NBA, Bridges & future?

Miles Bridges in azione durante la sua ultima stagione.

Dopo aver abbandonato i compagni per la stagione 2022/23 a causa della pessima e nota vicenda di violenza domestica nella quale il numero zero si è reso protagonista, Miles Bridges – miglior marcatore della franchigia per la stagione 2021/22 con 20,2 punti e secondo a rimbalzo dietro a Mason Plumlee con 7,0 rimbalzi di media nonché primo per minuti d’impiego con 35,5 – ha visto anche la lega (NBA) esprimersi sulla possibile squalifica dopo aver terminato le proprie investigazioni.

Trenta partite, venti già scontate e dieci eventualmente ancora da scontare nella prossima stagione se gli Hornets o un’altra franchigia decidessero di inserirlo nel loro roster con gli Hornets che manterrebbero la possibilità di pareggiare qualsiasi offerta essendo il giocatore ancora restricted free agent.

Sicuramente il prospetto fisico e tecnico del giocatore è ancora molto accattivante ma lo stato psicologico e l’immagine del giocatore potrebbero anche costargli l’esilio e l’oblio dalla NBA.

Miles è attualmente già sottoposto a tre anni di libertà vigilata (su cauzione da 130.000 dollari), deve impiegare 100 ore di “volontariato” all’interno della sua comunità, presentarsi per cinquantadue settimane di terapia sul tema della violenza domestica oltre a sottoporsi a dei controlli anti-doping regolari e non avvicinarsi alla madre dei suoi figli sebbene le pessime anomalie che troviamo da noi, non manchino certo anche sul versante americano dove Bridges ha l’affido dei propri figli.

La carriera di Bridges è quindi a un bivio e per il semi-Dio (per iperbole, diciamo dotato di doti atletiche superiori alla media e un assetto mentale probabilmente ) trovarsi mortale, in bilico con la possibilità di non essere più artefice del proprio destino e chissà, forse potrebbe riciclarsi come rapper con lo pseudonimo RTB MB e con quel nome ha già rilasciato il suo primo album, ‘Up the Score’ o il suo secondo ‘Halftime’, metafora per me, sperando “rinsavisca” e possa giocare un secondo tempo migliore nella sua vita perché ad oggi non pare aver compreso ed appreso molto dai suoi vizi ed errori.

Questo articolo è stato pubblicato in Uncategorized da igor . Aggiungi il permalink ai segnalibri.

Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.