Game 55: Charlotte Hornets @ Utah Jazz 94-106

 
Unire due o più argomenti totalmente diversi in un unico piatto può risultare difficile, ma se gli argomenti scelti sono la cucina, il basket e l’umorismo, il mix potrebbe diventare esplosivo più che equilibrato.
Senza scomodare James Harden, ma traendo spunto da un libro di Antonio Albanese denominato “lenticchie alla julienne” nel quale il comico si diverte a proporre ricette assurdamente impossibili da realizzare mi affiderò per le pagelle agli ingredienti della sua ricetta denominata “pâté d’animo”.
Il pâté tradotto come pasta ma anche pasticcio, quello che gli Hornets hanno combinato più volte nei finali di partita quest’anno…
Troppi pasticci che lo Chef Clifford avrebbe dovuto risolvere con l’arrivo di Howard, ma l’abbassamento statistico delle ali titolari e l’involuzione di Batum, oltre che una parte di panchina a pesare con la propria inefficienza, ha finito per frenare la squadra che assomiglia, per citare un altro passo del libro, presa da i “Consigli dello Chef” sulla stessa ricetta, a un centro di recupero per chef stellati.
Howard è spesso brillante ma se cala come nelle ultime due trasferte, tanti auguri…
Finiva male anche a Salt Lake City, colpiti ancora una volta dalla differenza dei punti nel pitturato con un Howard poco più brillante della scorsa notte, un Kemba umano e i soliti casi clinici di Batum e MCW su tutti…
1-3 nel road trip tra Pacific e Midwest con terza sconfitta consecutiva prima di tornare a casa domenica sera contro Toronto.
Mitchell chiuderà con 25 punti, Ingles con 23, seguito da Gobert con 20 per l’ottava vittoria di fila dei Jazz.
Charlotte vince nei minor turnover (7-12) ma perde nettamente a rimbalzo 33-49 oltre che a denotare scarso gioco (17 assist contro 29), nelle stoppate (2-7) e dal campo fa registrare un 41,2% inferiore al 48,8% dei Jazz. Più un patimento che animo quindi, in attesa che si possa vedere di meglio…
Gli starting five:
Alla Vivint Smart Home Arena s’iniziava non potendo evitare la visione della maglia dei Jazz non è proprio gradiente, sembra più un tubetto di gustose caramelle Charms (per chi se le ricorda) per rimanere in tema di alimenti e forse Kemba rimaneva abbagliato, il suo passaggio era intercettato da Rubio che estendeva classicamente gamba e braccio sulla sua destra intercettando palla e dando via alla transizione chiusa da Ingles.
Pareggiava esattamente dopo trenta secondi Batum con un jumper frontale, mentre Kemba arrivava sino sotto canestro appoggiando oltre un arrendevole Gobert indicando la strada del primo vantaggio.
I Jazz pareggiavano a 10:15 con Rubio ritrovando il vantaggio con un’altra transizione di Ingles favorito da una stoppata di Favors su Walker che lasciava scoperta la retroguardia della squadra del North Carolina.
Howard faceva a spallate sotto canestro e arrivava il raddoppio con fallo di Ingles.
L’1/2 lasciava arretrati gli Hornets di un punticino, ma il divario era destinato a salire nonostante l’air ball di Mitchell che era raccolto a Favors sotto canestro e ribadito in schiacciata.
Un fade-away di Batum dal post alto destro era forzato vista la mano in faccia di Ingles ma vincente, dall’altra parte Utah si produceva in una triangolazione veloce a L, con deviazione volante decisa dal cuore dell’area di Favors per Gobert che da sotto non poteva sbagliare.
A 7:29 un fast bound pass di Batum per MKG in corsa in area era buono, ma la spinta alle spalle del Re Leone mandava in lunetta MKG, il quale splittando recuperava solo un punticino (8-12).
Ingles si serviva di un blocco per lasciare indietro MKG, nonostante la lentezza nessuno aiutava sul floater in avvicinamento, così i Jazz ottenevano altri due punti facili. Altri due punti dell’ala più un air-ball di Kemba corretto al volo da sotto da Williams anticipavano la tripla di Mitchell oltre Graham (4:43) che valeva il 10-19…
A 3:27 Batum con semplicità realizzava in pullup creandosi spazio ma a 3:03 Jerebko infilava la tripla dal corner sinistro premiando una paziente azione dei Jazz fatta di passaggi per muover la difesa degli Hornets.
Bastava invece un passaggio verticale sulla fascia sinistra di Kemba per far realizzare lungo la baseline Frank.
Dalla diagonale sinistra Lamb colpiva da tre con precisione, inoltre veniva riaccreditato un punto a Walker per una tripla precedente calcolata da due punti, gli Hornets salivano così sul 20-22 trovando anche il pari a 1:33 con Kaminsky a dipingere un giro nel pitturato prima di rilasciare il tiro a palombella oltre il difensore che beffato incassava il 22 pari. Gli Hornets però chiudevano male negli angoli; Mitchell completamente abbandonato nell’angolo destro e R. O’Neal dal corner opposto infilavano una tripla a testa riportando i Jazz sui sei punti di vantaggio.
L’ultima parola l’aveva Graham che stoppando la sua entrata nell’alto pitturato si sganciava dal difensore per colpire in fade-away e fissare il 24-28.

