi ha di più di avvantaggiarsi sempre più sproporzionatamente rispetto a realtà più piccole in mancanza di regole eque o addirittura di regole che favoriscono l’accumulo di capitali, in questo caso di ottimi giocatori…

Uno dei fattori fondamentali per il quale iniziai a seguire la NBA assiduamente a partire dalla prima metà anni ’90 fu il fatto che vigeva un equilibrio tra le squadre.

Certo… c’erano i Chicago Bulls di MJ ma ogni squadra aveva una o due stelle che potevano essere molto più facilmente scambiate con altre nel caso qualche franchigia avesse dei problemi con esse.

Oggi il mercato si è sviluppato in una maniera più selvaggia e imprevedibile tra eccezioni, scambi alla disperata per cash o scelte future magari da secondo giro, ecc..

Sicuramente per chi tifa quelle 6/7 squadre di vertice la regular season sarà anche piacevole da vedere ma direi che il pronostico al momento è chiuso a sole tre squadre che hanno un vantaggio pari a una Ferrari che sfida a una Panda su un rettilineo…

Personalmente la mia idea sarebbe di limitare i contratti al ribasso modello Cousins.

Il contratto di Cousins a New Orleans superava i 18 milioni che probabilmente New Orleans avrebbe potuto adeguare se il giallo non s’infittisse.

Dal mio punto di vista il contratto dovrebbe al massimo lentamente scendere di anno in anno rispettando una percentuale garantita sulla base dello stipendio percepito l’anno prima dal mio punto di vista (per fare un esempio pratico, se guadagnavi 20, non potrai guadagnare meno di 15/16 milioni), con eventuali modifiche per raffinare il contratto in base all’età e situazioni contingenti al mercato che potrebbero portare il giocatore fuori dalla NBA.

Già, perché qualcuno ha detto che Cousins avrebbe ricevuto zero offerte da New Orleans, la quale, fosse vero, probabilmente comunque non avrebbe pagato i 5,3 dei Warriors con la mid-level exception che su per giù sono i soldi di un comprimario come Baynes (5,5) a Boston.

Pare che Boston sia rimasta alla finestra mente Portland puntava su una sign and trade dei Pels.

Comunque sia, abbandonato il Draft, vediamo nella tabella sottostante quali sono stati i movimenti di riconferma dei Free Agent o i nuovi giocatori che hanno trovato casa in un ambiente differente fino ad oggi.

 

 

 

Free Agency

 

 

Per Charlotte l’unico movimento è stato quello di muovere Howard per i Nets in cambio del contratto spropositato di Mozgov per altri due anni, il che garantisce agli Hornets di non pagare la Luxury Tax ma getta ombre sul futuro operato estivo perché si è scritto in questi giorni che Charlotte punta prioritariamente a una PG di riserva.

Ne sono state menzionate tante, ultimo nome caldo Tony Parker da San Antonio.

Nel caso sarebbe il secondo play, il rookie Graham passerebbe in terzo piano mentre Julyan Stone potrebbe finire agli Swarm o esser tagliato visto che ha un contratto non garantito che lo diventerà (circa 1,6 $) se gli Hornets non cambieranno idea su di lui prima del primo agosto.

Charlotte ha poi completato il quintetto di head coach che aiuteranno Borrego a cercare di migliorare tattica, tecnica, condizione fisica dei giocatori di Charlotte che saranno:

Dutch Gaitley (arriva dagli Spurs come Borrego), Jay Hernandez (ultime 4 stagioni da assistente ai Magic ha anche gestito Pro Hoops Inc., società che migliorava i giocatori professionisti aiutandoli nelle loro prestazioni) Chad Iske (ultimi due anni ai Wizards, inizio carriera nel 1999 a Denver come stagista), Roland Nored (Capo Allenatore dei Long Island Nets squadra G League affiliata a Brooklyn) e Jay Triano (15 anni in NBA e 308 partite da head coach con Toronto e Phoenix).

