Bridge’s to the playoffs

Qualcuno a Charlotte dovrebbe dare un premio ai veri tifosi degli Charlotte Hornets, specie se lo sono almeno da qualche anno poiché sono abituati a veder deragliare le situazioni anche sul più bello, come se un destino incomprensibile avesse una volontà propria e si divertisse sempre in qualche modo a mettere il bastone tra le ruote alla squadra teal & purple che evidentemente non deve essergli simpatica.

Interpretare il fato potrebbe essere un’attività interminabile poiché le variabili in causa sono molteplici solamente che l’effetto domino dopo l’infortunio di Ball è andato oltre a ciò che in genere le normali squadre debbono soffrire in una stagione.

Con gli Hornets impegnati a raggiungere una qualificazione playoff da quattro stagioni (se non arrivasse nemmeno quest’anno sarebbe il quinto a terminare fermandosi alla sola regular season) si sono susseguiti rapidamente gli infortuni alla caviglie di Monk e al piede destro di Hayward, un infortunio temuto per l’ex Celtics ma non grave sebbene lo terrà fuori per diverso tempo.

Con gli Hornets imprevedibilmente issatisi su un quarto posto a Est tanto esaltante quanto fragile, le rispettive due e quattro settimane date come prognosi a Monk e Hayward per recuperare dai loro infortuni parrebbero essere un tremendo colpo per le speranze di post season ma… gli Hornets hanno reagito bene dopo l’assenza di Ball ottenendo un record di 5-2 grazie a una ritrovata e imprescindibile difesa che dovrà essere una delle armi principali per rimanere in corsa.

La perdita di tre importanti e fondamentali pedine, come ha scritto Rick Bonnell, però preoccupa perché racconta di una squadra che sta esaurendo velocemente i propri marcatori.

Bisognerà trovare un modo per recuperare quei quasi 49 punti complessivi persi a partita che sono circa il 44% sulla media del punteggio di Charlotte.

Charlotte ultimamente aveva trovato il ritmo per vincere le partite punto a punto (tolta quella con i Suns che rimane molto discutibile) riuscendo a chiudere sul 20-0 quando si trova in vantaggio a 12 minuti dal termine ma senza giocatori che sono riusciti a dare una spinta al team grazie alle loro iniziative individuali in verticale, la faccenda si complica.

Le indispensabili drive hanno portato a infortuni che costringeranno Borrego a cercare alternative se già prima dell’infortunio di Hayward il coach aveva detto:

“Saranno formazioni diverse e armeggerò durante ogni partita. Probabilmente dovrò giocare ancora con meno cm ora per far funzionare l’attacco” proseguendo: “Ovviamente, LaMelo e Malik erano due ragazzi che hanno generato un sacco di (buoni) attacchi per noi.

Da soli, andando in discesa, creando per noi”.

Borrego aveva già pensato a qualche adattamento per ovviare al problema di essere poco efficiente in attacco emerso contro i Nets sebbene le sue scelte di far partire titolare Biyombo e concedere più minuti a Cody Martin siano state votate a migliorare la difesa e la cosa ha funzionato ma l’attacco è rimasto più statico per le limitate capacità offensive dei due giocatori a disposizione del coach.

Nella testa del “mister” hanno quindi hanno iniziato a frullare idee tipicamente italiche, quelle da compromesso per avere una soluzione che sia valida contemporaneamente sia per la difesa che per l’attacco.

L’equilibrio sarà tutto da verificare.

J.B. Ha citato alcuni potenziali aggiustamenti in corsa quali concedere più minuti a Graham, Rozier e Bridges, alcuni tra gli uomini con maggior spessore rimasti disponibili che saranno titolari.

Altro fattore citato: tornare a giocare più spesso una small ball che porterebbe P.J. Washington a giocare come centro e Bridges in ala grande (soluzione già vista molte volte in questa regular season rinunciando ai cm di Biz (problemi nel segnare canestri) e Zeller per più tempo, soluzione che trova il suo negativo nella probabile mancanza di cm, rimbalzi ed esperienza difensiva sotto le nostre plance.

Se Bridges però dovesse utilizzare molti minuti sul parquet come PF, la posizione di Hayward in SF rimarrebbe integralmente scoperta nel minutaggio poiché Monk, anche se in posizione differente, andava a coprire le esigenze offensive di Borrego quando Hayward andava a riposare in panchina.

Ovvio che se quella che era considerata la panchina entra in gioco come starting five, la bench realmente valida si accorcia molto ma Borrego potrebbe rivolgersi anche a quella panchina che fino a oggi è rimasta ai margini e non ha prodotto grandi risultati.

