Game 64: Charlotte Hornets @ Miami Heat 101-108

 
DireziHornets
 
Nella giornata della Donna la parola d’ordine e trait d’union con gli Hornets era “kalón”.
Una parola che gli antichi greci usavano per definire la bellezza ma anche il carattere e il pensiero.
Agathós invece è l’espressione della morale, del buono.
Unendo le due parole, i greci formavano la parola “kalokagathía” che univa il bello e il buono, considerati all’unisono la medesima cosa.
Si pensava che il bello fosse anche buono.
Poeticamente ed esteticamente (parlando d’aspetto) potremmo definir così molte donne, realisticamente non sempre è così, ma spesso la lotta femminile per le rivendicazioni (per la parità tra sessi) non è stata facile ma, l’intelligenza e il carattere le hanno portate a più giusti ed equi livelli, anche se ci sarebbero parecchi distinguo culurali, geografici da fare ma sarebbe troppo prolisso in un pezzo già “sostanzioso”…
Così… anche per gli Hornets la lotta per i playoffs non sembra agevole.
Charlotte (nome femminile della città ricavato dalla Regina di Mecklenburg-Strelitz) nella notte non è andata oltre un’“onorevole sconfitta”, quando nel finale Waiters si è erto a protagonista infilando nove punti con tre bombe che hanno tagliato le gambe ai Calabroni, i quali hanno fallito con Walker un possibile e non difficile -2.
Da salvare appunto il carattere, o grinta ritrovata con la quale la squadra di Clifford è scesa su parquet di Miami, di questo c’è da esser soddisfatti, sperando di replicare in codesto modo (cambiando risultato) nelle successive sfide a venire.
Ora gli Hornets sono nel limbo più assoluto, la direzione da prendere però credo sia una.
Forse è presto per arrendersi con un marzo di partite casalinghe, se dovessero decider di tankare, aspetterei almeno il trittico casalingo che inaugureremo dopodomani contro Orlando.
A proposito di Florida… gli Heat iniziavano male da tre (2/10) ma finivano con un 17/41 per un 41,5%…
Waiters terminava con 5/10 da dietro l’arco e 24 punti totali, precedendo Dragic con 22 e Babbitt che ha chiuso con 12.

Michael Kidd-Gilchrist all’AmericanAirlines Arena è stata la classica discreta presenza. 12 punti per lui alla fine della serata.
2017 NBAE (Photo by Issac Baldizon/NBAE via Getty Images)

 
Gli Hornets mettevano in campo il solito quintetto (Walker, Batum, MKG, Williams e Zeller), gli Heat invece calcavano il parquet con; G. Dragic, Waiters, McGruder, Babbitt e Whiteside.
 
