Road to..?

Gli Charlotte Hornets hanno ancora 18 partite da disputare da qui alla fine della stagione.

Only Hornets

La lotta per i playoffs nel frattempo si è infiammata.

Se Detroit è ormai uscita velocemente dalla pugna e Brooklyn non sembra essere in grado di reggere l’”overdrive” ingranato da Indiana, Charlotte e Boston che si contendono due posti per i playoffs (e poi c’è empre Miami), la situazione secondo alcuni analisti non è rosea per i Calabroni che avranno ben 11 delle ultime 18 partite da giocare in trasferta a fronte delle 7 casalinghe.

Forse qualcuno si ricorda della canzone dell’artista inglese di origine italiana Chris Rea (per me una delle canzoni più belle in assoluto mai realizzate) “Road To Hell”, che potrebbe adattarsi alle insidiose trasferte portando all’inferno (fuori dai playoffs) Charlotte se dovesse perdere troppe partite e le due già citate Boston e Indiana dovessero contemporaneamente continuare a vincere.

Indubbiamente le gare lontano dall’Alveare normalmente dovrebbero essere più difficili, ma se si osservasse attentamente la classifica andando a mettere a fuoco tra le vittorie in casa e in trasferta si scoprirebbe che Charlotte in casa ha un record di 16-18 contro un record in trasferta di 13-17, non molto dissimile quindi.

Proprio questa settimana i Calabroni avranno tre gare in trasferta seguite da altre due a inizio settimana prossima, per un viaggio in trasferta che durerà cinque partite.

Per sopravvivere all’alta marcia ingranata dai verdi del Massachusetts e dai gialloblù dell’Indiana, la squadra guidata da Clifford dovrà cercare di ottenere più vittorie possibili in trasferta, a partire possibilmente dalla notte contro gli Utah Jazz, squadra in gran forma (ci sarà da controllare Favors) che è arrivata a cinque vittorie consecutive.

La situazione pareva essersi aggravata con “Big” Al Jefferson infortunato, ma nelle ultime ore si è passati a una situazione di dubbio e ancora più recentemente sembrerebbe che l’ipotesi che possa addirittura giocare contro la sua ex squadra non sia così remota. Gli Hornets ritroverebbero così un importante marcatore per tentare di lanciare l’assalto finale ai playoffs in grado di aiutare i piccoli giocolieri degli Hornets a sfruttare più spazi sul parquet.

Dopo la gara con i Jazz, gli Hornets saranno attesi nella notte di mercoledì (orario italiano) dai Clippers, forse la gara più difficile delle cinque da disputare. Nella notte di sabato andrà in scena la rivincita contro i Kings a Sacramento con gli Hornets che dovranno migliorare l’atteggiamento difensivo e sistemare la difesa su DeMarcus Cousins e Rudy Gay se vorranno vincere contro una squadra comunque che rimane alla portata. Per chiudere il viaggio a Ovest (ultima trasferta contro squadre dell’altra Conference) i Calabroni voleranno a Minneapolis lunedì 23 a mezzanotte in una sfida che ha le sue difficoltà ma non come le precedenti e chiuderanno a Chicago (sperando che Butler sia ancora fuori) il giorno seguente all’una di notte per cercare di vincere l’head to head stagionale contro i Bulls. Il calendario con due back to back forse non aiuta molto, ma nel frattempo la squadra di Jordan potrebbe ritrovare anche Zeller (infortunio alla spalla).

Speriamo quindi che sia una Road To Paradise, una strada per i playoffs, nonostante la distorsione sulle frequenze W/L che le due rivali (contro le quali avremo ancora una gara a testa da disputare) hanno innescato.

Ora la palla passa alla squadra.
Let’s go Hornets!

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.