Wanamaker è stato “il colpo” di mercato dell’ultimo minuto e non ha stuzzicato la fantasia dei fan poiché non ha grandi cifre come scorer o attua una regia dinamica, spesso preferendo affidarsi passaggi più controllati da fermo ma contro i Pacers è riuscito a dare una mano sia come marcatore, come regista e anche in difesa per questo probabilmente lo vedremo più spesso in questo periodo anche perché potrebbe compensare al fattore esperienza perso con Hayward.

Personalmente spero di vedere il meno possibile Caleb Martin e Jalen McDaniels, due giocatori per i quali ovviamente faccio il tifo ma che hanno problemi realizzativi e difensivi.

Un’ultima soluzione citata da Borrego è la possibilità di giocare con tre guardie.

Se avete potuto vedere integralmente qualcuna delle ultime partite di Charlotte avrete notato questa soluzione anche quando le rotazioni dei teal & purple avevano portato in campo la panchina.

Borrego però potrebbe sperimentare il trio: Graham, Wanamaker, Rozier, il che darebbe risalto a un attacco più difficile da fermare per gli avversari ma scoprirebbe la difesa sotto canestro e sul perimetro.

Sicuramente i tre potrebbero riuscire a flottare velocemente da un raddoppio all’arco ma in termine di cm un Rozier spostato sull’ala piccola avversaria concederebbe ancora più cm per un eventuale tiro da fuori.

Non sarà facile per il coach compensare e ovviare a queste assenze.

Solo 1 partita e mezza separa il quarto posto dall’ottavo posto dei Celtics alla vigilia della trasferta che i Calabroni giocheranno contro i Leprecauni dell’amato ex Kemba Walker che sarà nostro avversario nella notte.

Alla vigilia della sfida con i Celtics la classifica a Est è la presente.

La trasferta non sembra tra le più agevoli ma l’ultima versione di Charlotte ci ha abituato a stupirci.

Se Borrego riuscirà a equilibrare i quintetti adattandosi alle situazioni di gioco senza fare disastri e la squadra si dimostrerà resiliente potremmo ancora rimanere in corsa senza che i fan si facciano prendere dal panico.

In primis credo nel team perché immagino che arrivati a questo punto la squadra, ancor prima che ai fan, dedichino i loro sforzi a sé stessi e ai compagni “persi momentaneamente” lungo il tragitto in attesa di ritrovarli al rush finale.

Strappare vittorie con gli artigli sembra l’idea di un Bridges scatenato che potrebbe dare molto a questa squadra aiutandola a sopravvivere in aprile, mese dove, guardando il calendario unitamente alla classifica, potremmo riuscire a ottenere qualche W per poi agguantare la post season.

Le variabili in gioco sono tantissime e più si allunga il campo, come le previsioni meteo, diventa difficile indovinare ma sappiamo che aprile sarà piovoso di default: le trasferte a Milwaukee e Brooklyn sarebbero state comunque proibitive da vincere con l’organico al completo, complesse le partite casalinghe con i Lakers e i Trail Blazers ma se gli Hornets, nel migliore dei peggiori possibili scenari dovessero battere due volte Cleveland allo Spectrum Center, vincere almeno una partita su tre con Boston, strappare una W a Chicago o a New York in uno scontro diretto aggiungendo un’altra W su 14 partite rimanenti potremmo sperare nelle ultime 10 partite di maggio – quando la squadra dovrebbe tornare al completo – di compiere un rush finale da 7-3 che ci trascini ai PO in buona posizione su un 37-35 giacché avversarie come Detroit (2 volte), Orlando, New Orleans e Washington non avranno nulla da dire e forse in ottica tanking potrebbero lasciar perdere mentre Chicago e NYK rimangono alla portata…

Insomma, è verissimo che l’attacco numericamente rischia di essere spuntato e più marcabile ma i Nets senza Durant e Irving ci hanno insegnato che si può sopperire con il gioco di squadra alla mancanza dei big, inoltre, dando uno sguardo al calendario, le possibilità non mancano, forse sfumerà l’atteso banner di vincitrice della Southeast Division giacché Miami e Atlanta (Hawks stanotte in casa con i GSW) tallonano Charlotte da un po’ e rischiano di strappare il comando della Division per i problemi d’organico del team di MJ ma Toronto è distante 6,5 partite da noi che almeno potremmo sperare in una sciagurata ipotesi di essere “ripescati” negli scontri play-in.

L’augurio ancora una volta è di superare le aspettative.

Il fardello reale degli Hornets adesso è pesante ma potrebbe fornire nuovi esaltanti stimoli a una squadra che avrà sì difficoltà tecniche ma non dovrà palesarne di psicologiche quindi rimaniamo svegli cara squadra altrimenti come direbbe Hugo…

Un grazie a Paolo Motta che mi ha fatto conoscere i lavori di Michele Pintauro, il quale ci regala una delle sue sculture di argilla polimerica. Qui il link se volete visitare la sua pagina IG: https://www.instagram.com/superstarclays/
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.