Il Punto @ 62

hCharlotte-Hornets-New-Logo - Copia

Esattamente dieci partite dopo l’ultimo punto della situazione, scritto dopo gara 52 e prima dell’All-Star game, torno a occuparmi dell’andamento delle ultime partite.
Giocata gara 62 contro Washington ieri notte, a oggi mancano esattamente venti partite alla fine della stagione regolare, con gli Hornets ancora in bilico tra la partecipazione o l’eliminazione dai playoffs.
Negli ultimi giorni sono saliti e scesi più volte nella classifica a Est, dove avevamo lasciato 6 squadre in lotta.
A oggi forse le squadre sono diminuite a 5, con Detroit che nelle ultime partite è stata sconfitta più volte, pregiudicandosi serie possibilità di conquistare la post season.
Nonostante un positivo 6-4 nelle ultime dieci partite, gli Hornets hanno “perso” una posizione in classifica rispetto al punto nel quale c’eravamo lasciati, merito dei Pacers, caldissimi che hanno raggiunto e scavalcato di mezza partita gli Hornets e sarebbero a pari davanti, in virtù delle due vittorie a una negli scontri diretti di quest’anno.
Sono state tutte partite tiratissime quelle con i Battistrada, peccato averne perse un paio agli ultimissimi secondi per due ingenuità clamorose.
Anche la vittoria di Charlotte è arrivata all’overtime (solo 71 punti concessi a Indiana, dovrebbero essere il punteggio concesso più basso di sempre disputando un supplementare), ma il 4/4/2015 avremo la possibilità di vincere e pareggiare la serie a Indianapolis, magari senza supplementare. Il record attuale dei Calabroni è 28-34 (.452).

In queste 10 gare gli Hornets incontravano 5 squadre che al momento si trovavano sopra i .500 e altrettante sotto i .500.
Le gare casalinghe giocate sono state 4 contro le 6 disputate fuori dalle mura amiche.
Sono arrivate sei vittorie e quattro sconfitte, un buon bilancio considerando le difficoltà affrontate.
Il record casalingo è stato 2-2, mentre in trasferta gli Hornets sono stati corsari vincendo ben 4 gare a fronte di 2 sole sconfitte.

Vediamo nel dettaglio le dieci gare giocate:

53) Vs Oklahoma City Thunder (35-28) L
54) @ Dallas Mavericks (41-24) L
55) @ Chicago Bulls (39-26) W
56) @ Boston Celtics (26-36) L
57) @ Orlando Magic (21-43) W
58) Vs Los Angeles Lakers (16-46) W
59) @ Brooklyn Nets (25-36) W
60) Vs Toronto Raptors (38-25) W
61) @ Detroit Pistons (23-39) W
62) Vs Washington Wizards (36-28) L