Altre facce nuove a Charlotte saranno quelle di 8 Honey Bees che non facevano parte del gruppo lo scorso anno (sottopagina delle Honey Bees aggiornata con foto e nomi).

Poco altro da segnalare se non la dichiarazione di Borrego di voler far entrare in rotazione più pesantemente Monk e mentre da domani potranno essere firmati i contratti che attendevano la fine della moratoria, per sbloccare la situazione di un team impantanatosi da due anni nelle sabbie mobili della mediocrità, rimane possibile quasi esclusivamente qualche trade, magari multipla…

Noi attendiamo…

 

Sul gruppo Bring Back The Buzz si fotografa fedelmente l’immobilismo attuale in maniera simpatica.

 

MercatHornets

L’inizio sul campo della prossima stagione NBA sarà a metà ottobre, ma il reale inizio è oggi.

La fase embrionale nella quale le squadre costruiranno i propri destini per la futura stagione parte con conferme scontate o poco magari a rinnovi faraonici, con giocatori di medio calibro che si accasano altrove, con rumors che potrebbero modificare la poco traballante geografia NBA.

Prima di scrivere su ciò però, diamo uno sguardo in casa Hornets, dove la situazione, dopo il rilascio/scambio di Howard per Mozgov si è fatta più statica di polvere su una botte di vino pregiato ad invecchiare in una cantina.

Intanto è stata diramata una prima lista di convocati composta da 19 uomini per giocare la Summer League nella quale figurano i rookie Devonte Graham, Miles Bridges e anche Kubolka (sebbene questi verrà rispedito in Europa) oltre ai sophemore Bacon e Monk, infine anche il giovane Willy Hernangomez come centro a guidare la pattuglia estiva dei Calabroni.

Non ci sarà l’altro Graham, Treveon, gli Hornets nel ruolo di SF si sono coperti numericamente ulteriormente con l’arrivo di Miles Bridges e tendenzialmente potrebbero non riuscire a sbrigare la matassa contrattuale, cosicché gente che come Batum e Lamb, abituati a fare da swingman andrebbero a poter coprire il ruolo oltre al titolare attuale Michael Kidd-Gilchrist.

Questi i 19 che parteciperanno al camp pre Summer League:

 

 

 

 

Tra i movimenti di Charlotte c’è da registrare il cambio totale della squadra d’assistenti allenatori.

In quest’ottica arriva così anche Chad Iske il quale faceva parte dello staff tecnico dei Wizards dal 2016.

 

Chad Iske.
Foto: Isaiah J. Downing-USA TODAY Sports

 

Nuggets, 76ers e Kings le altre esperienze da curriculum NBA per lui.

Iske lascerà Scott Brooks per fornire le proprie qualità al servizio dell’head coach James Borrego e degli Hornets.

Chad è il secondo aiuto allenatore a lasciare lo staff tecnico di Scott Brooks quest’estate, insieme a Sidney Lowe che ha assunto il ruolo di assistente alla guida del nuovo staff tecnico di Dwane Casey a Detroit.

Passiamo ora alla free agency e al mercato generale.

Tra i rinnovi più sontuosi troviamo quello di CP3.

Houston evidentemente vuole vincere ora e punta sull’ex Hornets per sfidare nuovamente i Warriors, meritatamente vincitori della recente edizione ma che probabilmente avrebbero avuto altra sorte se Paul avesse giocato le ultime due gare, anziché essere infortunato nella serie di semifinale.

 

 

Un giovane CP3 in maglia New Orleans Hornets.

 

 

I 160 milioni (40 all’anno) per 4 anni però paiono un po’ anacronistici, tuttavia il sacrificio potrebbe farsi più leggero se in uscita Capela, come vogliono i rumors viaggiasse nella L.A. gialloviola interessata anche a Cousins.

A Houston potrebbe tornare quindi magari Howard?