Kemba prova a oltrepassare Favors. Il capitano chiuderà con 19 punti.

 
Secondo quarto che partiva con una buona difesa di Zeller valorizzata da due punti di Kaminsky ai liberi, altra buona difesa di Zeller che influenzava il tiro ravvicinato di O’Neal che colpiva solamente il “palo” basso primo ferro, dall’altra parte pareggiava i conti dei pali MCW con un tiraccio da fuori mentre Cody continuava a contrastare tutti; questa volta andando nell’angolo destro a dar fastidio a Burks e alla sua tripla che non finiva nel sacco.
La bomba che invece oltrepassava la retina era quella del Tank a 10:02, un frontale per il nuovo vantaggio dei bianchi (29-28).
Lamb andava in entrata su Jerebko, in salto inarcava la schiena all’indietro rallentando l’esecuzione del tiro staccandosi dal marcatore; canestro perfetto per il 31-28. Jerebko da destra però trovava il pari colpendo da oltre l’arco con MCW lento in uscita.
Dopo un libero di Mitchell saliva in cattedra Jerebko che stoppando Cody andava anche a proporsi dall’altra parte per l’infilata con appoggio.
Altro numero di Lamb (7:32) per ottenere il pari; finta iniziale, corsa verso canestro con tiro in salto da triplista e tocco di Rubio di sx.
Azione da tre punti per raggiunger l’equilibrio (34-34). Gobert mancava il tap-in volante contrastato da Zeller che recuperava anche la palla in modalità circus, andava benissimo, così come il canestro di Lamb e il successivo di Kaminsky, il quale raggiungeva un assist dalla rimessa per fare due passetti e rilasciare un preciso tiro per il 38-34. Rubio faceva collassare la difesa con un corto passaggio verso il centro dove si presentava Favors per una flash dunk, i Jazz passavano anche avanti con Ingles da tre (38-39) prima del time-out di Clifford a 5:20.
Hornets che inizialmente riuscivano a contrastare in qualche maniera i Jazz, vedi l’audace canestro completamente fuori ritmo di MKG nel pitturato aiutatissimo dal primo ferro che metteva le manine per portare a casa la palla dentro la retina sfidando la forza di gravità…
I Jazz, nonostante uno 0/2 di Gobert ai liberi a 2:10 iniziavano a sganciarsi nel finale dopo il pullup di Walker a 1:55 che valeva il 44-45.
Ingles con l’antiestetico ma efficace appoggio da cameriere apriva un parziale di 0-10 chiuso da Mitchell con un arresto e tiro da tre punti per il 44-52.
Gli Hornets non segnavano più su azione nel primo tempo ma accorciavano con Marvin dalla lunetta a tre secondi dalla chiusura del primo tempo.
46-55 e squadre negli spogliatoi.
 