In questa serie di partite balza all’occhio la striscia di cinque vittorie di seguito, con la quale Charlotte si è rilanciata in chiave playoffs.
Queste vittorie sono state inanellate in una settimana, l’ultima gara, persa contro i Wizards, è stata la sesta gara disputata in nove giorni a causa di un calendario massacrante che la NBA ha imposto agli Hornets, i quali a inizio stagione erano stati giudicati da alcuni analisti come tra i maggiori sfavoriti (il terzo peggior calendario) dalle date che la lega ha presentato alla squadra di Jordan.
Facciamo, però un salto indietro nel tempo e torniamo ad appena dopo l’All-Star Game.
Con Kemba out in fase di guarigione prossimo al rientro, la società decideva di scambiare con Minnesota il deludente Gary Neal per Mo Williams (play d’esperienza) e Troy Daniels (guardia tiratrice di riserva). Lo scambio si rivelava fortunoso per le sorti degli Hornets poiché Maurice detto “Mo” iniziava subito bene la sua avventura con i Calabroni, segnando a raffica, tuttavia le sue prestazioni non bastavano nelle prime due gare con gli Hornets obbligati a cedere ai Thunder in casa per colpa di un Westbrook in formato strepitoso da All-Star Game.
Anche a Dallas dopo essere stati sotto di troppi punti, i Calabroni si riavvicinavano, ma erano respinti dai Mavericks, così Charlotte si trovava in classifica con un pessimo 22-32, in più la prossima gara era da presagio negativo per molti, poichè sarebbe stata una sfida difficile da affrontare; contro i Bulls a Chicago.
E’ vero che i Tori avevano appena perso Rose per tutta la stagione ma annoveravano tra le proprie fila la scoperta Butler che sta giocando ad altissimi livelli, Pau Gasol, Noah e una cerchia di giocatori pericolosi.
Gli Hornets reduci da 5 sconfitte tra pre e post gara delle stelle riuscivano a interrompere il digiuno grazie a un’ottima prestazione di squadra con un ottimo MKG e un altrettanto importante Mo Williams a trovare canestri decisivi nel secondo tempo.
Già a Boston però Charlotte ricadeva, raffreddando l’entusiasmo per una vittoria insperata per molti.
Ora per entrare in zona playoffs non c’erano altre soluzioni, vincere tutte e cinque le gare che si sarebbero disputate la settimana seguente; contro Orlando in Florida gli Hornets giocavano una partita da favola e battevano i Magic pareggiando la serie 2-2 (tutte vittorie esterne in questo head to head), contro Lakers in casa la faccenda si complicava, ma alla fine i teal & purple la spuntavano 104-103, perdendo troppe energie in vista di una gara cruciale a Brooklyn, avversaria diretta, con la quale gli Hornets avevano disputato una gara casalinga in stagione perdendola.
L’importanza di pareggiare la serie era dovuta al fatto che contro i bianconeri ci sarà solamente un’altra gara, il 26 marzo, che diverrà uno spareggio e gli Hornets potranno contare sul fattore campo, anche se quest’anno non ha decisamente funzionato in termini d risultati ottenuti. Gli Hornets stupivano mettendo una tremenda energia da subito.
I Nets dopo pochi istanti erano già annichiliti e per i nostri arrivava una facile vittoria.
Anche con i Raptors, in una partita che si surriscaldava un po’, si portava a casa una buona vittoria (a Charlotte).
L’ultima gara vinta era disputata nella Motor City per antonomasia, quella del Michigan e dopo un primo tempo brutto nel quale gli Hornets avevano messo in moto i Pistoni non difendendo bene, trovavano energie e convinzione nella seconda parte di gara finendo per vincere 108-101. Scarichi per le troppe partite gli Hornets tornavano a Charlotte per un back to back contro i Washington Wizards.
Si capiva subito che non ci sarebbe stata storia nonostante le speranze di rimonta.
Troppo stanchi gli Hornets per una squadra che nonostante il momento di forma non brillantissimo resta pur sopra i .500.

Comunque, nonostante l’ultimo passaggio a vuoto, la squadra con l’innesto di Mo Williams, veterano NBA, assomiglia di più a una squadra NBA “normale”, pur mantenendo le proprie caratteristiche di estremisti della difesa, anche se Mo ha un po’ ammorbidito quest’aspetto.
Senza giocare una hard-ball Charlotte tuttavia, vincerebbe ben poche gare.
Analizziamo ora i settori del roster, non prima della citazione di Big Al, il quale aveva già capito tutto parlando con l’amico Mo al telefono dicendogli: “Funzionerà, vedrai”…