Whiteside vinceva la palla a due, 15 secondi più tardi un jumper di McGruder l’incastrava tra ferro e vetro.
Si ripartiva con una nuova palla alzata al centro, il risultato era lo stesso ma Batum s’infilava nella metà campo avversaria recuperando la sfera che Zeller comunque non spediva dentro provando il piazzato fuori misura.
Da una palla persa, recuperata da Batum, Cody aveva modo di rifarsi segnando il 2-0 da pochi passi.
Babbitt ci provava due volte da tre punti in due differenti azioni, sulla seconda faceva centro e gli Heat ottenevano il primo vantaggio di serata.
Charlotte cambiava leader della partita con Batum, anche lui al secondo tentativo; sul primo incontrava Waiters sulla sua strada a stopparlo, sul secondo battendo Dragic sulla baseline sinistra realizzava atterrando con brivido (evidenziando dolore alla caviglia).
Partita viva, difese pressanti, ma Waiters in attacco frontale contro Zeller, spostando il peso sull’entrata depistava il nostro centro finendo per degnare il 4-5 che diveniva 4-8 a 8:06 grazie a un rimbalzo offensivo di Whiteside che insisteva nell’azione spalle a canestro contro Zeller, il quale commetteva fallo lottando, regalando involontariamente una giocata da tre punti rifinita dal classico FT.
Batum nell’angolo destro allungava lo stesso arto e recuperava quasi involontariamente un pallone destinato al tiratore dietro di lui, in attacco Marvin iniziava i contatti a luci rosse, la prima volta con Babbitt, il quale involontariamente prendeva un colpo sul mento sulla finta di tiro di Marvin che liberatosi dell’avversario (finito a terra) caricava e segnava dalla media.
Waiters commetteva due falli (su MKG in entrata e su Lamb in pressione), il primo costava un punto (liberi splittati), poi era Batum (6:22) sulla linea di fondo sinistra a salire per segnare due punti a contatto con McGruder che regalava anche il libero del pari a quota nove.
Richardson era stoppato da MKG che fungeva da ombrello protettivo poco prima del ferro, Batum invece dall’altra parte dribblava nello stretto come birilli alcuni difensori degli Heat arrivando sin sotto l’anello per servire a destra Zeller che da due passi realizzava il sorpasso.
McGruder scappando a Lamb depositava il nuovo pari a doppie cifre, Lamb in attacco si riscattava impostando l’azione sulla sinistra con il passaggio in post per Cody, il quale restituiva sul movimento di Jeremy che andava a infilare un preciso jumper dalla media baseline sinistra.
Hornets che allungavano a 2:56 con un appoggio di Jeremy al vetro e con un 2/2 di Williams in lunetta prima che il n°16 degli Heat interrompesse il mini parziale color teal.
A 1:22 O’Bryant serviva perfettamente Batum in corsa che appoggiava al vetro nonostante un difensore in corsa parallela provasse a resistere sino all’ultimo.
Dopo un ½ di Williams dalla linea (Hornets in bonus), il barbuto Johnson segnava da sotto facendosi spazio su Lamb.
Roberts segnava due punti frontali ma al buon attacco non seguiva altrettanta difesa; andandosi a schiantare contro Dragic, impegnato al tiro da tre punti parzialmente difeso da uno schermo, regalava tre punti dalla lunetta a Goran.
Con queste tre singole realizzazioni Miami rientrava sul -4 ma Charlotte chiudeva il quarto in vantaggio 22-18.
 
La panchina di Charlotte non giovava a Clifford per usar un eufemismo.
Dragic iniziava segnando in transizione, poi scintille tra Williams e Richardson, il quale si schiantava su un blocco all’ultimo di Marvin ritenuto regolare, così com’era ritenuta regolare (o più probabilmente “non vista”), sulla palla persa da Marvin, una spinta del n°0 sulla nostra stessa PF.
Per un’altra “storia tesa” tra i due con Williams che aveva qualcosa da dire al più smilzo avversario, la terna propendeva per due tiri liberi contro e palla agli Heat (flagrant 1).
Il pari arrivava quindi dalla lunetta, il sorpasso era opera di Reed, ancora a gioco fermo.
Il suo ½ a 11:26 portava avanti gli uomini di Spolestra che terminavano il parziale di 13-0 segnando con Ellington da tre e Dragic con una correzione in transizione per il 22-28.
Belinelli dalla diagonale sinistra affondava due punti interrompendo il parziale dei locali che pochi istanti dopo mettevano dentro il 24-30 grazie a una schiacciata di Reed.
Gli Hornets non producevano molto dalla panchina; Roberts falliva la tripla dall’angolo, Lamb stoppava la tripla di Richardson ma la palla rimaneva dalle parti della baseline destra, il numero zero riprendeva e metteva dentro da due punti. Clifford rilanciava in campo Kemba ma a ottenere tre punti dalla lunetta era Belinelli che freddamente realizzava il 3/3 per il 27-32.
Richardson sparava l’ennesima tripla a vuoto (2/10 per Miami sino a quel momento) mentre Kemba al primo tentativo, dalla sinistra faceva centro a 8:17 riportando a -2 (30-32) Charlotte che tuttavia subiva proprio una tripla by Ellington.
A 7:39 un uno contro uno di Lamb su Dragic si chiudeva con un leggero fade-away vincente.
A 7:02 Williams anticipava la difesa di Miami correggendo con perfetto tempismo un errore al tiro di Cody.
Giunti nuovamente al -1 con i titolari (34-35), gli Hornets si perdevano incassando un veloce 0-11 partito da un gioco da tre punti di Waiters a 6:40 e chiuso dallo stesso giocatore con una tripla dalla sinistra su Belinelli.
Si giungeva quindi sul 34-46 con gli Hornets sull’orlo del baratro. Kemba con la seconda tripla di serata risolveva il digiuno punti, poi in difesa subendo il venticinquesimo sfondamento stagionale annullava di fatto il canestro di Dragic finitogli addosso come un treno sul rilascio.
Kemba a 4:02 trovava anche l’appoggio sotto ma Babbitt sparando un lunghissimo fendente da tre punti con poca parabola realizzava il 39-49 che allontanava ancora una volta i teal.
A 3:30 un’azione di Kemba in penetrazione era conclusa con una finta in allungo e un tiro ricomponendosi su Whiteside che non riusciva fermare il nostro capitano nonostante l’altezza a favore. Imenotteri che si riavvicinavano pesantemente con un rapido arresto e tiro MKG metteva dentro un elbow jumper in transizione, seguiva un 3/3 dalla lunetta di Kemba a 2:32 (fallo di T. Johnson che allargava le braccia in direzione degli arbitri) e dopo un pallonetto a cercar Whiteside brillantemente deviato da Batum, un passaggio da sotto canestro all’indietro di Cody per MKG vedeva quest’ultimo arrivar di gran carriera per provare a infilare in schiacciata; il centro degli Heat commetteva fallo ma la nostra ala piccola realizzava ugualmente dalla lunetta il 48-49.
A 1:45 Kemba for the lead…contro T. Johnson la conclusione dalla media in step back dava l’esito sperato, ovvero il sorpasso 50-49, anche se non ci metteva molto Dragic a controsorpassare in appoggio.
Walker per riportare sopra Charlotte serviva sul tempo Marvin, un attacco frontale portava all’assist Williams, Zeller era il fortunato destinatario e la dunk la logica conseguenza.
Kemba ne realizzava ancora due nel minuto finale ma una tripla di Tyler Johnson chiudeva il primo tempo in perfetto equilibrio sul 54 pari.
 