Chi lo sa… Intanto per chiudere il discorso Rockets, c’è da registrare il passaggio ai Suns per un anno a 15 milioni di Trevor Ariza e la riconferma per un anno a 2,4 per Gerald Green.

Per rimanere in Texas, è sempre di un anno il contratto stipulato tra DeAndre Jordan e i Mavericks. 24,1 milioni a stagione da giocare insieme a Doncic.

La realtà lì inizia a farsi interessante in un Ovest sempre più competitivo.

Lo storico Nowitzki non è stato ripreso dai Mavs che comunque probabilmente puntano a rifirmarlo a cifre più basse. Belinelli invece è rientrato in Texas ma con il suo vecchio amore Spurs.

12 milioni per due anni a cavallo di una pur sempre ottima squadra sebbene ci sia da capire che cosa vorrà fare Leonard, ormai un tormentone più lungo di quelle canzoni estive in lingua spagnola che spesso, passato il periodo, nessuno rimembra.

A San Antonio rimane Rudy Gay che si è accordato per un anno a 10 milioni, dovesse andare via Leonard, potrebbe prenderne il posto tra i titolari.

Cambiando zona, chissà se tra le nere maglie di Portland Nik Stauskas con la sua nuova squadra lascerà alle spalle la sua stagione ombrosa a metà tra Sixers e Nets. La situazione non è molto più florida se i Knicks sono interessati al giocatore proveniente dalla Florida Mario Hezonja.

Nei cieli del Nord America invece c sono da registrare le firme di Derrick Rose che rimane ai Timberwolves, di Ilyasova che finisce ai Bucks percependo 21 milioni in tre anni, di Ed Davis (ex Trail Blazers) per i Nets (rifirmano anche Joe Harris) a 4,4 per un anno, di Baynes che rimane ai Celtics per 11 milioni in due anni e di McDermott per i Pacers. Tra i rumors c’è da ricordare il possibile passaggio di Caldwell-Pope sull’altra sponda di L.A. (avrà un incontro con i Clippers).

I Lakers però puntano in alto, a LeBron James, il quale pare interessato ad approdare in gialloviola.

Questo porterebbe probabilmente a smuovere il mercato con scosse d’assestamento.

Per LAL sarebbe digerita anche la ferita Paul George, il quale da papabile losangelino ha preferito rimanere a OKC per 137 milioni in 4 anni.

E se anche KD, Kevin Durant, ha rifirmato per due anni per Golden State, anche tra le montagne di Denver si punta a consolidare le proprie cime. Jokic è stato rifirmato così come Will Barton.

Un po’ più a Ovest, per tornare in casa Suns, Tyler Ulis è rimasto bruciato sai Suns che non hanno riconfermato il suo contratto da 1,5 milioni, stesso salario che avrebbe percepito Isaiah Taylor se non gli fosse capitata la stessa sorte, tagliato dai Falchi di Atlanta. Nel mezzo degli States finisce sulla scia dei Tornado Omri Casspi che si è accordato con i Grizzlies.

Charlotte per ora rimane a guardarsi allo specchio.

Quello specchio che talvolta, anche inconsciamente vediamo negli altri volendogli magari assomigliare in qualche aspetto, qualcuno ambendo alla posizione del soggetto riflesso in questione o sperando di non trovarsi mai nella loro situazione, come quella ad esempio di un migrante, un profugo, quella in generale di chi è costretto a cercar fortuna.

Ad esempio Thon Maker, riserva dei Bucks (spesso titolare per pochi minuti dopo l’infortunio di Jabari Parker) scappò a sei con la sua famiglia dal Sud Sudan in guerra, circumnavigando il pianeta.

Australia (ha il passaporto), Stati Uniti (Louisiana/Virginia) e Canada le sue tappe prima d’approdare in NBA, nella quale gioca da due anni.

A volte la differenza tra la morte o una vita di stenti e il successo sono solo mobili sottili linee che si dipanano imprevedibilmente come strade sconosciute e imperscrutabili.