Backcourt

Mo Williams ritrovava il suo vecchio amicone Al Jefferson e trovava subito l’intesa con la squadra, tanto da spingere uno scettico coach Clifford a ritrattare le proprie idee, dicendo che Mo è un professionista, il quale dopo due giorni sapeva già tutto (grazie al suo lavoro extra con gli allenatori di Charlotte) sugli schemi degli Hornets.
A giudicare dal beneficio che ne hanno tratto gli Hornets, direi che l’affermazione è veritiera.
La capacità di Mo di realizzatore e quella di penetrare e scaricare permettono agli Hornets una doppia minaccia che le altre squadre non sempre riescono ad affrontare.
Mo può colpire da 3 punti, da due e lo fa costruendosi il tiro velocemente il pull-up, può andar dentro e appoggiare o scaricare, questo unito alle buone spaziature, permettono dei tiri abbastanza comodi agli esterni o comunque in generale all’uomo che si è venuto a trovare libero.
Inoltre Mo toglie pressione a Jefferson, anche se il gioco dentro/fuori Big Al/Mo non è stato usatissimo, un raddoppio del piccolo sul nostro centro potrebbe sempre voler dire lasciare un tiro ad alto coefficiente a Williams. Insomma, Big Al pur mantenendo il suo ruolo di totem del post basso è coadiuvato bene da Mo, il quale con i suoi passaggi apre a una serie di situazioni interessanti.
Mo ha migliorato l’attacco di Charlotte, spesso salito nelle ultime gare sopra i 100 punti, se la difesa (qui Mo paga un po’ contro i top players) continuasse a tenere la bassa media punti concessa agli avversari, probabilmente, l’obiettivo playoffs sarà raggiunto.
L’altra new entry Troy Daniels si è visto ancora pochissimo in campo, è quindi ancora ingiudicabile, giacché oltretutto ha giocato pochi minuti nel garbage time.
Henderson è stato un po’ la cartina tornasole con le sue prestazioni della squadra, è andato bene nelle vittorie e male nelle sconfitte.
Mo Williams e MKG ultimamente gli tolgono qualche tiro, però lo sgravano anche dal compito involontario e primario di assist man quando Roberts aveva occupato il posto di Walker, tuttavia nella penultima partita con Detroit, Henderson ha distribuito ben 9 assist poiché partecipa al gioco di squadra con passaggi, tagli, si prende anche i suoi jumper.
Il suo momento più basso recentemente è stato a Boston, dove ha commesso diversi turnover nel finale, qualche volta commette passi in partenza, deve invertire la rotta su questo fondamentale.
Walker è ancora fuori per l’infortunio al ginocchio e avrebbe dovuto rientrare a metà marzo per le cinque impegnative trasferte consecutive a partire da quella a Salt Lake City ma già stasera potrebbe tornare a giocare qualche scampolo di gara contro Sacramento.
Roberts è tornato in panchina sin dalla prima gara nella quale Williams si è reso disponibile.
I pochi minuti concessi uniti al fatto che da lui si chiedano punti ne fa oggetto di un aerogramma da montagne russe.
Bene a Chicago e contro Toronto, malissimo nell’ultima (0/10 dal campo) contro Washington.
Shooting Forward

Lance Stephenson aveva ripreso male contro i Thunder, poi ha fatto bene a Chicago e nelle ultime tre gare sembra aver ritrovato il talento e sembra essere tornato a divertirsi, con iniziative personali con finte di crossover ha regalato qualche perla per gli highlights, ma anche le sue prestazioni si sono fatte più concrete, anche se perde qualche pallone di troppo. Sembrava quasi uscito dalle rotazioni, invece si rilancia con le ultime partite, spariamo che possa diventare un giocatore extralusso che esce dalla panchina e cambia la gara come ha fatto a Detroit.
Il suo contributo è stato fondamentale per superare i Pistons non solo in assist ma anche mettendo tiri importanti. Sembra prenderci un po’ di più da 3 punti.
Kidd-Gilchrist è rientrato dall’infortunio contro i Thunder e solo due volte ha fornito prestazioni mediocri.
Fantastico a Chicago, nell’ultima contro Washington ci ha provato generosamente a ripeter le sue buone prestazioni ma non è riuscito a incidere forse a causa di un po’ di stanchezza. Rimane fondamentale trait d’union tra attacco e difesa.
P.J. Hairston ha non ha più messo piede in campo con Clifford che non gliel’ha mandate a dire criticandolo dicendo che non ha sviluppato un modo per far giocare i suoi compagni meglio.
Jeffrey Taylor dopo aver giocato pochissime partite partendo nel quintetto iniziale ha giocato qualche gara d più ma l’unica degna di nota è stata quella contro i Lakers, una sua decisa azione conclusa con una slam dunk ha regalato 3 punti agli Hornets e l’uscita da una fase delicata della partita.
Per il resto nei pochi minuti in campo in altre partite (in qualcuna per colpa sua) ha dimostrato di essere in difficoltà.

