Char lotta.

Dopo la perdita del sogno All-Star Game purtroppo Charlotte rimane una polveriera.

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Fumogeni, luci blu di sirene sul fondo e distruzione.

Una manifestante davanti al cordone della polizia.

Una manifestante davanti al cordone della polizia.

Tutto accade in uno Stato dove evidentemente i problemi irrisolti sono molti, a partire dalle politiche economiche ultraneoliberiste che minano  il terreno e lo preparano per guerre di contrapposizioni razziali e/o ideologiche anche interne.

Nello spazio di breve tempo un altro uomo di colore è stato freddato. Il suo nome era Keith Lamont Scott. Quarantatré anni, padre di sette figli. Chi lo ha ucciso sostiene che Scott sia uscito armato dalla sua macchina.

La famiglia invece sostiene che la vittima stava solamente aspettando la figlia in auto leggendo un libro. Questo sarebbe stato scambiato per un’arma. Un omicidio che per ora sarà strettamente pertinente alla polizia e alla famiglia della vittima, giacché, spiega il capo della polizia, il video del tragico evento verrà mostrato solo alla famiglia.

Tre casi diversi, un tredicenne che rapina 13 dollari in Ohio che avrebbe tirato fuori una pistola giocattolo, un uomo sotto effetto di droghe sintetiche in Oklahoma e il citato Scott a Charlotte.

Tre casi diversi, unico comun denominatore (sono neri) e stesso tragico epilogo.

Non conoscendo i fatti non posso pronunciarmi sul singolo episodio ma che la polizia e la comunità afroamericana vadano sempre più verso lo scontro pare un dato di fatto, per diverse ragioni. Gli episodi si moltiplicano e il sospetto è che non siano poi più così casuali, anche se le radici affondano nello stesso terreno ma poi si sviluppano da caso a caso in maniera differente.

Nella Queen City comunque la gente scende in piazza durante la notte, e non solo la comunità afroamericana, sebbene i neri siano in maggioranza. Durante la seconda notte di proteste, nella zona uptown, parte un “controverso” colpo vagante.

L’effetto è quello di colpire un uomo che viene portato dentro l’Omni Hotel dove gli vengono prestate le prime cure. L’uomo ora è tenuto in vita artificialmente in ospedale, in gravi condizioni ma non se ne conosce l’identità.

Non si sa chi abbia sparato il colpo, la polizia e poi le istituzioni accusano i civili, di fatto sale la tensione, l’apparato dei mass media denuncia che alcune persone avrebbero voluto forzare il cordone di polizia per entrare nell’hotel.

Dal video che ho trovato (ovviamente dalla durata parziale) sembra piuttosto che la polizia si diverta a gettare benzina sul fuoco lanciando lacrimogeni e granate stordenti sull’asfalto (respinte a calci da qualche manifestante) e ad arrestare piuttosto vigliaccamente anche chi li fronteggia pacificamente.

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Varie immagini prese da LaPresse e altre agenzie.

Varie immagini prese da LaPresse e altre agenzie.

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http://www.ansa.it/sito/videogallery/mondo/2016/09/22/la-rivolta-di-charlotte-esplosioni-e-gas-lacrimogeni_cca18bbb-0407-42a1-9f98-52a9384b0ed3.html

Da altre parti esplode la rabbia e c’è chi come al solito se ne approfitta ingiustamente per spaccare e saccheggiare, auto distrutte gratuitamente e vetrine infrante, ne fa le spese anche lo Store degli Hornets, colpito da chi niente a che fare con la protesta, ma Charlotte nel complesso rimane un nido di vespe ribelli.

Il negozio degli Hornets.

Il negozio degli Hornets.

Sono quarantaquattro le persone finite in manette e nove i feriti, più un poliziotto.

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Kerr Putney, capo della polizia non vorrebbe bloccare la città dichiarando il coprifuoco, ma l’incapace governatore della North Carolina che già si era distinto per farci perdere l’All-Star Game ha dichiarato lo stato di emergenza a Charlotte. La Guardia Nazionale quindi è stata chiamata per venire ad assistere la polizia locale nel fronteggiare la rivolta. E mentre la sindaca democratica Jennifer Roberts tiene a smarcarsi dall’immagine che la rivolta sta dando della città: “Questo non è quello che noi siamo”, il geniale ed ineffabile governatore repubblicano della North Carolina definisce “intollerabili le violenze”.

MJ invece ha fatto le condoglianze alla famiglia della vittima e ha augurato la guarigione al ferito.

Ci si augura non ci siano più arresti, feriti e morti, su nessuno dei due fronti contrapposti, che Charlotte torni a una “normalità” (concetto astratto dopo una vita spezzata in maniera ambigua), di certo credo che il problema delle “uccisioni facili” vada risolto con soluzioni migliori rispetto alla repressione.

A New York per solidarietà i manifestanti hanno bloccato la circolazione all’incrocio tra Broadway e la Fifth Avenue. Al momento non si registrano scontri. La manifestazione si tiene in una Manhattan blindata per la presenza di diversi leader mondiali che partecipano all’Assemblea generale dell’Onu.

Forse i leader mondiali, dovrebbero occuparsi di diritti sociali, di redistribuzione della ricchezza, farlo presente anche al simpatico governatore della North Carolina. Il mio ovviamente è un augurio utopico, il mondo gira con ben altre dinamiche, le stesse (piccola nota a margine), su scala mondiale che da qui a un anno potrebbero sortire l’effetto che io smetta di scrivere su questo blog visto che è di oggi la notizia che i miei orari potrebbero subire ancora modifiche tali da rendermi quasi impossibile almeno gli articoli delle partite notturne.

Un contenitore, quello di Playit.usa nato dall’idea filosofica di fondo della gratuità che ho sposato in pieno non percependo nulla (anzi, a spese mie sono gli elementi indispensabili comprati per potervi parlare della materia) mosso dalla voglia di condividere con chi ha la mia stessa passione, news, notizie, immagini, video, cercando di realizzare una specie d’enciclopedia multimediale in italiano sugli Hornets. Il tutto con enorme sforzo personale non facendolo di professione, cercando di  essere tempestivo nonostante gli impegni di lavoro con orari sempre differenti e talvolta proibitivi, “sacrificando” piacevolmente del tempo per dare una finestra più approfondita sul mondo degli Hornets, abbastanza ignorato negli States e ancor più da noi.

L’augurio finale per la città di Charlotte torni la pace, la giustizia non l’avremo mai, su questo pianeta non ci sono né risposte economiche né vendicative che possano riportare in vita un uomo.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.