Game 2: Charlotte Hornets Vs New Orleans Pelicans 112-124

Il miglior marcatore di serata è stato Gordon Hayward con 26 punti.

Partita che lo scorso anno avrebbe potuto giocarsi ad armi pari ma non in quest’annata.

La differenza si è creata in estate, mentre Charlotte ha perso pezzi, New Orleans ha ritrovato Zion Williamson, si è ritrovata in casa un Brandon Ingram in formato maxi rispetto a quello losangelino e ha migliorato la difesa (punto debole degli ultimi anni) anche grazie a Herbert Jones e Jose Alvarado.

Proprio la difesa dei rossoblù-oro produceva la differenza iniziale a portare avanti una squadra che non avrebbe mai perso il comando del match.

Alla fine saranno 7 le stoppate contate come valide per i Pelicans contro le 4 degli Hornets mentre le steal saranno 9 pari.

Gli Hornets giocano la prima casalinga partendo ancora con un play non naturale (Rozier) per via dell’assenza di Ball e il pressing imposto da ambo le squadre inizialmente si fa sentire soprattutto da parte della squadra in divisa rossa, inoltre Charlotte pare aver sbagliato sciolina perché le mani sembrano saponate diverse volte.

Gli Hornets non hanno una good shot selection in questo match e sbagliano diversi appoggi sotto-misura ma Oubre Jr. – dopo un brutto inizio – si riprende e porta sul 44-48 la partita allo scadere di una azione su rimessa alla quale erano rimasti 01,8 sec..

All’intervallo però è 51-61 Pelicans, squadra che sembra avere i mezzi per controllare agevolmente una partita che viaggia soventemente a piccoli strappi.

Le mani furtive di Hayward nell’ultimo periodo strappano palla a Ingram, Rozier a 7:21 dal termine ringrazia schiacciando e il 94-96 mette paura alla squadra della Louisiana ma il sentimento di euforia in casa Charlotte dura poco perché il team di Willie Green pesca due jolly con due rapidi two and one e il divario diventa impossibile da colmare per gli Hornets che hanno fatto la loro partita aggressiva tanto che nel finale su un tagliafuori, lo scontro Rozier – Ingram mette paura ai fan che vedono distorcere la caviglia di T-Ro ricadendo a terra.

Sembrerebbe non farcela ma il numero 3 stringe i denti e rimane sul parquet sebbene il suo status sia tutto da vagliare e probabilmente cadrà un’altra tegola in casa Hornets.

45,4% dal campo per Charlotte, 47,2 per New Orleans, alla fine non ci sarà molta differenza ma a farla, invece, sono stati i tiri liberi, 11/14 per Charlotte (e due sono per tecnici a NOLA) contro un 32/37 con Ingram autore di un 11/11 e Valanciunas di un 13/14 che uniti ai punti dal campo fanno 30…

Anche 17 rimbalzi per il lituano, il che ha mostrato le fragilità della coppia sotto canestro di Charlotte.

Gli Hornets, dopo essere andati un po’ a zonzo inizialmente sono sembrati una squadra più compatta nella seconda parte dove hanno sfruttato per un breve tratto la velocità dei piccoli e Dennis Smith Jr. ha giocato ancora una buonissima partita.

In definitiva gli Hornets hanno fatto ciò che hanno potuto con gli attuali e limitati (Ball e Martin out) mezzi a disposizione e se New Orleans ha preso la posta senza faticare troppo, gli Hornets non si sono sgretolati, in definitiva, l’organizzazione della squadra ha prodotto un ottimo 30-23 negli assist ma non è bastato a fronte dei deficit fisici che a rimbalzo hanno prodotto un 37-53 NOLA e per Charlotte è la prima sconfitta stagionale.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.