Charlotte oggi è una giovane Regina decaduta che guarda le altre franchigie muoversi, bloccata dalla propria situazione.

Percependolo, c’è bisogno che Kupchak riesca a sbloccare il mercato per avere una linea guida vincente verso il futuro per tornare a far rendere più affascinante e vincente questa franchigia con un Kemba sempre fluttuante aldilà delle dichiarazioni di facciata se non si trovassero altri repentini sbocchi perché ormai per costruire il futuro prossimo dei Calabroni c’è bisogno di muoversi in fretta.

Premi NBA e movimenti minori a Charlotte

La NBA ha assegnato anche quest’anno i premi che equivalgono ai vari riconoscimenti per i propri atleti.

Kemba Walker ha vinto per la seconda volta lo Sportmanship Award (il premio sportività per l’etica), la sportività e l’impegno ripetendosi dopo il successo dello scorso anno.

 

 

 

Non sarà forse il premio più prestigioso, ma personalmente sono molto contento d’avere nel team un giocatore che incarni le migliori doti sportive perché nella corsa al successo a volte qualche sportivo si dimentica il resto.

Leggendo poi in rete commenti su un ragazzo indiano, ultra fan dell’Argentina di calcio che si sarebbe tolto la vita (lasciando un biglietto) dopo la sconfitta dell’albiceleste per 0-3 contro la Croazia, ricevendo scherno e insulti da quelli che Umberto Eco ha giustamente definito legioni di imbecilli a cui il web ha dato diritto di parola che una volta parlavano solo al bar ma sarebbero stati immediatamente messi a tacere, avere giocatori esempio come Kemba che atrraverso anche l’impegno extra sportivo riportano lo sport a una dimensione più reale e meno da Olimpo è utile.

Sulla vicenda sopramenzionata ci sarebbe da dire che la passione del ragazzo indiano si è sicuramente fatta malata, superando anche ciò che Churchill diceva a proposito degli italiani:

“Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio”.

Probabilmente è verosimile pensare che nella particolare vicenda del ragazzo indiano abbia pesato anche un certo vuoto intorno, nel quale questa passione sia poi degenerata.

Fin qui sicuramente rimaniamo nel mondo dei tifosi, mentre sul lato dei commenti in rete, se da una parte è apprezzabile la libertà nel poter scrivere, oggi esiste un problema reale/virtuale di intelligenza, buon senso e rispetto in un paese che per certi versi si fa sempre più ignorante telecomandato dalle “mode” del momento.

Esiste e ne parlava anche il campione di pallavolo Andrea Zorzi (vinse tutto tranne le Olimpiadi insieme a quella che fu definita la generazione dei fenomeni) in un incontro nel quale asseriva sostanzialmente che lo stesso tipo di comunicazione appare molto differente nel momento in cui si passa dal virtuale al reale.

 

Andrea Zorzi, oggi telecronista, parla all’incontro avvenuto circa un mese fa.

 

L’interfaccia di internet ha sicuramente cambiato il modo di rapportarsi con le altre persone e se da una parte è evidentemente uno strumento utile, dall’altra l’uomo ha pensato di farlo divenire un mezzo di controllo sulle nostre abitudini, anche quelle commerciali, inoltre si è sviluppato un fenomeno haters nella macchina, meno sensibile e più cinica.

Gente come Napalm 51, maschera di Crozza che ben identifica una parte di gente che evidentemente prima di scrivere ripone il cervello, ammesso ne abbia uno, sul comodino, trollando o vomitando/sfogando le proprie frustrazioni (le quali non scompariranno) a casaccio in rete.

Qui non parliamo nemmeno più di tifosi ma di perfetti imbecilli.

Tornando ai premi che la NBA ha assegnato, c’è da dire che Walker lo vince per il secondo anno (raggiunge Mike Conley e Jason Kidd, mentre l’unico ad averlo vinto per ben tre volte è stato l’uomo volante “Mr. Nice” Grant Hill) consecutivo ed è l’unico Hornets che ha ottenuto una menzione nelle liste per altri premi.
Terzo nella handler of the year.

