Il PagellHornets @ 51

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Arrivati a gara 51 della regular season a sole due dall’All-Star Game e a 31 dalla fine della lunga maratona stagionale (esclusi eventuali playoffs), riepiloghiamo tramite un paio di tabelle le ultime prestazioni dei singoli quando siamo a una partita da quota .500, la quale rappresenta la parità tra vittorie e sconfitte.
Nella prima tabella sottostanteosserviamo i voti dei giocatori durante le ultime 17 gare,
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anche se in realtà per il conteggio ho tenuto in considerazione le ultime 10 poiché al giro di boa rappresentato metaforicamente da gara 41, avevamo già fatto i calcoli, da lì si basa la seconda tabella, quella della media voti giocatori.
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Cinque gare fa è rientrato Kidd-Gilchrist, il quale grazie alle due sontuose prestazioni contro Lakers e Cavaliers si è issato subito in vetta, anche se nelle ultime due gare ha mostrato segni di stanchezza, un po’ come in quella del rientro a Portland, la condizione non è certo ottimale, comunque sia, anche quando gioca maluccio, in genere rende più di P.J. Hairston.
Al secondo posto, pressoché stabile nella media voto c’è Kemba Walker, al quale l’unico appunto che possiamo muovere è che in tante gare punto a punto, non è stato esattamente un clutch player. Kemba comunque ha migliorato le sue statistiche e continua a trascinare la squadra, così come si spera continuerà a fare anche Nicolas Batum, il quale ha avuto problemi a un dito che l’ha costretto a entrare e uscire continuamente dalla lista infortunati nello scorso mese.
Ora sembra in ripresa e questo per noi è fondamentale.
Al quarto posto c’è Jeremy Lamb, un po’ in crisi, movimenti giusti ma due layup falliti (uno contro Miami e uno contro Washington) facili facili.
Se Clifford continuerà a escludere altri, facendogli ritrovare il parquet (anche lui qualche problema di salute che l’ha tenuto lontano dal campo l’ha avuto recentemente) potrebbe riacquisire confidenza e tocco magico d’inizio stagione.
In una particolare combo classifica che vede accomunate i tiri da tre punti e le stoppate, dietro Durant c’è Marvin Williams, grande annata dopo quella da oggetto misterioso dello scorso anno.
Se i compagni scaricano su Marvin libero per il catch n’shoot è quasi una garanzia.
Lin è il folletto in grado di far saltare la difesa avversaria o di trovare una serata storta e buttare via palloni.
Per ora comunque è una nota positiva.
La sua velocità in penetrazione e i suoi assist stanno dando buoni frutti.
Al settimo posto c’è Cody Zeller, voti più o meno stabili.
Discreta annata per ora ma troppo leggero in alcune gare.
Non segna molto ma fa dei buoni inserimenti, non è però certo un centro da top team anche se trova serate buone in difesa quando ci mette energia e voglia.
Jefferson è ottavo ma anche out da 21 partite…
Dovremmo ritrovarlo dopo l’All-Star Game.
E’ in scadenza di contratto, che durante la pausa dell’All-Star Game la società, anche viste le sue condizioni di salute, da due anni abbastanza precarie, tenti di commerciarlo?
Per ora si dice che la stima tra lui e Jordan sia reciproca e sembra tutto tacere, rumors non ve ne sono e Cho pare aver scelto un certo immobilismo.
Nono è Daniels che con la bomba (in realtà sarebbero stati passi) importantissima di Sacramento si porta più su in classifica.
Decimo è Roberts che non gioca da qualche gara ma è servito per ribaltare la gara a Orlando e ha fornito altre buone prestazioni con velocità e tiro per recuperare velocemente quando serve.
Sulla soglia della sufficienza abbiamo Hawes e poi Kaminsky.
Se Spencer si è esaltato contro Washington nell’ultimo quarto, Frank l’ha fatto contro Cleveland qualche partita precedente, aiutando il team a scrollarsi di dosso la maledizione di James.
Tredicesimo è un altro lungo, Hansbrough, poco spazio, un po’ sotto la sufficienza, segue Harrison, giocatore tenuto nel roster, anche se non chiamato al Draft che oscilla però tra D-League e prima squadra.
Già due volte è stato spedito a Oklahoma City e poi richiamato.
L’ultimo della classifica è P.J. Hairston, il quale contro New York ha sfoderato una grande prestazione, ma poi è tornato a fornire mediamente scarse prestazioni.
Si dice che la società non lo rinnoverà, perché allora non tentare ora, se c’è qualche possibilità di scambiarlo per un giocatore più utile per noi?
Clifford (media voto 6,22, +0,03, scusate ma la freta me lo ha fatto dimenticare nella tabella) ha dovuto fare i conti in quest’ultimo periodo con l’infermeria piena, che finalmente ora si è svuotata (solo Jefferson rimane out), la squadra aveva subito 7 sconfitte consecutive, due brutte a Phoenix e a Denver, ora siamo in ripresa, bisogna dare continuità ai risultati e soprattutto andare a giocare in trasferta convinti e decisi di poter vincere anche se non c’è il pubblico dell’Alveare a spingere.
Avremo parecchie trasferte consecutive (6) dopo Chicago, dobbiamo portarne a casa il più possibile per sfruttare un inizio marzo teoricamente sulla carta favorevole con tante gare di seguito (7) in casa.
Servono subito energia, forza, velocità e gioco di squadra, uniti possiamo farcela davvero.
Questo articolo è stato pubblicato in Inside The Hornets da igor . Aggiungi il permalink ai segnalibri.

Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.