Ripresa che evidenziava subito Gobert con due pt., Marvin dall’altra parte, come spesso gli accade negli inizi di partita e terzo quarto si faceva notare, questa volta tornando in lunetta per metter un 2/2.
Dwight aiutava con un banker dalla media distanza da destra su assist di MKG.
Il nostro centro riusciva anche a prodursi in un personalissimo crossover che Gobert rischiava di bloccare, ma il lesto appoggio al vetro era vincente.
Quando Batum vedeva e serviva il taglio di MKG sulla diagonale sinistra gli Hornets, realizzando una giocata da e punti (fallo di Favors) tornavano sul -2 (55-57).
Rubio con 27,7 punti di media con il 55,1% nelle ultime tre partite andava con fiducia a buttarsi dentro ma il layup era respinto dal ferro, mentre dall’altra parte Howard mancava due liberi per poi andare a commetter fallo su Mitchell che al contrario non falliva le occasioni.
Ingles e Batum si rispondevano da oltre l’arco, poi Gobert si lanciava per una slam dunk a una mano (58-64).
Williams a 8:11 faceva ricader la palla a spicchi nella retina per la tripla del 61-64, Ingles con un movimento circolare lungo superava il blocco di Gobert alto per lasciar attardato Batum e depositare in modalità semplice.
A 7:40 dall’altra parte granitico blocco di Williams che favoriva la tripla di Walker che a 7:16 segnava ancora da fuori in ritmo portando Charlotte al -1 (67-68).
Kemba iniziava a mancare qualche tiro mentre Gobert riceveva dotto in post da manuale estendendo l’arto destro andando fuori portata di Zeller rimasto all’interno per il tocchetto ravvicinato.
Kemba tornava a segnare dal mid range dopo un palleggio depistante, addirittura Cody, ricevendo in corsa da Batum, estendeva l’arto sinistro oltre il difensore per l’appoggio al vetro del nuovo vantaggio (71-70).
Non resistevano molto come Leader gli Hornets perché O’Neal si procurava spazio in ara in maniera rude facendo sobbalzare Kemba colpito al volto.
Batum provava un turnaround senza spinta nelle gambe e lo falliva, O’Neal colpiva da tre punti mentre il francese andando in jumper questa volta staccava in maniera appropriate segnando il 73-75.
Hornets che pareggiavano a quota 77 con una transizione che vedeva Graham cedere a Batum i due punti da sotto essendo in due contro uno; attesa di Batum con finta sul rientro del secondo difensore e appoggio facile.
Gli Hornets però lasciavano ai Jazz il finale del quarto come accaduto nei due precedenti; Neto per Udoh da sotto facile, Ingles da tre con troppo spazio lasciato da Batum e Neto in entrata producevano un divario di 7 punti corrispondente al parziale che inabissava gli Hornets 7 punti sotto i mari.

Batum contro Ingles, duello vinto nettamente dal secondo…

 
Per risalire nell’ultimo quarto serviva anche la panchina: MCW segnava in entrata ma poi era un monologo Jazz: Frank era stoppato da O’Neal in aiuto, MCW mancava un artistico layup e commetteva fallo su Mitchell che portava a casa una giocata da tre punti per il 79-91…
Mitchell segnava due punti per l’81-93 facendo registrare il 3/8 per Utah, mentre gli Hornets rimediavano un magrissimo 1/9.
Brodino per MCW dal corner destro con la tripla, aggiungeva due patate Kemba che, nel frattempo rientrato dai pensieri in panchina, a 5:54 si arrestava sulla FT line spiazzando Gobert all’inseguimento.
Jumper perfetto e Hornets sull’86-93.
I Jazz conquistavano due rimbalzi difensivi, Howard spendeva il fallo e il francese ringraziava realizzando a gioco fermo. Mitchell, dopo l’ennesimo errore al tiro di Batum, in entrata costringeva al sesto fallo Howard che usciva a 4:16 dal termine, espulso.
2/2, 86-97, conto salato perché nonostante due punti di Kemba arrivavano le schiacciate appese di Favors, favorito da una possibile steal di Lamb che si ritorceva sugli sviluppi dell’azione contro gli Hornets e da una di Mitchell dove la difesa non aveva attenuanti…
Finiva con la panchina in campo, una tripla a bersaglio di Monk e un punteggio di 94-106.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
19 pt., 3 rimbalzi, 5 assist. Un frammento di roccia dell’Himalaya. Spesso solo, lassù sulle vette inarrivabili per i compagni, non molla ostinatamente la presa nonostante mazzate che potrebbero stordire anche il più tenace e pugnace player. “Piccolo” sì, ma con un cuore grande. 8/19 al tiro e -12 di plus/minus. Ci prova a fiammate nonostante non inizi per nulla bene facendosi rubare palla da Rubio. È solo lui però con le sue giocate a favorire qualche capatina per metter la testa avanti…
 
