Game 69: Charlotte Hornets Vs Utah Jazz 111-119

Kelly Oubre Jr., principale scorer degli Hornets con 24 punti.
Buon secondo tempo offensivamente parlando, dopo un primo nettamente inferiore.
Di spalle Kai Jones con capelli verdi. Atletismo fantastico ma manca qualche kg per irrobustirsi un minimo e reggere in difesa.

Charlotte incappa nella serata “In the zone di Talen Horton-Tucker” che dal secondo quarto sale di tono sino a creare il divario e a decidere la partita utilizzando tecnica e fisico compatto.

Proprio questa è stata la parola chiave per spiegare la differenza tra le due squadre.

Utah è rimasta più solida e ha vinto 48-70 a rimbalzo, vincendo 36-66 nei punti in area, al tiro dal campo con 40,8% per Charlotte contro il 44,7% e nel 14-25 in 2nd chance…

A Charlotte non è bastato un clamoroso 14-4 nelle stoppate, e un ribaltato tiro da tre punti: 42,5% contro il 28,1% di Utah.

Gli Hornets hanno fatto un buon lavoro intorno all’anello ma non in generale difensivamente: mancanza di comunicazione, difesa friabile sui pick and roll tanto da diventare a tratti da disperazione per chi – fan di Charlotte – poteva solo assistere ad una difesa battuta troppo facilmente dai cambi e da una propria zona – come detto – “imprecisa”.

Utah così’ vinceva la serie stagionale grazie ai 37 punti e 10 assist di Horton-Tucker ai 17 di Kessler che univa anche 16 rimbalzi (decisivo, specialmente nel primo tempo nell’influenzare diversi tiri sotto canestro), 17 anche per Olynyk mentre 13 ne ha messi il finnico Markkanen – 13 rimbalzi anche – che tuttavia ha chiuso con un disastroso 3/22 dal campo precedendo Agbaji a chiudere gli uomini in doppia cifra con 10 pt. (3/10) mentre Charlotte ha beneficiato dei 24 di Oubre Jr., dei 22 pt. di Rozier, 18 per P.J. Washington e 13 per DSJ.

I due centri che sostituivano Mark Williams hanno fatto benino anche se i rimbalzi sono da migliorare ma il giamaicano è parso poco fluido e Jones troppo poco pesante anche se con atletismo pazzesco.

Nick ha chiuso con 9 punti, 8 rimbalzi e ben 5 stoppate, Kai con 6 punti, 5 rimbalzi e 3 stoppate e due possibilità di FT che la terna non gli ha incredibilmente concesso…

La L arresta la mini-striscia vincente e tiene Charlotte al quartultimo posto nella NBA con un occhio sempre ad Orlando ma i calabroni avranno una possibilità già in questa stessa serata (bizzarria del fuso orario) con la partita contro i Cavaliers.

Game recap

Charlotte si presentava senza Mark Williams oltre ai soliti Cody Martin, LaMelo Ball (ricordiamo stagione finita) mentre “recuperava” Rozier alle prese con una contusione al polpaccio.

Per Utah, assenza pesante in Sexton.

I Jazz prendevano subito il vantaggio 0-6 dopo un alley-oop di Kessler e non lo cedevano anche se Rozier metteva dentro i primi canestri di Charlotte e P.J. Washington da tre a 8:17 realizzava il 7-11.

Il senso di urgenza dei Jazz per rimanere in vantaggio era sempre presente così si creavano elastici nei quali gli ospiti tentavano di fuggire (13-19 a 5:43 con Horton-Tucker) al rimarginamento quasi completo della ferita (18-19 a 4:37 Hayward in arresto e tiro dal mid-range) mentre poco più tardi Fontecchio e Hayward si rispondevano da oltre l’arco alzando un punteggio che vedeva – nonostante un primo tempo dalle basse percentuali per Markkanen e Oubre Jr., i Jazz al comando 29-32 (Hornets che riducevano grazie alla cortesia di Jones che nel finale stoppava Markkanen, recuperava un rimbalzo e andava a schiacciare in maniera decisa sull’altro fronte recuperando dall’errore di DSJ e anticipando Fontecchio) dopo 12 minuti.

Nel secondo quarto i Jazz allungavano decisamente dopo aver visto gli Hornets a ridosso sul -1 più di una volta (McGowens dopo 2 FT a 10:08 per il 35-36) ma a 4:54 il punteggio era di 40-50 dopo 3 canestri consecutivi di Horton-Tucker.

Alla fine del primo tempo era 49-58 con Utah ad avvantaggiarsi prevalentemente (cosa già accaduta in passato) sul tiro da fuori 5/20 CHA, 7/21 UTA) e dai rimbalzi (26-36) che portavano anche a delle 2nd chance pts (7-14).

La squadra di Salt Lake City era spinta da Horton-Tucker con 15 punti, 6 rimbalzi e 4 assist nonostante i Calabroni provassero a proteggere l’area piazzando ben 9 stoppate (gran energia e tempismo per Kai Jones che chiudeva con 3 stoppate) e da delle difficoltà a gestire i pick and roll o pick and pop nella ripresa si passava anche a subire qualche transizione troppo semplice con Charlotte quasi alla resa finita sotto anche di 23 punti con un Horton-Tucker entrato “In the zone” che ai 24′, dopo una serie di canestri, completava l’opera superando Rozier in fade-away anche se Oubre Jr. a cavallo tra la parte finale del terzo e l’inizio ultima frazione metteva dentro ben 13 punti riprendendosi dopo l’1/9 del primo tempo e a 8:25 DSJ – sempre da fuori – infilava il 92-101.

Charlotte recuperava sino al -7 a 5:25 quando in transizione T-Ro dava indietro al numero 10 ucraino che dopo aver mancato precedentemente un facile appoggio (toccato dietro da Jones ma errore praticamente tutto suo) realizzava il 98-105 e salivano le recriminazioni per un’azione in precedenza sulla quale Olynyk andava diretto sul bicipite sinistro di Jones che in salto – dopo la triangolazione in corsa con DSJ – perdeva palla con la terna a completare con una svista colossale l’opera di piccole decisioni prese a sfavore di Charlotte (diverse contro P.J. Washington).

Utah non demeritava nonostante gli scempi arbitrali ed il rientro di Horton-Tucker cambiava ancora il match con Talen che usava il fisico e la tecnica andando in appoggio, segnando liberi e realizzando una tripla da ben oltre la linea inarcata grande fino al 103-114 (la tripla appunto, restituita a quella messa da P.J. Washington a 3:48), tempo solo per i ritocchi fino al 111-119…

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.