Front Court

Jefferson a parte contro Dallas, gara nella quale è stato fermato nuovamente da Chandler, ha sempre guadagnato la sufficienza, anzi, se non fosse per il suo amico Mo Williams, sarebbe in testa alla mia classifica di rendimento.
Ultimamente ha lavato via qualche dubbio, anche se vicino a sé ha bisogno di un’ala grande o un giocatore che copra il suo uomo quando esce per tirare da un po’ più lontano.
Big Al rimane un po’ troppo ancorato al ferro e lascia qualche open troppo comodo, tuttavia è migliorato nelle rubate e in attacco continua a impressionarmi con quel suo tiro particolare a una mano.
Ogni volta che entra sembra un miracolo, per la tecnica che usa. Big Al è il re del post basso e le percentuali di Charlotte sono aumentate sotto canestro o ai lati del canestro, non è solo merito del buon gioco di squadra ma anche frutto dell’esperienza del centro in grado di crearsi un buon tiro anche in uno contro uno.
Biyombo ha prolungato l’assenza per qualche partita ancora e poi è rientrato a Orlando in coincidenza con la partenza della striscia vittoriosa. Non che sia stato merito suo, Biz, ancora evidentemente in rodaggio dopo l’infortunio, ha giocato bene a Brooklyn, ma a Detroit Clifford ha dovuto preferirgli Maxiell poiché la sua difesa del canestro è stata debole.
Zeller si è dimostrato in crescita dopo il terribile errore con Indiana che è costata la partita. A Orlando è stato devastante, ma anche contro altre squadre recentemente ha fatto bene.
E’ capace d’inserirsi per schiacciare, se vuole sa fare il pick and roll in maniera efficace e può mettere il piazzato lungo.
Un peccato che un infortunio alla spalla (Gortat gli è franato addosso saltando) lo costringa a non giocare questa sera a Sacramento e forse non solo…
Già si parla anche della prossima partita come spettatore.

Auguri a Cody Zeller per un rientro in gran forma a breve.

Auguri a Cody Zeller per un rientro in gran forma a breve.

Maxiell a causa dell’infortunio di Zeller potrebbe giocare un po’ di più.
E’ abbastanza scarso come attaccante, ma i suo piazzatissimo fisico è tornato utile per mettere in difficoltà Detroit.
In attacco non è un fenomeno, sta giocando una difesa discreta ultimamente comunque.
Marvin Williams sta giocando una discreta difesa.
In attacco gli si chiede di trovare triple fondamentali.
La squadra quando è in campo riesce anche ad aprirgli spazi per tiri comodi, a Brooklyn ha dato il via alla fuga, mentre in altre gare hanno fatto registrare basse percentuali…
Sarebbe importante che anche Marvin trovasse una buona continuità per aiutare la squadra nello sprint finale.
Stanotte contro i Kings dovrebbe essere in campo, dalle poche news su Zeller, pare che Cody non ce la faccia a recuperare dall’infortunio occorsogli (ormai improbabile) nella partita precedente, sperando possa rientrare contro i Bulls.
Ormai è chiaro che Vonleh non è tenuto seriamente in considerazione da Steve Clifford.
Ha messo piede sul parquet due volte nelle ultime dieci partite e per pochi minuti nel “tempo spazzatura”, ormai è chiaro che sia ai margini delle rotazioni