Nel 2010/11 il premio andò al figlio di Dell Curry, l’ormai notissimo giocatore dei Golden State Warriors Stephen Curry.
Anthony Davis invece, ex New Orleans Hornets, ha vinto nelle stoppate dell’anno arrivando secondo in un paio d’altre liste premio, piazzato anche in quella del prestigioso premio MVP andato poi a James Harden.

Ecco la lista completa dei premi assegnati:

https://www.nba.com/nbaawards/2018/finalists?collection=news

 

Per quel che riguarda invece i movimenti minori, pare che i Calabroni faranno firmare a J.P. Macura per un accordo two-way contract anche se per l’ufficialità non ci sono i tempi.

 

ST LOUIS, MO – MARCH 20: J.P. Macura #55 of the Xavier Musketeers reacts after a play in the second half against the Wisconsin Badgers during the second round of the 2016 NCAA Men’s Basketball Tournament at Scottrade Center on March 20, 2016 in St Louis, Missouri. (Photo by Jamie Squire/Getty Images)

 

Questo tipo di contratto sorto lo scorso anno, ricordiamo, lascia ai limiti del roster due giocatori che possono giocare un numero limitato di partite con la franchigia.

Lo scorso anno Paige e Mathiang vennero piazzati agli Swarm per quasi tutta la stagione con toccate e fuga sulla panchina di Charlotte, ma se il secondo pare avere ancora un anno di contratto, probabilmente l’ex ala di Xavier J.P. Macura prenderà il posto di Marcus Paige.

In veste di senior con i Musketeers nel 2017/18, Macura ha riportato medie di 12,9 PPG, 4,5 RPG e 2,9 APG con un 47,9 dal campo, 37, da fuori e 82,1 ai liberi.

Chi lo conosce (sinceramente mi manca) l’ha descritto come un giocatore duro, alto IQ maker, forse per questo nel processo di pre-draft fu seguito anche da Grizzlies, Spurs e Suns.

Forse Macura però non vincerà mai il premio sportività.

Il 31 marzo 2016 Sport Illustrated riportava il suo arresto dentro un bar denominato R.P. McMurphy’s, dove si stava facendo un po’ troppo chiasso e all’arrivo dei poliziotti si sarebbe calato i pantaloni, oltre che aver inveito contro di loro, forse un po’ brillo ma non del tutto evidentemente essendo riuscito simpaticamente a dare false generalità agli ufficiali dicendo di chiamarsi “Myles Fox Morrissey”…

La polizia però non la bevve e l’arrestò.

Ad ogni modo per completare il discorso sui movimenti minori c’è da dire che la scelta numero 55, il lituano Kulboka per ora rimarrà in Europa.

 

 

Kulboka da giovane un presentimento l’aveva avuto…

 

 

Il GM Mitch Kupchak ha detto ai media che:

“Almeno in questo momento, il piano è tenerlo laggiù (in Europa) e sperare di vederlo crescere e poi, quando sarà pronto, riportarlo qui e vedere quanto è bravo.”

Quanto è bravo Kemba invece lo sappiamo già, ma dato che a volte sembriamo essere in un loop circolare, chiuderei il pezzo come l’ho iniziato, ovvero con Kemba, il quale è già all’opera ma nonostante le recenti parole di Kupchak che lo vorrebbe vedere finire la carriera a Charlotte, possiamo aspettarci di tutto perché come riportato dallo stesso GM, Charlotte (per ora) non ha molto spazio di manovra, quindi se Kupchak non si smentirà (io direi che potrebbe anche farlo), starà a Kemba decidere se sia venuto il momento d’andare o rifarsi a qualche filosofia orientale contemplando durante la respiazione anche il fatto che i futuri Playoffs, allo stato attuale, potrebbero sfumare, ma l’estate è giovane e aperta a ogni soluzione…