Batum: 4,5
13 pt., 2 assist, 1 rubata. Burro d’arachidi del Cantabrico. Intanto perché il relativo mare tocca Spagna ma anche Francia… poi il burro da quell’idea di penetrabilità e di morbidezza che da sempre viene utilizzata in gergo sportivo per indicare una difesa non propriamente inespugnabile. Ridotto in poltiglia ha proprietà benefiche ma non è il toccasana di Charlotte, anzi… a guardare la triple o le triple, a voler essere pignoli, incassate da Ingles ecco calzare la descrizione a pennello. Insegue Ingles, non esattamente Bolt dopo esser passato dietro un blocco, va bene, ma sembra la moviola in campo… In 30 minuti chiude con 6/13 dal campo compreso un 1/3 da fuori. Sparacchia male nel finale dopo aver iniziato bene, almeno al tiro e non prende un rimbalzo nemmeno per sbaglio…
 
Kidd-Gilchrist: 5
6 pt., 1 assist in 19 minuti. 2 bicchieri di Marsala ossidato. Odore di cotto a Portland, torna a far fumo, a Salt Lake City era atteso al riscatto nonostante ormai si sia capito che il doppio infortunio alla spalla ha lasciato un MKG a metà delle sue possibilità, non certo più da seconda scelta assoluta (qualcuno contesterà anche la posizione d’allora pensando al tiro, ma la difese e le situazioni sul campo davano ragione all’MKG dei primi tempi). Oggi mi sembra denotare qualche problema fisico, forse il minutaggio deriva anche da ciò… ci prova ma troppo spesso non riesce a esser efficace.
 
M. Williams: 5,5
11 pt., 5 rimbalzi, 1 rubata, 1 stoppata. Mirto quanto basta. Piccolo piccolo nel suo ruolo recita la sua parte Q.B. mettendo qualche tripla. Da colore al piatto ma viene sopraffatto da altri gusti. Insieme a MCW l’unico a soddisfare il tabellino stoppate (solo 2). Gioca bene spesso a inizio del primo e del terzo quarto, poi va perdendosi nel ruolo di comprimario perché non è prima opzione. 2/7 al tiro e finale non convincente.
 
D. Howard: 5
5 pt., 9 rimbalzi. Chiude con un ¼ ai liberi e un 2/7 al tiro. Ci prova un po’ in attacco ma combina poco. L’atteggiamento è leggermente migliore rispetto a quello contro Portland ma non ancora sufficiente. Potrebbe contrastare meglio sotto, invece commette falli ingenui che lasciano anche qualche addizionale ai ragazzi di Snyder. Esce per 6 falli e non va in doppia cifra né tanto meno guadagna 10 rimbalzi. 50 grammi di fegato d’alce. Ci voleva del fegato per venire a Charlotte e rimettersi in gioco dopo esser passati dalla città Natale e aver pensato di chiuder lì la carriera. Scaricato dai Falchi, Dwight mostra un fegato grande come un alce se ha voglia di fare a cornate sotto le plance, sfortunatamente da un paio di partite sembra aver mollato la presa non credendoci più.
 
Lamb: 6,5
10 pt., 4 rimbalzi, 2 assist, 4 rubate. 4/7 dal campo in 19 minuti. Buon primo tempo, scompare, nemmeno troppo ricercato dai compagni nel finale. Non è tutta colpa sua, comunque gioca una buona difesa e parte bene in attacco sfoderando subito una precisa tripla. Perché giochi Batum e non lui lo sa solo Clifford visto che oggi non è riuscito nemmeno a dare una mano alla panchina. Un litro di gelatina liquida del Resegone. Non vi traduco il nome (anzi sì, significa grande sega per la somiglianza alla dentellatura dovuta alle sue nove punte) che deriva dalla traslitterazione del lombardo. Lamb non è una sega, ma gioca gelatinosamente potendo cambiare qualche opzione in corsa.