Calendario

Nelle prossime dieci gare gli Hornets se la dovranno vedere con 4 squadre sopra i .500 (le partite saranno 5 poiché giocheremo due volte contro i Bulls).
Le gare in trasferta saranno ben 6, delle quali 5 consecutive. Si partirà in casa contro Kings e Bulls, poi gli Hornets andranno on the road a Salt Lake City, Los Angeles (sponda Clippers), Sacramento, Minneapolis e Chicago, prima di tornare a casa per lo spareggio contro Brooklyn.
Le ultime due non saranno semplici; fuori casa contro i Wizards e in casa contro gli Hawks, squadra già qualificata per i playoffs.
L’auspicio è che Charlotte possa continuare il felice momento e arrivare a un record parziale di 7-3, ma anche un 6-4 per continuare la corsa playoffs andrebbe bene, tenendo conto che Walker dovrebbe rientrare a pieno regime a breve (almeno si spera) e che 3 delle 4 gare seguenti sono abbordabili.
Vediamo ora il calendario a breve delle nostre avversarie. Con Detroit che si è auto estromessa dai playoffs perdendo le ultime 7 gare e con Brooklyn un po’ in crisi (anch’essa ha una striscia negativa di 4 partite) anche se non ancora tagliata fuori come i Pistons, le avversarie più accreditate che sembrano rimaste in lizza per due posti sono; Indiana, Miami e Boston.
Gli Indiana Pacers stanno sfruttando un’onda vincente che dura da 6 partite e il loro record parziale delle ultime 10 è 9-1…
Impressionante per una squadra che perso il miglior giocatore prima dell’inizio della stagione, fino a poco tempo fa faceva fatica.
Ritrovato qualche altro eccellente infortunato i gialloblù sembrano poter agevolmente conquistare il settimo posto (se riusciranno a continuare così) anche perché il loro calendario non è impossibile.
Nelle prossime 6 partite affronteranno in casa Milwaukee, Boston e Toronto, andranno in trasferta a Chicago e Cleveland (qui si fa più interessante) e a Indianapolis se la vedranno con i Nets.
Miami ha perso l’ultima gara, Chris Bosh, Whiteside per una partita (squalificato per una gomitata a Olynyk) e ha qualche acciacco tra le sue fila.
Nelle ultime gare è 5-5 e potrebbe non bastare nemmeno Dragic, il calendario non è semplicissimo; dopo la gara casalinga con i Nets andranno in Canada per affrontare i Raptors, torneranno a Miami per giocare un tris di partite ma le prime due contro Cleveland e Portland non saranno semplicissime, l’ultima contro Denver appare abbordabile, infine la sesta sarà a Oklahoma City, altra avversaria scomoda.
Boston è un’altra squadra che non avrà un calendario semplice anche se ha vinto l’ultima partita e nelle ultime 10 è 6-4.
La prima con Memphis è casalinga, ma i folletti dovranno fare una grande partita se vorranno spuntarla sui granitici Grizzlies.
La seconda sarà ancora al TD Center contro Orlando, poi i Celtics si recheranno a Indiana per uno scontro diretto, torneranno a casa per cercare di battere Phila e giocheranno a Ovest contro Oklahoma City e San Antonio.
Al momento Indiana occupa la settima posizione con un 29-34, a mezza partita c’è Charlotte con un 28-34 che occupa l’ultimo posto disponibile per i playoffs, a sua volta a mezza partita dai Calabroni, si trova Miami con un 28-35, mentre al decimo posto c’è Boston a due gare dagli Hornets con un 26-36, infine ancora in lotta c’è Brooklyn che ha un 25-37 di record, a 3 gare dalla squadra di Jordan.
Le prime quattro partite per i Nets saranno in trasferta, non sempre difficilissime.
Stanotte saranno a Miami, poi a Philadelphia e Minnesota, due partite affrontabili, a Cleveland invece le cose si complicheranno ulteriormente. Giocheranno ancora in casa con Milwaukee e alla sesta saranno a Indianapolis…
Poi avranno un calendario variegato medio/difficile sino alla fine.