Marvin Williams e Marco Belinelli.
Prestazioni agli antipodi, buona per Marvin (14 pt., 12 rimbalzi), scarsa per Marco (8 pt., 2 assist).
2017 NBAE (Photo by Issac Baldizon/NBAE via Getty Images)

Il terzo periodo iniziava bene per MKG bravo a realizzare due canestri di seguito, Williams stoppava Babbitt con la sinistra per poi andar a provar la tripla da destra, sfortunatamente storta… Dragic, buon finitore si dimostrava tale quando in penetrazione arrivava al contatto con Zeller in aiuto; gioco da tre punti e Heat sul -1.
Un errore però dello stesso Dragic (non da lui) in transizione dava la possibilità di replica veloce a Williams, il quale questa volta non mancava il bersaglio centrandolo da oltre l’arco imbeccato da un fast break di MKG.
A 9:23 un fallo di McGruder su Batum portava sul +6 la squadra del North Carolina, la quale tornava a tre nuovamente colpita dalla tripla del fastidioso Babbitt.
Waiters dal lato sinistro pareggiava a 8:29, un ante litteram di un finale surreale per la guardia numero 11 in maglia rossa.
Marvin prendeva un’iniziativa dalla destra; la penetrazione in uno contro uno si arrestava alle soglie del pitturato, dove Dragic chiudeva in aiuto su un Babbitt sul pezzo, nonostante tutto il soft touch di Marvin finiva imparabilmente in fondo alla retina. Charlotte conquistava anche tre FT con Batum, il quale intuiva che Richardson volesse provare a fermare la sua tripla schermata; il numero zero si frapponeva tra i giocatori di Charlotte toccando il francese sul tentativo, anche se ritraendosi tentava di aggiustare l’irreparabile.
Il nostro numero 5 faceva l’en plein portando lo scoreboard sul 68-63.
Passavano solo sei secondi, però e su un’uscita di Marvin Dragic copiava con dinamiche differenti la nostra guardia.
Il risultato era sempre un perfetto 3/3 e la gara tornava quasi in bolla.
Una buona difesa di MKG era seguita da una stoppata di Zeller su Whiteside nella medesima azione, nulla potevano però poco più tardi gli Hornets su Waiters che con una strong drive subiva un paio di contatti di Lamb; due punti, fallo netto e sorpasso dalla linea della carità (68-69).
Babbitt dal corner sinistro girava il coltello nella piaga allontanando di 4 Miami, distanza che veniva parzialmente recuperata da un passaggio di Marco per MKG, il quale bazzicando sulla linea di fondo passava sulla sinistra del canestro e metteva dentro con un gancetto.
Whiteside con un frontale realizzava un tiro facile, meno semplice era il duello di MKG che con un turnaround ascendendo colpiva su una buona difesa di Waiters davanti a lui a contrastarlo.
A 3:43 Marvin con un appoggio dalla sinistra piuttosto ampio otteneva il pari ma a 3:26 era ancora Miami a prender le redini dell’incontro sferrando una tripla con Ellington.
Un left hand altissimo al vetro di Lamb restituiva il minimo svantaggio a Charlotte che a 2:46 incassava però una dunk “appesa” di Whiteside.
Un soft touch di Kemba su Richardson dava le premesse per il sorpasso che lo stesso capitano otteneva grazie a un ribaltamento di Belinelli; Walker sparava da tre dalla diagonale destra, il tracciante era di quelli letali ma non era finita lì perché dopo un air-ball di Waiters Vs Belinelli arrivava la bomba passando dietro il blocco; l’autore era sempre il capitano che cambiava diagonale ma non risultato spedendo la squadra di Jordan sull’84-79.
Si chiudeva con un 2/2 di Walker e un 86-81 il terzo periodo.
 
