Classifiche al 23/11/2019

Se dovessimo sinteticamente fare una graduatoria per questo inizio di Regular Season dividendo le due Conference in tre pacchetti composti da cinque squadre (fascia alta, media e bassa), probabilmente sarebbe più facile realizzare una simile idea a Est dove il valore delle squadre espresso sino a oggi è quasi sempre proporzionale alla classifica (sottostante).

Dal mio punto di vista le prime cinque compagini hanno una marcia in più rispetto alle altre.

Milwaukee, Miami, Boston, Toronto e Philadelphia giocano un buon basket avendo gente di qualità in squadra (anche se Toronto ha solo scelte alte al Draft), nel secondo gruppo, quello intermedio, direi che Indiana, Brooklyn, Orlando, Washington e Detroit sono le squadre che potenzialmente hanno qualcosa in più o che esprimono, pur tra varie difficoltà, qualcosa di meglio rispetto agli ultimi team anche se dalle parti della Motor City credo si accarezzi piuttosto un sentimento di delusione per ora.

Nell’ultima fascia Charlotte (superata dai Wizards nella notte), Chicago e i tre derelitti team sul fondo (Atlanta, Cleveland e New York).

Non credo che i rumors apparsi ieri sull’eventualità di Drummond a Charlotte (solite tematiche di contratto per la sua cessione) siano reali o comunque sia una trade fattibile per motivi economici (probabilmente Detroit chiederebbe qualche giovane e/o una prima scelta), quindi gli Hornets penso che navigheranno per tutta la stagione in zone basse di classifica.

Credo sia difficile per le suddette squadre pensar di poter raggiungere i playoffs, anche se i Bulls erano partiti con qualche aspettativa in più rispetto al gruppetto mentre per le squadre di fascia intermedia, visto il livello dell’Est, mediamente basso dopo Indiana, direi che si potrebbero contendere settimo e ottavo posto almeno 4 squadre (Brooklyn, Detroit Orlando e Washington).

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A Ovest la situazione è più intricata nonostante spicchi il ribaltamento quasi testacoda tra una ritrovata Los Angeles gialloviola e dei Warriors finiti sul fondale falcidiati dagli infortuni degli Splash Brothers ma non solo, oltre alla perdita di Durant, il quale come saprete ovviamente fa compagnia ai compagni dei Nets essendo anche lui in injury list e riprogettabile per il prossimo anno, hanno avuto altre assenze momentaneee.

Per il momento assegnerei gli altri quattro posti d’élite a Houston, Denver, L.A. Clippers e Utah.

In seconda fascia, pronta a entrar nella prima anche nella mia fiducia, i sorprendenti Mavericks oltre a Timberwolves, Pelicans (altra squadra con problemi d’infortuni), Thunder e degli affannati Trail Blazers.

Le ultime due squadre potrebbero anche finire nei bassifondi ma sembrano team più resilienti.

Al momento però nella seconda fascia, che io per ora metterò in ultima; Kings, Suns, Spurs, Grizzlies e Warriors.

Per Suns, Kings, Spurs e Warriors è eresia l’appartenenza all’ultimo stadio ma dovendo/volendo suddividere in tre gruppi va così.

Per i Guerrieri si tratta di cause di forza maggiore, Suns e Kings stanno andando meglio del previsto dal mio punto di vista e chissà che magari una delle due tenga botta sino in fondo pronta a stupire mentre gli Spurs al momento sono dormienti ma non c’è mai da fidarsi della squadra di Pop.

Per noi non c’è quasi tempo di respirare, si torna sul parquet, finalmente amico, allo Spectrum Center contro i Bulls alle 01:00 AM questa notte cercando di scrollarsi di dosso le ultime delusioni.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.