Record Personali

Walker è il giocatore più impiegato da Clifford, sul parquet rimane per ben 35,6 minuti a gara, secondo e Mo Williams (con 35,2) che conferma la tendenza del coach a lasciare in campo i registi titolari a lungo e terzo è Big Al Jefferson, finalizzatore indispensabile sotto canestro per gli Hornets, il quale calca il parquet per ben 31,4 minuti.
Biyombo è il migliore per percentuale dal campo con il 56,1%, seguito da un altro centro; Al Jefferson che tira con il 48,5%, terzo un po’ a sorpresa, grazie alle sue penetrazioni e al jumper migliorato (nonostante gli sforzi profusi in partita a rimbalzo e in difesa) è Michael Kidd-Gilchrist che segna il 46,8% dei tiri, ancor prima di un’ala grande come Zeller che si piazza momentaneamente al 4° posto con il 46,5%.
Da tre punti, tolti i primi; Zeller, Jefferson e Pargo che hanno un numero di tiri esigui, Mo Williams con il 36,7% è divenuto subito primo, piazzando nella retina quasi 3 tiri a notte.
Secondo si piazza l’altro della scuderia Williams, Marvin, con un 35,3% insieme a Taylor (anche se ha provato pochi tiri), mentre al quarto posto pari merito troviamo con il 32,0% Kemba Walker e Gerald Henderson.
Ai liberi (tolto Pargo con il suo 2/2), il primo è Brian Roberts, garanzia dalla linea, con il 90,5%, poi con la stessa percentuale seguono in seconda posizione con l’87,2% a testa Mo Williams e Gerald Henderson. A rimbalzo Jefferson è primo con 8,8 a gara, al secondo posto c’è Kidd-Gilchrist con 7,6 e al terzo Biyombo che ne cattura 5,9 a gara, anticipando Zeller che ne prende 5,8.
In testa alla classifica assist troviamo l’attivissimo “The Hitman”, Mo Williams, il quale sta viaggiando a cifre impensabili distribuendo 8,5 assist a serata, seguito a distanza da Kemba Walker con 5,2 e da Stephenson con 4,6, gli altri sono poca cosa, il quarto è Henderson con 2,7 a gara. Nella classifica “steal” (palle rubate) Walker è primo con 1,4 seguito dai due Williams con 0,9 a partita.
Dominio ovvio e incontrastato dei lunghi nella tabella stoppate.
Jefferson e Biyombo condividono il primo posto con 1,3 a partita, mentre un’altra accoppiata si stabilisce al terzo posto; Zeller/Maxiell con 0,8 a testa.
La classifica turnover vorrei ripercorrerla al contrario… chi perde più palloni è Mo Williams con 2,8 a serata, seguito da un perdi palloni cronico come Stephenson che ne regala 2,3, terzo è Walker con un 1,7.
Tutti e 3 però risentono del loro ruolo, impostare non è semplice e a volte rischioso.
Chi deve migliorare un po’ è Henderson che ne perde 1,4 a partita.
Infine la classifica che salta più all’occhio, quella dei punti segnati.
Mo Williams è primo con 21,4 punti a partita, Kemba Walker secondo con 18,8 e Jefferson terzo con 17,4.
A distanze abissali ma sempre in doppia cifra si piazzano Henderson con 11,4 e Michael Kidd Gilchrist con 10,7, infine al settimo posto (dopo l’ex Neal) si trova Stephenson con 8,7 a partita.