S’iniziava l’ultimo quarto maluccio.
Un paio di tentativi da tre a testa per J. Johnson e M. Belinelli vedevano il primo uscire sorprendentemente con 6 punti e il secondo con tre, uno spin in area di Dragic (Heat con il doppio play) su Roberts seguito da un appoggio al plexiglass colmava il divario portando la sfida sull’89 pari.
La partita prendeva una brutta piega con parte della panchina in campo, infatti, Reed metteva a segno un paio di canestri, Marvin metteva una pezza in rientro andando con il super mantello a stoppare Dragic.
Gli Heat andavano in lunetta due volte; la prima con J. Johnson, la seconda con Reed, nel mezzo rientrava Batum che aveva avuto problemi alla caviglia (per la seconda volta durante la nottata, questa volta era atterrato con il piede su un arbitro), ma… tornando agli esiti dei FT Miami perdeva la possibilità d’allungare facendo un clamoroso 0/4…
Cody subiva una stoppata in recupero dopo aver rollato bene, T. Johnson aumentava le triple della “Johnson Family”, così Miami scappava sull’89-96 a 5:56.
Un lungo due punti di Batum in uno contro uno era molto apprezzabile per il risultato, il tempo, però passava e se Miami faceva scadere i 24 secondi d’attacco, la drive di MKG si concludeva in un nulla di fatto.
Charlotte potrebbe ancora recuperare, ma nel finale entrava in scena Waiters che bersagliava il canestro di Charlotte dalla sua mattonella sulla diagonale sinistra; su Batum portava il punteggio sul 91-99.
A questo canestro rispondeva Batum con una penetrazione dalla sinistra attenuata sull’appoggio da un tocco di Whiteside che non impediva alla sfera di carambolare nella retina.
Passi di Whiteside (saltando sul posto e ricadendo senza aver rilasciato la palla), tap-in di Zeller dopo errore al tiro di Batum, la disperata rincorsa di Charlotte (95-99) era interrotta ancora da Dion che ancor più da sinistra batteva Batum per la seconda volta.
Kemba con il solito passaggio oltre lo schermo alto e tripla frontale a 1:50 replicava infilando il 98-102.
Sull’azione decisiva James Johnson non segnava ma Waiters sotto canestro rubava il rimbalzo offensivo, Miami andava a vuoto ancora ma la sfera colpendo il ferro usciva sul lato destro, Batum non ci arrivava, era Whiteside a impossessarsene e a iniziare l’azione che avrebbe portato Waiters a sganciare anche il 98-105 con :45.3 sul cronometro.
Era Kemba una decina di secondi più tardi ad attutire lo svantaggio con una giocata da tre punti.
Il 101-105 dava poche speranze, tuttavia a centrocampo sotto pressione Tyler Johnson si faceva intercettare da Kemba un passaggio in orizzontale, la corsa si Kemba dall’altra parte, la pressione di T. Johnson, l’arresto e il tiro ravvicinato dopo aver fatto passare l’avversario come un toro sotto il mantello ma niente violenza, il tiro era sbagliato, lì si chiudevano le speranze ospiti costretti al fallo.
Miami dalla lunetta portava a casa la partita 101-108.
Pagelle
 
Walker: 7
 
33 pt. (11/24), 4 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Perde tre palloni ma fa 5/11 da tre e 6/6 dalla lunetta. Elimina gli zeri da ogni casella se non quella dei rimbalzi offensivi. Alla voce assist solo 1 è la cifra ma stasera gioca per dare punti a un team in difficoltà in questa cruciale, se non più che fondamentale parte del tabellino. I suoi 33 non bastano, come gli anni di Cristo. Porta la croce per tutta la gara e ci crede, non posso cancellare un voto alto per l’errore, pur importante, nel finale (dove viene anche stoppato da tre a partita ormai finita, rovinando il 50% da oltre l’arco) dopo che ha tenuto in piedi la partita.
 