Lamb dal campo…

 
Carter-Williams: 4,5
7 pt., 2 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Una cipolla nana. Più che esser venerato come la cipolla stessa dagli antichi egizi, MCW fa piangere… La forma sferica e gli anelli concentrici non sono presi a esempio da Carter-Williams che gioca 15 tragici minuti nonostante i 7 punti. Evidentemente non mi legge; tira 7 volte realizzando due canestri, non fenomenale ma pazienza… in difesa è la solita trama. Spende troppi falli (4), qualcuno inutile e rimane avulso dal gioco. Torna quello dei primi tempi nonostante ci provi a fare bene, però non è in armonia con il gioco.
 
Kaminsky: 5
14 pt., 2 assist, 1 rubata. 50 grammi di gazza ladra. Va a partita. Se è in serata è capace di rubare tempo e spazio ai compagni. Come il noto uccello “mariuolo”, lesto, può portare a casa tra gli oggetti luccicanti anche dell’oro. In serata riesce a sottrarre qualche punto all’inizio. Purtroppo in volo perde la refurtiva. 1/5 da fuori in un finale dove sbaglia troppo e ci penalizza.
 
Graham: 6
2 pt., 4 rimbalzi, 2 assist in 21 minuti. 35 grammi di ribes bluette. Non so perché bluette, anzi, sì, lo chef Alain Tonné (Alias Antonio Albanese) vuole dare un tocco chic al suo piatto, prendendo in giro tutti questi chef che stanno facendo divenire la cucina più uno spettacolo per la vista inventandosi piatti improbabili ricercatissimi, anziché perseguire più spartanamente la bontà… Treveon è l’antitesi in realtà al bluette, ma come il ribes può esser consigliato per aumentare la resistenza dei capillari fragili. Con lui solitamente la difesa migliora irradiando tutta la squadra. Stasera con lui in campo il plus/minus è di -1 a limitare i danni. Va per le terre su una finta di Mitchell ma è passi in partenza. 1/1 dal campo.
 
C. Zeller: 6
4 pt., 6 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. 2/5 dal campo compreso un piazzato tremolante… Mi tocca prendere in prestito un ingrediente da un’altra ricetta perché qui gli elementi sono finiti. Faccio uno strappo alla regola e personalizzo con la “chaise longue pezzata”. L’agrippina o chaise longue non è nient’altro che una poltrona allungata. Non serve nel piatto ma ha la sua funzione per adagiare delle fettine di colombaccio impotente delle Cinque Terre… Va beh, ma “chissene”… era per dire che Cody all’uscita dal campo è pezzatissimo e se non è bello magari stargli troppo vicino a fine gara, dalla televisione rende meglio, lasciandoti soddisfatto per l’impegno. La tecnica è un’altra cosa, comunque… Anche stasera così… grande intensità, qualche limite su certe tiri ravvicinati… può aiutare ma non cambiare esiti già scrtti…
 
Monk: s.v.
3 pt. (1/3) chiude con tre punti ottenuti al primo tiro poi in entrata contrastata da Gobert appoggia in Indocina e sparacchia da lì la successiva tripla che rimbalza sul ferro. Ci prova ma in due minuti è tardi…
 
Bacon: s.v.
0 pt. (0/0). Rattristato in panchina entra per due minuti e commette un turnover.
 
Stone: s.v.
La novità è che si è fatto il codino ma questo non gli ha donato super poteri un fallo sotto ch regala un tiro libero in più…
 
Coach S. Clifford: 4,5
Lo chef consiglia: “Prendete le lenticchie, precedentemente tagliate da due vergini altoatesine e tagliatele alla julienne, prendendovi cura delle vostre dita, anche se dieci sono sempre state obiettivamente inutili.” Lui fa rotazioni per 10 giocatori massimo, si ritrova a che fare con lenticchie selezionate da altri, speriamo che portino almeno punti se non soldi… Il problema è che ormai fa fatica a trasmettere il concetto di difesa, non credo onestamente sarà sulla panchina anche l’anno prossimo dovessimo rimaner fuori dai playoffs ancora, per la terza volta in quattro anni, anche perché di gioco ce n’è poco e le scelte di perseverare con Batum e MCW sono ostinatamente controproducenti…

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.