Record Squadra

Coach Clifford sta ricevendo da Mo Williams punti e assist che migliorano l’attacco di Charlotte, alito nelle ultime 5 partite di 0,5 punti a gara e arrivato sui 94,8 punti a partita, sempre pochi e sempre al 27° posto tra tutte le squadre NBA.
La difesa con 96,8 ha concesso lo 0,1 in meno alle avversarie, ma è passata dalla 5^ posizione alla 6^ per meriti altrui e anche perché con Mo Williams il ritmo è un po’ aumentato.

Potrebbe ancora cambiare qualcosa se al rientro di Kemba, Clifford, come ipotizzato da diversi tifosi decidesse di mandare in campo contemporaneamente Mo e Kemba.
In attacco la soluzione sarebbe devastante se non si pestassero i piedi. In un gioco organizzato le loro caratteristiche di velocità, ball handling, visione di gioco potrebbero esaltare i Calabroni raddoppiando in sostanza le minacce.
Un doppio play che porterebbe però ad avere forse qualche problema di troppo in difesa.
Clifford aveva tentato questo esperimento con la panchina con Neal e Roberts in campo contro i Magic in una gara che sembrava già vinta. I Magic rientrarono nell’ultimo quarto dopo essere stati seppelliti di punti dagli Hornets, e vinsero la gara.
L’incognita è se i 185 cm a testa possano bastare, specialmente per chi eventualmente si trovasse ad affrontare una SG più alta magari una decina di cm.
Un rischio insomma, magari da prendere in una partita (se ce ne saranno) già vinta tentando di farli coesistere negli ultimi minuti per non ripetere un caso (seppur diverso) Walker/Stephenson.
E’ un discorso che diversi fan fanno, forse troppo futuristico e al di fuori di quello che frulla nella mente di Clifford, impegnato a dare stabilità al team, certo forse l’idea di sfruttarli insieme gli sarà anche venuta…
La squadra ha tirato con il 42,7% dal campo in stagione ma nelle ultime 5 gare sta tirando con il 46,2%.
Da tre punti Charlotte tira con il 31,3% e sui tiri totali presi dal campo prova il tiro dalla lunga distanza il 19,8%.

Queste le zone di tiro con relative percentuali arrivati alla sessantaduesima partita giocata:

Charlotte va meglio dalla linea di fondo e sotto canestro.

Charlotte va meglio dalla linea di fondo e sotto canestro.

 

Sotto, la classifica con la media dei voti dei giocatori che ho assegnato (senza pretese) in tutte le gare disputate a oggi:

Classifica Provvisoria:

01) Mo Williams: 7,20 (voto in 10 partite nelle quali ha preso un voto valido), posizione rispetto alla precedente classifica, % rispetto al proprio voto precedente. new entry

02) A. Jefferson: 6,48 (53) = (+0,07)

03) K. Walker: 6,44 (42) -2 = (0,00)

04) M. Kidd-Gilchrist: 6,40 (46) -1 (+0,14)

05) J. Pargo: 6,20 (5) -1 (0,00) fuori roster

06) B. Biyombo: 6,15 (42) -1 (-0,03)

07) G. Henderson: 6,13 (59) -1 (+0,03)

08) C. Zeller: 6,04 (61) +1 (+0,12)

09) N. Vonleh: 5,95 (10) -1 (+0,01)

10) Marvin Williams: 5,93 (58) +1 (+0,09)

11) L. Stephenson: 5,88 (48) +1 (+0,06)

12) J. Taylor: 5,88 (13) -5 (-0,18)

13) B. Roberts: 5,87 (61) -3 (-0,01)

14) J. Maxiell: 5,85 (41) -1 (+0,03)

15) P.J. Hairston: 5,80 (33) -1 (0,00)

16) G. Neal: 5,74 (43) -1 (0,00) fuori roster

17) T. Daniels: 5,50 (2) new entry

Coach Clifford: 5,94 (62) (+0,07 media voto rispetto alla precedente)

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.