Batum: 6,5
 
16 pt. (5/14), 7 rimbalzi, 2 assist, 4 rubate. Niente da fare da tre punti. Gioca mezz’ora condizionato da un paio di piccole storte alla caviglia. Buon primo tempo, nel finale prende in faccia due bombe di Waiters, replica un paio di volte parzialmente della sinistra. Spiccano le 4 steal. Porta palla al posto di Walker qualche volta nel primo tempo se Kemba è pressato in maniera eccessiva.
 
Kidd-Gilchrist: 6,5
 
12 pt. (5/7), 5 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Il suo difensivamente lo fa. Gioca solo 25 minuti per dar spazio anche a Lamb e Belinelli, il quale stasera gioca poco meglio delle ultime due uscite ma non è ancora lui sicuramente. Io terrei MKG nel finale ora, anche se Marco, lo scrissi, potrebbe tornare utile a volte. Peccato per l’errore sulla drive ma per uno classificato come non pervenuto al tiro, il 5/7 di serata non è niente male. Rispetto all’MKG originale però qualche rimbalzo manca, anche se il minutaggio, ripeto, è stato ridotto.
 
M. Williams: 7
 
14 pt. (5/8), 12 rimbalzi, 3 assist, 3 stoppate. Le note negative sono le tre perse e i due tiri liberi fatti prendere contro Charlotte per il suo nervoso duello con Richardson nel primo tempo. Da lì si capisce che ha voglia e si nota. Non è quello di Miami dell’anno scorso. Fa una gran partita. Scudo stellare mette a referto tre stoppate spettacolari e va in doppia doppia sbagliando poco. A Babbitt lascia le triple.
 
C. Zeller: 6,5
 
8 pt. (4/8), 5 rimbalzi, 2 assist, 2 stoppate. Un buon recupero allungando la mano da dietro sulla palla per rovinare una transizione agli Heat. Mi aspettavo qualche rimbalzo in più ma il centro degli Heat è cliente scomodo. Clifford lo sfinisce tenendolo in campo 42 minuti non fidandosi di Wood e con O’Bryant infortunato.
 
Lamb: 6
 
8 pt. (4/7), 3 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Gioca 24 minuti, gira più che discretamente in attacco ma in difesa si fa battere e/o commette falli. Nella media guadagna la sufficienza.
 
Roberts: 5
 
2 pt. (1/3), 2 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. In regresso. Si salva contro Tyler Johnson in avvio di ultima frazione e nel primo tempo segna due punti, poi in 10 minuti prende un paio di rimbalzi.
 
O’Bryant: 5,5
 
0 pt. (0/1), 1 assist. Non va benissimo in difesa, anche se gioca solo tre minuti. Mette a referto un assist di qualità, poi esce per infortunio sul tiro sbagliato.
 
Belinelli:5
 
8 pt. (2/8), 1 rimbalzo, 2 assist, 1 rubata. Marco gioca 26 minuti, si prende qualche tripla in faccia. A volte va in chiusura in leggero ritardo ma fa sbagliare gli avversari, Ellington nel finale su un tiro ne risente. Al tiro non va bene ancora, come nelle ultime due gare.
 
Wood: 5
 
0 pt. (0/0). Gioca due minuti e perde un pallone da dilettante. Anche dietro non sembra solido e Clifford lo toglie immediatamente a ragione.
 
Coach Clifford: 6
 
La squadra si è battuta bene per larghi tratti anche se le soluzioni son quelle che sono in attacco, non tantissime. L’anno scorso si vedeva decisamente un gioco più articolato e piacevole. La costruzione di questi Hornets è stata la brutta copia di quelli 2015/16, tuttavia lo spirito è quello giusto. Sconfitta contro una possibile rivale per i playoffs, nulla però è perduto con le prossime tre sfide casalinghe, a patto di vincerle. Forse avrei fatto qualche scelta diversa nel finale ma qui stiamo parlando con il senno di poi.
Versione “estesa”.
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.